Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: minaharker    24/04/2014    1 recensioni
Sembrava ancora arrabbiata, ma aveva anche una leggera sfumatura rosa ad imporporarle le guance che diventava sempre più intensa mentre le stampavo gentilmente baci sul viso. La tenevo stretta tra le braccia, ma non mi aspettavo che ricambiasse l’abbraccio, non ora almeno.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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#1 ‹ Delayed Gratification

Niente in Victoria avrebbe potuto essere più interessante. 

Era una giovane donna di venticinque anni appena, una figura dall’incarnato pallido, dello stessa tonalità della porcellana più fine. 

Sembrava pietra di luna, quella sera la sua pelle brillava. I suoi capelli neri erano lievemente arricciati sulle punte e gentilmente toccavano la parte nuda della sua schiena. Il vestito nero sottolineava la sua figura magra perfettamente, non aveva forme generose, ma tutto in lei era proporzionato. Teneva un calice di vino rosso nella mano e al polso portava un braccialetto di diamanti troppo grande per il suo polso sottile, sorseggiava lentamente mentre guardava un enorme dipinto che occupava l’intera parete bianca. Se ne stava lì, con le caviglie incrociate e la testa lievemente inclinata verso sinistra mentre lo osservava con intensità e curiosità. 

Ma credetemi, non ho ancora descritto la parte migliore di lei. Victoria aveva l’aspetto meraviglioso di un angelo, un viso simmetrico di una perfezione tale che né i più grandi artisti, né la mia immaginazione avevano potuto fare meglio di madre natura.

Zigomi alti, labbra piene, che avevano il colore delle rose canine, incantevoli occhi azzurri, dove avrei adorato annegare, sopracciglia ben disegnate e infine un sorriso che mi aveva tenuto sveglio più notti di quanto mi piaceva ammettere. 

Presi una flûte di champagne dal vassoio di un cameriere e mi avvicinai a lei.

Come avevo detto, incantevole, quando si girò per vedere di chi fosse la mano che le stava gentilmente sfiorando un punto della schiena nuda, il mio cuore perse un battito. 

– Sei venuto alla fine! –

– Non avrei mai potuto perdermi la tua “grande serata”. –

Presi una delle sue mani nelle mie, così curata e graziosa con uno strato di smalto rosso sulle unghie, le sistemai il bracciale stringendolo di qualche maglia.

– Troppo stretto? –

– Perfetto. – Mina aveva una voce morbida come velluto, e pronunciava alcune le parole con un accento tipicamente gallese.

– Hai visto le mie foto? –

– Sì, sono bellissime. Le hai scattate durante il nostro viaggio a Parigi? –

– Sì. –

Sorrideva un po’, ricordando il modo in cui indicavo le cose raccontandole noiosi fatti storici, mentre lei osservava e fotografava la gente, ma le cose funzionavano per una ragione, e se io ero colui che parlava, lei ascoltava e le cose andavano bene così. 

Parigi era stupenda in Maggio, e la parte più bella era il suo entusiasmo così intenso riguardo a tutto ciò che la circondava, nonostante avesse fatto molto e visto molto durante il corso della sua esistenza. Mi ricordo il modo in cui se ne andava in giro, con i capelli d'ebano schiacciati sotto un capello, portando al collo una fotocamera troppo pesante per lei.

– Andrò in Cina il mese prossimo, dovresti venire con me, sarebbe fantastico per i tuoi dipinti e le tue foto. –

– Mi stai invitando? –

– Sì. –

– Be’... Perché? –

– Lo sai perfettamente. –

– Mi piacerebbe sentirtelo dire ancora una volta. –

– Perché? –

– Perché hai una voce meravigliosa e sentirlo dire da te mi rende felice. –

– Be’ allora, vorrei che tu venissi con me perché sarebbe utile per il tuo lavoro e perché non sopporto l’idea di stare lontano da te per un mese intero. – 

– E... –

– Lo conserverò per dopo. –

– Oh, Ti prego Tom! Dovrei essere io quella immatura. –

– Non sono immaturo, ti sto insegnando la “gratificazione ritardata”. –

– Be’ me l’hai insegnata benissimo ieri notte ed è stato divertente, ma ora è diverso. – Scoppiai a ridere mentre lei si arrabbiava, perdeva velocemente la pazienza. 

– Sei bellissima quanto ti arrabbi, ma tu sei bellissima sempre. – 

– Non giocare con me Tom! –

– Non sto giocando, sto solo dicendo la verità –

– Allora dilla tutta. –

— Ti amo. Sei contenta ora? –

Sembrava ancora arrabbiata, ma aveva anche una leggera sfumatura rosa ad imporporarle le guance, che diventava sempre più intensa mentre le stampavo gentilmente baci sul viso. La tenevo stretta tra le braccia, ma non mi aspettavo che ricambiasse l’abbraccio, non ora almeno.

– Andiamo! Cosa devo fare per farmi stringere? –

– Niente. Sii contento che non ti stia schiaffeggiando. –

– Vuoi che ti reciti una poesia? –

– No! – La sua voce era allarmata. Se Victoria fosse stata un’arpa quella sarebbe stata la corda giusta da toccare. 

– Let me put it this way – Iniziò a lamentarsi, come un gatto al quale era stata schiacciata la coda. 

– Smettila Tom! Sei proprio un... –

– If tou came to lay your sleeping head... – Oh, quel punto dietro il collo, magnificamente nascosto e così sensibile anche al più piccolo tocco.

Sentii una delle sue braccia cingermi il collo e la sua mano giocare con i capelli più corti sulla nuca.

Si staccò da me giusto di qualche passo, così che potessi guardarla negli occhi, sembrava furiosa.

– Dovrebbero insegnarti la “gratificazione ritardata”, vuoi tutto e subito! –

– Solo quando si tratta di te. –

– Allora te la insegnerò io, ti farò sudare per ottenere qualcosa. –

– Mi farò perdonare, lo giuro. – Dissi, facendole l’occhiolino e sorridendole famelico.

– Cachau Bant! Smettila di stuzzicarmi! – Oh, quando imprecava in gallese. 

– Mai, ma ho grandi idee su come farmi perdonare, se vuoi te ne descrivo alcune... – Mentre mi abbassavo verso di lei e le parlavo, lei deglutì sonoramente alla descrizione. 

– Baci tua madre con quella bocca?! –

– Sì. Ti piaceva? –

Lei arrossì e abbassò lo sguardo, ma prontamente le feci voltare la testa facendole scorrere l’indice lungo la mascella. 

– Be’ non lo so, ma lascerò che tu me lo mostri nel dettaglio. –

Prese la mia mano e iniziò a camminare attraverso la galleria, passando tra le sale e lasciando che i quadri  scorressero sotto i nostri occhi, diretta verso l’uscita.

__________
Hola! :D Che dire, dovevo proprio scrivere qualcosa sul mio Tom. 
Il titolo è quello di una poesia di Simon Armitage, citata anche nel testo stesso.
Ecco la prima di una serie di OS, cercherò di aggiornare con costanza, spero che gli esami di maturità non mi rubino troppo tempo.
Spero vi sia piaciuta! Tutti i vostri consigli saranno ben accetti.
Alla prossima

  
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