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Autore: everyteardropisawaterfall    24/04/2014    1 recensioni
Due ragazzi che non si assomigliano, se non per un particolare: la loro bellezza. E lo straordinario potere che i loro sguardi hanno su Aline. I loro occhi azzurro-cielo, attraevano alla stessa maniera la ragazza.
Due segreti celati al resto del mondo, un duplice amore, una lotta tra Bene e Male.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Oceano Atlantico, SeaFrance.
Ponte esterno 9, ore 21:32.
"Dai Jess! Entriamo! Muoio dal freddo qui fuori"
"Aline, è l'ultima sera..che cazzo te ne frega di un fottuto giubbotto? O di una fottuta influenza?Viaggi come questi se ne fanno una volta nella vita, specie con i propri compagni di classe!
E dai, sorridi un po'! È l'ultima sera che passiamo qui. Domani pomeriggio saremo già arrivati in Sicilia."
Odiavo Jessica quando faceva così. Lei aveva il suo bel giubbotto che la riscaldava, e io, come una cogliona, su una nave in maniche corte.
Sentivo l'influenza che mi attontiva, il mal di testa che via via si faceva largo.
"Dammi le chiavi della cabina, entro dentro." sbottai, allora.
"Io sto andando dagli altri, sono al bar. Sicura che non vuoi proprio venire?" mi chiese incerta della mia reazione.
"Si, si, tranquilla. Ci vediamo dopo."
E a quelle parole mi ritrovai le chiavi della cabina n° 1445 nelle mani.
Contemporaneamente prendemmo due strade diverse. La vidi salire le scale che portavano al ponte 10, mentre io mi incamminavo verso la porta.
La aprii e fui subito invasa dal calore che quell'ambiente emanava. Mi chiusi la porta alle spalle.
Mi sentivo da schifo. L'influenza continuava il suo corso.
Camminai tra quegli intricati corridoi per arrivare alla mia cabina, e ad un tratto non ce la feci più.
Mi appoggiai alla porta di una cabina a caso, per il mal di testa straziante.
Restai in quella posizione per diversi minuti, all'impiedi, con gli occhi chiusi e la testa appoggiata alla porta.
All'improvviso la porta si aprì e per poco non vi caddi dentro.
Sentii un'imprecazione e alcune risatine soffocate.
Quattro ragazzi mi stavano fissando con uno sguardo curioso.
Un altro, alto, biondo, mi osservava con una certa rabbia tra i suoi occhi azzurri ghiaccio.
Un pensiero si fece largo nella mia mente:'fuoco tra il ghiaccio', i suoi occhi erano così in quel preciso istante.
"E tu chi cazzo saresti e perché eri appoggiata alla MIA cabina?!" esclamò il biondo con ostilità.
Ma chi cazzo si credeva? Nonostante il malessere, il timore e una certa ansia che mi bloccava le articolazioni, mi imposi di parlare il più velenosamente possibile.
"Non credo possa interessarti il mio nome, perciò adesso, ciao."
Un sorriso furbo si fece largo nel viso di lui.
Gli altri guardavano piuttosto divertiti, la scena.
"Piccola puttana dove pensi di andare?" sussurrò, alternando espressioni di divertimento e ira sul volto.
Con tutto il coraggio che avevo a disposizione, gli sputai in faccia.
Me ne pentii all'istante. Il biondo, mi prese per un braccio, mi fece voltare e mi sbatté alla parete, il suo corpo che comprimeva il mio.
"Lasciami" biascicai.
Da parte sua, soltanto un sorriso.
Continuava a premere contro me, spingendo la sua intimità verso me.
"Lasciami andare!" provai ad urlare un po' più convinta.
"Altrimenti che fai?" sbottò.
Risatine da parte degli altri.
Mi sentivo una completa e totale cogliona. Quant'ero stata stupida! 
Ma ormai la cazzata l'avevo fatta, quindi una frase in più o in meno, non credo avrebbe cambiato la situazione.
"Altrimenti ti tiro un calcio nelle palle!" affermati con tutta la convinzione che il momento potesse concedermi.
Lui rise apertamente.
"Se volessi, potrei ucciderti adesso. Tu non sai chi sono io. È solo tempo sprecato con te."
L'influenza mi attontiva, non capii subito, ma quando quel ragazzo mi lasciò via libera, scappai e con tutta la lucidità possibile cercai di ricordarmi la strada per tornare nella mia cabina.
  
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