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Autore: TheBoss    20/07/2008    13 recensioni
Introduzione rimossa poichè non vi sono cenni relativi alla trama. Si prega di inserirne una valida.
Rinoa81, assistente amministratrice.
Genere: Romantico, Malinconico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tra le fredde lande Questa Fan Fiction sulle Winx l’avevo scritta per la mia cuginetta. Curiosamente ho deciso di postarla. Spero vi piaccia!

1
Tra Le Fredde Lande


Riven cadde in ginocchio. Il sangue gli colava dalla spalla, macchiando il lungo mantello di gocce purpuree. Attorno a lui la neve cadeva in grossi fiocchi gelati ed il vento soffiava veloce.
Il clima di Taratir non gli era mai piaciuto. Quel posto aveva la brutta peculiarità di essere sempre al centro di brutte tormente, tranne ad Agosto, quando, per un solo mese, il freddo si ritirava ed i fiori sbocciavano in sfumature di mille colori. Aveva sentito centinaia di storie riguardo escursionisti che si erano persi e non erano mai stai ritrovati e streghe malvagie che si aggiravano tra i ghiacci in attesa dei malcapitato di turno.
Non che questo gli facesse paura. Non era per niente avvezzo al terrore.
Però forse, a pensarci bene, avrebbe dovuto.
“Sapevo che non era una buona idea” disse stringendo i denti tentando di soffocare il dolore.
Gli tornarono in mente le parole pronunciate da Sky due giorni prima per convincerli ad affrontare quella nuova avventura…

“Ragazzi!” aveva detto il principe scendendo le scale di Fonterossa per dirigersi verso il gruppo di amici. Era una calda giornata soleggiata; gli uccellini cinguettavano sugli alberi e le api ronzavano alla ricerca di prelibato nettare. Una di esse si posò su Brandon che se ne stava sdraiato nell’erba, intento a schiacciare un pisolino con le mani incrociate dietro la testa.
“AHIA!!” urlò il ragazzo balzando in piedi mentre si massaggiava con forza la mano ferita.
“Che ti prende?” domandò Timmy senza staccarsi dal suo portatile. Timmy era un patito di elettronica, in grado di bypassare qualsiasi sistema informatico. Non era una caso se si era preso una gran cotta per Tecna, la Winx con la quale condivideva la stessa passione. I due ragazzi facevano parte degli “Specialisti”, un gruppo eterogeneo addestrato nell’uso delle armi e nelle più innovative tecniche di strategia. Inoltre da quando avevano conosciuto le Winx, tra i due gruppi si era instaurato un forte legame, sia di rispetto, sia sentimentale.
“Ragazzi!!” chiamò nuovamente Sky, ma nessuno sembrava ascoltarlo.
“Maledetta Ape!” inveì Brandon.
“Quante storie per una stupida puntura.” Esclamò Riven visibilmente irritato mentre tentava di concentrarsi nel pulire la sua fida spada. Quella lama l’aveva aiutato talmente tante volte che ormai aveva perso il conto. Come quando avevano combattuto contro quel….  
“RAGAZZI!!!” tuonò Sky ormai talmente vicino da non poter non essere stato sentito.
Anzi probabilmente l’avevano sentito anche a chilometri di distanza!
“Che c’è Sky? Cosa ti turba così tanto?” chiese Riven abbastanza infastidito.
“Ah beh, vedo che finalmente mi prestate attenzione. Dov’è Helia?”
Helia era l’ultimo arrivato del gruppo. Era abile con la frusta ed un ottimo tattico, ma odiava combattere. Il suo cuore puro ed il suo animo nobile gli impedivano di vedere la battaglia come fonte di sicurezza e di pace.
Helia era anche il più lungimirante.
“È andato ad Alfea per trovare Flora. Da quando si sono conosciuti non smettono di fare i piccioncini” rispose Timmy continuando a pigiare le dita sulla tastiera a velocità supersonica, incurante delle rimostranze di Sky che desiderava avere maggior attenzione.
“Cercate di farlo tornare in fretta allora. Oggi partiamo per una nuova missione!!”
Il principe sembrava un bambino che aveva appena ricevuto un regalo. Era il migliore tra loro –Riven non lo avrebbe mai ammesso- ed ogni volta che si presentava l’occasione per combattere diventava impaziente.
“Frena gli entusiasmi” lo interruppe Riven bruscamente “non ho intenzione di andare da nessuna parte. Prima voglio una buona motivazione, e non sono del tutto sicuro che la accetterei comunque.”
Sky sbuffò infastidito.
A Riven non andava troppo a genio.
Odiava vedere tutta l’attenzione rivolta a lui e detestava chi lo elogiava anche quando non ce ne era motivo. In fondo cosa aveva in più?
Soltanto un titolo nobiliare.
“Allora sentite” cominciò Sky con tono pacato “nella regione di Taratir, fra le lande desolate ed i freddi ghiacci, vive una strega. Il suo nome è Moira ed un tempo era considerata una delle cinque fate più potenti del regno magico. A quanto pare possedeva le chiavi del destino ed un libro, ben custodito, sul quale era scritta tutta la storia, passata, presente e futura, di chiunque fosse in grado di leggerla. Il problema era che le risposte che forniva erano sempre confuse ed enigmatiche, quasi criptiche.
“Si narra che un giorno, dopo aver sbirciato proprio quel libro, abbia ceduto alle lusinghe della magia oscura, arrivando ad attaccare persino Alfea. I saggi dicono che avvenne una sanguinosa battaglia e che solo dopo tre giorni Moira venne segregata per sempre in quegli antri gelati.”
Si sentì un battito di mani.
“Bravo, bella storia.” esclamò Riven applaudendo sarcasticamente “ma perché a noi dovrebbe interessare tutto questo?”
Sky si prese qualche istante prima di parlare di nuovo. Si passò una mano tra i lunghi capelli biondi, ravvivandoli sommessamente. Il suo sguardo era diventato vacuo, come se stesse pensando a qualcosa di malinconico; alla sua ragazza che non vedeva da un sacco di tempo. A Bloom.
“Quella strega, ha ancora quel libro. Se riuscissimo ad averlo potremmo darlo a Bloom e alle altre Winx così forse finalmente potrà scoprire il suo passato. Potrà scoprire chi sono, o erano i suoi genitori e forse anche perché non ricorda niente.”
“Senti” lo interruppe Brandon “no voglio sentire altro. Se è una cosa che vuoi fare per Bloom, a me questo basta. Però poi quel libro glielo darai di persona no? Cioè andremo dalle Winx no? Cioè perché sai, io e Stella non ci vediamo da tanto tempo e…mi capisci no?” aggiunse prima di perdersi in amorose idealizzazioni della sua amata.
Che scemo! Pensò Riven.
“E tu Timmy?”
“Io ci sto. Lo sai che non mi tiro indietro nei momenti di necessità. Quando si parte?”
“Riven?”
“Ma neanche per sogno!!!”
Il ragazzo incrociò le braccia, dando segno di non voler cambiare idea per nulla al mondo.
“Dai, non fare il guastafeste! Non ti piacerebbe aiutare Bloom?" disse Timmy.
“NO!! Non ho intenzione di rischiare la vita per lei!!”
“Non la rischieresti nemmeno per rendere felice Musa?” aggiunse l’altro in tono mellifluo.
“Ch…CHE DICI!!?? NO!”
Riven si voltò di scatto divenendo rosso come un peperone. Il volto di Musa gli apparve davanti nel tempo di un sospiro: era davvero bella. Avrebbe fatto qualunque cosa per vederla sorridere anche solo una volta. Però non poteva ammetterlo; il suo spirito era dilaniato tra l’amore e l’orgoglio.
Riven si girò di nuovo verso i compagni, appena in tempo per vedere Brandon fargli boccacce dietro la schiena in quella che sembrava una pessima imitazione di lui e Musa che si baciavano.
Lo fulminò con lo sguardo.
“Bah tanto senza di me sareste persi. Però sia chiaro, non ho alcuna intenzione di avervi sulla coscienza”
Il sole illuminò gli occhi di Sky riflettendosi sulla sua fibula dorata. I suoi occhi erano di nuovo vispi.
“Perfetto! Si parte!”

Povero Sky. Il suo corpo giaceva supino sulla neve privo si sensi. Aveva battuto la testa su una roccia ed ora sanguinava copiosamente. La sua figura era innaturalmente immobile. A pochi metri da lui c’era Brandon. La sua grossa spada era conficcata a terra, mentre delle catene magiche lo bloccavano quasi soffocandolo. L’unica cosa che riusciva a fare era mugugnare qualcosa di incomprensibile. Riven cercò di capire che fine potessero aver fatto Timmy ed Helia ma non riuscì a vederli da nessuna parte. Aveva sentito l’amico occhialuto gridare, prima che il suo urlo si trasformasse in un gorgoglio sommesso.
“Riiiiveeennn” proferì una strana voce cantilenante. Aveva un non so che di dolce.
“Dove sei??”  disse l’uomo girando su se stesso, ma tutto ciò che vide era il bianco panorama.
La neve continuava a cadere mentre il sole non accennava minimamente a voler penetrare le nubi oscure.
“Riiiiveeenn… è questo il tuo nome no? Riven. Perché sei qui? Vattene!! Lasciami sola!!”
Il senso di disorientamento era indescrivibile.
La voce della strega proveniva da tutte le parti, rimbalzando sulle pietre fino a giungergli nitida e terribile. Sembrava circondato.
Riven fece un paio di passi barcollanti in avanti, poi la spada gli scivolò di mano cadendo sul soffice terreno. Si chinò per raccoglierla; le dita erano infreddolite e non riusciva ad avere una presa salda.
Sentì una folata d’aria colpirlo alla nuca ed istintivamente si gettò a sinistra, rotolando sulla neve.
A Fonterossa gli avevano insegnato ad evitare i colpi in modo eccellente, quasi automatico, e lui era il secondo del corso.
Dopo Sky certo.
Vide una mano verde, fetida, ripugnante, con cinque lunghe lame al posto delle unghie. La mano colpì esattamente nel punto in cui fino a qualche istante prima c’era lui. La spada volò lontano.
Maledizione!!
L’arto deviò di scatto prendendolo alla sprovvista. La coscia gli fece improvvisamente male, ma non se ne curò. Pensò solo a scartare a destra e correre più velocemente possibile verso la sua arma.
Non osava voltarsi indietro. Non poteva. Sapeva che la strega era più veloce di lui.
Aveva sentito di maghe in grado di raggiungere velocità impressionanti grazie ai propri poteri magici e di mostri in grado di saltare per oltre tre metri. C’erano creature in grado di tramutarsi in un ghepardo per ghermire la preda che scappava.
Personalmente non aveva intenzione di diventare un bocconcino prelibato.
“Fermati Riven! Non puoi scapparmi! Forza! Non farti pregare!!”
Riven non aveva certo intenzione di dargli retta. Continuò a correre.
Vedeva la spada in lontananza, bloccata nella neve; mancavano solo pochi passi.
“Fermo!”
Sentì qualcosa afferrarlo per una gamba e cadde a terra con la faccia nella neve.
Si rialzò tentando di capire qualcosa e per la prima volta vide la ferita sulla coscia. Tre lunghi tagli padroneggiavano sul livido muscolo, scomparendo tra gli squarci della tuta strappata. C’era molto sangue, e molto altro doveva averne perso mentre correva. Se la ferita era molto profonda, allora era spacciato. L’ipotermia l’avrebbe colpito entro poco tempo.
Doveva trovare un riparo.
“Ciao Riven” proruppe una voce alle sue spalle.
Riven si girò di scatto e qualcosa lo ghermì alla gola. Un brivido malsano gli percorse il collo facendogli venire la pelle d’oca. Sentì i piedi staccarsi da terra mentre il respiro si faceva sempre più affannoso.
Stava finendo l’aria.
Un senso di impotenza si impadronì di lui. Non poteva far nulla, tutti i suoi muscoli erano paralizzati.
Freddo? Dolore?
………Paura?
Non riusciva a capirlo.
Vide il volto del suo avversario.
Le rughe sfiguravano il viso di quella che un tempo era stata una bella donna. Una cascata di capelli argentei le copriva parte del viso. Occhi, labbra, naso: sembrava tutto normale. Solo…malvagio.
Malvagio pensò Riven prima di abbandonarsi ad un mezzo sorriso malinconico.
Lo sguardo si fece più languido. Le pupille pian piano si spensero. Non ci vide più.
Era tutto oscuro.
Una voce lontana pronunciava suadenti parole, ma lui non riusciva a capirle. Era come se non giungessero alle sue orecchie. Troppo distanti; troppo crudeli.
“È tempo di morire Riven.”
Il cuore batteva più lentamente, scandendo il lento esalare del suo animo.
Poi si arrese.
Silenzio.
Buio.
Morte.
…………………
……………
………
……

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