Le spiegazioni saranno tutte alla
fine.
Sono allibita quanto sarete voi, giuro.
Behind the scenes of
the war.
Ino gridò.
La porta del rifugio si spalancò, ed
Ino riuscì soltanto ad urlare di nuovo, richiudendola d'istinto.
«I bambini!
Portate via i bambini! Almeno loro...» riuscì infine ad articolare, il terrore
che le spalancava gli occhi che tanto avrebbe voluto avere chiusi.
Non aveva
le armi con sé.
Non aveva nulla.
Non aveva neppure il tempo di
piangere.
A terra la radio gracchiava, i suoi compagni tentavano
disperatamente di chiamarla, ma non poteva fermarsi.
Scorse alle sue spalle
la figura di Hinata scappare con il bambino in braccio, e davanti a sé, prima
che la porta si spalancasse nuovamente con violenza e la coprisse, vide Tenten
trascinare con sé un gruppo di genin verso il retro.
Si rese conto delle
piccole mani che erano artigliate ai suoi pantaloni e incontrò due profondi
occhi castani, pieni di lacrime.
«Sakura!» chiamò con voce strozzata, mentre
delle farfalle bianche entravano dalla porta e si raggruppavano sul
soffitto.
Il primo ad entrare fu un uomo ancora avvolto in un mantello scuro
a nuvole rosse; questo cadde a terra e Ino riuscì a vedere che portava un arma
simile ad un arpione. Riconobbe il coprifronte graffiato che l’uomo portava al
collo, del paese del mare, e comprese subito che quello che sembrava un arpione
era un arpione. Elettrico.
Utile per colpire a distanza e uccidere anche un
jonin due volte più grosso di lei.
Si gettò su di un fianco, per coprire il
corpo della bambina e far sì che Sakura la portasse via.
Almeno lei,
Dio, almeno lei… Almeno i bambini…
E mentre veniva colpita,
dolorosamente, ferocemente, riuscì a sentire la presa della bambina che si
allentava, e il primo passo di Sakura verso la salvezza. Almeno per la
bambina.
Il suo ultimo pensiero fu che conosceva bene quella fronte
spaziosa, e sarebbe tornata indietro a vendicarla. Le diede della sciocca
per questo. Lo diede a tutte loro.
E sorrise.
***
Ino rideva,
consapevole dello sguardo di disapprovazione che Shikamaru lanciava al boccale
di birra che teneva in mano e che sbatté subito dopo sul tavolino di legno.
«Sembra che alla fine abbiano scelto davvero noi, sai che culo…» se ne uscì
infine, ghignando amaramente.
Tenten scosse la testa, e le sue lunghe trecce
castane dondolarono. «Sembra che le uniche a non scendere in prima linea saremo
noi.» cominciò con aria seccata, «Beh, ma a questo siamo abituate,
no?»
Sakura iniziò a sua volta a ridere, sciogliendo i capelli rosa costretti
in una coda durante le ore di lavoro.
«Sapevamo che sarebbe finita così, no?
Tutti questi anni ad allenarci, io come medico, dato che nei team c’è sempre
bisogno di un ninja medico, chi come te un perfetto cecchino, o come Ino una
perfetta spia… e alla fine “le donne restano con i bambini”.» rise
ancora.
«Temari-san no. Pare che a Suna ci sia una politica diversa.» si
intromise Hinata timidamente.
«È a Konoha che la politica è una merda.»
dichiarò Ino, versandosi della birra e trangugiandola tutto d’un fiato, tentando
di ignorare i suoi due compagni di squadra dall’aria preoccupata, che la
scrutavano pensando di non essere visti ma che lei poteva ben osservare da
dietro il vetro del proprio boccale. Una mano le scattò a sfiorare i propri
orecchini, che sfavillarono alla luce artificiale del
locale.
***
Sakura piangeva, consapevole dello sguardo triste che
Naruto le lasciava, mentre la salutava davanti al fronte.
«Devo andare,
Sakura-chan…» sussurrò il ragazzo, il sigillo vivente, l’arma segreta di Konoha.
Non aveva imparato a controllarlo, ma in caso di disfatta tutti sapevano che con
la Foglia avrebbe portato alla fine anche i propri nemici, liberando le code e il Kyubi.
Madara Uchiha era alle porte, e i suoi due luogotenenti, Pain e Konan,
sarebbero stati i primi ad essere inviati a fare razzie, come annunciatori
dell’apocalisse.
Sakura scosse la testa, negandogli il proprio saluto e poi
incatenando i suoi occhi verdi in quelli azzurri di lui.
«… la
promessa?»
Ino voltò il viso dall’altra parte, nauseata. Ancora quella
stupida promessa, ma davvero fronte-spaziosa non si era stancata di aspettare il
suo principe azzurro?
«…vuoi dire, Sasuke?»
«Voglio dire, che non puoi
morire prima di avermi riportato Sasuke-kun, e Sasuke-kun qui non c’è.»
La
kunoichi bionda sospirò, avendo compreso finalmente cosa volesse dire. Udì il
rumore di un abbraccio d’addio, e non le piacque, e poi qualche mormorio di
rassicurazione che non poté comprendere ma che, ne era sicura, non le sarebbe
piaciuto altrettanto.
Due ombre che lei ben conosceva si stagliarono sul suo
corpo e sul muro di legno dietro di lei, ma non spostò lo sguardo su di
loro.
«Non ci saluti?» domandò la voce canzonatoria di Shikamaru.
Sapeva
che stava soffrendo. E lui sapeva che lei ne era a conoscenza.
«Non vedo
perché dovrei.» rispose seccamente la ragazza. Poi finalmente li guardò,
giocherellando coi propri orecchini che sembravano improvvisamente
opachi.
Erano cresciuti, in quegli anni. Shikamaru e Choji sembravano le copie
dei loro padri oramai. E lei se ne accorgeva soltanto ora.
«Tanto entro una
settimana sarete di nuovo qui a farvi curare le ferite, e io vi riderò in
faccia.»
I volti degli altri due si distesero appena, perdendo almeno la
preoccupazione che avevano per lei.
«Non essere troppo dura con noi, quando
ci benderai, capito?»
«E non parlare male della Radice o del consiglio mentre non ci siamo, sai
che se passi per traditrice sei morta.»
«Sì mamma, sì papà.» rispose lei con
un sorriso malizioso.
***
Hinata si asciugò il sudore dalla fronte,
mentre cullava il bambino della sua vecchia insegnante ora
addormentato.
«Pensavo…» esordì in un sussurro, ed Ino dovette piegarsi per
udirla meglio, «… pensavo che non li avremmo visti poi così spesso.»
«In
effetti i grand’uomini erano convintissimi di partire per la guerra finale, e
invece li vediamo un giorno sì ed un giorno no…» confermò Sakura divertita,
tornando dal retro.
I bambini dopo essere stati da loro venivano spediti
direttamente in un passaggio sotterraneo, che li portava al palazzo dell’Hokage.
In quel periodo il nemico cercava ogni modo per colpire, comprese le trappole ai
più ingenui, come erano appunto i bambini.
Ino si lasciò cadere su di una
poltrona macchiata e vecchia, togliendosi i guanti sporchi di sangue. Proprio
quel pomeriggio aveva dovuto estrarre un meccanismo potenzialmente esplosivo dal
braccio di un bambino di nove anni, e dopo esserci riuscita, non senza
difficoltà, era andata a vomitare in bagno. Lo faceva meccanicamente ormai,
ogniqualvolta ad arrivare tra i feriti vi erano bambini, specie se molto
piccoli.
Hinata piangeva, lei vomitava, Sakura usciva a tagliare legna e
Tenten si sfogava al tiro al bersaglio, quando erano bambini.
«C’è silenzio
nelle file, a quel che ha detto Lee.» le informò Tenten.
«Per lui sarebbe
silenzioso qualunque luogo.» ribatté Sakura divertita. Aveva ancora il viso
segnato dal pianto, eppure agiva come se stessero facendo una scampagnata. Da una
parte la trovava irritante, dall’altra Ino la comprendeva e la sentiva
confortante.
«Sì, ma… stavolta Neji era d’accordo.»
«Merda. La quiete prima
della tempesta quindi.» si lamentò Ino, «Spero solo che Choji ci riporti presto
le armi, dopo il controllo.»
«Non essere sciocca, sai bene che per arrivare
sin qui i nemici dovrebbero battere le guardie, li sentiremmo... » la
contraddisse Sakura, legandosi nuovamente i capelli in una coda col proprio
nastro rosso.
«Lo so, Sakura. Ma passare attraverso le file amiche in
battaglia, quando tutti sono occupati a non morire, non è particolarmente
difficile, e ne bastano pochi per attaccare noi. Hai visto anche tu che vogliono
colpire Konoha dalle fondamenta.» le fece notare la bionda, alzandosi in piedi e
cominciando a girare avanti ed indietro.
Hinata rabbrividì a quelle parole.
«E’ così ingiusto…»
«È la guerra. Ovvio che è ingiusta. Ma quelli sono
veri e propri animali.» concordò disgustata Tenten.
Ino ghignò amaramente. Sakura
sospirò.
Come sempre, le loro reazioni erano agli opposti.
***
Un
jonin inviato dalle file della Radice bussò alla porta del consiglio degli anziani, ed entrò senza
attendere risposta.
«Perdonatemi, ma abbiamo conferma che si sono infiltrati,
come temevamo… e pare che tra di loro stavolta vi sia la donna in persona, che
ha sfruttato la sua capacità di trasformarsi in carta per passare.» li informò
velocemente. Ancora non poteva credere che esistesse quel jutsu, sembrava un
incubo: tutte le misure di sicurezza erano state vane.
Gli anziani restarono
fermi alla finestra, osservando il tramonto.
«Konan quindi?» ripeté scandendo
le parole uno di loro.
«S-sì, signore.» confermò il soldato, inquietato da
ciò che gli sembrava stesse per accadere.
«Informa Hatake di ciò.»
Il
soldato s’irrigidì. «Sì signore, ma è il più lontano da… vede, Konan e il suo
gruppo si stanno dirigendo al rifugio per i feriti.»
Gli parve di scorgere
un sorriso soddisfatto sulle labbra di un’anziana, e rabbrividì. Kakashi era
alleato con il Quinto Hokage, ed entrambi non vedevano di buon’occhio la Radice e
anziani, ampiamente ricambiati.
Andando ad avvisare lui, ci sarebbero voluti
dieci minuti, e a Konan ne sarebbero bastati cinque per arrivare.
Questa era
la loro punizione, dunque?
***
La radio riprese finalmente a
funzionare, mentre Sakura conduceva alcuni degli ultimi feriti sul retro, dove
un gruppo di rospi lasciati lì da Naruto e dai suoi allievi facevano da
portantine fino al cuore di Konoha. La prima volta che li avevano visti, lei ed
Ino aveva gridato con tutto il fiato che avevano in gola, e poi ne avevano riso.
Sakura sorrise, pensando a come la guerra le avesse costrette a vivere tutte
insieme, come se non fosse mai accaduto nulla, come se fossero sempre state
amiche, e come tutto sembrasse naturale, quando la sera non vi era più sangue
per il rifugio ma solo un buon odore di disinfettante, e loro si riunivano per
mangiare e chiacchierare del più e del meno.
Ino afferrò l’apparecchio, e
disse un: «Vi ricevo.»
«Ah, Ino, sei proprio tu! Come state?»
«Kiba, ci hai
viste ieri, cosa vuoi che sia cambiato?» domandò ironica la ragazza. Sentì del
trambusto e a parlare dopo fu Shikamaru. La mano di Ino saettò a torturarle l'orecchino, come sempre quando li sentiva dopo un periodo di lontananza o quando
era a disagio.
«Lascia stare Kiba, ascoltami: come saprai stiamo verificando che
le armi non siano state rese difettose o tossiche da quell’esplosione tossica di
due giorni fa…» fu interrotto dalla ragazza.
«Sì, Choji è già passato a
prenderle. Immagino stia per tornare, tranquillo.»
Vi fu un silenzio dall’altra parte che la mise all'erta, ed Ino sollevò uno sguardo interrogativo verso Tenten
che alzava le spalle mentre passava, giocherellando con un kunai, unico
superstite al controllo dell’Akimichi. Una bambina di cui non ricordava ancora
il nome si fermò lì invece, e si attaccò con aria spaventata alle gambe di Ino. La
kunoichi tentò di rassicurarla carezzandole i capelli, tentando di udire ancora
attraverso la ricetrasmittente il motivo della mancata risposta di
Shikamaru.
Udì ancora voci in lontananza, sembravano chiamare
qualcuno.
«Choji! Sei già andato da loro senza dirci nulla?» sentì chiedere a
Naruto. Sembrava nervoso, ma non capì perché.
Poi si rese conto che Choji non
poteva essere lì. Sarebbe dovuto andare da tutt’altra parte per controllare
l’effettiva pericolosità delle loro armi e di tutti gli oggetti di
metallo.
«Ma di che diavolo parli? Io sto andando ora!»
Un brivido le
corse per la schiena, la gola che gli si era seccata improvvisamente.
Si
voltò di scatto verso Sakura, che tornava solo allora e camminava lentamente,
notando lo sguardo dell’amica che sembrava gridare.
Hinata smise di
canticchiare la ninna nanna per il figlio di Asuma e Kurenai, e si fermò sul
posto.
«Ma se non era Choji… chi è venuto a prendere le armi?» domandò ad
alta voce, perché le altre potessero sentire.
Non era possibile che fosse un
nemico, gli shinobi della Radice si occupavano di identificare chiunque prima di lasciarlo entrare
nella seconda barricata.
I
root.
Fu un attimo.
La testa di Sakura scattò verso la porta, o più
precisamente verso uno stipite, da cui potevano vedere una flebile luce arrivare
dall’esterno, la luce della luna.
E per quell'attimo, questa luce fu
oscurata.
Ino gridò.
***
Una volta Shikamaru aveva
accennato alle ultime parole del loro maestro. Pare che Asuma ci tenesse
particolarmente ai bambini, dato che loro erano il futuro di Konoha.
Sbatté
ancora il boccale di birra sul tavolino, che ondeggiò pericolosamente.
«Ci
sto.»
Le altre la guardarono, spostando poi lo sguardo al boccale
vuoto.
«No, non lo dico perché ho bevuto. Ma anche i bambini hanno bisogno di
una protezione valida.»
Sakura smise di ridere, e ci pensò su.
«Immagino
di sì, e poi non abbiamo scelta.» confermò, con gli occhi che le si
offuscavano.
Pensa a Sasuke… comprese Ino, riconoscendo i segni. «E voi due?»
chiese rivolta ad Hinata e Tenten.
Hinata si limitò ad annuire pensierosa,
mentre Tenten sbuffava.
«Come Sakura… tanto non abbiamo scelta.»
«E poi,
speriamo di avere lo stesso trattamento quando tutti avremo dei figli nostri.
No?» suggerì Ino facendo loro l’occhiolino.
Hinata arrossì, Sakura riprese a
ridere e Tenten fece le corna, per poi indirizzarle una linguaccia.
I ragazzi
tornarono a trovare interessante il bancone, imbarazzati.
Ino si alzò,
muovendosi sinuosamente sino a loro, e si mise tra Shikamaru e Choji,
prendendo un paio di patatine dall’uno e porgendo il proprio boccale vuoto
all’altro, perché fosse riempito.
«Brindiamo, team dieci.» li invitò con un
sorriso. Stava seguendo il consiglio di Asuma, proteggere i bambini, tanto
valeva seguire anche quello che diceva di ricordare sempre che erano il team
dieci.
Shikamaru una volta tanto non si lamentò e riempì il boccale alla
ragazza, mentre Choji faceva lo stesso col proprio.
Spoiler.
Ben presto si udirono il tintinnare
del vetro e la voce annoiata di Shikamaru dire: «Al team dieci.»
Poi fu il turno di quella
emozionata di Choji: «Sempre.»
E infine quella sicura di Ino: «Come avrebbe
voluto Asuma-sensei.»
Naruto intervenne, sollevando il proprio: «E a tutti
i team e i sensei presenti! Un "in bocca al lupo"!»
Tutti alzarono il proprio
boccale in un muto assenso.
***
Quella mattina, quando il
sole si levò, la guerra era finita.
La volpe a nove code si era infine
liberata senza attendere oltre, e aveva sbaragliato le file nemiche compreso
Madara stesso, non senza l’aiuto degli altri. Sasuke compreso, che era infine
tornato e senza la minima spiegazione aveva combattuto al fianco di Konoha.
Naruto era infine riuscito a riprendere il controllo, ma non prima di aver
indirizzato la furia del demone al palazzo dell’Hokage, dove si trovavano gli
anziani ancora riuniti.
Polverizzato quello, si erano infine tutti fermati esausti,
mentre Kakashi e Yamato si premuravano di sigillare ancora una
volta il Kyubi.
Nessuno ancora, meno i suoi compagni e il suo maestro, sapevano che quella notte la
furia si era scatenata solo in seguito ad un grido di
dolore.
Avevano compreso subito come i nemici fossero arrivati sino
all’infermeria, ed evidentemente, visto l’ultimo attacco della volpe, anche Naruto
vi era arrivato.
Ciò che neppure i suoi compagni ed il suo maestro sapevano,
era che Naruto, ora che la sua promessa era stata mantenuta e che la persona a
cui avrebbe dovuto renderne conto non c’era più, si era lasciato morire dentro
la volpe a nove code.
E così, una volta sigillata, lui giacque a terra senza
vita.
A passo funebre molti si diressero oltre la prima barricata, arrivando
infine al rifugio. La porta ancora spalancata che sbatteva per il vento, l’odore
di sangue a cui ormai si erano abituati che ora percepivano particolarmente
disgustoso, ad accoglierli soltanto il silenzio.
Niente lacrime, abbracci,
grida festose, sorrisi.
Oltre la soglia, sapevano chi avrebbero
trovato.
***
Shikamaru gettò l’ultimo pacchetto di sigarette della sua
vita a terra, e proseguì stancamente verso quella lapide.
La morte del
maestro che fumava sempre per cominciare, la morte della compagna che sempre lo
sgridava a causa di ciò per smettere.
Choji accanto a lui, vestito di nero,
non mangiava. Era dimagrito molto, il dolce e gentile Choji.
Gli altri, in
una fila casuale dietro di loro, anch’essi vestiti di nero, sembravano tutti
invecchiati, induriti.
Non era così che doveva finire.
Shikamaru alzò lo
sguardo osservando i sei volti degli Hokage scolpiti in pietra, e l’ultimo, il
più recente, sembrava quasi la copia di quello di suo padre, il Quarto. Il viso
di Naruto spiccava per la giovane età, era stato nominato Hokage per aver salvato Konoha,
primo ad esserlo diventato con la morte, anche in questo molto simile al proprio
padre che non lo era stato per molto tempo ma la cui fine eroica l’aveva reso
immortale nei ricordi di tutti.
Abbassando lo sguardo si rese conto di essere
arrivato.
Gli altri si erano fermati parecchi metri prima per rispettare la
sua riservatezza, e ciò gli fece venire la nausea.
Se non fosse stato
sicuro che si sarebbe messo a piangere disperato subito dopo, ne avrebbe
riso.
Nessuno di loro sapeva come comportarsi, ma una cosa era certa: nessuna
di loro aveva più bisogno d’intimità.
Quattro lapidi erano lì ad
aspettarlo.
Su di una vi era un nastro rosso che sbatteva spinto dal vento.
Il nastro di Sakura. Era stato Sasuke a portarlo lì.
Su di un'altra vi erano
due kunai. Neji e Lee avevano lasciato i propri alla maestra d’armi di Konoha.
Sulla
terza un giglio bianco. Kiba e Shino avevano preso il fiore più comune nelle tombe, simbolo della
purezza, per la loro compagna assolutamente non comune e perfetta.
Nell’ultima stavano un paio di orecchini. Ora
che il sole era nascosto dietro le nuvole, sembravano opachi come il giorno in
cui Ino li aveva salutati al fronte, e non riusciva a guardarli.
Shikamaru si
chinò davanti a questa e posò un mazzo di fiori viola, il suo colore
preferito.
«Ho smesso di fumare, visto?» domandò, sapendo che non avrebbe
ricevuto risposta. «Non era quello per cui mi stressavi sempre?» continuò, con
una nota irosa nella voce, strappando qualche stelo d’erba.
«Alla fine, si
sono salvati tutti i bambini, sai? Ce l’avete fatta. Complimenti.» aggiunse,
sarcastico. Poi gettò via gli steli d’erba che stava strappando, e fissò
dolorosamente lo sguardo sulla foto sorridente di Ino:
«Ma tu, non dovevi
rendere Konoha migliore per poterci crescere i tuoi figli? Che figli puoi avere
ora, me lo spieghi, Ino? Va bene che sei sempre stata poco intelligente, ma a
questo dovresti poterci arrivare anche tu: i morti non hanno figli. E per la
cronaca, non dovevi ridere di noi mentre ci bendavi? Come puoi bendarci o
ridere? Torna qui e…» si bloccò, rendendosi conto che era inutile arrabbiarsi
con una foto.
«Fa male, sai?… Dovevi essere qui con noi a festeggiare, e
invece… non festeggia nessuno. Non senza di voi. Mi manchi tanto, Ino…» riuscì
infine a dire, con un groppo che saliva lentamente alla gola. Ora era lieto che
gli avessero lasciato un po’ di spazio per parlare con lei. «Da una parte ti
odio, per essertene andata così’, dall’altra sono fiero di te. Sei morta per
salvare dei bambini, come avrebbe fatto il maestro… e sei morta per ciò in cui
credevi. Ovunque tu sia saprai che gli ANBU della Radice vi hanno tradite, probabilmente perché
sapevano bene che voi non sareste mai state a guardare i loro sporchi affari
senza fare nulla… ora non c’è più alcuna Radice, Naruto si è fatto prendere la
mano… e quell’altro stupido poi vi ha raggiunte infine. Ma ti raggiungerò anche io,
Ino. Te lo prometto. Non subito però, o Choji resterebbe solo, e poi so che tu
non vorresti questo, tu vuoi che noi viviamo... Continuerò a venire ogni giorno,
comunque. Sì, persino io, il pigro Nara, verrò qui a salutarti e a portarti
fiori ogni giorno, perché non ho intenzione di dimenticarti. E tu non
dimenticare noi, guardaci, va bene?»
Continuò a fissare la foto di Ino,
finché non sentì gli occhi bruciare. Si tirò in piedi con uno sforzo che gli parve sovraumano,
e andò verso i propri amici.
Gli orecchini che avevano lasciato accanto a
quella foto, sfavillarono senza che i raggi del sole li toccassero.
Era una
conferma.
Note d'autrice, necessarie a
capire.
Io, uh, sono dispiaciuta.
Non so cos'è. Veramente. E' che ho scoperto la storia
dei Potter, dopo anni a dire che mai avrei letto Harry Potter, e me ne sono
innamorata. Mi sono innamorata dell'immagine di una donna che grida con un
bambino in braccio, tentando di chiudere una porta con le sue esili forze,
mentre questa viene spalancata violentemente.
Mi sono messa anche ad ascoltare le canzoni dei
Dashboard Confessional, che ormai adoro, ed in particolare Don't Wait, ed anche
Life Is Beautiful dei Vega 4, che su yuotube sono state appunto usate per dei
video LilyxJames che vi consiglio, ed ecco il risultato.
Immagino di dover spiegare i salti
temporali.
Una sorta di "Inzio a scrivere dalla fine" nel cosidetto
prologo, se così vogliamo vederlo. La fine di una giornata di guerra e la morte
di Ino, prima di tornare indietro e vedere come si è arrivati a qualcosa di
simile.
Il paragrafo primo dopo gli asterischi. All'inizio è
scontato. Siamo nel clima pre-guerra finale, quello che tutti avvertono quando
ci si trovano, ed alle donne è stato proibito di combattere, tolte le jonin. I
ninja medici devono restare dove ce n'è bisogno, le nobili anche, e Tenten è
chunin, quindi sono tutte ingabbiate indietro. Non so perchè ho messo così in
evidenza le differenze di reazione tra Ino e Sakura. La risata amara della prima
ed il pianto sincero dell'altra, come si nota nel paragrafo dopo. Mi piacciono
quelle due assieme.
Tutti i sorrisi di Ino sono amari, consapevoli.
Tranne i due che rivolge ai suoi compagni, il primo quando li invita a brindare,
il secondo quando li prende in giro chiamandoli mamma e papà.
E saltando al paragrafo dopo, arriviamo al momento del
saluto tra compagni di squadre ormai divise, e finalmente Sakura si sfoga
piangendo. Si passa dall'inizio del precedente "Ino rideva" a "Sakura piangeva"
sia per sottolineare le differenze tra le due sia per mostrare il cambiamento
negli animi. Inoltre non so perchè ma ho visto le cose dal punto di vista di
Ino, ed Ino è cresciuta. Spero si sia vista anche la crescita di Sakura che
ormai più che a Sasuke pensa a Naruto e di Ino che ama i suoi compagni. E
Shikamaru in particolare. Perchè sono una mosca bianca.
Ci ho visto tutto l'amore del mondo dietro e se siete mosche bianche,
vedetecelo anche voi.
Al terxo paragrafo siamo già in guerra, poco prima del
colpo finale. Come ho ampiamente spiegato, si trovano tutte in una casupola di
fortuna, dove mandano i soldati al fronte perchè si curino velocemente ed i
feriti meno gravi, per modo di dire. A Konoha regna il caos anche a causa della
radice che vuole prendere il potere alle spalle dell'Hokage, e i ninja cresciuti
a pane e Tsunade non possono concepire ciò. Tutti lo sanno, ed ecco perchè si
sfrutta l'occasione per liberarsene.
Ecco perchè nel quarto paragrafo leggiamo di come
mandino a chiamare a tempo peso aiuti lontanissimi, tanto per non essere
accusati di non aver agito. Le lasciano a morire, e sono loro ad aver inviato
qualcuno dall'aspetto di Choji per prendere le armi delle ragazze, ben sapendo
tutto quello che era successo prima degli altri. La storia del veleno e tutto il
resto.
Quinta parte, la parte più orribile per me, che
ricollega al prologo con quel finale di Ino gridò. La tensione cresce mentre Ino
si rende conto alla radio che quello non era Choji, che quello era uno della
radice mandato a prendere le armi per lasciarle senza protezione, e poi l'uomo
dall'arpione, che non esiste ma fa niente, arriva dietro la porta e la spalanca.
Ha aperto anche il passaggio a Konan, che arriva sottoforma di origami. Le
farfalle del prologo appunto.
Sesta parte [era così lungo?] siamo tornati alla fine di
ciò che accade al locale, nel primo paragrado. Dopo tante risatine false INo si
ricompone, e se lo fa lei lo fanno anche le altre perchè Ino non è mai seria, e
decidono di obbedire. In qualche modo lei sa che moriranno, ma non chiedetemi
come.
Settima parte, arriviamo alla fine vera e propria di
quella orribile giornata piena di morti, il continuo del prologo. La guerra è
finita. non so perchè ho lasciato morire anche il povero Naruto, ed ho pensato
che anche Sasuke sarebbe stato lì. Ricollegando agli ultimissimi capitoli del
manga non è neanche del tutto probabile che intervenga e resti al fianco degli
altri, a patto che gli anziani muoiano, cosa che è in effetti accaduta.
E infine l'ultima vera parte. Tutti che vanno a salutare
le ragazze, che dovevano per modo di dire essere al sicuro. Ho toccato solo
Shikamaru perchè "vedi la parte mosca bianca" e perchè tutte
noi sappiamo che quando si tratta di Shikamaru ed Ino sono i migliori per
l'angst, insieme a Sasuke e Sakura. I simboli lasciati sulle tombe li adoro,
senza un motivo particolare, forse perchè piacerebbe anche a me avere un
simbolo. E ora cado sul macabro, lo so. Ringrazio Akami per avermi detto
dei gigli e del loro significato. Shikamaru, per la cronaca, evita di
suicidarsi mentalmente e si trattiene dal rinfacciare ad Ino che i figli li
doveva avere con lui, un maschio ed una femmina, unica cosa rimasta invariata
nei piani del ragazzo che da bambino prevedeva una moglie non troppo bella nè
troppo brutta ed uno stipendio decente.
E Sasuke ama Sakura e potrete immaginare la depressione che volete ora che è tornato a Konoha ed è l'unico superstite dei suoi compagni di team.
Per quanto riguarda gli orecchini, non a caso brillano, dato che Ino li toccava di continuo e quindi la luce li colpiva. All'inizio sulla tomba erano opachi perchè Ino non era lì, ma a fine discorso... beh, evidentemente Ino ha sentito. E non li scorderà mai.
Non la definirò uno schifo, perchè non l'ho capita mica tanto, ma è solo un espressione scritta dei miei sentimenti di fronte al sacrificio di Lily Evans Potter e dell'immagine che mi perseguita. Dovevo scrivere qualcosa in cui morivano tutti ed era questo il fulcro della questione. Morire. Sacrificarsi per dei bambini. Gli amici che sopravvivono loro malgrado.
Vi amo se siete arrivati fin quì XD
Alla prossima!
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