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Autore: oswin_    02/05/2014    1 recensioni
1986. –– Gorham, Maine.
Emma ha tre anni, e sta per scoprire che i genitori non possono più tenerla con sé.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma Swan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I ricordi di quella piovosa serata del ’86 sono confusi e deviati, eppure Emma potrebbe giurare che la protagonista di quella nottata era una bambina dai boccoli biondi – con uno sguardo fin troppo vivace ed un animo decisamente curioso. 
E, d’altronde, era proprio così.
In quella piovosa serata – con la pioggia che s’abbatteva su gran parte dei tetti di quella cittadina nel Maine – una bambina di tre anni o poco più camminava a piedi scalzi per il corridoio della propria casa, sperando che il parquet non fosse rovinato e che non ci fosse quindi alcuna scheggia a ferirla. Stringeva una copertina tra le mani, con su ricamato, in viola, il suo nome – Emma. Quella sera non se ne parlava proprio di prender sonno, per quella bambina dagli occhi verdazzurro. Le voci dei genitori giungevano nitide alla sua cameretta, e a forza di rigirarsi nel letto – gremito di peluche – le era anche passato il sonno. S’era quindi alzata, dirigendosi verso il salotto e fermandosi prima della porta, nascondendo il proprio corpicino dietro allo stipite della porta. Il viso era leggermente sporgente, troppo curioso per restare nascosto nel buio. Vide il padre camminare nervosamente per il salotto – addobbato per l’ormai imminente Natale – e la madre, seduta sul divanetto situato dinnanzi al caminetto dal quale si poteva udire lo scoppiettio del fuoco, si accarezzava delicatamente il ventre, ormai rigonfio di vita. “ Chissà se stanno parlando del fratellino. ” fu l’istantaneo pensiero della bambina – nonché unico pensiero che una bambina potesse fare su una situazione del genere. Tratteneva il respiro per non esser scoperta, esalando solo di tanto in tanto qualche lento e silenzioso sospiro.
« Non possiamo tenerli entrambi, lo sai bene. E di certo terremo il nostro vero figlio. » La fronte della bimba non poté far altro che aggrottarsi all’affermazione del padre Alfred, e il suo sguardo corse fino alla figura della madre – visibilmente preoccupata. Quella sera indossava un abito premaman color pastello, e i suoi capelli rossi ricadevano lisci sulle spalle – oh, Emma aveva sempre amato i capelli della sua mamma. La donna dischiuse lentamente le labbra, ma non fece in tempo a parlare che la bambina – dalla pelle diafana e i capelli d’oro – avanzò nel salotto, stringendo maggiormente la copertina a sé. « Mamma…? Papà…? Il fratellino sta male? » Ignara di quale fosse la verità, Emma pose l’unica domanda che in quell’attimo la turbò – e la sua vocina delicata risuonò incrinata da un pianto imminente. Camminò in direzione della madre, permettendole di prenderla in braccio e stringendosi a lei. « No, tesoro. Il fratellino sta benissimo. » Lo sguardo della donna si rialzò in direzione del marito, che ben presto abbandonò il salotto – rimandando il resto della conversazione a tutt’altro momento, seppur ormai fosse ben chiaro cosa la coppia avesse deciso di fare. Julia portò la figlia adottiva nella propria stanza e, sdraiandosi nel letto della bambina stringendo quest’ultima a sé, permise alla piccola di rilassarsi alle sue parole. « C’era una volta, molto tempo fa, una bellissima bambina – il cui passato e il cui futuro era tutto da scoprire. Questa bambina era molto speciale, talmente tanto che i suoi genitori dovettero affidarla nelle mani di qualcun altro che si prese cura di lei per tre lunghi, meravigliosi anni. La bambina crebbe con la convinzione che quella fosse la sua famiglia – com’era giusto che fosse – ma non sapeva che ben presto avrebbe dovuto lasciare quelle persone a cui voleva molto bene, per addentrarsi in un’avventura ancor più grande, che l’avrebbe coinvolta e meravigliata a tal punto da non farla tornare indietro. »
« Mamma? » La voce della bambina interruppe il racconto di Julia, alle orecchie di Emma fin troppo inusuale.
« Sì? »
« Questa è la mia storia? »
Julia attese qualche attimo, non sapendo bene come rispondere a quella domanda che per una bambina di tre anni le risultò fin troppo sveglia. Poi deglutì lentamente, stringendo maggiormente la bambina a sé ed esalando un profondo sospiro.
« Sì, Emma. Questa è la tua storia. »

   
 
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