*Autore: Rota
*Titolo: Pumpkins scream in the dead of night
*Fandom: Shingeki no Kyojin
*Personaggi: Reiner Braun, Bertholt Hubert, Ymir, Un po' tutti
*Genere: Introspettivo, Sovrannaturale, Sentimentale
*Rating: Arancione
*Avvertimenti: AU, Shonen ai, Non per stomaci delicati
*Credits: Lyrics del titolo e dei capitoli prese da “Nightmare Before Christmas”, di Tim Burton
*Prompt: L’uomo scopre nel mondo solo quello che ha già dentro di sé, ma ha bisogno del mondo per scoprire quello che ha dentro di sé (Hugo von Hofmannsthal)
*Note: Au che ha come base di idealizzazione e realizzazione il film da me tanto, tanto amato di Nightmare Before Christmas. Ho messo vari elementi di creatività personale, come un gusto più spiccato per il macabro e il grottesco – con qualche spinta verso lo splatter, per alcuni punti, specialmente legati al personaggio del “Oogie Boogie”.
Alcuni personaggi, vedi “Sally”, sono stati modificati per natura ed esigenze – non potevo di certo mettere addosso a Reiner le fattezze precise di Sally, sarebbe stato alquanto imbarazzante e trash 8D
La trama è quella, più o meno, e i personaggi pure. Non ho modificato molto, dopotutto xD
E niente, buona lettura (L)
Terza classificata al contest "Alla ricerca dell'umanità", indetto sul forum di EFP da En~Dark~Ciel, e vincitrice dei premi Stile e Miglior trattazione del tema
Partecipante al contest "In this World or in the One below", indetto sul forum di EFP da Noin
*Overture*
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In a place that perhaps you've seen in your dreams
Non c'è tempo per alcun tipo di cura o di attenzione, in quel momento: Reiner stende il corpo privo di consistenza di Bertholt sulla pietra chiara, reggendolo solo per la nuca, mentre lascia cozzare in un modo che forse non è propriamente delicato la parte inferiore e quindi anche il resto del corpo. Lo guarda a scatti in viso, innervosito dall'incapacità di definire con precisione il male che gli ha chiuso gli occhi e che gli tiene le palpebre rigide e serrate – lo ha chiamato diverse volte ma mai, l'altro, gli ha risposto. Deve passarsi il palmo della mano sopra il viso per togliersi i residui liquidi della propria trasformazione in Gigante, si scrolla dalle dita quelle gocce di sangue scuro e gli ultimi filamenti di carne rimasti attaccati alla sua pelle.
Ma per quanto lo guardi, che sia o sul volto o sul corpo, il compagno non accenna il minimo movimento.
-È morto.
Ymir non è cattiva, perché ha tracce ben visibili su di sé di stanchezza emotiva e fisica che la rendono partecipe del sentimento altrui. Tuttavia, non è neanche una stupida, e ha vissuto anche lei in prima persona l'orrore di quel viaggio verso Shiganshina, tra Giganti, soldati e la stessa crudele natura. Lei è stata la prima ad avere sorpreso Bertholt così profondamente addormentato e ha cominciato la via della rinuncia quella terza volta che, a un suo stimolo, il ragazzo non ha risposto in alcun modo.
Reiner no, Reiner non osa ancora farlo. Bertholt è tutto ciò che rappresenta, di vivo, del suo vero essere, e perderlo significherebbe far fronte alla più grande sconfitta della sua giovane età: emotività distrutta, controllo disgregato, mente a pezzi. Prova a toccarlo sul petto e ritrova la conferma del suo battito, contro il palmo sensibile – allora non capisce come mai non apra gli occhi e lo guardi ancora, come ha fatto fino al giorno precedente.
Si mette a carponi accanto a lui e comincia a scuoterlo, abbandonato alla propria isteria. Lo chiama a gran voce, quasi lo invoca, e deve intervenire Ymir ad un certo punto per fermare la sua mano. Lei gli rivolge uno sguardo serio, sgombro di compassione o pietà; deve rifiutarla con decisione e uno scatto secco delle mani, voltandosi dall'altra parte, per smettere in maniera definitiva di urlare.
Ymir fa scorrere lo sguardo sulle sue spalle forti e sulla schiena ampia. Deve solo alla sua resistente tenacia la propria sopravvivenza, lo ricorda benissimo.
Guarda anche il corpo privo di sensi di Bertholt, immaginandoci per un istante brevissimo Historia e scacciando con orrore quel pensiero, come se ne avesse mortal terrore: comprende i sentimenti del giovane Braun, ora più che mai. Quando però torna a guardare quel corpo immobile, si rende conto di un leggero movimento delle palpebre. Chiama il proprio compagno e si avvicina a Bertholt, magari sperando questa volta in una risposta vera – Reiner è subito da loro, con il fiato raccolto in gola.
Lo chiamano ancora, toccandogli la spalla, timidamente e con qualche riserva. Bertholt mugugna qualcosa, muove gli occhi ma non muove altro muscolo. Qualcosa allora gli esce dalla bocca e dagli occhi, così come da ogni foro d'entrata del suo viso: una nube nera, densa e corposa, che scivola da lui e comincia a inghiottire ogni cosa, Reiner per primo. Ymir scappa mentre il biondo diventa una goccia di ombra senza voce.
È il suo sogno che prende vita.