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Autore: ila_love1D    21/04/2014    1 recensioni
*dal capitolo 7*
–di che malattia soffri?- una lacrima le rigò il viso indolore e alzando gli occhi verso quelli mare di Lou si pronunciò, come aveva sempre fatto –ho paura-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era passato un mese, e poi un altro e un altro ancora. Lei era sempre la stessa. Non mangiava o almeno, mangiava e vomitava. Mangiava e vomitava. Le davano le pillole, faceva finta di prenderle e le nascondeva sotto la lingua, le sputava appena in camera. Vedeva la flebo attaccata al suo braccio lasciava stare, vomitava dopo. Facevano le analisi, le prove del sangue, quella maledetta bilancia segnava sempre i 27 kg. A 16 anni  non era un buon segno. A 16 anni Ilenia doveva pesare di più, molto di più. E tra un mese e l’altro Lily era con lei, tra un mese e l’altra avevano imparato a memoria l’inizio del libro di romeo e giulietta. Tra un mese e l’altro avevano sentito la mancanza di quelle grandi feste nella villa al mare, del ritrovo e della partenza dei genitori. Avevano sentito la mancanza del viaggio a Cortina, della visita dei nonni, avevano sentito la mancanza di un sacco di cose. Ilenia aveva sentito la mancanza della scuola affollata e temuta che però voleva solo rivedere per togliere quel bianco opprimente dalla propria mente.
Era mattina. Era la vigilia di natale. Era il 24 dicembre 2010 e lei era sul letto, con la flebo al braccio mentre parlava con suo cugino Liam. Faceva i provini per x-factor a quel tempo e le aveva promesso che un giorno sarebbe andata a trovarla. Lui era bello, aveva un caschetto dolcissimo e i capelli come i suoi ma lisci, aveva gli occhi cioccolato ed era alto e magro. Aveva un rene che non funzionava ma viveva lo stesso, viveva felice e contento, come lei, prima dell’ospedale. Liam era picchiato e maltrattato, faceva box per difendersi e correva per distrarsi. Forse partecipava alle olimpiadi. era bravo. Aveva un carattere tutto suo. Era dolce, simpatico, allegro, vivace e la quiete in persona. Era saggio, era intelligente e capiva, valutava ma rideva. Faceva il serio e il giocherellone. Era quella proporzione perfetta che tutti dovrebbero avere tra calma e felicità. Ilenia la pensava così e vedeva in Liam la sua ancora di salvezza. Il suo appiglio per sfuggire.
Era mattina e lei osservava dal suo letto Lily che entrava con un sorriso bellissimo e un abito color rame addosso pronta per partire con la sua famiglia per la Spagna –ciao amore- mormorò la bionda. Aveva un colorito olivastro per la sua origine straniera, una parlata fantastica, ore e ore di studio con i migliori professori e tanta, tanta voglia di vivere. Lily era così viva che faceva davvero invidia al mondo, a Ilenia. Aveva i capelli biondi, lunghi e ricci. Splendevano. gli occhi erano azzurri e aveva un corpo da modella, non per altro lavorava facendo sfilate in tutto il mondo, era anche il sogno di Ile ma aveva già deciso che non si sarebbe realizzato –ciao Lily- disse la bionda sorridendo flebile, le mancavano le forze ultimamente –sto parlando con Liam- sussurrò poi ritornando a conversare con il cugino mentre l’altra sorrideva sorniona, era proprio cotta di quel ragazzo il bello era che lei non lo aveva mai conosciuto ma solo le foto e le descrizioni del suo carattere l’avevano fatta cadere come una pera cotta ai piedi del cugino di Ile.
-Liam buona fortuna davvero-
-grazie piccola mia, facciamo che se vinco di vengo a trovare?-
-certo, ma se non vinci prova comunque ad arrivare perché ho bisogno di un tuo abbraccio-
-vincerò solo per questo-
 
-ci vediamo tra una settimana- annuncia Lily baciando una guancia di Ilenia. L’altra annuisce e l’abbraccia forte, le sarebbe mancata. Gira la testa, vede la neve, sorride e si raggomitola nel letto lasciando alle lacrime il libero arbitrio. Erano le uniche a farle sempre compagnia. Poi si alzò, asciugò il viso, sorrise e accese la tv su qualche canale di musica, incominciò a cantare mentre tutto spariva e Ilenia ritornava una ragazza e non una prigioniera della sua malattia. Andò allo specchio, si stropicciò gli occhi e rimase li, ferma. Era davvero lei? pelle e ossa? era davvero lei quella che non aveva nemmeno un filo di grasso? era lei quella sola? quella senza nemmeno più un amico? era lei che non poteva correre da suo cugino durante x-factor per dirgli buona fortuna? era lei? quella che era diventata brutta solo per colpa sua?  si, era lei e ora se ne rendeva conto perché le mancava, le mancava terribilmente la mamma, le conversazioni con il papà, le grandi feste, i suoi migliori amici che continuamente le dicevano che era perfetta, le mancava uscire con Lily a prendere un gelato, le mancava viaggiare, le mancavano i nonni, le mancava Liam. Le mancava la vera New York ed era stufa, stufa marcia di quel bianco pallido e spento. Stufa di tutto quel via vai di medicine, di pillole, di flebo e bilance. Era stufa di sussurri, occhiate, abbracci per pena, per sofferenza come se potessero alleviare il dolore. stufa del rosso sulle sue braccia, delle cicatrici, stufa di non poter mangiare un bel kebab senza vomitare dopo, stufa di non poter guardare la neve cadere veramente. Stufa di essere sempre la stessa paurosa ragazza. Stufa di non sorridere più. stufa di quella stanza bianca e spenta. Sorrise. si legò i capelli e alzò il volume della musica. Demi Lovato. un respiro, si abbassa, un respiro, fruga nella valigia, un respiro, sorride. Corre in bagno, si fa una doccia. Stufa di non essere Ilenia Dan ma un robot senza emozioni. Stufa di un ospedale. Stufa di vivere in una stanza bianca.
Prese il suo giubbotto di pelle nero, si aggiustò l’orecchino e si guardò allo specchio. I jeans facevano sembrare le sue gambe giuste, non due stecchini. Il maglione copriva le sue forme e la giacca di pelle la riparava dal freddo. Un velo di trucco e un sorriso che non le si addiceva per niente. Non lo ricordava nemmeno com’era un sorriso lei che sulle sue labbra sentiva solo i denti strapparle la carne per il nervoso, sulle sue labbra sentiva il sapore delle sue lacrime e del vomito. Sulle sue labbra quel sorriso non c’era mai stato. Si avvicinò alla porta con il borsone in mano. Voleva scappare. Via, veloce. Andare da Liam, dire addio a New York, dimostrare di essere forte. 16 anni, lei aveva solo 16 anni ma si era distrutta la vita e voleva rimediare. Sospirò. Allungò una mano tremante e afferrò la maniglia fredda. Era in acciaio, mentre la porta era bianca e liscia. Nulla sopra. Spenta. Senza emozioni. Il cuore accelerava e poi si fermava. Un infarto, la morte e ricominciava. Non sapeva se era giusto ma aveva bisogno di fuggire, aveva bisogno di vivere ancora per un po’. La sua malattia l’avrebbe uccisa? ok, ma fuori di li. Fuori dallo sguardo accusatorio, di pena, di sfida, di rimprovero di dottori, malati, famiglie e ragazzi. Respiro. Si avvicina alla maniglia. Respiro. Freddo. Respiro. La tira un po’. Respira. Sbircia fuori. Nessuno. La apre ancora di più. Respiro. Due respiri. Tre respiri. Esce. Nessuno. Silenzio. Natale. Liam sarebbe rimasto con la famiglia a casa. Respiro. Cammina. Respiro. La neve. Respiro. Un brivido di euforia. Respiro. Una finestra aperta. Respiro. Paura. Un dottore. Corre vicino l’ascensore, lo chiama. Eccolo. Entra e si accascia al suolo. Poche volte le era capitato di essere così agitata e viva, si sentiva maledettamente viva. Si alza, si pulisce, sorride ancora. Esce. Sente il freddo pungerle la pelle coperta, la neve le si posa sulle spalle, i capelli le coprono il viso per un po’. Profuma di miele, come il suo shampoo. Vede la fermata del bus, sorride. Si chiude il giubbotto un bel respiro e attraversa la strada. Il bianco scompare e vede un autobus arrivare. Sorride, non li ricordava per niente. Salta su, paga il biglietto. Bello. Bello sentire il profumo della vita e non di disinfettante. saluta tutti. Forse è  pazza, o almeno lo sembra. Prende il cellulare, prenota un viaggio per l’Inghilterra. Felicità. Si siede su un seggiolino e osserva la neve di fuori, i grattacieli e le zone perfettamente verdi e pulite. I bambini ridono, si rincorrono, una bambina è li, da sola. La saluta con la mano infreddolita e si ricorda di lei, da piccola. Insieme ai suoi amici. Sorride prima di sfrecciare per la strada nella grande macchina. Si appoggia allo schienale, sfrega le mani per riscaldarle e manda un messaggio a Liam “sarò da te prima del previsto, mi mancavi troppo. il tempo e la distanza sono le cose che mi uccidono” e spegne il cellulare. Vede le ragazze passeggiare per le strade di NY indaffarate con la spesa, i regali, i loro fidanzati che le guardavano come si guarda una dea. Chissà Lily cosa stava facendo. Chissà se la stava pensando. certo, non smettevano un secondo di parlarsi loro due anche se da quando se ne era andata non aveva chiamato. Sarà in volto, pensò Ilenia tranquilla. Scese davanti casa sua, nessuno come previsto all’interno. Chiamò un taxi, fece una valigia e scrisse ai genitori una lettera, la sua ultima lettera per loro:
“Dite che sono malata.
Le malattie possono essere un raffreddore, un morbillo, può essere un tumore, un cancro, la febbre. La mia non è una malattia. La mia è paura e chiudendomi in quell’ospedale non mi curerete, non lo farete mai voi. Mi avete abbandonato. Mi mancate. Vi verrò a trovare forse quando starò meglio per dimostrarvi che vi amo e che non vi dimentico, mi avete deluso. Non siete più venuti a trovarmi. E’ natale ora, sono sola. Non ho nessuno con cui stare, in realtà parto, vado via. Non tornerò presto, non aspettatemi per cena. Lily non lo sa, non chiedete a lei. E’ partita per la Spagna, i genitori erano furiosi quando aveva rifiutato. Ho preso dei vestiti e delle scarpe. Non c’è nessuno in casa, lascio la chiave sotto lo zerbino. Fa freddo, ho fame. Già, ho fame. Quella stanza bianca mi fa sempre venire fame, la odio, la odiavo e l’odierò fino alla fine dei miei giorni, chissà se ci torno li dentro. Spero di no. Vi amo, l’ho già detto? lo ripeto. Vi amo. Grazie anche se mi avete lasciato, sono forte, ora. Grazie, anche se non ci siete stati, sono felice, ora. Grazie perché mi avete lasciato, so alzarmi da sola, ora. Grazie e basta, viaggio per non pensare, solo lui mi fa stare bene. Grazie, perché almeno me lo avete fatto conoscere voi. Grazie, non vi dimentico, vi porto nel cuore. Grazie, sono diversa ora. Grazie, sono stufa di non mangiare. Grazie, per avermi messo al mondo lasciandomi da sola ad affrontare tutto. Ho capito, sono io e non cambio, non posso. Grazie mamma, Grazie papà. La vostra grande delusione va via per un po’, divertitevi.
con amore.
Ilenia. x.
P.S. ho preso il gelato, avevo fame!”
Poi esce di casa con il gelato ancora in bocca e trascina i suoi piedi verso il taxi. Paga, sale, la sua carta di credito è ancora intatta. Non aveva speso nulla. Guarda l’orario, mezz’ora e sarebbe partita. Mezz’ora e la sua vita sarebbe ricominciata. Mezz’ora e nessuno avrebbe saputo del suo problema, mai più.
Ed era li, mentre solcava le nuvole e il cielo che sentiva che il suo mondo stava arrivando finalmente. Era li e sorrideva mentre si aspettava che qualche uccello venisse spiaccicato sul suo vetro o che qualcuno tirasse una bomba perché la sua vita è così strana che di tutto si sarebbe aspettata. Aveva mangiato un panino al tonno sull’aereo e una coca cola. Non pensava al suo stomaco che reclamava pietà, mangiava e ricordava ogni singolo sapore. Continuava a sentire le voci che le chiedevano di smettere ma era forte, lei era forte e non mollava!
^-^ CIAOOOOOO ^-^
ciao belle pimpe... sono tornata! non avete recensito nel primo capitolo ma qualche buon anima l'ha letto quindi ho continuato. aggiornerò se tutto va bene due volte a settimana.  per chi ha sprecato un po di tempo a leggere questa storia... vorrei sapere cosa ne pensate.
Buona Lettura! <3
  
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