Mi trovavo in salotto, da sola. Era notte inoltrata e la casa era immersa nel buio e nel silenzio. Un silenzio a cui ero abituata perché spesso lo andavo a cercare di mia iniziativa per allontanare per un attimo tutto quel trambusto che proviene dal mondo esterno, e non solo.
Mi piaceva perché di questi tempi è raro incontrarlo. E solo quando le luci e i colori si spengono e il ritmo frenetico del nostro andare e venire si ferma è possibile sentirlo. Sentirlo davvero.
E in quei momenti io ero lì. Ancora seduta sul divano, davanti al televisore spento, in attesa del suo arrivo.
Quella volta più che mai non volevo andare a letto. Non volevo che il giorno finisse perché sapevo come sarebbe stato quello seguente.
Non avrei avuto niente per cui gioire, niente per cui provare emozioni intense, di quelle che lasciano il segno nella tua vita.
Sapevo già cosa mi aspettava e questo mi riempiva di sconforto.
A malincuore lasciai il divano e il salotto. Un attimo dopo ero in cucina intenta a versare dell'acqua in un bicchiere per mettere a tacere quel pensiero assillante.
Improvvisamente una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare, e il liquido contenuto nel bicchiere andò a bagnare inevitabilmente la parte superiore del mio pigiama.
'Fossi in te berrei qualcos'altro. Per annegare un tormento serve una bevanda molto più forte!'
Comodamente seduto su una delle quattro sedie di legno che circondavano il tavolo di cucina si trovava lui, il dio degli inganni, colui che alimentava i miei sogni ad occhi aperti, la mia fonte d'ispirazione!
Mi avvicinai con cautela per scoprire quale genere di marchingegno sofisticato fosse in grado di riprodurre in maniera così realistica e perfetta l'immagine di un personaggio di fantasia. Molto probabilmente però si trattava solo di uno scherzo della mia mente.
Era impossibile infatti che lui fosse presente davanti a me in carne e ossa!
Eppure nulla era fuori posto, nulla era in disaccordo con l'immagine che avevo di lui: la voce suadente, lo sguardo ammaliatore, la posa regale propria di un principe.
Dopo averlo esaminato molto da vicino mi resi conto che mi stava guardando con aria divertita.
'Il tuo abito da notte è... interessante.' e forse si riferiva alle figure astratte che rendevano tremendamente vistoso il mio completo, sebbene fosse da indossare al buio!
'Eh... grazie.' fu la mia sintetica risposta.
Non riuscivo a realizzare niente di ciò che stava accadendo. Sentivo un senso infinito di felicità impossibile dentro di me che a stento riuscivo a controllare.
Poi molto lentamente abbandonò il comodo posto sul quale sedeva e io lo vidi innalzarsi sopra di me in tutta la sua maestosità.
Con le dita mi sfiorò il mento.
'Lo so che cosa provi. E' un sentimento che conosco fin troppo bene perché ha determinato quello che sono adesso: delusione.
E' qualcosa di veramente crudele. In un attimo può sconvolgere tutta una vita.
Ti costringe a guardare in faccia una terribile realtà che mai avevi considerato.
La decisione però spetta a te: puoi convivere con essa e serbare rancore verso il mondo intero per il resto dei tuoi giorni, oppure puoi accettarla e... reagire nel migliore dei modi.'
Mentre parlava il suo sguardo vagava altrove. Si perdeva in un passato lontano, tornato d'improvviso a essere presente.
Poi finalmente riuscii a parlare.
'E qual è il modo migliore?' chiesi con fare impacciato. Lui mi guardò intensamente.
'Non darle mai più occasione di umiliarti, di prendersi gioco di te.'
I suoi occhi azzurri si riflettevano nei miei. Io lo osservavo come un marinaio osserva la terra dalla prua della sua barca dopo un lungo periodo passato in mare.
'Cosa ti turba esattamente?' mi chiese a bruciapelo.
'E' che sono scontenta. Il mondo non dovrebbe andare così come va adesso.'
'Il mondo non dovrebbe andare così... per te.'
'Sì forse hai ragione.' ammisi.
'Sai, è capitato anche a me di vedere che le cose non vanno secondo le mie aspettative. Ma vedi, col tempo ho imparato che non dobbiamo dare molta importanza a quello che succede, che dobbiamo comportarci come se tutto fosse un gioco. Non accettare la realtà, vivila e basta.'
Nel frattempo eravamo entrati in camera mia.
'Per te è facile certo. E' nella tua natura. Niente ti colpisce nel profondo.' anche se ero del tutto sicura del contrario, e forse lo era anche lui.
'Ma io non sono come te!'
'Ti sbagli. Tu somigli a me più di quanto immagini.' si sedette sul mio letto e poggiò la testa al muro.
'Solo non so se considerarmi un buon esempio da seguire e imitare. Ma, detto tra noi, sono quasi certo di esserlo.'
Fece quel ghigno provocatorio che tanto mi piaceva e allora anch'io mi abbandonai ad un sorriso malizioso. Poi mi abbracciò e io posai la testa sul suo petto.
'A volte vedo gli altri prendere la vita come fosse un treno che ti permette di scendere quando vuoi. Vorrei avere anch'io quella sicurezza e determinazione.'
Ci fu qualche minuto di silenzio. Sembrava studiare accuratamente la risposta.
Infine disse quasi con dolcezza: 'Ricordati di questo: non cercare mai di essere all'altezza di qualcosa o qualcuno, perché magari quel qualcuno non merita la tua considerazione.'
'Perché forse quella persona non è alla tua altezza.'
Io lo ascoltavo come fossi incantata dalla sua voce e dalle sue parole piene di verità.
'Grazie Loki.' dissi.
'Di niente.' fu la risposta.
Poi chiusi gli occhi e mentre aspettavo il sonno assaporavo ogni suo respiro, ogni contatto fisico. Perché non sapevo se l'avrei incontrato il giorno dopo, e quello dopo ancora. Non sapevo se al mio risveglio l'avrei trovato ancora lì, accanto a me, la mattina seguente.