Il freddo di
quaggiù.
È un diritto anche
morire
se chi ci ama più
non c'è.
L'aria fresca
di quella notte carezza il suo viso con una gentilezza a cui ormai lui non
crede più. La vita gli ha dato troppo dolore in così pochi giorni perché ora possa
riscattarsi con la pace che pure, oramai, ha portato. Si sente
cresciuto, come se avesse appena smesso di sognare e quella fosse la realtà.
E non ci
crede. Non crede più nelle parole della gente, nelle promesse degli uomini di
Dio e neanche nel destino o nella Provvidenza. Non c'è mai stato un piano e non
ne vede una bozza per il futuro.
Che futuro
gli resta poi? Che senso ha adesso Verona? Come avrebbe sopportato gli sguardi
di pena che già gli rivolge la gente e con che forza avrebbe allontanato la
pietà di quegli occhi, nascondendosi nella strade deserte, vagando senza meta?
Solo. È solo
come mai prima d'ora, neanche quando da piccolo aveva cominciato a
chiedersi dove fossero i suoi genitori. Solo, senza più l'affetto di una
famiglia, il sorriso di un cugino che aveva più a cuore di un fratello; senza
più le canzoni di un amico a cui avrebbe donato tutto se stesso.
La morte,
crudele e veloce, li ha portati via con sé, l'uno dopo l'altro.
«Ma forse ne
hai dimenticato uno...».
Un passo
avanti, uno in più ed una nuova folata di vento, più severa, che avvisa
dell'imminenza del pericolo. Oh, non c'era mai stato nulla che volesse fare con
maggiore consapevolezza. Mormora una lenta litania, una nenia che alle volte è
stata sulle loro labbra nei tramonti d’estate e si sente felice per un momento
al pensiero di quello che l’attende.
Mercuzio,
Mercuzio aveva detto che avrebbe atteso Romeo sull'altra riva. Che stessero
aspettando anche lui? Lo avrebbero atteso prima di andare, di nuovo insieme,
come sono sempre stati e non sarebbe stato cortese farli attendere, né giusto.
Perché tutti possono scegliere di andar via e lui invece resta ancora ancorato
al dubbio? Perché non riesce a lasciarsi andare, lì, sul campanile di quella
chiesa, al di sopra di tutti?
Un nuovo
passo, uno degli ultimi, ora sul bordo della bifora di pietra grezza. La città
placida è sotto i suoi occhi, dormiente e serena, pacata da quel sangue e dal
giuramento che mai altro ne sarebbe stato versato. Che cosa importa a Benvolio?
Che muoiano anche tutti, ora che a lui hanno strappato dal petto il cuore e gli
affetti, ora che il solo gesto d’amore che gli avrebbero dedicato i suoi
congiunti sarebbe stato uno sguardo carico di tacita domanda.
Perché lui è
ancora vivo? Se lo chiede, se lo chiedono tutti, lo legge in ogni istante che
continua a vivere, in ogni nuovo respiro che lascia il suo petto. E più che
altrove, lo legge negli occhi di Madonna Montecchi, quegli occhi tristi e
severi, che mai più vedranno la luce della gioia.
«Mai più».
Per lui
sarebbe stato sopravvivere. Sopravvivere alle domande, agli sguardi, a quel
buco che la loro dipartita aveva lasciato nel suo petto. Sopravvivere alla
vita. E chi avrebbe rallegrato la brutta stagione, chi alleviato la calura
d’agosto e festeggiato la primavera? Sarebbe stato un eterno inverno dove un
tempo c’era il suo cuore. E lui era troppo fragile per sopportarlo.
Aveva creduto
che avrebbe avuto paura, ma ora né giramenti di capo né senso di vuoto lo
spaventano. No, anzi, sono fedeli segnali di quello che sta facendo,
annunciatori di una pace che cerca disperatamente.
Ed è
semplice. Non ci sono domande, non ci sono spiegazioni da darsi. Sembra la
giusta conseguenza, la tessera di un grosso mosaico che torna al proprio posto
e fa star bene il bell’artista.
Benvolio allarga
le braccia, il vento si infila sotto la camicia bianca, lo fa rabbrividire – è
una bella sensazione, l’ultima. Chiude gli occhi, prende un bel respiro. Ha un
ultimo pensiero, quasi una trepidazione perché presto tornerà con Romeo e
Mercuzio, poi semplicemente si lascia andare.
Durante la
caduta non ha pensieri: dura troppo poco e poi è semplicemente il nero della
morte e della pace. Sulle labbra restano poche parole, pensate e non dette.
I re del mondo ora hanno una nuova reggia. Sarà la più
bella di tutte e saranno di nuovo insieme.
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Non
chiedetemi perché abbia scritto questa mini-mini-shot
il giorno di Pasqua, quando il cioccolato e i dolci dovrebbero rendermi più
dolce e invece vi propino angst della peggior specie.
E’ colpa, almeno in parte, della canzone che fa da intro alla scena e che mi
causa sempre troppe emozioni. La ascoltavo e d’improvviso m’è comparsa l’immagine
del povero Benvolio sul campanile della Chiesa. Il resto l’avete letto, in
pratica. Ora, quei pochi di voi che hanno letto mi staranno mandando al diavolo
e me lo merito… ma non sono riuscita a resistere ad una scena del genere.
Questo
musical mi ha cambiata e ancora non sono riuscita a liberarmi di tutte le
esagerate emozioni che mi causa (pubblicare questa shot
mi sta facendo venire un nodo allo stomaco neanche fosse la mia prima
pubblicazione in assoluto), quindi… boh, spero solo che vi sia “piaciuta” e
magari che lasciate una traccia del vostro passaggio, anche solo per mandarmi
al diavolo.
(SPOILER: sto
scribacchiando una long dall’angst un po’ meno…
definitivo sempre per questo fandom che pubblicherò a
breve. Dunque stay tuned ^^).
Io mi dileguo
prima che qualcuno auguri peste alla mia famiglia XD
Baci, Alch.