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Autore: Mrs_Nella    16/04/2014    1 recensioni
Ero seduta su quei maledetti gradini. Ero stata una stupida a pensare che tra me e Greg potesse esserci qualcosa. Improvvisamente sentii una presenza al mio fianco e mi voltai. Non potevo credere che proprio lui, con quei suoi occhioni azzurri e capelli biondi, fosse venuto a cercarmi, anche se ci conoscevamo da qualche ora appena.
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*dalla storia*
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"Il primo che arriva al tronco vince e si fa offrire qualcosa dall’altro, ci stai?” chiese, illudendosi di poter vincere. [...]
“Non ti lascerò vincere!” le ultime parole famose.
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“Sediamoci un attimo e ascoltiamo un po’ di musica” e mi trascinò sul divano facendo partire lo stereo. Era solo la base musicale, e lui iniziò a cantare. [...]
“…Never felt like this before, are we friends or are we more?” nell’udire queste parole sentii un brivido di piacere lungo la schiena. Quella frase descriveva alla perfezione quello che c’era tra di noi.
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"È una sensazione diversa da quella che provo quando bacio le altre ragazze. Mi hai colpito subito, e non so perché. C’è qualcosa di diverso in te”. Lo disse in una maniera tale da farmi sentire davvero diversa, speciale. Nessuno mi aveva mai detto una frase del genere.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sull’aereo io e Carlotta non facemmo altro che immaginare come sarebbe stata Londra e come sarebbe stato vivere da sole lì.
Il paesaggio che si vedeva era spettacolare: le montagne si alternavano al verde delle pianure, per tornare poi di nuovo al marrone delle alture. Ecco! Si vedeva il blu del mare! Quindi questo voleva dire che non eravamo più sul continente ma sul Canale della Manica: dopo averlo attraversato saremmo quasi arrivate. Guardai l’ora sul display dell’MP3: 8.50 del 1° luglio. Com’è possibile che siano passati solo 30 minuti da quando siamo partite? Poi mi ricordai: il mio MP3 ha l’aggiornamento automatico del fuso orario. In realtà in Italia sarebbero le 9.50, quindi era già da un’ora e mezza che stavamo volando.
Le hostess ci dissero di allacciare le cinture perché stavamo per atterrare: io e Carlotta eravamo in fibrillazione. Quando toccammo terra ancora non ci sembrava vero. Scendemmo dall’aereo; faceva più freddo di quanto pensassi, ma per fortuna mi ero tenuta una felpa. Guardammo il “nostro” British Airways e ci incamminiamo verso il ritiro bagagli. Avevamo preso entrambe la valigia più grossa che potevamo portare e ci avevamo messo dentro lo stretto necessario, consapevoli del fatto che quando saremmo tornate sarebbero state strapiene per via dello shopping sfrenato che avevamo deciso di fare.
Uscite dall’aeroporto trovammo un mio amico di famiglia, lo stesso che si era preoccupato di trovarci un appartamento non molto costoso e un lavoro per mantenerci.
“Ciao, Angelo” lo salutai.
“Ciao, Stefania! Ciao.. Piacere io sono Angelo!” disse rivolto prima a me poi a Carlotta, tendendo la mano per presentarsi.
Carlotta gli strinse la mano. “Salve, il piacere è mio. Io sono Carlotta. Grazie mille per essere venuto fino all’aeroporto per prenderci e accompagnarci fino a casa”.
“Figuratevi ragazze, non vorrei già farvi spendere un sacco di soldi per il taxi. Qui costano molto più che in Italia!” disse strizzando l’occhiolino alludendo al fatto che già in Italia si spende molto.
“Forza! Il nostro appartamento ci sta aspettando!” dissi io avviandomi verso la macchina, e, una volta arrivata, scorsi sul veicolo la moglie di Angelo, Jola, e i due figlioletti, Andry e Kate.
Salimmo in auto, salutando tutti. Ci dirigemmo verso casa e, nel tragitto, parlammo del più e del meno.
“Come stanno i tuoi, Stefania?” mi chiese sua moglie.
“Bene, molto bene, adesso sono un po’ tristi che non sarò a casa per due mesi, ma sopravvivranno senza di me che metto in disordine la camera!” risposi.
“E i tuoi genitori, Carlotta? Cosa fanno?” chiese Angelo rivolto alla mia amica.
“Mio padre è collega di quello di Stefania, sono tutti e due vigili del fuoco. Mia mamma invece è infermiera” rispose Carlotta.
Finimmo anche a parlare, ovviamente, della scuola. Per fortuna io e Charlie (come chiamo di solito Carlotta) siamo state promosse, altrimenti il viaggio ce lo saremmo sognate.
Dopo neanche 20 minuti arrivammo. Angelo chiamò il proprietario dell’appartamento, un suo amico, e ci presentò. L’inglese mio e di Carlotta non è perfetto, ma riuscimmo a cavarcela. Dovevamo ancora abituarci però che le conversazioni sarebbero state tutte in inglese, ma sapevamo di potercela fare in poco tempo.
Simon, il proprietario dell’appartamento, ci fece visitare dove avremmo soggiornato: era un appartamento mansardato, formato da un cucinino, un bagno, un salotto che usammo anche come camera, visto che era abbastanza spazioso e aveva due letti sulle pareti ad angolo.
“Spero vi piaccia, ragazze” ci disse Simon consegnandoci le chiavi.
“Wow!” fu tutto quello che riuscimmo a dire, all’unisono, io e Carlotta. Ringraziammo Simon, andammo a prendere i bagagli lasciati in macchina, salutammo Angelo e la sua famiglia, promettendo di vederci il giorno dopo per il lavoro che avevamo cercato. Finalmente io e Carlotta portammo tutte le valigie in casa, le posammo sul letto e: “AAAAAAAAAAAAH!!!” il nostro urlo di gioia arrivò! Come due bambine ci mettemmo a saltare.
“Charlie non ci credo! Ce l’abbiamo fatta! Siamo a Londra! Mi sembra tutto un sogno! Tirami un pizzicotto!” le dissi quasi urlando dalla felicità. Lei mi prese alla lettera e mi infilzò le unghie nel braccio, facendomi strillare nuovamente, stavolta per il dolore.
“AHI! Mi hai fatto male!”
“Steph sei stata tu a volerlo!” mi disse facendo la finta offesa perché l’avevo rimproverata.
“Va bene ti perdono proprio solo perché non voglio rovinare questo momento e perché siamo all’inizio e non possiamo già discutere” le risposi saltandole addosso.
Iniziammo a spingerci e a fare la lotta con i cuscini come se fossimo due bambine. Guardammo l’ora e decidemmo di disfare le valigie e fare i letti. Il suo era tutto azzurro, il mio verde (i nostri colori preferiti).
Appena finito di sistemare chiamammo i nostri genitori.
 
*al telefono*
 
“Pronto, mamma?”
“Stefania!! Siete arrivate? Il viaggio è andato bene? L’appartamento com’è? Come sta Angelo? È bella la città?” mi chiese mia madre.
“Si mamma, siamo arrivate. Il viaggio è andato bene. L’appartamento è carinissimo e Angelo sta bene. Ah! Ha detto di salutarvi! La città non l’abbiamo ancora vista, siamo arrivate nemmeno due ore fa!” le risposi.
“E ragazzi? Ce ne sono di belli? Avete già trovato il moroso?” disse scherzando.
“Mammaaaaa!! Smettila!!” replicai scherzosamente.
“Tesoro adesso ti saluto che la chiamata costa troppo. Saluta Carlotta da parte nostra. Papà ti manda un bacio e io un abbraccio. Divertitevi e chiama per qualsiasi cosa tu abbia bisogna. Non fate tardi la sera e..” si raccomandò lei.
Io la interruppi: “Mamma stai tranquilla, lo sai che siamo delle brave ragazze e che non facciamo stupidaggini! Ora stacco. Ti saluta Carlotta. saluta anche papà. Un bacione enorme”.
 
*fine telefonata*
 
Mentre Carlotta chiamò i suoi, io mi stesi sul letto. Erano solo le 11.30 e io ero già esausta: troppe emozioni, per fortuna positive, in una sola mattinata.
Quando la camera fu sistemata aprimmo gli armadietti della cucina per vedere se ci fosse qualcosa da mangiare: niente. Tutto vuoto. Beh, c’era da immaginarselo, d'altronde. Allora decidemmo di andare a comprare qualcosa per i primi 2/3 giorni, poi ci saremmo organizzate meglio.
“Ma non sappiamo dove andare!” esordì Carlotta.
“Mi sembra di aver visto un supermercato mentre eravamo in macchina, possiamo andare lì!” proposi.
“Ottima idea! Speriamo solo di non perderci! Non voglio essere dispersa il primo giorno!”.
“Stai tranquilla, al massimo chiederemo indicazioni a qualcuno” la conforto io.
Ci cambiammo, prendemmo i soldi e uscimmo per andare a fare la spesa. Arrivate sulla strada e notammo che il tempo stava peggiorando. Sapevamo che a Londra il cielo cambia velocemente, ma non pensavamo così tanto! Per tornare in casa per cambiarci prendemmo l’ascensore visto che il nostro appartamento si trovava al quindicesimo piano. Le porte stanno per chiudersi così ci fiondammo dentro, dove c’era già un altro ragazzo: occhi verdi, capelli biondi, ben piazzato di spalle, abbastanza alto. Insomma, un ragazzo niente male. Dopo un po’ sentimmo un sobbalzo: l’ascensore si bloccò con noi tre dentro…


 


Eccomi di nuovo qua! 
Spero vi sia piaciuto il mio prologo, così, dopo una settimana, sono riuscita a pubblicare anche il primo capitolo della storia di Stefy e Charlie a Londra. Ringrazio le 34 persone che hanno visualizzato il prologo, sperando che continuino a seguire il resto della storia. 
Come promesso, il capitolo è un po' più lungo del precendente =)
Ancora un enorme grazie a _Wendy_, per i suoi preziosi consigli =)
Beh, che dire.. Leggete e fatemi sapere cosa ne pensate! Accetto anche tutti i vostri consigi xo 
  
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