The dice was loaded from the start
Aveva
detto che se ne sarebbe
andato e aveva mantenuto la parola, ma erano anni che Bonnie McCullough
era
diventata il suo chiodo fisso.
La stava
osservando, poggiato
sul ramo di un albero di fronte la finestra di camera sua, mantenendo
la
propria forma umana. Non gli serviva assumere le sembianze di un corvo
per nascondersi
nell’oscurità.
Doveva
solo preoccuparsi di
schermare la propria presenza con il Potere: quello
della strega si era sviluppato parecchio
e avrebbe altrimenti individuato facilmente la sua presenza.
La rossa
mimava espressioni
buffe rivolte al proprio specchio, lasciandosi sfuggire delle leggere
risate e
il giovane si perse, osservandola.
I capelli
erano cresciuti, in
morbide onde color fragola, fino a sfiorarle il fondoschiena che
sembrava
essere uno dei lati della ragazza su cui il vampiro lasciava cadere
più spesso
lo sguardo. La sua pelle gli sembrava fatta di porcellana o, ancora
meglio, di
neve. Ogni tanto si mordicchiava nervosamente le piccole labbra piene e
pulite
da qualsiasi tipo di cosmetico.
Eppure i
suoi grandi occhi
nocciola erano lì. Non erano cambiati di una virgola da
quando le aveva donato
il proprio sangue, molto tempo prima, per salvarla dal veleno dei
malach. Brillavano
d’impazienza e di attesa. Sembrava quasi una bambina alla
vigilia di Natale.
Era
felice.
Senza di
lui.
L’espressione
di Damon era
completamente indifferente a quei pensieri, come se non lo sfiorassero
nemmeno.
L’armatura di pietra che imprigionava il suo cuore da secoli
si strinse un po’
di più attorno a quest’ultimo.
La vide
avvolgersi una sciarpa
color lavanda attorno al collo, prima di spegnere la luce e lasciare la
propria
stanza.
Saltò,
con la stessa grazia di
un gatto, raggiungendo il pavimento della stanza della rossa e
trovandosi a
fissare la stessa superficie riflettente usata da lei qualche attimo
prima,
quasi sperando di scorgervi una ciocca di boccoli rossi; ma tutto
ciò che lo
specchio gli rimandò fu il suo stesso riflesso.
L’espressione
imperturbabile
del giovane nascondeva un fitto strato di disgusto.
L’aggettivo
che più spesso gli
veniva associato era “strafottente”. Gli umani a
volte erano decisamente troppo
stupidi per comprendere la sottile differenza che correva tra questo e
ciò che
Damon era realmente. Più osservava i tratti del proprio
volto e più si rendeva
conto che il suo atteggiamento non era mai stato arrogante, anche se la
maschera che aveva sempre indossato avrebbe fatto intendere il
contrario. A lui
semplicemente non importava. Si ritrovava così spesso a
galleggiare in una
bolla d’apatia totale, completamente indifferente a tutto
ciò che lo
circondava, eccetto quando si trattava di
lei.
L’inerzia
mentale di Damon
svaniva totalmente quando si parlava della bella streghetta.
Ma
non hai più il diritto di pensare a lei in questo modo, la sua
stessa immagine sembrò
deriderlo dallo specchio e una piccola smorfia si dipinse sulle labbra
del
giovane.
Si era
lasciato scappare il Suo pettirosso,
mentre lei probabilmente
adesso stava correndo tra le braccia di quel cane.
Aveva
sperato a lungo che lei capisse che Zander
non era il ragazzo giusto per lei, ma finalmente era successo. Bonnie
lo aveva
lasciato. Certo, indubbiamente per i motivi sbagliati, ma lo aveva
lasciato.
Credere di non andare bene per lui. Stupido, piccolo Uccellino.
I ricordi
gli opprimevano la mente,
mentre si rendeva conto dell’assurdità della cosa,
scivolando mano a mano fuori
dal suo stato di insensibilità totale.
Lei era
semplicemente troppo. Per
chiunque. Anche per lui.
Non
capiva nemmeno perché si fossero rivisti
quella sera, ma stava aspettando unicamente il momento giusto per
entrare in
scena in modo teatrale, come aveva sempre amato fare.
Non gli
importava davvero che Elena avesse
preferito il suo stupido fratellino a lui. Si divertiva a confondere la
bionda,
cercando di allontanarla in tutti i modi possibili da Stefan, ma era
solo un
gioco.
Ringhiò
a bassa voce, notando che il licantropo
non sembrava avere minimamente intenzione di andarsene. Fece un passo
avanti,
intenzionato a cacciarlo lui stesso, bloccandosi mentre usciva
dall’ombra
dell’albero da cui osservava la scena.
Bonnie
aveva preso il volto di Zander tra le sue
candide manine e aveva dovuto mettersi sulle punte per riuscire a
baciarlo.
Il
licantropo le aveva poggiato le mani sui
fianchi, abbassandosi nella sua direzione per facilitarle il compito.
Come
osava toccarla? Come si permetteva di
baciarla?
Avrebbe
volentieri sradicato l’albero che aveva
accanto, ma prese la decisione più ovvia, quelli che tutti
si sarebbero
aspettati da lui.
Volò
via, lasciando solo qualche piuma nera a
testimoniare la sua presenza.
Sentiva
la rabbia montargli
nello stomaco in modo talmente forte che sentì quasi
l’impulso di piegarsi
sulle ginocchia. Non aveva mai provato un sentimento d’odio
tanto profondo nei
confronti di qualcuno, nemmeno verso Santo Stefan.
Si
aggrappò alla carta da
parati rosa, strappandone un lungo pezzo. Non importava quanto quel
posto
profumasse di lei, quando lei non era più sua.
Non
importava come ricordasse
di essersi fatto invitare lì dentro con l’inganno.
Non importava quanto la amasse perché
era unicamente colpa
sua.
Era stato
lui a decidere di
vederla come un fragile uccellino e l’aveva lasciata
completamente da sola ad
affrontare la sua vita.
Afferrò
un cuscino tra le dita
lunghe ed affusolate, riducendolo in mille brandelli.
Era stato
lui a permettere che
lei si abbandonasse tra le braccia di
Zander.
Tornò
davanti allo specchio,
rendendosi conto che il suo bel volto aveva assunto gli stessi tratti
di un
demone e che l’apatia si era completamente dissolta dai suoi lineamenti.
Ringhiava, con la bocca
aperta a mostrare i denti e in modo gutturale.
Era stato
lui a decidere di
rinchiudere il suo cuore sotto uno spesso strato di pietra e ad
allontanare
l’unica persona che potesse liberarlo.
Era stato
lui a odiare suo
fratello da quando l’aveva ritenuto responsabile della morte
della madre.
Era stato
lui a precludersi
qualsiasi tipo di amore.
Non era
Zander. Non si
trattava di Stefan. Non riusciva nemmeno ad incolpare quel miserabile
umano di Mutt.
E
mentre frantumava il vetro
dello specchio riuscì ad ammettere che l’unica
persone che odiava in quel modo
era se stesso.
Note!
Considerando che ho partecipato al concorso qualche mese fa, mi sembrava anche il caso di pubblicare la storia. xD
E poi avevo voglia di pubblicare qualcosa Bamon. *-*
Anche se solitamente scrivo cose più felici. (seeeeeeeeeh).
Vedevo anche il fandom sul libro un po' vuoto di questo periodo e quello sul telefilm decisamente troppo intasato dalle Delena shippers (non ho niente contro di loro, è Elena -a meno che non si parli delle prime due stagioni- a stizzarmi e loro due insieme non mi trasmettono nulla).
Quindi... nulla! Spero vi piaccia. :3
Note!
Considerando che ho partecipato al concorso qualche mese fa, mi sembrava anche il caso di pubblicare la storia. xD
E poi avevo voglia di pubblicare qualcosa Bamon. *-*
Anche se solitamente scrivo cose più felici. (seeeeeeeeeh).
Vedevo anche il fandom sul libro un po' vuoto di questo periodo e quello sul telefilm decisamente troppo intasato dalle Delena shippers (non ho niente contro di loro, è Elena -a meno che non si parli delle prime due stagioni- a stizzarmi e loro due insieme non mi trasmettono nulla).
Quindi... nulla! Spero vi piaccia. :3