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Autore: Defiance    19/04/2014    2 recensioni
Post- The Winter Soldier. Romanogers (giuro che è l'ultima, per ora). Capitoli previsti: 2.
“Com’è?” sibilò lei, abbassando la testa.
“Com’è cosa?”
“Essere innamorati. Essere ricambiati” specificò la russa, mantenendo lo sguardo fisso sul pavimento; era certa di essere arrossita, ma l‘ultima cosa che desiderava era darlo a vedere.
Dal Capitolo 1.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff, Steve Rogers
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: i personaggi di questa FF non mi appartengono. La storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 


Love Is For Children






 
 
 
Natasha Romanoff non si innamorava.
Era uno dei primissimi insegnamenti che aveva ricevuto: l’amore è per i bambini, chiunque provi quel sentimento è un debole.
Affidare il proprio cuore a qualcuno, la propria anima, le sembrava qualcosa troppo lontana da lei, persino a tanti anni di distanza da quando il suo lavoro era quello della mercenaria.
Come poteva qualcuno che aveva ucciso così tante persone, tra cui anche bambini, provare un sentimento tanto profondo e puro?
Se lo era sempre chiesto, eppure aveva sperimentato l’odio, il rancore, il desiderio di vendetta, l’angoscia… e l’affetto.
Sì, perché Natasha non era davvero quell’insensibile persona che si dimostrava: lei era una donna e tutte le donne, infondo al proprio cuore, desiderano amare e ancor più essere amate.
Nel corso degli ultimi anni, lei aveva cominciato a voler bene alle persone che la circondavano, quelle che pian piano aveva definito come ‘alleati’, se non addirittura ‘amici’; aveva imparato, missione dopo missione, a non lavorare da sola; aveva capito il significato dell’‘essere una squadra’ con tutto ciò che comporta: lealtà, fiducia, complicità.
Ma nonostante tutti i sentimenti positivi che cominciavano a fiorire dentro di lei, si era sempre ben guardata le spalle dalla potenziale minaccia di Cupido.
Aveva appreso l’arte della seduzione in tempi di cui non aveva nemmeno più memoria e l’aveva sfruttata in ogni modo possibile: per estrapolare informazioni,  un trucco per mettere in trappola delinquenti, come escamotage per portare a termine un omicidio… ma mai aveva provato a sedurre un uomo perché ne era attratta.
Eh sì, Natasha aveva sempre avuto una concezione spassionata e  fredda dell’amore: ne diffidava almeno quanto dubitava di sé stessa, della sua natura di essere umano, del suo essere una persona e non un’arma.
Eppure ne riconosceva il valore: aveva visto Thor difendere Jane come se fosse una pietra preziosa dal valore inestimabile; aveva visto Tony Stark guardare qualcuno con la stessa luce negli occhi di quando si guardava allo specchio; aveva visto Bruce Banner distrutto dall’impossibilità di avere qualcuno al suo fianco e aveva visto Steve Rogers restare fedele ad un amore sbocciato quasi un secolo prima.
Steve.
Era lui che stava osservando in quel momento ed era sempre lui la causa all’origine di questi suoi pensieri.
Non capiva perché struggersi tanto per una donna, infondo erano molte quelle che sarebbero volentieri andate a letto con lui e, guardando la sua figura illuminata dalla luce lunare, poteva tranquillamente comprenderne i motivi.
“Fa molto male?” domandò il Capitano, allontanandosi dalla finestra e sedendosi accanto a lei.
Natasha fece spallucce ma quel gesto le causò un brivido di dolore che le attraversò tutto il corpo, per sfociare poi in una smorfia impercettibile sul suo volto.
“Fammi vedere” sussurrò dolcemente lui, accingendosi a studiare la ferita che la donna si era procurata nello scontro avvenuto solo poche ore prima.
“Ne ho avute di peggiori” rispose lei, sussultando quando Steve vi poggiò sopra un asciugamano imbevuto di disinfettante. 
“Scusa, ma dobbiamo medicarla per forza” insistette lui, trafficando nel kit di pronto soccorso gentilmente messo a loro disposizione da Nick Fury prima di mandarli in missione.
“È solo un graffio” continuò ostinata la Vedova Nera, facendo per alzarsi dal letto ma venendo fermata dallo stesso Capitano.
Avrebbe potuto comunque liberarsi della sua presa mollandogli un pugno, ma decise di assecondarlo.
“È una ferita da arma da fuoco” le fece notare “non la definirei esattamente un graffio.”
“Mi ha presa di striscio” tentò ancora di farsi la ragione lei.
Steve scosse la testa: Natasha sapeva davvero essere testarda, soprattutto quando si sentiva in dovere di difendere una sua tesi o la sua forza, ma non si fermò comunque finché non ebbe medicato per bene la lesione.
“Fatto”
“La ringrazio Dottor Rogers” lo schernì la donna che sorrise divertita alla vista dell’amico che alzava gli occhi al cielo.
Per tutto il tempo in cui, in silenzio, si era preso cura di lei, la Vedova Nera aveva tenuto lo sguardo fisso sul cassetto semiaperto del comodino dell’uomo, ma lui era troppo concentrato su quello che stava facendo per accorgersene.
Nel momento esatto in cui si era seduta lì, infatti, la foto di una donna aveva catturato l’attenzione della russa, un volto che aveva già visto in una cornice accanto a quella di Howard Stark quando si trovavano al fronte ove il Capitano era stato addestrato molti anni prima.
“Ora capisco perché non volevi chiamare l’infermiera” mormorò senza pensarci.
In un primo momento, Steve corrugò la fronte, confuso, ma seguendo lo sguardo dell’amica capì cosa l’aveva indotta a fare quell’osservazione.
Sospirò rassegnato e, una volta richiuso il cassetto, per l’ennesima volta borbottò un qualcosa simile a un ‘non è un’infermiera’.
Il che fece sorridere Natasha, la quale lo guardò camminare per la stanza e rimettere al suo posto il kit.
Si aspettava che tornasse accanto a lei, ma non lo fece, anzi, al contrario, si rimise in postazione di fronte alla finestra senza aggiungere altro.
“L’hai amata molto, non è vero?” chiese, ma il Capitano non rispose neanche a quella domanda, lo sguardo perso nell’oscurità della notte.
“Se non vuoi parlarne perché pensi che io non possa capire, è vero. Io non so cosa voglia dire, non so cosa significhi amare né tanto meno essere amata. Ma forse, e dico forse, vuotare il sacco potrebbe aiutarti ad andare avanti” disse ancora, ottenendo l’effetto desiderato, perché a quel punto Steve si voltò a guardarla.
“Sì, l’ho amata molto” confessò finalmente lui, sospirando rassegnato.
Sapeva bene che negare alla Vedova Nera qualcosa che voleva era una missione destinata a fallire, ma sperava che darle il contentino l’avrebbe azzittita.
Ovviamente si sbagliava.
“Com’è?” sibilò lei, abbassando la testa.
“Com’è cosa?”
“Essere innamorati. Essere ricambiati” specificò la russa, mantenendo lo sguardo fisso sul pavimento; era certa di essere arrossita, ma l‘ultima cosa che desiderava era darlo a vedere.
Il Capitano rimase in silenzio per qualche istante, poi si avvicinò nuovamente a lei e si sedette al suo fianco.
“A volte è come poter toccare il cielo con un dito*.  Altre volte invece fa schifo, come quando vuoi dimenticare ma non ci riesci” rispose semplicemente lui.
Non che lo avesse vissuto abbastanza da potergli dare una definizione, ma la Romanoff aveva capito perfettamente cosa stesse cercando di dire.
“Tu vorresti dimenticare?” mormorò lei, tornando finalmente a guardarlo.
Aveva gli occhi lucidi e un’espressione che non le aveva mai visto dipinta sul volto.
“Se solo ci fosse un modo” bisbigliò Steve, sospirando per l’ennesima volta.
Natasha rimase in silenzio per qualche attimo, pensando tra sé e sé.
“Forse un modo c’è. Forse posso aiutarti” affermò decisa, riducendo le distanze tra loro.
“Come?” domandò il Capitano, corrugando la fronte e scrutando confuso la ragazza.
La Vedova Nera trasse un respiro profondo e poi lo baciò.
“Nat… sei impazzita?” mormorò lui, allontanando di qualche centimetro il viso da quello di lei.
“Forse” ammise la donna, avvicinandosi nuovamente all’amico, ma questa volta mirando al suo collo.
Era piacevole. Era dannatamente piacevole sentire il leggero tocco delle sue labbra contro la pelle, le piccole linee che la sua lingua tracciavano… e sì che era Captain America con tutto ciò che ne conseguiva, valori e tutta quella roba lì, ma era anche un uomo e come tale aveva notato la bellezza della sua collega già la prima volta che l’aveva vista.
Da bravo ragazzo qual era, aveva sempre finto di non averla mai guardata in quel modo, ma in quel preciso momento gli risultava molto difficile respingere i pensieri moralmente discutibili che  si stavano rapidamente facendo strada nella sua mente.
“Natasha…” tentò ancora, mentre la russa si disponeva cavalcioni su di lui con studiata lentezza, la conferma della sua lucidità persino in quel momento, persino mentre le mani di Steve si muovevano automaticamente sul suo fondoschiena, lasciandosi andare a dolci carezze.
In realtà, il cervello della Vedova Nera stava letteralmente andando in tilt, ma non lo avrebbe mai dato a vedere.
Pian piano, sfilò la canottiera che l’amico indossava e, - quando l’indumento fu ormai a metri di distanza -, si fermò un istante per guardarlo negli occhi, come solo una predatrice potrebbe mai fare.
Questa volta fu lui a protendersi verso di lei e a riprendere quel gioco in cui le loro labbra e le loro lingue si inseguivano e si studiavano, diventando via via sempre più avide le une delle altre.
Il Capitano la distese delicatamente sul letto, senza smettere di baciarla né di accarezzarla, sovrastandola con il suo corpo ma facendo sempre attenzione a non gravare sulla ferita ancora fresca che la ragazza aveva sulla spalla.
Dopo aver avuto un assaggio di ognuna delle forme del fisico di Natasha, le sue mani si decisero ad afferrare l’orlo della maglietta che copriva il dorso di lei e, - sempre con estrema lentezza-, iniziò a sfilarla via, fermandosi poi all’altezza del suo prorompente seno.
“Natasha…” sussurrò ancora una volta, con la voce totalmente incrinata.
“E sta’ un po’ zitto” mormorò a sua volta lei con un tono più basso di circa due ottave e, con estrema prontezza, afferrò i suoi capelli con le mani, attirando nuovamente le labbra del giovane sulle sue, riprendendo da dove lo stesso Steve aveva interrotto pochi istanti prima, solo con più voga e passione di quanto non avessero mai fatto prima.
Natasha Romanoff era sicura che sarebbe bruciata all’inferno.




*Citazione leggermente modificata dal film 'Tre Metri Sopra Il Cielo', mi è venuta così.






**********************Angolo Dell'Autrice************************
Sì, sono ancora qui e ancora una volta con una Romanogers.
Voi direte 'questa qui ha rotto le scatole', ma non ci posso far 
nulla, quei due mi ispirano un sacco di idee.
Credo comunque che questa qui sia l'ultima per il momento,
anche perchè se mi venissero altre idee a distanza di due giorni
orrebbe dire che ho dei problemi...e anche grossi.
Avevo provato, inizialmente, a far entrare tutte le idee riguardo
Steve e Nat in un'unica FF, ma risultava un pò un pasticcio 
alla fine, così ho deciso di scriverne tre separate e non ho
resistito alla tentazione di pubblicarle tutte.
Spero che il Capitolo vi sia piaciuto,
lasciate un commento se vi va ;)
Alla prossima,

Bell.
 
  
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