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Autore: LadyRainbowCaos    24/04/2014    5 recensioni
Avviso: Puro Angst. NOn so che mi è preso. Sono i pensieri di Regina prima della sua morte. Non so collocare la mia one shot in un dato momento del telefilm.. Credo che possa essere fatto in qualsiasi momento di depressione e dolore di Regina a Storybrooke. Chiedo scusa per la tristezza di questa OS ma davvero.. sarà un periodo così.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il sangue  ti scorre sulle nocche bianche bagnandoti i polsini della camicia e l’unica cosa che puoi fare è  emettere un urlo silenzioso che mai nessuno sentirà e al quale nessuno accorrerà in tuo aiuto.
Sei sola.
Ed è li, mentre la mano continua a sporcarsi di sangue e la ferita ti brucia, che senti il tuo dolore interiore affievolirsi, solo per qualche secondo.
Pochi instanti ma abbastanza per farti alzare dal pavimento.
E non sai come ti trovi in cucina, l’alba che dipinge la stanza di colori tenui attraverso la finestra.
Ci sono piatti sporchi nel lavabo.
L’ultima cena avuta con tuo figlio giace malamente in un lavandino sporco.
Una volta saresti impazzita nel trovare così sporco nella tua amata cucina, ma ora come ora ti senti così sporca dentro che non ti interessa altro che mettere a tacere il tuo corpo e la tua mente e stare finalmente in pace.
Osservi il melo dalla tua finestra, sta morendo.
Le foglie gialle e le mele marcie al suolo sono un chiaro segno del suo destino infame.
Ed è li che ti chiedi se il tuo e il suo destino siano legati.
Niente e nessuno può capire il dolore inimmaginabile che senti dentro, un dolore che ti porti dietro da anni ma che solo ora è insopportabile.
Prima veniva soffocato dall’odio e dalla rabbia verso Biancaneve, ma ora che hai perso tutto di nuovo l’odio è sparito lasciando un enorme vuoto che piano a piano ti priva dell’aria.
La notte non dormi e cerchi di mettere a tacere i tuoi demoni con l’alcool mentre di giorno passi il tempo rannicchiata nel letto di tuo figlio.
Il suo profumo sta  sparendo dal cuscino ma tu ti aggrappi ad esso convulsamente versando calde lacrime amare.
Inconsciamente mentre pensi a Henry stringi la mano a pugno e sibili quando una fitta di dolore ti attraversa la mano obbligandoti subito a distenderla.
E per un momento, un momento soltanto la pressione sul cuore si affievolisce lasciandoti respirare.
Ora hai un coltello in mano, non ricordi nemmeno quando ti sei avvicinata al bancone e hai aperto il cassetto ma non ha importanza.
Ridi da sola quando realizzi che sei in cucina con un coltello in mano e non stai per cucinare per tuo figlio.
I ricordi felici di Henry ti scorrono nella mente veloci ma  non hanno l’effetto desiderato.
Sono come un colpo al cuore e il dolore si intensifica obbligandoti ad appoggiarti al bancone e spalancare la bocca nel vano tentativo di respirare.
Il primo taglio viene con velocità e non senti nulla.
Non è che un graffio.
E ti maledici perché non è quello che volevi, quello di cui avevi bisogno.
Ci riprovi e sospiri di sollievo alla prima goccia di sangue.
Continui  così imperterrita concentrandoti sul dolore che ti stai provocando e non su quello che ti violenta il cuore da anni ormai.
Il sangue sgorga dalle ferite a gocce macchiando la camicia tinta ormai di un forte color cremisi.
Ti fermi solo  quando il braccio è totalmente marchiato dal coltello, il sangue che cola cadendo a piccole gocce sul pavimento.
Dovresti pulire, medicarti i tagli e cambiarti d’abito ma l’unica cosa che riesci a fare è osservare sconvolta i tagli sanguinanti sul braccio.
Li tra tante ferite sconnesse c’è qualcosa.
Qualcosa che ti uccide dentro.
Una semplice parola, non ti ricordi nemmeno il momento in cui l’hai incisa, che ti stringe il cuore in una morsa letale.
“MALVAGIA”
Stringi  la mascella iniziando a piangere mentre inconsciamente e con rabbia ti accanisci sull’ altro braccio ancora intonso.
Persino il tuo subconscio si prende gioco di te.
Il sangue inizia a scendere in maggior quantità e sempre più velocemente.
Non avevi di certo programmato questo  ma sinceramente che differenza fa?
Volevi la pace no?
E la pace otterrai
Il coltello cade dalle tue mani tremanti mentre tu scivoli priva di forze a terra.
Il sangue sta formando una pozza che ora va a sporcare anche la tua gonna, la tua preferita.
Giri a fatica la testa verso la finestra e osservi il sole mattutino illuminare tutta la città.
Sospiri lentamente, le lacrime a rovinarti il trucco, un braccio in grembo e l’altro riverso a terra, palmo al cielo.
Il sole illumina la tua figura esile e morente e il sangue luccica sul pavimento.
E in quel brevissimo istante prima di morire ti chiedi se forse qualcuno verrà a salvarti, almeno per una volta.


 
Alla fine nessuno è venuto per te.
Sei morta da sola rannicchiata in un angolo della tua cucina.
Ti hanno trovata diversi giorni dopo per puro caso.
Li, riversa nel tuo stesso sangue secco, la pelle bianca e marmorea, le labbra viola e gli occhi aperti privi di vita a fissare il cielo fuori dalla finestra.
Solo in pochi si sono chiesti cosa ti sia successo e nessuno si è mai preso la briga di rispondere a quelle domande.
Non c’è stato nessun funerale , nessuno sarebbe venuto e sulla lapide  solo il tuo nome e la data di morte, in fondo nessuno si è mai premurato di sapere quando fossi nata.
Solo Henry ha pianto per te, per poco.
Un abbraccio dalla sua vera madre e il calore di una vera famiglia hanno lenito presto il suo dolore.
E come un vecchio libro sgualcito e polveroso, dimenticato su una mensola, verrai dimenticata.
   
 
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