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Autore: Faith Grace    09/04/2014    6 recensioni
{Au - malattie terminali, tematiche delicate, uso di droghe, tentato suicidio, prostituzione minorile}
Nella stanza di Roxas, poco sopra la marea di fotografie che sormontano la testata del suo letto, in mezzo al caos di frasi impresse sul muro con pittura nera, risaltano tre paroline bianche. Viva la Vida è un grido al mondo, un inno alla vita, una speranza perseverante. Viva la Vida è l'eco di tutti quegli spiriti che si sono dimenticati di morire. E mentre Roxas combatte le sue battaglie, Axel cerca di salvarlo.
Act 1 - Knowing Roxas: the kid without fear (1-9)
Act 2 - Reminiscences about Xion: the sad girl with big bue eyes (10-11)
Act 3 - Xemnas' silent scream: shut your eyes and pull the trigger (12-20)
Act 4 - Veridis Quo: No Heroes Allowed (21~)
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Axel, Cloud, Roxas, Sephiroth, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Viva la Vida or Death and All His Friends'
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12
Viva la Vida

Act 3.
Xemnas' silent scream:
Shut your eyes and pull the trigger

Nei capitoli precedenti
"Loz è stato preso"

Roxas si voltò di scatto, i suoi occhi sembravano voler uscire dalle orbite dalla sorpresa e anche io fui colpito dal sentire quel nome "Che cosa stai dicendo?"
"Quel figlio di puttana era in Cina"

"Ci sei, Ax?"

"S-sì, pronto"
"Questa volta mi tratterrò un po' di più. Sei felice allora?" continuò facendosi più vispo nel sentire la mia voce..
"Sì, sono felice" sussurrai abbozzando un sorriso e socchiudendo gli occhi mentre con la schiena mi appoggiavo al muro piastrellato del bagno.
"La settimana prossima ti porto a vedere la partita dei Lakers"
"Cosa si festeggia?" fu la mia domanda nell'udire quella vena di eccitazione che sembrava diventata una caratteristica ormai cancellata dalla sua persona, lui temporeggiò un breve istante .
"Il mio ritorno a casa... e il fatto che rivedrò mio figlio"

"Avrei voluto fare due chiacchiere con lui riguardo i Silver Haired Men"
Gli lanciai un'occhiata perplessa "Chi diavolo sono?"
Lui rise e si appigliò a me perché le sue gambe traballanti non riuscivano a fare il loro dovere "Hai mai sentito parlare di Sephiroth?"
"Sephiroth?" feci eco pensando di essermi sbagliato "Quel pazzo criminale?"
"Esatto, proprio lui"con un abile gesto si portò il cicchetto alla bocca e lo finì in un sorso, dall'espressione tirata che aveva fatto compresi che doveva essere davvero forte.
"E cosa c'entra Roxas con questi Silver Haired Men e Sephiroth?"

"È curioso..." incominciò Roxas con un po' di fiatone, senza mai interrompere il contatto visivo "Tu hai detto che i miei occhi sono come il cielo. Cielo, nuvole, stelle... sogni e desideri, spensieratezza e speranza: aspetti che non sembravano esistere nella tua apatica vita. Mentre i tuoi sono verdi, come l'erba... quella che non ho quasi mai sotto i piedi perché sono un sognatore, sempre campato di illusioni e favole. Ma possiamo completarci a vicenda: i miei occhi potranno essere il tuo cielo, ed i tuoi la mia terra"
La mia mente sembrava come sgomberata in quel momento, la sua voce era come un'armoniosa melodia alle mie orecchie, tutto quello che era attorno a noi all'improvviso scomparve... e mentre mi parlava mi innamorai, proprio così come ci si addormenta: piano piano e poi tutto in una volta.

"Axel?"
"Sì?"
"Non ti voglio bene"
Cazzo, e ora?
"Penso di essermi innamorato di te"





# 12. Tell me what the rain knows


Tarrytown era una città come le altre, forse un po' particolare o forse no. Era una questione di punti di vista e secondo quello di Axel, che anche se non era solito prestare attenzione ai dettagli, lo era di certo sotto alcuni aspetti.
Prima di tutto la cittadina era così piena di alberi, giardini e parchi che sembrava di vivere quasi in una giungla che sorgeva a pochi passi dal caos del centro della Grande Mela, neanche Central Park gli sembrava così... verde.
Tarrytown era anche il luogo in cui era ambientata la famosa leggenda di Sleepy Hollow, e anche se poi una parte della città si era staccata e aveva adottato l'altro nome per attirare ancora più turisti, rimaneva un luogo che manteneva vivo l'interesse dei giovani più temerari che decidevano di intraprendere un viaggio dell'orrore, soprattutto nel periodo di Halloween.
In ultimo, e cosa più importante, Tarrytown sembrava essere come fuori dal mondo; il che, vi direte, è abbastanza bizzarro per essere un distretto di Manhattan eppure Axel ne era profondamente convinto. Quello che lo aveva spinto a pensare ad una cosa del genere era un particolare abbastanza stupido ma che per una persona con un ego pompato come il suo faceva la differenza: la mancanza di media.
Suo padre, Reno Turks, era un importante quando intraprendente e istigatorio pezzo grosso nel mondo degli affari newyorkese, era conosciuto per la sua leadership e abilità di far soldi, ma era rinomato principalmente per i party che era solito organizzare in passato nella grande casa di Brooklyn Heights quando vivevano ancora lì. Sua madre, Elena Moore, era stata invece figlia di un'importante famiglia californiana immersa nel settore dello spettacolo e aveva iniziato la sua carriera durante l'adolescenza con qualche comparsa in tv; con la maturità aveva intrapreso tutt'altra strada ed era entrata prima in politica e poi, battendosi per la difesa dei diritti civili e l'uguaglianza sociale, era diventata un'ambasciatrice ONU della sede di Manhattan.
In quanto figlio di due personaggi abbastanza famosi, Axel era cresciuto a pane e paparazzi: se li ritrovava alle calcagna ovunque fin dalla nascita, erano una presenza così costante che non gli dispiacevano affatto, anzi spesso e volentieri si prendeva anche la briga di fermarsi, pure per strada, nel bel mezzo di qualunque cosa stesse facendo e posare per un paio di scatti frettolosi. Era bello, amichevole, malizioso e alla moda, non c'era da dire che era una personalità amata, soprattutto dal pubblico femminile, sebbene conducesse una vita lontano dai riflettori... dopotutto si sa, il pubblico è interessato ai pettegolezzi sui ricchi e sul loro tenore di vita e non al tipo di impiego in cui sono occupati. La cosa inspiegabile però era che i paparazzi lo pedinavano soltanto quando metteva piede a Manhattan o da altre parti, in pratica non si era mai visto nessunfotografo o giornalista nei dintorni di Tarrytown.
"È un po' come se i tuoi angeli custodi fossero a comodi loro" annuì Demyx senza staccare lo sguardo dalla rivista di Kairi che stava sfogliando. Suo padre, Zell Dintch, era un famoso sportivo quindi il biondo capiva il punto di vista di Axel e poi lui sembrava stranamente attratto dai paparazzi non tanto per coltivare la propria vanità ma perché tutto ciò che era caotico e privo di senso era di suo gusto.
"Hai presente quelle celebrità che sarebbero capaci di fuggire su un'isola deserta pur di non farsi trovare ma finiscono comunque su tutti i tabloid?" riprese Axel prendendo dal frigo una porzione di sushi che aveva conservato la sera prima, la appoggiò in un vassoio e tornò in salotto.
"Esatto! I paparazzi sono divertenti, non capisco perché si lamentano tanto"
"Forse perché sono pronti a scattarti foto nei momenti più improbabili e sono pronti a frantumarti la reputazione?" intervenne Marluxia prendendo un onigiri dal vassoio prima ancora che Axel potesse metterlo sul tavolino da caffè "La gente gode a vedere le star in tuta, senza trucco e possibilmente mentre mangiano schifezze"
"Marly, tu non capisci proprio niente!" borbottò il biondo con un tono infantile "Anche mio padre dice le stesse cose"
"E tuo padre ha ragione"
"Siete due vecchi noiosi!"
Marluxia sgranò gli occhi e digrignò i denti "Parla per Zell, io sono ancora un bocciolo di rosa"
"Il bocciolo di rosa più gaio di tutta New York" commentò il rosso prendendo un pezzetto di omelette con le bacchette "Io non vorrei mai farmi vedere in quelle condizioni dal pubblico... e non intendo neanche che i fotografi debbano appostarsi anche qui, mi basta già quando sono sotto casa a Heights... però è davvero strano. Il mio punto è un altro: ogni volta che gioco pubblicano degli articoli su di me, ogni volta che torno in centro mi seguono quasi fino in bagno, però quando sono qui conduco la vita di un normalissimo ragazzo di periferia"
"E ti dispiace?"
"No, anzi... ci tengo alla mia privacy. Però è come se tutti volessero tenersi alla larga da questa città... perché non si vedono mai estranei a Tarrytown?" osservò Axel dopo una breve riflessione e l'altro annuì come immerso nei suoi pensieri. Il rosso afferrò il telecomando da sopra al divano dove era stravaccato e iniziò a fare una panoramica giusto per tenersi occupato.

...e il mese prossimo ci sarà un'esposizione al museo...

...la situazione politica del...

...un rialzo per la borsa di Wall Street...

"Allora Dem... come hai detto che è andato il dopo-party di Halloween?" chiese uno svogliato Axel ricominciando una nuova conversazione, continuando sempre a fare zapping. Erano passate varie settimane dalla festa di Halloween e sebbene lo avesse incontrato per gli allenamenti e la partita di inizio campionato che avevano disputato qualche giorno prima, erano successe varie cose che avevano distolto la sua attenzione da tutto il resto, tra cui l'operazione e la riabilitazione di Roxas e l'arrivo di suo padre in città. Si era un po' diviso tra entrambi gli impegni e tutto il resto era passato di secondo piano.
"Siamo andati a Sleepy Hollow, ricordi?" gli occhi del biondo si illuminarono, non aspettava nient'altro che parlare di quella storia "Bene. Siamo andati tutti con il mio Transporter e indovina chi c'era?"
"Uhm... fammi indovinare..." fece il rosso senza particolare interesse ancora immerso nei programmi e nei jingle pubblicitari, Marluxia intanto era occupato a messaggiare con il cellulare.
"Zexy! Sì c'era proprio lui!" proclamò il biondo con un acuto tutt'altro che virile, iniziando ad eccitarsi come una ragazzina e battendo le mani come un infante "Ha insistito a guidare perché diceva che io ero ubriaco e non si fidava. Così mi sono seduto nel posto dei passeggeri accanto a lui per tutto il tragitto e-" continuò una sequela di frasi senza senso alternate a gridolini di eccitazione e io rosso ne approfittà per distrarsi ancora una volta.

...il tacchino all'arancia per il Ringraz...

...l'ospite della puntata di oggi...

... Reno Turks arrivato alle prime luci dell'alba...

"Aspetta, lascia qui!" esclamò Marluxia prendendo il telecomando dalle mani del rosso e alzò la voce.
"Come mai non mi stupisco che mi dicessi di lasciare su E!?" grugnì Axel ma l'altro non vi badò, anche il biondo sembrò interessarsi improvvisamente al reportage, così si arrese e si concentrò sulla voce della giornalista e tutte le immagini in sovrimpressione.

...dopo un viaggio di lavoro che l'ha tenuto lontano dalla capitale per quasi cinque mesi è rientrato la scorsa settimana a Tarrytown, città in cui risiede ormai da quando la sua amata moglie è venuta a mancare. Assieme a lui, il suo fidato collega in affari, Rude Garcia ha confidato il successo della loro missione come una "vendetta che aspettavano da anni", purtroppo però non ci è dato sapere sulla natura dei loro incarichi. Sarà una vittoria sul dominio cinese che sta divorando l'economia mondiale?
Durante l'intervista a cui si sono prestati hanno anche commentato la vicenda dell'ancora fresco arresto di Loz, noto malavitoso che ha fatto parlare di sé qualche anno fa e che, ricordiamo, aveva trovato rifugio all'estero, proprio in Cina, dove albergavano Reno e Rude. "Siamo profondamente soddisfatti che un uomo così pericoloso si stato finalmente catturato, però mancano ancora i suoi fratelli all'appello. Bisogna trovarli il prima possibile così che si possa rendere giustizia per tutte le loro vittime" queste sono le esatte parole di Reno Turks, dopo aver espresso il proprio dolore e cordoglio per le famiglie che come lui hanno subito delle perdite in una maniera così barbara.
Il giorno stesso del arrivo, Reno Turks è stato visto assieme a suo figlio Axel prima in alcuni locali esclusivi del centro e poi allo stadio per la dibattuta partita Knicks contro Lakers, probabilmente per festeggiare la prima vittoria del campionato scolastico del ragazzo. Avrà finalmente deciso di iniziare a comportarsi da vero padre? Noi speriamo proprio di sì. Certamente Axel è sulla buona strada per il successo, alcune fonti ci hanno informato che alcuni reclutatori-

Uno sbuffo di irritazione e la televisione fu spenta senza troppe cerimonie nel bel mezzo del servizio.
"Axel ma che cavolo? Stavo seguendo!" protestò Demyx buttandosi addosso all'amico per riprendere il telecomando ma l'altro lo scaricò letteralmente giù dal divano.
"E io non voglio più vedere" borbottò questo incrociando le braccia, i paparazzi erano un passatempo divertente ma gli dava immensamente fastidio quando iniziavano a fare delle congetture e ipotesi prive di qualsiasi fondamento. Cosa ne potevano sapere della loro vita privata? Ogni volta che intervistavano lui o Reno non facevano che cantilenare sempre la stessa storia della famiglia ormai disgregata e questo lo indisponeva abbastanza perché loro erano legati nonostante la distanza, ma i media erano di tutt'altro parere.
"Che ne pensi di quello che hanno detto?" chiese Marluxia di soppiatto, guadagnando l'attenzione degli altri due.
"Lo sai che sono un mucchio di stronzate"
"No, intendo la parte di Loz... che ne pensi?"
Axel inarcò un sopracciglio e si grattò la nuca non sapendo effettivamente cosa dire di preciso, forse la loro stava diventando un'ossessione però il fatto che si trovassero entrambi nello stesso posto allo stesso tempo era proprio strano "Non lo so... è possibile che mio padre sia legato a lui? Può darsi che Loz sia qualche cliente che lo ha raggirato in passato e ora mio padre lo ha fatto arrestare"
"Ipotesi probabile" osservò il rosa con una scrollata delle spalle "Però come la mettiamo con Roxas e Larxene? Hai detto che anche loro ne hanno parlato"
Axel abbassò lo sguardo e scosse il capo adombrandosi.
"Sarà un argomento alla moda" intervenne Demyx che, come sempre, non aveva la più pallida idea di cosa si stesse parlando "Piuttosto Ax... come sta il tuo biondino?"



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D'improvviso fui come ipnotizzato da una forza a me sconosciuta.
Quegli occhi verde oceano erano così freddi ma allo stesso tempo ardevano come il fuoco, il colore era troppo simile a quello di mia madre se non fosse stato per quelle pupille allungate che mi mettevano i brividi addosso. I suoi capelli erano argentati come il chiaro di luna ed erano lunghi e fluenti e quasi si mimetizzavano con il suo niveo incarnato, le sue fattezze sembravano così irreali da assomigliare ad una bambola di ceramica. Mi sorrise teneramente come qualsiasi uomo farebbe in presenza di un bambino e mi prese in braccio, tenendomi cautamente stretto a sé. Io battei le palpebre e lo scrutai con un misto di timore e perplessità, quando la sua mano accarezzò la mia guancia abbassai il capo, mi dimenai appena per farlo allontanare e strinsi forte tra le mie braccia il mio pupazzo preferito.
"Roxas... sei cresciuto dall'ultima volta che ci siamo visti. Ti ricordi di me? Sono Sephiroth... ci conosciamo da quando sei nato... Roxas?"
"Non farci caso, è molto timido. Sora è molto più chiassoso"
"Siete molto simili, Cloud. Ha anche i tuoi stessi occhi"
"Già, Sora invece assomiglia più ad Aerith"
"Come sta Aerith?"
"Bene, si è presa una pausa dal lavoro per occuparsi di Sora e Roxas però tra qualche mese dovrebbe firmare una nuova linea di profumi"
"Bella e attiva come sempre vedo... dopotutto queste sono le qualità che ti hanno fatto innamorare di lei"
"È anche molto dolce"
"Giusto... penso che Roxas abbia ereditato la dolcezza da lei" mi lanciò un'occhiata e mi accarezzò i capelli "E dov'è l'altro ometto?"
"Penso che stia giocando da qualche parte. Aspetta un attimo vado a cercarlo e te lo presento"
Rimanemmo di nuovo da soli.
Lui continuava a guardarmi con quello sguardo penetrante e a sorridermi, io invece iniziavo a sentirmi profondamente irrequieto e se ne avessi avuto la possibilità me ne sarei scappato lontano.
"Due anni, eh? Chissà che bel ragazzo diventerai da grande"


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Quando Roxas si svegliò fuori stava piovendo.
Una mano emerse dal suo bozzolo di calore e andò a stropicciare i suoi occhi, la fronte appoggiata al vetro della finestra era diventata quasi ghiacciata a causa del freddo che doveva fare fuori ma a lui andava bene così. Sbadigliò e si strinse di nuovo nella coperta in cui era avvolto, accoccolandosi meglio tra i cuscini del bow-window della stanza degli hobby. Novembre era arrivato con la sua forza preponderante e aveva portato il freddo tutto in una volta, non che ci avesse prestato particolarmente attenzione perché le ultime settimane le aveva passate a letto a dormire.
I suoi ricordi erano piuttosto nebulosi, ricordava di trovarsi con Axel in un campo pieno di lucciole e poi aveva riguadagnato piena coscienza di sé quasi una settimana dopo, in una stanza di ospedale sotto lo sguardo apprensivo di sua madre e suo padre. Gli avevano detto che in quell'arco di tempo gli avevano rimosso chiururgicamente il defibrillatore perché stava soltanto peggiorando la situazione e aveva iniziato una nuova cura, a una sua iniziale perplessità seguì un moto di soddisfazione: se gliel'avevano tolto significava che poteva vivere anche senza e quindi non stava poi così male? Sapeva che la risposta era un secco no, ma lui voleva autoconvincersene, giusto per non aggiungere un altro elemento che lo avrebbe fatto sentire ancora più di merda oltre al pensiero di aver causato una gran sofferenza ad Axel, il quale ormai aveva iniziato a passare più tempo in ospedale al suo capezzale che a casa o altrove - almeno aveva vinto la prima partita di basket dell'anno, se l'avesse persa Roxas non se lo sarebbe mai potuto perdonare. Da quando era stato ricoverato non avevano più parlato dei loro sentimenti, certo passavano il tempo insieme e si scambiavano un po' di coccole (in realtà era maggiormente il più grande che lo viziava) però Roxas non aveva idea di come considerare la loro situazione attuale, se era ancora una frequentazione amicale con l'aggiunta di baci oppure se stavano insieme a tutti gli effetti. A questo pensiero Roxas si ritrovò ad arrossire e si affrettò a nascondere la faccia nella coperta per non essere scorto da nessuno.
"Foxyyy!"
Ovviamente...
"Foxy cosa fai con la faccia dentro la coperta?" l'onnipresente e sorridente Axel sbucò improvvisamente alle spalle del biondo e andò a sedersi accanto a lui nel bow-window.
"Mi godo il completo calore per tutto il corpo... tanto non posso più soffocare" il biondo aggiunse queste ultime parole con una punta di amarezza.
Il più grande lo guardò per un istante con commiserazione e poi lo avvolse tra le sue braccia "Certo che non puoi più soffocare... e sai una cosa? Anche io vorrei avere uno di questi affari così quando la notte fa freddo posso sprofondare tra le coperte senza il bisogno di lasciare la testa fuori a congelare" disse con una risatina per alleggerire l'aria.
Roxas alzò appena il viso per guardarlo e abbozzò un sorrisetto tirato.
Da quando era uscito dall'ospedale era costretto a portare con sé una bombola dell'ossigeno per la respirazione artificiale perché a quanto pare il suo «schifosissimo cuore stava diventando troppo pigro pure per trasportare l'ossigeno nel sangue» ma Axel era sempre stato lì accanto a lui, pronto a tirargli su il morale e distrarlo. Se solo pensava a quanto fosse cambiato rispetto a quando lo aveva conosciuto a scuola...
"Hai finito di giocare a... non so neanche più a cosa"
"Final Fantasy" gli andò in contro il rosso appoggiando una guancia sul capo dell'altro e prendendo sulle gambe la bombola dell'ossigeno così che non desse fastidio "Oggi dopo scuola mi sono fermato con Dem al GameStop... e siccome fino a poco fa tu dormivi ho pensato bene di socializzare con Sora e Riku"
"Come va tra di voi?"
Axel puntellò le dita sulla coperta e si prese un momento per rifletterci "Bene... direi piuttosto bene, dalla fase delle urla e dei silenzi siamo passati alle occhiate indagatrici, forse sta iniziando ad accettarmi, ma è meglio non cantar vittoria perché se non sto attento Sora davvero potrà accettarmi... con l'accetta" entrambi condivisero una leggera risatina e poi il più grande continuò "Comunque le cose stavano andando bene finché Riku non ha fatto un commento scottante e si sono ammutoliti entrambi... io ho pensato bene di lasciarli arrostire nel loro imbarazzo e li ho lasciati soli" Axel sorrise al ricordo delle loro facce. Durante la festa di Halloweenl ui e Roxas li avevano scorti a mangiarsi di baci e avevano soperto che il giorno dopo Sora si era svegliato nel letto di Riku, mezzo nudo e con una sbornia che avrebbe steso un cavallo (ecco perché era stato l'ultimo ad accorrere in ospedale). Da allora le cose si erano fatte imbarazzanti un po' per tutti.
"Eravate qui tutti e tre?" domandò il biondo, sorpreso di non essersi accorto di nulla ma l'altro scosse la testa.
"No, siamo andati in camera di Sora per non disturbarti"
"Se ti annoiavi avresti potuto svegliarmi"
"Nah, è più importante che riposi... e poi avevo una voglia matta di giocarci!"
Roxas annuì distrattamente e tornò a girarsi verso il vetro della finestra per scrutare il cielo scuro "Come sta tuo padre?"
"Sta bene, Rox. Ormai è a casa da una settimana, ha preso le ferie dal lavoro e ora si sta riambientando all'aria di periferia" ridacchiò il rosso prendendo a massaggiargli la schiena "Poi siamo andati a fare un giro in centro, mi ha trascinato a pattinare al Rockfeller Center proprio come due adolescenti, abbiamo visto la partita dei Lakers, siamo tornati alla casa di Heights... e abbiamo salutato mia madre" terminò abbassando, seppur impercettibilmente, il tono e questo non passò inosservato all'attenzione dell'altro, infatti si girò di nuovo verso di lui e ammorbidì l'espressione.
"Axel..."
"È tutto okay Roxy"
"No, non è tutto okay" il biondo scosse il capo e lo guardò serio "Piantala di chiamarmi Roxy o Foxy Roxy"
Il più grande rimase interdetto per un beve istante, sorrise impercettibilmente e poi mise un broncio lamentoso "Ma Roxy è carino"
"No, non è carino. E piantala di fare il bambino" sospirò pesantemente lanciando un'occhiata esasperata al soffitto.
Afferrò il suo cellulare dalla sua matassa di coperte e si prese la libertà di mandare un messaggio mentre l'altro era occupato a ribattere sulla sua precedente affermazione.
"Ehi Axel?" fece dopo qualche minuto.
"Hm?"
"Il tuo amico biondo... Demyx... è single vero?"
Axel lo guardò completamente allibito e fu incapace di formulare una frase di senso compiuto "Cosa... Perché"
"Rispondi solo con sì o no"il rosso annuì titubante e Roxas accennò un sorrisetto "Mi dai il suo numero di cellulare?" si fermò un secondo a scrutare l'espressione dell'altro "...possibilmente senza svenire"

18.07
Devo parlarti urgentemente, ci vediamo davanti lo Starbucks dell'angolo.

La paura di un ipotetico tradimento da parte di Roxas sfumò quando quest'ultimo gli spiegò che aveva intenzione di organizzare un incontro al buio tra Demyx e Zexion dal momento che entrambi erano cotti l'uno dell'altro ma erano troppo stupidi per dichiararsi o anche uscire insieme.
"A proposito di Demyx e Zexion... Io e te abbiamo qualche questione in sospeso" dichiarò il rosso di punto in bianco una volta che l'altro aveva finito di armeggiare con i messaggi.
Roxas deglutì a vuoto e mantenne lo sguardo fisso davanti a sé, avendo paura di quello che potesse chiedergli l'altro. Gli aveva promesso che prima o poi gli avrebbe parlato di Xion e del suo passato, ma in quel momento non ne aveva alcuna voglia.
"Dimmi"
Da parte sua, Axel avrebbe tanto desiderato fargli delle domande ma sapeva che non era il tempo giusto, Roxas dopotutto era uscito da poco dall'ospedale e l'ultima cosa che voleva era stressarlo ulteriormente. Tutto poteva aspettare, tranne una cosa. Portò le mani al suo volto per accarezzargli una guancia e poi gli sistemò meglio i tubicini per l'ossigeno che dal naso correvano dietro le orecchie e dal lì si riunivano all'altezza del collo.
"Da quando hai avuto quella ricaduta non abbiamo avuto l'opportunità di parlarne" incominciò scegliendo accuratamente le parole e sentì l'altro irrigidirsi accanto a sé "Riguardo a noi..."
Il più piccolo alzò lo sguardo, genuinamente stupito e per poco non gli venne un altro attacco di cuore (in senso buono) nell'udire quello che poi gli disse l'altro.
"Sabato vuoi uscire con me? Intendo uscire, uscire... ma se tu vuoi solo uscire va anche bene... oppure anche se non vuoi è okay... credo" vociferò imbarazzato il rosso abbassando lo sguardo, le guance appena imporporate di rosso e una mano e grattava febbrilmente dietro la nuca.
A quella visione davvero dolce e quasi buffa, Roxas non poté fare a meno di sorridere caldamente, questa volta il sorriso fu vero "Va bene. Sabato è perfetto"

18.55
Axel dimmi che hai il dono della metamorfosi e che quello davanti a Starbucks sei tu e non Zexy!

18.55
Sappi che io ti odio!

18.56
Traditore ç_ç



"È già passato così tanto?" chiese Leon chiudendosi le porte dello studio alle spalle e sprofondando nella poltrona di pelle marrone "Dovrebbe essere quasi un mesetto, giusto?"
"Tre settimane e mezzo per la precisione" annuì Roxas mantenendo una posizione eretta sul divanetto dove era seduto "E grazie ancora per essere venuto a casa, davvero non mi andava ancora di uscire..."
"Figurati, non è la prima volta che lo faccio"
"...ma è la prima volta che te lo chiedo io volontariamente"
"E infatti Aerith era più che entusiasta della tua proposta"
Il biondo fece per dire qualcosa ma poi abbassò lo sguardo e rimase in silenzio "Già"
L'uomo gli lanciò un'occhiatina veloce, si alzò e iniziò a vagare per lo studio.
Squall Leonhart aveva preso in custodia Roxas da circa un annetto, quando Cloud si era rivolto a lui in cerca di aiuto: lui e lo Strife senior erano amici di una vita e negli anni passati aveva anche sentito parlare dello strano caso del ragazzino scampato due volte alla follia dei Silver Haired Man, quindi era stato più che felice di occuparsene. I motivi che avevano spinto Leon ad interessarsene erano molteplici, forse il più forte era il desiderio di arrivare dove tutti gli altri avevano fallito, e sapeva che così facendo si stava spingendo oltre i suoi semplici doveri da psicologo, ma voleva sapere di Jenova, dei suoi ricordi e tutto quello che ruotava attorno a ciò. Sapeva che Roxas doveva avere qualche collegamento con essa, se lo sentiva che aveva qualche informazione a riguardo anche se ignorava cosa o come, e allo stesso tempo sapeva anche che Roxas era un tassello importante per chiarire i punti ancora irrisolti. Se volevano aiutare tutte le vittime innocenti la prima persona da salvare era proprio lui.
Leon però non poté negare di aver avuto una vita facile con lui: Roxas non era un soggetto semplice con cui avere a che fare, la maggior parte delle volte non era collaborativo (soprattutto nei primi tempi) e molte delle loro sessioni le passavano in silenzio, Leon sistemando i fogli sulla propria scrivania e l'altro fissando il vuoto e pensando chissà a cosa. Quando lo conobbe, Roxas era come un guscio vuoto, privato della vitalità di un normale adolescente, e solitamente erano Cloud e Aerith che lo forzavano a prendere parte alle loro piccole conversazioni. Fortunatamente con il tempo era riuscito a farlo aprire un po', Roxas gli aveva parlato per sommi capi di Xion e della sua vita di droga e alcol che lo stava portando al capolinea, ma il punto principale era ancora lontano: non aveva memoria di buona parte di quello che era accaduto nell'arco di tempo che aveva passato a contatto con quei pazzi. No, dire che non aveva memoria non era preciso. Le memorie c'erano, le aveva soltanto represse negli angoli più remoti del suo inconscio per proteggere se stesso dalla follia.
"Come vanno le cose dall'ultima volta che ci siamo visti?" domandò qualche istante dopo fermandosi ad osservare una foto di Zack e Tifa appesa alla parete. Era capitato varie volte che le loro riunioni si spostassero a casa Strife, per un motivo o per un altro, e ogni volta Leon sceglieva come stanza lo studio di Cloud - capriccio personale più che altro.
"Vanno bene... penso" rispose incerto il più piccolo.
"Sei esitante"
"Beh sì... sono successe tante cose"
Leon si avvicinò alla finestra e gli diede le spalle, era una cosa che faceva sempre per mettero a proprio agio "Ti va di parlarmene?"
"Io..." Roxas abbassò lo sguardo tra le sue gambe dove aveva appoggiato la sua bombola dell'ossigeno e si rabbuiò.
"Prenditi il tempo che vuoi, non vado di fretta. Dimmi tutto quello che ti passa per la testa"
Un altro paio di minuti di silenzio e di nuovo la voce insicura del biondo ricomparve, bassa ma leggermente più calda del solito "Ho conosciuto un ragazzo il mese scorso" indugiò un altro istante e poi riprese "Più che conosciuto direi che mi sono avvicinato. Si chiama Axel e gioca a basket... ma tu dovresti conoscerlo già"
Leon rimase piacevolmente stupito dall'argomento scelto, si sarebbe aspettato qualcosa a riguardo della sua salute in netto peggioramento e invece "Si, quel ragazzo è un personaggio" commentò solamente. Ovviamente sapeva che i due si stavano frequentando, li aveva visti più volte insieme a scuola, gliel'aveva detto Ansem e glielo aveva confermato Aerith.
"Uno stronzo direi" puntualizzò invece il più piccolo.
"Dipende dai punti di vista"
"E il tuo punto di vista qual è?"
"Qui si parla di te, Roxas, e non di me. Allora, cosa ne pensi di lui oltre quello che mi hai detto?"
"Lui... lui... non lo so. È diverso... mi fa sentire diverso" esitò incerto riaggiustandosi la cannula della bombola nelle narici.
"Diverso in che senso?" Leon alzò appena lo sguardo verso di lui.
"Diverso in senso positivo" si affrettò a spiegare "Io lo odio perché è capace di abbattere i miei muri difensivi e farmi vacillare... mi fa sentire bene e in pace con il mondo, mi fa dimenticare l'odio e le bugie e le sofferenze"
"Credi che possa aiutarti a superare tutto?"
"Leon... qui si parla del ragazzino pazzo che è stato rinchiuso in un reparto psichiatrico senza che avesse la minima idea di quello che gli stesse accadendo intorno" Roxas appoggiò il mento sul palmo della mano sorretta sul bracciolo del divanetto "Cosa ti fa credere che un pazzo possa mai guarire?"
"A questo mondo siamo un po' tutti pazzi, Roxas" disse l'uomo tornando a sedersi sulla poltrona di pelle e accavallò le gambe "Le persone si dividono in quelle che proseguono spedite per la propria strada e quelle che hanno bisogno di un piccolo aiuto per ritrovare la propria. Quando ti ho conosciuto, un annetto fa, la tua salute mentale era vicina al codice rosso... ma oggi invece con le nostre brevi conversazioni la situazione sta migliorando. Tutto quello che ti serve è solo parlare e dare aria a quello che hai dentro"
Il biondo abbassò il volto, la frangia spettinata andò a coprirgli gli occhi e rimase in silenzio.
"Hai parlato con Axel delle tue esperienze passate?" riprese il castano alla mancata risposta del più piccolo, ma dopo un altro paio di minuti si silenzio si sporse sulla poltrona e appoggiò i gomiti sulle gambe per avvicinarsi di più all'altro "Roxas?"
"No" fu il sussurro impercettibile che provenne dalle sue labbra, ancora non voleva alzare lo sguardo ma riprese a parlare precedendo la domanda che gli avrebbe posto l'altro "Ma gli ho promesso che l'avrei fatto... è una brutta questione, non mi sento pronto a parlarne a voce... fino ad ora l'ho affrontata solo per iscritto in quel diario che mi hai dato. E poi ho paura della sua reazione. Sono consapevole di non essere stato quel ragazzo modello che tutti pensano che io sia, solitamente una persona storce il naso alla parola 'droga'... lui potrebbe fare lo stesso-"
"O forse no" Leon prese in mano le redini della conversazione, Roxas si faceva prendere facilmente dall'agitazione e il suo compito principale era quello di tenerlo calmo "Axel ha dato prova di grande interesse e pazienza con te fino ad ora, e con tutto quello che è successo eppure è stato sempre al tuo fianco. Facciamo un ripasso veloce: tu fai notare al preside il suo netto calo di voti, lo fai sospendere dalla squadra di basket e gli fai lezioni pomeridiane... in realtà vuoi avvicinarti a lui per colpire Xemnas, il suo capo, ma questo lo tieni per te" l'uomo fece una pausa in cerca di un assenso che arrivò subito da parte del biondo e così continuò "Axel scopre che sei stato tu a farlo sospendere e, sorprendentemente, la prende così bene da proporti una tregua senza conflitto di interessi. Con il tempo scopre anche che tu odi Xemnas e viceversa e, a quanto ho notato durante il fiasco della battaglia con il pranzo, si è anche preso la colpa con Ansem per farti uscire pulito. Poi accetta di buon grado l'incarico di farti da accompagnatore a scuola, per quel che e durato, e per le ultime tre settimane ti è stato appiccicato notte e giorno senza che nessuno gli chiedesse niente: hai passato i primi tre giorni di incoscienza in terapia intensiva e lui era fuori in sala d'aspetto finché non lo mandavano via, dopo l'operazione sei stato incosciente per altri cinque giorni e lui era sempre appostato fuori la tua stanza nell'attesa che ti svegliassi, hai poi passato una settimana in osservazione e lui era lì, una volta ha persino passato la notte con te in ospedale, e ora che sei uscito viene tutti i giorni a casa per stare con te.... non credi che si meriterebbe qualche spiegazione?"
Roxas non rispose, si strinse nelle spalle e iniziò a torturarsi le mani in maniera febbrile. Fece per dire qualcosa ma poi deglutì a vuoto e poi sospirò "È per questo che lo odio... vorrei tanto dirgli di andare via, e di lasciarmi in pace con il lavoro che devo fare... e invece lui è così buono e dolce che mi fa sentire colpevole di tutto l'odio e il disgusto che provo verso il mondo... a volte mi pento di averlo conosciuto perché se non fosse per lui non mi sentirei intralciato"
"Forse è un bene... l'amore arriva sempre nel momento di maggior bisogno" Leon sorrise.
"Amore?"
"Non negarlo, si vede che siete cotti l'un dell'altro"
A quelle parole Roxas arrossi e spostò lo sguardo sul pavimento.
"Il nostro tempo per oggi è finito" annunciò l'uomo alzandosi dopo aver lanciato un'occhiata all'orologio appeso alla parete verde scuro "Axel ti fa del bene, vorrei che parlassi con lui e ti sfogassi. Non dovrai dirgli tutto subito se non te la senti però sarebbe un buon inizio dirgli dei tuoi turbamenti interiori o delle tue paure, quello che vuoi... o anche di Xion. Però ti chiedo di aprirti, in qualsiasi modo tu voglia... e prendi il tuo tempo per riposare" gli sorrise aiutandolo ad alzarsi dal divanetto e andando insieme in salotto dove era seduto Cloud intento a leggere il giornale "Vedrai che ti capirà, lo si legge nei suoi occhi. Quel ragazzo si butterebbe nel fuoco per te"



02.37
Ax... penso di essere appena finito a letto con Zexy...




   
 
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