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Autore: cin75    02/05/2014    13 recensioni
Solo dopo aver perso Dean e averlo ritrovato in quelle condizioni, Sam capì le parole che il fratello gli disse quella maledetta sera: "Nella stessa situazione tu avresti fatto lo stesso per me !!"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Abaddon, Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Erano in viaggio da qualche giorno, alla ricerca di Abaddon. Sam e Dean si davano il cambio alla guida dell’Impala. E Castiel era sempre sui sedili posteriori della macchina. C’aveva provato a convincere Dean a lasciargliela guidare, ma aveva fallito miseramente ogni volta.
Una mattina, si fermarono a fare colazione ad un bar anonimo, tra gente anonima, nell’ennesima città anonima.
Quando erano quasi pronti a ripartire, Dean con le sue solite metafore, disse che doveva andare al bagno.
“Cambio l’acqua al pesce rosso e ripartiamo!”
Me mentre per Sam quella battuta passò del tutto inosservata, Castiel facendo la consueta faccia perplessa quando non capiva qualcosa, cercò di capire.
“Noi….non..abbiamo un pesce rosso!”
Sam sorrise di quell’innocenza strana. Dean alzò le braccia al cielo esasperato. “Ci rinuncio!, Sam, fa’ il discorsetto!!” e andò verso il bagno lasciando a Sam l’onere di spiegare all’angelo confuso il vero senso di quella frase.
Dopo cinque minuti buoni un imprevisto “Ciao!, ragazzi!!” gli fece sussultare e girare verso la voce.
Crowley, con aria spavalda, con il suo completo nero e le mani sempre nelle tasche del pantalone, gli stava davanti come se fosse certo che nessuno dei due volesse staccargli la testa. Nello stesso momento, Sam portò la mano all’interno del giaccone alla ricerca del pugnale di Ruby. “Dannazione!”, pensò. Aveva dimenticato che dopo l’ultimo attacco dei demoni, Dean lo aveva tenuto con sé. Mentre, invece, Castiel aveva già tra le mani la sua lama angelica ed era pronto ad infilarla nel petto del demone.
“Ok! Richiama il cane, Sam!” fece. “Dov’è il genio di tuo fratello?!” domandò al ragazzo.
“Perché diavolo dovrei dirtelo. Ci hai fatto quasi ammazzare l’ultima volta.”
“Stammi a sentire, idiota. Abbadon ha fatto qualche cambiamento al suo piano quando ha visto quello che possiede tuo fratello. E non sto’ parlando delle sue più che discutibili doti fisiche!!”
Sam, fece uno sguardo tra l’offeso e il disgustato per quella allusione gratuita, ma lasciò che Crowley finisse. “Che significa?!”
“Sappiamo tutti che vuole la Prima Lama.”
“Sì. Lo sappiamo tutti!”
“Ma quello che non sapete è che adesso vuole anche il Marchio?!”
“Cosa?!”
“La mente malata di quella puttana rossa, ha messo su un altro piano. Che cosa accadrebbe se un Cavaliere Infernale entrasse in possesso della Lama e anche del Marchio di Caino!!??”
“Non può avere Marchio!” fece risoluto Castiel.
“No. Ma può avere il braccio su cui Caino ce lo ha tatuato a fuoco!!”
“Il braccio di Dean?!” fece ancora l’angelo.
“E tutto quello che c’è attaccato!!” cercò di spiegare con il suo fastidioso tono ironico.
“Vuole possedere Dean!” capì allora Castiel.
“Cosa?!” fece allarmato Sam che aveva assistito in silenzio a quello scambio di informazioni tra Paradiso e Inferno.
“No. Non può…lui ha il…”
“Cosa?!! Quello stupido disegnino sul petto??!”, fece sarcastico il Re dell’Inferno. “Credi davvero che ad Abaddon serva tanto per farglielo sparire!?”, e non fece in tempo a finire che vide Sam oltrepassarlo correndo, anzi, volando verso il bagno del bar.
Angelo e demone lo seguirono.
Sam, spalancò la porta e chiamò Dean. Niente. Aprì, incurante di chi potesse trovarci dentro, le porte dei piccoli privè. Lo stesso. Dean non c’era.
Castiel, lo richiamò.
“Sam?!”, fece indicando al giovane uno specchio in frantumi e macchiato di rosso.
“E’ di Dean!” si disse allarmato il minore.
“Sicuramente. La puzza del suo senso di colpa gli ha impestato anche il sangue!!” ironizzò guardandosi in giro e non si accorse di Sam che gli si avventò addosso come una furia.
“Ti giuro che se gli capita qualcosa e scopro che tu c’entri in qualche modo o che sei solo una delle pedine di Abaddon, ti riempirò di così tanto sangue umano purificato, da farti desiderare di essere morto!!” sapeva che quella minaccia avrebbe fatto effetto  più di una sentenza di morte, dopo che Crowley in quella stanza di albergo, aveva gridato contro quello che il sangue umano gli aveva fatto e di come lo aveva reso debole. Debole come uno stupido umano e lui odiava più di ogni altra cosa sentirsi come uno stupido umano.
“Se fossi in combutta con quella stronza,perché venire fin qui ad avvisarti!!?” biascicò nella stretta di Sam. Il giovane lo fulminò con lo sguardo per cercare di capire fino a che punto quell’essere poteva essere sincero. Si fece passare la spada dall’angelo e la puntò alla gola del demone.
“Castiel, vai all’Impala. Nel bagagliaio c’è un collare per demoni. Prendilo!”
“Oh ma per favore!! Davvero dobbiamo girare di nuovo la scena di Lassie che torna a casa??!”
“Se è una trappola, voglio essere sicuro che prima di farmi fare a pezzi da qualche tuo scagnozzo o da Abaddon, tu non possa andare da nessuna parte. E sarò io a farti il culo!!” lo minacciò.
*******
In un vecchio magazzino, Dean, riaprì piano gli occhi. La testa gli faceva un male cane. Mise a fuoco i suoi pensieri. Quel dannato demone lo aveva preso alle spalle e lo aveva sbattuto talmente forte contro lo specchio che non aveva nemmeno avuto il tempo di una minima reazione. Era tutto diventato nero in un secondo.
“Ciao, dolcezza!!” fu il saluto che terrorizzò il maggiore dei Winchester.
Abaddon era seduta su una sedia poco lontana da lui. Gli sorrideva sensualmente e non appena lo aveva visto riprendersi del tutto, aveva accavallato le gambe in modo seducente.
“Ciao, puttana!” fece in ricambio Dean mentre si metteva seduto e poi lentamente in piedi, e intanto si ripuliva il sangue dalla fronte sudata. Se sul viso del cacciatore c’era dipinta solo una maschera di strafottenza e coraggio, dentro di se, Dean aveva ben altro da dirsi. “Cazzo!! Cazzo!! Cazzo!!” e che altro poteva ripetere dato che nel rimettersi in piedi aveva capito che era anche disarmato.
Infatti una volta diritto sulle sue gambe, vide sul tavolo accanto al Cavaliere, il pugnale di Ruby.
“Che c’è?, vuoi questo!?” lo invitò la demone.
“Sì, sai! ci sono affezionato e poi mi piacerebbe infilartelo in mezzo al cuore!” fece innocentemente.
“Lo so, ma a che pro’!?! Sai che non mi ucciderebbe!!”
“No. Ma ti farebbe un gran male. Credimi!!” sembrò quasi rassicurarla.
“Può essere.” Fece piegando in giù le labbra rosse come se fosse infinitamente triste. Poi, tornò a sorridere maligna, si alzò dalla sedia e si avvicinò lentamente al cacciatore.
“Tesoro!, ricordi quella volta. Io e te. Da soli. In quella città tanto carina! Quando stavo per spezzarti il collo?!”
“Bei tempi!”
“Già. Beh! Ti feci una proposta e una promessa!”
“Me ne fanno tante di proposte e promesse le puttane come te. Dovrai rinfrescarmi la memoria!!” e dentro di se, si pentì di quell’invito così volgare, perché Abbadon con un solo gesto della mano lo fece volare attraverso il magazzino fin quando le spalle del ragazzo non impattarono violentemente contro una delle colonne portanti dell’edificio abbandonato.
“Non chiamarmi puttana!” lo avvertì.
“Scusa. Stronza, va meglio?!” le rispose sofferente. Dio! Winchester, ma si può essere così coglioni??!!, si rimproverò da solo.
E infatti, un secondo dopo essersi biasimato, sentì di nuovo sollevarsi da terra e spinto e schiacciato contro la parete poco distante da lui. Il dolore che provò gli spezzò il fiato e sapeva che Abaddon aveva qualcosa in mente e che non voleva ucciderlo o lo avrebbe già fatto.
Quindi, continuando a tenerle testa nel solo modo che poteva in quel momento, provocandola, si rassegnò a provare dolore.
Quando finalmente Abaddon smise di sbatterlo a destra e sinistra, Dean potè finalmente riprendere fiato.
Ma questo gli causò l’invitabile effetto collaterale. Dolore. Acuto, forte, lancinante dolore in tutto il corpo. Cercò, comunque di rimettersi in piedi ma Abaddon non glielo permise. Lo bloccò a terra con il suo potere, gli si mise sopra a cavalcioni e gli sorrise maliziosa.
“Non… mi sembra… il caso, tesoro.” farfugliò cercando di sopprimere il dolore e il terrore di quella situazione. “I bambini stanno guardando”, riferendosi ai demoni che li stavano osservando.
“Non temere, caro. Non è quello che pensi! Ma vedi, ora sono stanca di questi giochetti e perciò ti dirò quello che sta per accadere.”, fu il prologo del demone.
“Io sono un Cavaliere e tu hai il marchio del mio caro vecchio amico Caino. Sono certa che tra un po’ riuscirò a mettere le mani anche sulla Prima Lama. Quindi prova ad immaginare che cosa potrei fare mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle!!” rivelò con aria compiaciuta.
“Non puoi!” grugnì con aria soddisfatta Dean. “Il marchio lo può passare solo Caino e lui di certo, se ti trova, non ti farà un regalo del genere. Lui ti farà a pezzi!!”
“Oh!, ma io lo so!!” gli spiegò quasi con aria innocente. “Ed è per questo mi prenderò il marchio e tutto il corpo su cui è tatuato!!” e con quell’affermazione il panico prese il sopravvento su Dean.
Aveva capito le intenzioni del demone e aveva capito che non aveva via di scampo.
“Ecco, ci siamo!!” fece soddisfatta con un sorriso smagliante. “Hai ricordato la mia promessa!!”
“Non farlo!!” la minacciò.
“Sì. Che lo farò. Ti brucerò via il tuo stupido tatuaggio. Mi prenderò il tuo bel corpicino e tutto quello che è il potere del Marchio. Poi cercheremo insieme la Lama e durante il nostro viaggetto, sentirai tutto, proverai tutto. Il rumore delle ossa che si spezzeranno nei corpi delle nostre vittime. Le grida di chi ti supplicherà di smettere e soprattutto il sapore dolce del sangue e del suo calore, così inebriante sulle mani e mentre ti cola giù dal mento.”
“No. Non farlo!” e questa volta suonò più una supplica. Supplica che non venne ascoltata.
Abaddon gli aprì la camicia e gli strappò la maglietta quel tanto che bastava per mostrare il tatuaggio anti possessione, vi posò una mano sopra e un forte calore bruciò la pelle di Dean che grugnì dal dolore.
“Puttana!!” sibilò tra i denti mentre mandava giù l’ultimo tremito di sofferenza. Sapeva che cosa avrebbe fatto il demone e si rifiutava di accettarlo. Si rifiutava con tutte le sue forze. Strinse forte le labbra quasi a farle sbiancare, cercò di divincolarsi sotto la presa del Cavaliere e voltava freneticamente la testa a destra e sinistra per evitare che Abaddon avesse presa su di lui.
Ma per quanto credeva di poter andare avanti?!
Infatti il demone, stanco di vederlo lottare così stupidamente, gli bloccò il mento con una sola mano stringendo così forte che a Dean sembrò quasi che gli stesse per stritolare la mandibola.
“Non temere, amore mio!! Farò piano!!” e mentre godeva dello sguardo terrorizzato e furioso del cacciatore preda sotto di lei, un fumo nero cominciò a venirle fuori dalla bocca e ad entrare tra le labbra di Dean, che più veniva invaso dalla presenza demoniaca più diveniva remissivo. La furia lentamente sparì dai suoi occhi. I movimenti fatti nel tentativo di divincolarsi , smisero di scuotere il suo corpo e mentre l’ultima particella di Abaddon abbandonava il corpo di quella che una volta era Josie Sands e prendeva possesso di quello che una volta era Dean Winchester, gli occhi del cacciatore divennero neri e sul suo volto un sorriso sottile e soddisfatto prese forma.
Spinse via il corpo della donna che si era abbandonata sopra di lui e si mise in piedi osservandosi in quel nuovo corpo.
“Tenetela al sicuro!” disse ai demoni che avevano assistito. “Potrebbe sempre ritornarmi utile!” e mentre si avviò all’uscita del magazzino, qualcosa la costrinse a fermare quel suo nuovo corpo.
Qualcosa che si ribellava, che lottava con ogni forza e che cercava in ogni modo di non soccombere al nero che lo teneva bloccato nel suo stesso corpo.
“Abaddon?!”, fece un demone al suo fianco.
“Sta’ buono Winchester! E’ inutile che sbraiti e ti ribelli. Vedrai ci divertiremo un sacco insieme!!” fu l’ammonimento all’essenza imprigionata. Era come una matrioska. Il corpo di Dean che portava in giro Abaddon che, invece, teneva prigioniero ciò che rimaneva di Dean.
*******
Erano passate più di due settimane da quando Dean era scomparso dal quel maledetto bagno. Ritornati al Bunker, Sam ormai cominciava a dare di matto. Una cosa, era essere separato da suo fratello a causa di uno dei loro leggendari litigi. Una cosa, era saperlo nelle mani e in completa balìa di Abaddon.
Chissà che cosa gli stava facendo quella dannata stronza demoniaca. A quali torture lo stava sottoponendo e terrorizzato si fermò a pensare, solo per un attimo, se Dean era ancora Dean. Se era ancora suo fratello o era diventato già il tramite del Cavaliere.
“Cazzo, Castiel!!, sguinzaglia i tuoi angeli! Trova Dean!!” fece esasperato all’amico angelo.
“Credi che non lo abbia già fatto?!” lo rimproverò l’altro.
“Datevi una calmata!” sbottò Crowley. “Non serve fare il remake di Legion per trovare tuo fratello. So che non ti piacerà ma…”
“ “Ma” cosa ?!” urlò Sam avvicinandosi al demone.
“Ma basterà seguire la scia di sangue che si sta lasciando dietro!!” gli disse porgendogli il giornale. E poi, anche quelli dei giorni precedenti.
“Guarda, genio!! Questo è il primo. Una città dopo quella da cui è scomparso il fratellone e poi uno dopo l’altra, tutte le città da cui è passato. Perfettamente in fila indiana!!”
“Perché Abaddon sta uccidendo tutta questa gente, che cosa vuole fare ?!” si chiese restando a fissare le notizie di cronaca che Crowley gli aveva messo sotto il naso.
“Sta’ provocando Dean!” disse Castiel.
“Bingo!!” fece entusiasta il demone.
“Che significa che lo sta provocando!”
“Sam, se Abaddon si è impossessata di Dean, ha anche il marchio e oltre alla Lama, il potere del marchio viene accresciuto anche dalla rabbia di chi lo possiede.” cercò di spiegargli. “Abaddon costringerà Dean a compiere azioni abiette, omicidi cruenti e chissà che altro.”, continuò indicando le pagine dei quotidiani. “Come credi che reagirà Dean a tutto questo?!, per quanto tempo pensi possa resistere a vedere degli innocenti massacrati per mano sua, senza che lui possa essere in grado di dire o fare qualcosa?!”
Sam non riuscì a rispondere niente. A malapena riuscì a deglutire il terrore che le spiegazioni di Castiel gli avevano procurato.
“Crowley?!”
“Mmmh!” fu la risposta al richiamo del giovane cacciatore.
“Abaddon saprà tutto quello che c’è nella mente di Dean, vero?!”
“10 e lode.”
“Qual è l’ultimo posto, l’ultimo omicidio?!”
“Un’intera famiglia a Wichita.” fece Castiel.
“E’ a tre ora circa, da qui.” Riflettè Sam e poi guardò perplesso l’angelo che lo guardava con il suo stesso dubbio.
“Sam…”
“Lo so, Cas. Sta venendo qui!” lo anticipò il ragazzo.
“Va bene, genio. Hai idea di che cosa accadrà se Nostra Signora degli Inferi mette piede qui dentro?!” chiese sarcastico il demone.
“Sì, ed è per questo che le andremo incontro. L’aspetteremo a Salina e ci riprenderemo Dean.” Il piano era semplice e conciso.
“Morirai tentando, ragazzino!” lo avvertì, invece, Crowley.
“E’ mio fratello. Se così deve essere, così sia!”
“Ti ritroverai di fronte il tuo caro fratello, Sam. Cosa credi o meglio, come credi di poterlo fermare?!”
“Non lo so. Ma non lo lascerò nelle mani di Abaddon.” E si avviò con Castiel verso l’uscita del bunker.
Quando erano quasi a Salina, si fermarono in un piccolo distributore, giusto per rimettere insieme le idee, quando sentirono esclamare di pura esasperazione il proprietario.
“Ma che diavolo!! Mi sembra di vivere la dannata apocalisse!!”
“Che succede , amico?!” provò ad intervenire Sam.
“E’ assurdo a pochi chilometri da qui, un altro massacro. Sembra davvero che la gente stia ammattendo.”
Angelo e uomo si scambiarono uno sguardo furtivo e capirono di essere vicino ad Abaddon o a Dean. Era lo stesso. Quando stavano per salire, li fermò Crowley, apparso dal nulla.
“Come hai fatto a toglierti il collare?!” gli domandò Sam, stupendosi di vedersi di fronte il demone. Onestamente non gli importò più di tanto. Aveva ben altro di cui preoccuparsi.
“Credi che solo Abaddon sia in grado di trovare una scappatoia ad una trappola del diavolo!!??”
“Che vuoi?!” fece Castiel
“Sentite, non è da me. Ma questa volta proprio non è colpa mia.” Crowley che si scusava??
“Che diavolo hai fatto?!” lo aggredì l’angelo.
“Non tutti i miei ragazzi sono ubbidienti e quando hanno sentito del nuovo travestimento di Abaddon hanno cercato di fermarla o… fermarlo!”
“Cosa…cosa hanno fatto?!” domandò Sam, preoccupato di quello che un gruppo di demoni poteva combinare mentre faceva la guerra con un altro gruppo di demoni.
 “Hanno attaccato i nostri nemici-amici in un capannone e hanno fatto un po’ di casino!”
“Crowley, ti giuro che se solo hanno….”
“Sì, lo so, tu mi uccidi. Ma davvero!!, non so che cosa è rimasto o chi è scampato a chi.”
“Dove?”
“Salina, dove avevi detto tu.”
“Andiamo!!”
“Erano in buona fede!!” gli gridò dietro il demone, mentre vedeva l’Impala partire a razzo.
Arrivarono nella zona industriale di Salina. Era una zona alquanto isolata ed era logico che Abaddon l’avesse scelta come rifugio. I due si divisero. Sam perlustrò l’esterno, Castiel si avventurò all’interno. Ma il ragazzo non fece in tempo a svoltare la lunga parete del magazzino che sentì l’angelo gridare il suo nome. Con il cuore in gola, ritornò, correndo, sui suoi passi ed entrò spalancando del tutto la porta dell’edificio.
Quello che vide lo terrorizzò.
Castiel era curvo sul corpo inerme di suo fratello. Dean, privo di sensi, stava steso a terra, con il pugnale di Ruby infilato completamente in un fianco, in una pozza di sangue.
“Dean!!” gridò correndo verso il fratello. “Nooooo!!!!”, gridò ancora spingendo quasi via l’angelo e prendendone il posto. Gli tastò il polso e poi più freneticamente la vena pulsante alla gola. “Mio Dio!! Mio Dio!!! E’ vivo. Castiel, è vivo!!”
Afferrò Dean per le spalle e se lo tirò addosso per poterlo sostenere. Lo scosse, tentando di farlo riprendere, ma inutilmente. “Ti prego, fa qualcosa!!” supplicò.
Castiel si mise al loro fianco e si preparò ad agire. “Tienilo fermo!” fu l’avviso e un secondo dopo, strappò via dal corpo dell’amico cacciatore il pugnale. Dean, anche senza riprendere i sensi, gemette di dolore e poi tornò al silenzio più completo. E in quel silenzio, Castiel appoggiò la sua mano sulla ferita sanguinante e la guarì, come faceva sempre quando uno dei due suoi amici, era in quelle condizioni e anche meno. Sam restò in trepidante attesa. Aspettava che da un momento all’altro il fratello si riprendesse, che ritornasse da lui, ma…
“Perché non si sveglia?!” chiese all’angelo.
“Dagli tempo, Sam. Cerca di capire: la ferita, Abaddon, il Marchio. E’ già un miracolo che sia vivo!” provò a spiegargli per giustificare l’incoscienza di Dean. “Riportiamolo al bunker, vedrai che lì si riprenderà!”
“Sì, ok!, va bene!!” acconsentì il giovane. Si mise Dean in spalla, raggiunse l’Impala e adagiò suo fratello sul sedile posteriore. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni le chiavi della macchina e le lanciò a Castiel che le prese al volo.
“Sam, ma….”
“Guida tu!, io resto dietro con lui.”
“Dean mi ucciderà se guido la sua auto!”
“Si, ma prima ucciderà me perché ti ho fatto guidare, perciò sarai in buona compagnia!!” gli rispose, ma l’angelo anche se non del tutto convinto, si mise alla guida e riportò tutti al bunker.
Passarono due giorni, e finalmente Dean si riprese. O almeno così sembrava. Fisicamente stava bene. Castiel aveva fatto il suo dovere con quella ferita. Ma non parlava ancora, con nessun, né di come si sentiva, né di quello che gli era successo e quando o Sam o Castiel provavano ad aprire il discorso o solo a rivolgergli la parola, il cacciatore andava via. Sam era decisamente preoccupato per il fratello. I suoi occhi erano spenti, a volte aveva l’impressione che Dean avesse difficoltà persino a respirare, era come se avesse un peso dentro che non riusciva a farlo riprendere.
Era abituato a vedere il suo fratellone reagire bevendo, andando a puttane o buttandosi a capofitto nella caccia di un qualsiasi mostro o demone o schifosa creatura.
Il silenzio, no. Il silenzio per Dean, era pericoloso. Era come innescare una bomba e aspettare che esplodesse. Era nel silenzio che aveva deciso di vendersi l'anima per salvargli la vita
Doveva agire. Doveva fare qualcosa.
Così una mattina, passando davanti la stanza di Dean, lo vide seduto sulla sedia della sua scrivania. Era il momento. Entrò. Senza bussare. E quando il maggiore lo vide, come al solito, cercò di andare via.
“Non questa volta, Dean.” Disse mentre si chiudeva a chiave la porta alle sue spalle.
“Fammi andare via, Sam!” fu la richiesta silenziosa del maggiore.
“Oh! Lui parla!!” ironizzò più per scatenare una qualsiasi reazione.
“Fammi andare via!”, ripetè più sottovoce.
“No. Dimmi che cosa ti è successo. Dimmi che ti ha fatto quella puttana. Dimmi che è successo in quel magazzino!!” lo investì Sam, deciso, per costringere il fratello a parlare. “Dimmi perché ti comporti così!”
“Non dovevi salvarmi, Sam!” fu la prima frase che Dean, proferì dopo tutti quei giorni di silenzio. “Non questa volta!”
“Dean, perché?!” chiese dolorosamente.
“Tu non hai idea di quello che ho fatto, delle persone che….”
“E’ stata Abaddon. Non tu!”
Dean sorrise amaramente. Quante volte aveva ripetuto al suo fratellino che non era stato lui ad uccidere Kevin ma Gadreel e ogni volta cercava di rincuorarlo dal suo senso di colpa. Ora, provava sulla sua pelle, che non serviva a niente. La colpa era colpa. E basta.
“Sarà come dici tu, ma ….”, ma non finì e a Sam sembrò che Dean stesse ripiombando nel suo mutismo punitivo.
“Ti prego, parla con me. Se vuoi arrabbiati, sfogati. Se ti fa sentire meglio prendimi a pugni, ma ti prego…parla con me!!” sembrò supplicarlo. Dean lo guardò, da un lato profondamente colpito dalle parole e dal tono preoccupato di Sam, dall’altro terrorizzato all’idea di dovergli rivelare e per forza di cose, rivivere tutto l’orrore che aveva condiviso con Abaddon. Fissò il vuoto davanti a lui e poi di nuovo Sam, che non si era mosso di un solo passo da dove era. Chiuse gli occhi in segni di resa e scosse il capo. Sam, sospirò sconfitto e quando fece per andarsene…
“Era una famiglia!” iniziò Dean. “Una semplice, normale, innocente famiglia di Wichita.”
“Che è successo?!”, azzardò il giovane sperando di non fermare la confessione del fratello.
“I demoni di Abaddon li hanno presi e li hanno portati in cantina. Io ero presente. Abaddon mi costringeva e vedere tutto. A sentire tutto. A…provare tutto. Era la sua promessa!!”, ricordò amaramente. “Io…ho…tagliato la gola alla figlia di sette anni. Mi sono visto prendere il coltello e lacerarle la pelle fin quando non ha smesso di.. tremare tra le mie mani…”
“Mio Dio!!”, mormorò Sam potendo solo immaginare il dolore del fratello.
“Sentivo le grida disperate del padre e le urla strazianti di quella povera madre…e sentivo Abaddon che rideva, ma era la mia voce quella che sentivo…erano le mie mani quelle che vedevo grondare sangue.” La sua voce cominciava a tremare mentre continuava a ricordare quello strazio di cui era stato comunque vittima.
“Che cosa è successo, poi?!” fece anche Sam con la voce rotta dal dolore.
“Ho….ho…pugnalato il bambino…e gridavo e…piangevo mentre vedevo le mie mani che ….che gli strappavano il cuore….dal petto…io…mio Dio, Sam!! Aveva, si e no, tre anni. Oh Dio, Sam, ho strappato il cuore ad un bambino di tre anni!!” fece nascondendosi il volto sconvolto tra le mani. “Continuo a vedere il terrore disperato del padre quando mi avvicino a lui e gli spezzo il collo. Lo vedo afflosciarsi ai miei piedi come uno straccio caduto. Sento l’odore nauseante del sangue e il suo disgustoso sapore in bocca. Sento le grida agghiaccianti della madre. Sento la sua supplica di ucciderla…”
“Dean…”
“Ma Abaddon non ha avuto nemmeno la..grazia di ucciderla. Le ha messo il pugnale in mano e le ha detto di farlo da sola!”
“Dio!”, Sam, ora capiva il mutismo di Dean. Se lui, al solo sentirselo raccontare non aveva parole per consolare il fratello, non poteva immaginare che cosa ci fosse nella testa e nell’animo di Dean, che quell’incubo lo aveva vissuto.
“Come posso andare avanti, Sam? Come posso fare finta che questo sia un altro semplice incidente di percorso? Una delle nostre perdite accettabili??!” e questo lo disse dipingendosi sul volto un espressione di puro disgusto.
“Dean. Non eri tu. So che non è una scusante, ma è la verità. Tu non lo avresti mai fatto. Ti saresti fatto ammazzare piuttosto che fare del male a quella famiglia. Tutto quello che hai fatto..” ma si corresse, “…che sei stato costretto a fare, è colpa di Abaddon e quando le metteremo le mani addosso, pagherà anche per questo. Te lo giuro!!” gli disse il giovane mettendogli le mani sulle spalle curve sotto il peso di quella confessione.
Lo lasciò solo. Ormai, sapeva quello che gli era successo e aveva capito che doveva dargli ancora del tempo. Era riuscito a farlo parlare e ora doveva aspettare che Dean accettasse o per lo meno convivesse con quello che gli era successo.
Anche se vederlo in quella situazione, in quelle condizioni, gli spezzava il cuore.
Quando andò nella sala grande del bunker, vi trovò Castiel e il suo sguardo non sapeva di buono.
“Hai parlato con lui?!”
“Si. Finalmente , sì.”
“Che cosa ti ha detto?!”
“Più o meno tutto.”, ma una smorfia di indecisione mista a dubbio sul volto dell’angelo, lo incuriosì.
“Che c’è, Cas. Che succede?!”
“Ascolta, Sam. In uno stato di possessione il demone legge la mente del posseduto, ma anche la vittima se è abbastanza forte potrebbe riuscire a scovare qualcosa nei pensieri del demone!” ma gli disse queste cose con molta cautela, visto quello che stava per chiedergli.
“Si, lo so. Con questo?!”
“Lungi da me, il voler far soffrire Dean più di quanto stia soffrendo. Ma se lo obblighiamo a ricordare tutto, ogni cosa, ogni particolare di quelle due settimane, potremmo scoprire anche che cosa aveva in mente Abaddon. I suoi piani. I suoi complici. Che cosa sa delle tavolette e della Lama e poi…”
“No.” Fece Sam, bloccando la lista di tutto ciò che poteva venir fuori dalle sofferenze di Dean. “Al contrario!”
“Cosa?!” fece Castiel, non capendo a che cosa Sam avesse detto “no”.
“Al contrario. Tu gli cancellerai la memoria di queste ultime settimane.”
“Sam, no. Quello che c’è dentro Dean potrebbe darci un enorme vantaggio su Abaddon e su Crowley e anche su Metraton. Non puoi….”
“Castiel. Non permetterò che Dean soffri ancora. Più di quanto sta soffrendo ora. Questa volta è diverso. Quello che ha passato è diverso.” cercò di spiegare all’amico angelo.
“Sam, ma…”
“Ha patito le pene dell’Inferno, letteralmente. Ma ne è venuto fuori. Ha lottato giorno dopo giorno per la sua vita, in Purgatorio, ma ha vinto anche lì. Ha fatto della morte dei suoi amici uno scopo per andare avanti, invece che la scusa per mandare tutto al diavolo.” disse con la voce piena di rabbia e dolore. “Ha trovato la forza per perdonarmi ogni volta che combinavo un casino o che in qualche modo lo deludevo. Non mi ha mai abbandonato. Ha rischiato sempre per me, ha rischiato tutto. Mettendo sempre tutto in secondo piano. Lui compreso.” cercò di fargli capire. “Ora tocca a me, metterlo prima di tutto e tutti.” concluse deciso.
“Sei fai questo, se gli cancelli la memoria, solo per il suo bene, prima o poi lo scoprirà. E non lo accetterà, come tu non accettasti quello che fece lui con Gadreel!”
“E’ mio fratello. E’ l’unica persona che mi è rimasta al mondo. Se questa è l’unica cosa che posso fare per farlo stare bene. Lo farò. Costi quello che costi.” E quella era una promessa.
Castiel stava per controbattere ancora ma capì che sarebbe stato inutile. Sam era deciso e la sua decisione era presa.
L’assecondò e si mosse verso la stanza di Dean, pronto a fare ciò che il minore aveva chiesto.
Dieci minuti dopo, Dean entrò nella cucina del bunker.
“Ehi! Sammy. Basta poltrire!, ci sono nuove tracce su quella puttana demoniaca. Vediamo di darci una mossa, fratellino!!” e dopo avergli dato un affettuosa pacca sulla spalla, sistemò delle birre nel frigo da viaggio e si avviò verso il garage.
“Ti aspetto in macchina!” gli disse mentre andava via.
Poco dopo Sam fu raggiunto da Castiel ancora contrariato per quello che aveva dovuto fare. Guardò il giovane che si preparava a raggiungere il fratello.
“Non andrà a finire bene, Sam!”
“Per noi non va mai a finire bene, Cas!” gli rispose. “Eppure ne usciamo sempre!”
 
 
 
   
 
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