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Autore: ToscaSam    27/04/2014    3 recensioni
"Alla ricerca dell'umanità", così recita il titolo del contest cui questa storia partecipa.
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" «Allora, che storia vuoi che ti racconti?» chiese accoccolandosi sul morbido tappeto.
Lui le si sedette vicino e prendendole una mano disse:
« La storia di una Bella, bellissima ragazza, che accidentalmente, non si sa né come o perché, si innamorò di un’orrenda Bestia».
« Oh, ma questa la conosci già»
« Non del tutto.»
« Spiegati»
«Vedi, mi sfuggono proprio quei “ come” e “perché”, anzi, soprattutto il “perché” …»"
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adam, Belle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:           Profumo di camino e di lavanda
Autore:         _Nerina_
Fandom:       (Dinsey) La Bella e la Bestia
Citazione:      “Chi pratica poco cogli uomini, difficilmente è misantropo. I veri misantropi non si trovano nella solitudine, si trovano nel mondo” (Giacomo Leopardi)
Personaggi/pairing: Belle x Adam
Genere/i: Romantico, Fluff, Introspettivo
Avvertimenti: (nessuno)
Rating: verde
 
Questa storia partecipa al concorso “Alla ricerca dell’umanità”, indetto da Setsuka
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Nel castello, quella mattina, c’era un’aria diversa.
Belle lo sentì appena si svegliò. Inizialmente, appena il suo cervello si ricordò chi era e dove si trovava, fu assalita dal felice formicolio allo stomaco che le diceva che quel giorno era il suo compleanno. Poco dopo, a questa meravigliosa sensazione si aggiunse la consapevolezza che no, non era solo un sentimento personale, quella gioia, ma che c’era dell’altro.
Alzandosi dal letto compiacendosi delle membra riposate, si concesse una breve sgranchita e un poco regale sbadiglio: le piacevano quei momenti di spontaneità. Erano come piccoli diamanti segreti nascosti in uno scrigno di cartone. Da quando si era sposata con il principe Adam, diventando la principessa del piccolo circondario, aveva dovuto imparare molte maniere regali e cortesi, molto più di quanto già non le appartenessero. Non era mai stata priva di eleganza ed educazione, ma i protocolli erano riusciti a far sbuffare pure lei.
Dunque, di tanto in tanto, uno sbadiglio un po’ rumoroso le faceva ritrovare quella sana naturalezza senza la quale non voleva vivere.
Notò che Adam non era a letto: probabilmente era tarda mattinata ed era dovuto fuggire per affari di chissà che genere.
Sul comò, dal lato di Adam, c’era una piccola busta bianca.
“Ma che sarà?” si chiese Belle allungando la mano verso il candido involucro di carta.
Il suo cuore batté un poco più forte quando vi lesse “per Belle”.
Non ci sono molti eventi in grado di emozionare quanto una sorpresa, dunque la principessa ebbe una certa lieta furia nello scoprire cosa il piccolo mistero contenesse:
 
Buon compleanno, Belle. Come tu sei Bella, spero che anche questa giornata lo sia in tuo onore. Ho fatto portare in tutto il castello cesti di lavanda, così da rendere più bella anche l’aria, che poveretta, è invisibile e spesso non considerata. Ho deciso che, visto che tu ami i libri e le storie, oggi me ne racconterai una speciale. Ti aspetto dove sai bene che sarò;  tu dormi beata e appena sarai sveglia e avrai letto queste righe, non tardare ancora un minuto.
Adam”
 
Ecco cos’era, pensò Belle, quel di più che già dal risveglio le stava nutrendo il cuore: era il profumo della lavanda. Si voltò a mirare la stanza da letto ed effettivamente vide due bei cesti color violetto fare la loro figura accanto alla porta.
Doveva aver dormito proprio in modo pesante perché non si accorgesse di nulla, si disse la giovane fra sé.
Dove Adam si trovasse non c’era alcun dubbio: la biblioteca.
Il sorriso che la lettera a sorpresa le aveva donato, l’accompagnò durante la sacra e personale cerimonia di vestitura, con cui la principessa si rese presentabile  e non l’abbandonò nemmeno mentre ella si addentrò nei lunghi corridoi seguendo un tragitto che conosceva a memoria.
Mano a mano che percorreva le immense sale del castello, si accorse che erano tutte addobbate da grandi ceste di lavanda. Anche l’aria pareva essere diventata violetta e l’intenso profumo irradiava ogni angolo remoto.
Un altro particolare catturò l’attenzione di Belle: non c’era nessuno. Adam doveva aver dato una giornata di libertà a tutta la corte, probabilmente voleva la sua sposa proprio tutta per sé in quello speciale giorno.
Rallegrata da questo pensiero, spinse leggermente la pesante porta della sua biblioteca personale: Adam gliel’aveva regalata, era sua, una stanza piena di oro e diamanti da inglobare con gli occhi.
Ed eccolo lì: seduto elegantemente sulla sedia del tavolo centrale, stava il principe Adam. Biondo, alto e aggraziato. Belle strizzò un poco gli occhi, tanto da renderli due fessure così da trovarsi davanti a una sagoma sbiadita: ecco, ora poteva vederlo come lo aveva conosciuto la prima volta, gigantesco, mostruoso, ricoperto di pelo e con uno sgradevole caratterino. Sorrise del suo ricordo e richiudendosi la porta alle spalle, gli corse incontro.
Lui l’attese a braccia aperte, che furono il porto ideale per un abbraccio bellissimo.
« Hai dormito, eh?» Disse con un risolino, sistemandole una ciocca castana dietro l’orecchio.
« Solo un pochino» disse Belle con aria dolcemente furbetta. «Allora, che storia vuoi che ti racconti?» chiese accoccolandosi sul morbido tappeto.
Lui le si sedette vicino e prendendole una mano disse:
« La storia di una Bella, bellissima ragazza, che accidentalmente, non si sa né come o perché, si innamorò di un’orrenda Bestia».
« Oh, ma questa la conosci già»
« Non del tutto.»
« Spiegati»
«Vedi, mi sfuggono proprio quei “ come” e “perché”, anzi, soprattutto il “perché” …»
Belle ci pensò su un attimo, spostò le labbra verso sinistra in espressione di chi riflette e il nasino si spostò leggermente anche lui, seguendo le labbra.
« E va bene. Parleremo di una cosa che si chiama umanità».
Adam si accigliò: « Non c’era nemmeno una parte di umano in me»
«Invece si e anche moto più di quel che pensi!»
«Andiamo, Belle, ero un … un animale!»
« E questo che vuol dire? Non è che solo perché si chiama “umanità” è una qualità esclusivamente degli uomini. Ci sono molti animali che hanno più umanità di certe persone che ho in mente.» E così dicendo i suoi occhi vagarono verso un’immagine che doveva comparire chiara e nitida soltanto nella sua immaginazione
Riprese a parlare con tono amabile e pacato:
« Sai, prima di incontrare te con tutto quel pasticcio di mio padre, ho vissuto in diversi villaggi, ma in nessuno di questi ho mai trovato una grande accoglienza. In questo mio ultimo, poi, lì si che erano acidi»
« Non mi parli spesso della tua vita al villaggio»
« Forse perché non ho mai vissuto granché. Mi rifugiavo spesso e volentieri in un buon libro e solo per questo la gente mi denigrava e rideva di me, come se io non me ne accorgessi. Venivo derisa anzitutto per mio padre, che agli occhi degli altri era soltanto un pazzo e dovendo vivere fra gli sguardi di quelli che mi additavano e ridacchiavano, ho preferito indirizzare il mio sguardo altrove». Si chinò a raccogliere un volume che non era stato riposto e giaceva aperto accanto a lei.
Adam la osservò accarezzare le pagine come se fossero bambini.
« Continua, Belle» incalzò, stendendosi lungo il tappeto, poggiando la testa sul suo grembo.
Lei sorrise e gli accarezzò il volto.
« Di tutta la gente che ho incontrato, e fidati che ne ho incontrata tanta, non ho mai trovato uno solo in grado di apprezzarmi per quel che sono. Uno che ti deride perché hai un padre strambo e ti denigra ancora di più perché ti rifugi nei libri, non è che rientri proprio nel mio schema di “umanità”».
Adam la fissò, dal basso: « Sono soltanto dei maleducati»
« Forse anche peggio. Sono come un branco di cicale che friniscono incessantemente fra loro, trovando una qualunque buona scusa per farlo».
Scosse il capo in segno di disapprovazione, poi riprese: «una volta ho avuto un cane. Lui era mille vote più umano di quel branco di stupidi. Se certe volte tornavo a casa e nemmeno i libri erano riusciti ad attutire gli urti con quegli occhi di fuoco e quelle lingue di spada, e qualche lacrima mi chiedeva di scorrere lungo le mie guance, lui capiva subito che c’era qualcosa che non andava. Veniva con me sul mio letto, mi si accoccolava accanto e mi leccava una mano in segno di affetto finché non mi addormentavo. Questo è un comportamento molto umano.»
Adam stava riflettendo e adorava quella conversazione.
Prese una mano alla sua principessa e la baciò: «Faceva così?» disse ridendo.
«Più o meno», replicò Belle donandogli un sorriso splendente.
« Io non ho mai avuto esperienze come la tua. Tu avevi un buon motivo per scansare le persone. Io ero soltanto un misantropo, viziato, rinchiuso in un castello maledetto».
La sua luce si era oscurata.
Belle pensò a quel che suo marito aveva appena detto, poi rispose:
« Chi pratica poco cogli uomini, difficilmente è misantropo. I veri misantropi non si trovano nella solitudine, si trovano nel mondo!»
«Quindi la misantropa eri tu?»
« Decisamente»
« E io che cosa ero?»
« Una persona rinchiusa in una maschera» sorrise della sua similitudine, ritenendola azzeccata: « Stavi cercando di identificarti con la maschera stessa, ma in realtà una parte di te desiderava ardentemente ritrovare la tua umanità».
Adam era sempre cupo.
« Cosa te lo dice?»
« Tesoro» sospirò Belle con dolcezza: « non ti saresti mai innamorato di una semplice ragazza, anzi, di una ragazza misantropa. Io stavo disperatamente cercando di allontanarmi da quegli uomini molto più bestie di te. Tu stavi cercando una via d’uscita all’essere una bestia. Io cercavo l’umanità che avevi dentro, nascosta in un angolo.»
Adam si sciolse un poco: « Parlami della mia umanità».
Belle sospirò, in cerca di una bella storia da raccontare.
Quando parlò, aveva trovato l’idea giusta:
« La tua umanità era un omino infreddolito, smunto, abbandonato. Se ne stava lì, davanti a un camino spento, sperando fervidamente che qualcuno gli portasse legna asciutta da ardere. Viveva in una grande casa, così grande da potersi perdere, se solo si fosse addentrato un poco. Per fortuna desiderò rimanere sempre accanto a quel focolare spento, perché non voleva perdersi. Forse il cupo castello era così impenetrabile, così arcigno, che nessuno si sarebbe mai sognato di credere che ci fosse un uomo, dentro. Un uomo da aiutare. Io mi sono imbattuta per caso in questo castello e, visto che avrei dovuto passarci il resto della mia vita, ho cercato compagnia: sono andata a cercare quell’omino infreddolito, addentrandomi nelle sale scure e labirintiche di quella fortezza.»
Adam ridacchiò, soddisfatto.
Quella era la sua Belle, quella che nessuno al mondo gli avrebbe portato via. L’unica salvezza per non cadere di nuovo nell’oscurità. L’unica che lo aveva sempre fatto sentire un uomo.
« Direi che avevi un gran carico di legna asciutta, con te. E anche buoni fiammiferi: l’omino si è riscaldato così tanto che ha trovato la forza di abbandonare il castello e andare a vivere in una casa più luminosa»
« Menomale» disse Belle, ammiccando.
Adam la guardò negli occhi per quel tempo che sempre pare infinito.
« Mi scusi signorina … non è che per caso è in vena di dispensare baci?»
« Ma come si permette? E a chi dovrei darlo?»
« Per caso le andrebbe di darlo a me?»
Belle curvò le deliziose labbra in un sorriso, poi alzò gli occhi al cielo:
« Ci penserò».
  
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