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Autore: Beatrix Bonnie    04/05/2014    2 recensioni
«Che mi dite del video?» [...]
Colin lanciò uno sguardo all'amica: solo dopo aver ricevuto un cenno di assenso si decise a svuotare il sacco: «Ci avevamo registrato i nostri segreti, qualche settimana fa. Segreti inconfessabili, quel tipo di segreti che devono rimanere tra amici. Avevamo intenzione di fare una capsula del tempo, da dissotterrare fra venti anni.»
«Un bottino molto ghiotto» commentò Christopher.

Maryon e Colin sono nei guai, guai grossi. La banda dei loro eterni rivali, la DDD, ha rubato il video dove avevano registrato i loro segreti e minaccia di farlo vedere a tutta la scuola, a meno che i due amici non riescano a risolvere gli indizi di una bizzarra caccia al tesoro. Saranno costretti a chiedere aiuto a Christopher, il loro nuovo compagno di classe saputello... in un'estenuante corsa contro il tempo attraverso tutta Dublino, tra rompicapo assurdi e strani sospetti, riuscirà quest'avventura a trasformare la rivalità in amicizia?
La storia era iscritta al Circolo degli Eclettici, che si è classificato primo al "Circoli e Salotti contest"; inoltre, nella sottoclassifica del Salotto dei Drammaturghi, la storia si è posizionata prima.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo di Faerie'
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CAPITOLO 4
La caccia al tesoro




Colin




Colin era ottimista sulla riuscita dell'impresa. Generalmente, lui era un tipo positivo; se poi aveva dalla sua parte l'aiuto di quel piccolo genietto di Christopher McGregor, poteva stare tranquillo e smettere pure di sforzarsi per trovare una soluzione.
«Per me l'indovinello non vuol dire proprio un accidente, comunque» si sentì in dovere di puntualizzare, quando notò le sopracciglia di Christopher aggrottarsi, mentre leggeva l'indizio della DDD.
«È perché ci deve essere una chiave di lettura secondaria» spiegò il ragazzino. «La risoluzione non si trova al livello letterale, capisci?» Lo guardò dritto negli occhi, ma Colin si limitò ad alzare le spalle.
«No, capire è compito tuo» rispose con naturalezza. «Il mio è quello di sorridere e annuire.» Come per sottolineare le parole, indicò soddisfatto il sorriso a trentadue denti che si stampò sulla faccia.
Maryon lo scansò con una gomitata. «Comunque, tu capisci quello che ha scritto la DDD, no?» chiese speranzosa a Christopher.
Lui fece una smorfia. «Questo indovinello non l’hanno scritto loro. È troppo complicato.»
«Non sono tutti così scemi come pensi» lo rimbeccò Maryon, imbronciata. «E poi Dorian ha una mente diabolica quando si tratta di fare scherzi.»
Colin sogghignò. «È che Maryon ha una cotta segreta per lui» sussurrò all'orecchio di Christopher, ma nemmeno troppo a bassa voce.
«Quanto sei stupido, Colin» borbottò Maryon, in risposta all'amico.
«Tutte le bambine della scuola hanno una cotta per lui» sentenziò Colin, in tono risaputo. «È perché assomiglia a Simon di “Settimo Cielo”. Me l'ha detto Jenny.»
«La piantiamo di parlare di Dorian e ci concentriamo sull'indizio?» si lamentò Christopher. «Volete che vi aiuti a risolverlo o no?»
«Certo!» esclamarono all'unisono Colin e Maryon.
«Ottimo.» Christopher afferrò una matita dal portapenne di legno scuro che occupava l'angolo destro della scrivania. «Allora state zitti e lasciatemi lavorare.»
Colin cominciò a fare bolle d'aria con la bocca, mentre osservava la stanza del nuovo compagno: probabilmente era grossa quanto tutto il pianoterra della sua villetta a schiera. C'era un pianoforte verticale, un armadio immenso di legno scuro, una portafinestra oltre la quale si intravedeva un balcone in pietra, una scrivania immensa con un computer di ultima generazione. «Ma tu ce li hai dei giocattoli?» non riuscì a trattenersi dal chiedere.
Christopher alzò i suoi occhi azzurri su di lui, poi tornò a concentrarsi sull'indovinello. «Non ricordo di aver mai posseduto giocattoli» rispose infine, con una smorfia.
«Neanche uno piccolo, piccolo, piccolo?» si informò Colin, diminuendo il tono di voce ad ogni ripetizione. «Colin!» lo apostrofò Maryon, con tanto di occhiataccia.
Il bambino si strinse nelle spalle. «Chiedevo solo.»
«Ho trovato!» annunciò proprio in quel momento Christopher. «Guardate qui. C’è scritto “Christ Church”» disse, facendo scorrere il dito su una serie di lettere in diagonale.
«Grandioso, Chris! Andiamo!» esclamò Maryon, battendo le mani entusiasta.
«Andiamo?» le fece eco Christopher, facendo una smorfia al sentire il nomignolo che gli aveva affibbiato. «Non credo proprio. Voi andate, io resto. Quando avrete trovato il prossimo indizio, me lo porterete per risolverlo.»
Colin cercò di farlo ragionare: dovevano risolvere i prossimi indovinelli entro le sette di sera e mancavano solo due ore, ma Christopher fu irremovibile.
«Non mi costringere ad usare le maniere forti» lo minacciò Maryon, bulletta come sempre.
«Che cosa vuoi fare?» la schernì Christopher, per nulla intimorito dall'avvertimento. «Prendermi a calci con la tua forza bruta da maschiaccio?»
«No.» Maryon sorrise. E sembrava un ragno che ha appena catturato una mosca nella sua tela. Andò ad aprire la porta e, prima che Christopher potesse rendersene conto per fermarla, chiamò: «Signora McGregor?»
La donna arrivò con in mano un pacco di biancheria che depositò sul letto del figlio. «Dimmi pure, cara.»
«Christopher può uscire a fare un giro in città con noi?» domandò angelica Maryon.
«Certo, basta che me lo riportiate a casa prima di cena» rispose la signora McGregor, con un sorriso.
«Non si preoccupi. È l’orario massimo anche dei nostri genitori» si sentì in dovere di specificare Colin. Anche perché sua mamma era una specie di rottweiler quando si trattava di tornare in ritardo.
Christopher, nel frattempo, aveva indossato un soprabito nero che lo faceva sembrare un grosso avvoltoio. O forse quell'impressione era data dalla sua faccia lugubre. Quando passò a fianco di Maryon, le sibilò: «Non ti abituare troppo alla vittoria.» Dopodiché se ne uscì dalla stanza con il broncio e le mani in tasca.

Maryon



La chiesa era immensa. Le colonne sembravano toccare il cielo mentre i loro passi risuonavano sul pavimento di marmo.
«È in perfetto stile gotico...» cominciò a dire Christopher, ma fu subito interrotto da uno sguardo infuocato di Maryon. «Cercavo solo di acculturarvi. Sai, trovo gratificante riversare la mia immensa cultura sulla gente ignorante» rispose il ragazzino, alzando le spalle.
«Allora perché non fai il prof?» indagò Maryon. E c'era da giurare che non fosse un complimento.
Christopher scosse la testa. «Non sento la vocazione all'insegnamento. E, comunque, trovo patetica buona parte dell'umanità, quindi meno rapporti ho con le persone, meglio sto, grazie» rispose, sfoderando un sorrisetto a metà che Maryon trovò veramente odioso.
«Ok, ora piantatela. Abbiamo una missione da compiere» li richiamò Colin, fingendosi il boss della situazione.
Maryon sbuffò per far capire il suo disappunto, ma fu costretta a cedere: si divisero e cominciarono a perlustrare ogni angolo buio della chiesa.
Fu Colin a trovare l’indizio: era infilato nella cassetta delle offerte per i poveri. Mentre il ragazzino frugava alla ricerca del foglietto, il parroco, passando, lo squadrò da capo a piedi. Colin fece un sorriso a trentadue denti e nascose le mani dietro la schiena con aria innocente. «Avrà pensato che sono un ladruncolo!» esclamò costernato, consegnando il biglietto a Maryon.
La bambina alzò gli occhi al cielo, poi prese a leggere i biglietto sottovoce: «Complimenti, McDragon! Avete risolto il primo indovinello ma non riuscirete mai a trovare il video prima dello scadere del tempo!! Ahahah! Comunque siete arrivati fin qui ed è giusto che riceviate il prossimo indizio. Ci vediamo a scuola, perdenti!» Seguiva l’indovinello, scritto da Dorian, con la sua minuziosa calligrafia.
Christopher le strappò il foglio dalle mani senza troppi complimenti e lesse l'enigma:

«Una sola volta nato
eppur due padri gli diede il fato:
Macedone e Africano.
E su Numantia calò la mano.
Recati la dove il sapere è custodito
e cerca il dux ardito.»


«Dux» indicò Colin, dubbioso. «Cos’è?»
«La parola da cui partiamo per risolvere l’indovinello» rispose Christopher.
Maryon e Colin si scambiarono un'occhiata perplessa.
«Allora, stiamo parlando di un condottiero di epoca romana» spiegò Christopher, con quell'aria che hanno sempre le maestre quando spiegano.
«Sei proprio sicuro di non voler fare il prof?» indagò Maryon.
Christopher alzò gli occhi dall'indizio con aria scocciata, ma non rispose. «Il nostro dux ha avuto due padri» riprese a spiegare. «La domanda è: perché?»
Rimasero un attimo in silenzio, ma la prima a capire fu Maryon. «È ovvio.» La bambina tirò fuori il suo lato da saputella. «Un padre morto e l’altro è il patrigno.»
«Oppure era un padre adottivo, un’usanza molto diffusa a Roma» rifletté Christopher. «Ora concentriamoci sulla terza riga della filastrocca: Macedone e Africano.»
«C'entra qualcosa la macedonia?» indagò Colin, che aveva proprio l'aria di non essere riuscito a seguire il filo del discorso fino a lì. «Certo, potrebbe trattarsi della nazionalità di uno dei due padri, oppure essere semplicemente il cognomen» rispose Christopher, senza rendersi conto che gli altri due non avevano proprio afferrato il senso della questione.
«Non ho ancora capito cosa c'entri la frutta» sussurrò Colin all'orecchio dell'amica.
Maryon si strinse nelle spalle. «Neppure io.»
Christopher, nel frattempo, continuava a blaterare da solo: «Africano non può che essere Publio Cornelio Scipione l’Africano Maggiore, il vincitore della prima guerra punica. Mentre Macedone… ma certo! Lucio Emilio Paolo il Macedonico, il console che vinse nel 168 a.C. la battaglia di Pidna, sconfiggendo il re Perseo e ponendo fine alla terza guerra di Macedonia.»
Maryon e Colin si guardarono perplessi.
«Hai ingoiato un'enciclopedia?» si informò Colin.
Christopher sembrava stupito. «Sono solo nozioni base di storia romana.»
«Quindi sai chi è il nostro uomo?» decise di chiedere Maryon, per tagliare la testa al toro.
Christopher fissò i suoi occhi verdi, assorto nei suoi pensieri per qualche attimo, poi rispose con sicurezza: «Publio Cornelio Scipione Emiliano l’Africano Minore Numantino, figlio di Emilio Paolo, figlio adottivo del maggiore dei figli di Scipione, distruttore di Cartagine e Numantia.»
«Bene.» Maryon annuì soddisfatta, anche se ne sapeva quanto prima sul tizio misterioso del secondo indovinello. «Ora non resta che recarci “là dove il sapere è custodito.”»
Christopher sfoderò un sorrisetto sghembo che aveva un che si strafottente. «Non possiamo recarci nella mia testa.»
«Ma no!» esclamò Colin, senza afferrare la sottile vena di sarcasmo di quelle parole. «Intende dire la biblioteca!»

Christopher



Christopher non sapeva bene dire come diavolo si fosse ritrovato invischiato in quella faccenda. C'era davvero qualcosa di sbagliato in tutto quello, perché lui era un giovanotto da scrivania e laboratorio, non certo d'azione. Se si fosse trattato di recitare in un film di James Bond, lui avrebbe senza dubbio interpretato lo scienziato che rifornisce la spia di geniali congegni elettronici.
La spia l'avrebbe fatta Maryon.
«La National Library è troppo distante da qui!» stava giustappunto protestando quel piccolo demonietto. «Non abbiamo nemmeno la bici!»
Al solo sentir nominare primitivi mezzi di locomozione che richiedevano movimento e sudore, Christopher si sentì in dovere di intervenire per porre rimedio al degenerare della situazione. «Ci penso io.» Tirò fuori dalla tasca il suo portafoglio di pelle nera, dentro il quale aveva riposto il sottilissimo cellulare che si era fatto comprare dai suoi genitori. Lo aprì con un colpo secco e compose un numero. «Loyal? Ho bisogno di te. Sono in Christchurch Square. Arriva il prima possibile.» Detto questo chiuse il cellulare come un importante capo d’azienda e se lo rimise nella tasca dentro il portafoglio. «Dategli cinque minuti.»
Esattamente cinque minuti dopo, un’auto nera con i finestrini scuri parcheggiò davanti a loro con la massima precisione e velocità. Christopher sorrise soddisfatto, notando l'espressione sgomenta degli altri due. «Prego» li invitò, aprendo loro la portiera. «Benvenuti sulla mia Bentley.»
«Dove ti porto, Christopher?» domandò l'uomo al volante, guardando nello specchietto retrovisore.
Loyal non si smentisce mai, pensò il ragazzino quando poté apprezzare com'era vestito il maggiordomo e autista di casa McGregor: indossava un dolcevita nero, un giaccone di pelle, occhiali scuri e l’auricolare all’orecchio. Non era tanto alto o particolarmente imponente, ma chissà perché dava l’impressione di essere micidiale. Anche lui sembrava uscito da un maledetto film d'azione. Qui sono l'unico che ci sta bene come un cavolo a merenda.
Forse era arrivato il momento di fare il ganzo anche lui. «Alla National Library» rispose. «E mostra ai miei amici cosa vuol dire zigzagare nel traffico.»
Si accorse di quello che aveva detto solo dopo averlo detto. Li aveva chiamati amici. Non aveva praticamente mai usato quella parola, soprattutto non accompagnata dall'aggettivo possessivo “miei”. Che cosa cavolo gli stava succedendo?
Fu stappato dai suoi pensieri quando, pochi minuti dopo, Loyal parcheggiò in Kildare Street, proprio di fronte alla biblioteca, e scese dalla macchina per aprire loro la portiera.
La National Library si trovava all'interno del Museo Nazionale: aveva sede in un'enorme edificio dalla forma circolare che Christopher trovava davvero affascinante. A dire la verità, lui trovava affascinante qualsiasi biblioteca, per cui non gli fu difficile starsene per una manciata di minuti con il naso per aria ad osservare la cupola e gli scaffali più alti.
«Forse è meglio se chiediamo alla bibliotecaria» lo riscosse Colin, tirandolo per una manica della giacca.
«Credo di sì» asserì il bambino, tornando padrone di se stesso.
La signorina che stava dietro al bancone, intenta a catalogare una serie di libri al computer, li squadrò accigliata. «Che volete, bambini?»
«Stiamo cercando un volume dedicato a Scipione l’Africano Minore che è stato recentemente visionato da alti tre ragazzini» snocciolò con sicurezza.
La bibliotecaria lo osservò un attimo, soffermandosi sui suoi abiti firmati e la sua pettinatura impeccabile. «Mi spiace, ma per la privacy non posso dirvi quale libro hanno preso.»
Christopher sfoderò un sorriso furbo e si sporse oltre il bancone. «Allora vorremmo tutti i libri su Scipione l’Africano Minore.»
«Ma sei per caso matto, ragazzino? Hai presente quanti scaffali sono dedicati a quel personaggio?»
Il sorriso sghembo di Christopher si allargò ancora di più. «Certo, mademoiselle. Avanti, il tempo è denaro.»

Maryon


Maryon osservò Christopher e pensò che aveva un sorriso tutto suo: non aveva nulla a che fare con quelli normali che fa la gente normale. Lui arricciava la bocca tutta di lato, cosa che gli faceva nascere una fossettina solo sulla guancia sinistra; e poi gli occhi. I suoi irriverenti occhi azzurri si accendevano di una luce beffarda così odiosa ma allo stesso tempo tanto accattivante.
Maryon pensava che fosse stupido da dire, ma era proprio un bel sorriso. Anche perché era raro come una giornata di sole in Irlanda. L'arrivo della bibliotecaria la strappò dalle sue considerazioni sul sorriso di Christopher.
«Cominciate con questi» borbottò acida, depositando sul banco prestiti una decina di volumi.
Christopher li prese, sempre con il suo sorrisetto sghembo, e si accomodò a uno dei tavoli centrali. Distribuì i libri ai compagni, poi cominciò a sfogliare il primo, alla ricerca del nuovo indizio.
Maryon si sedette proprio di fronte a lui e si mise a contemplarlo mentre lavorava. Non era poi così male, in fondo, in fondo. Anche con la sua aria da saputello, sapeva essere divertente. Era un codardo patentato, questo bisognava ammetterlo, ma lei era coraggiosa a sufficienza per tutti e tre.
«Se vuoi puoi essere nostro amico» buttò lì d'istinto. «Tipo... un periodo di prova per entrare nel McDragon.»
Christopher alzò gli occhi dal libro che stava sfogliando. Se Maryon gli avesse offerto un piatto di cervella di scimmia, probabilmente avrebbe avuto una faccia meno schifata. «No» rispose secco. «Non ho bisogno di amici.»
Maryon si imbestialì. Cioè, gli aveva appena offerto di entrare a far parte della banda più ganza della scuola! E lui si rifiutava, con quell'arietta da snob?
Maryon si alzò dalla sedia e piantò le mani sul tavolo come una vera gangster. «Tu non sai con chi hai a che fare!»
Christopher si stampò una smorfia in faccia ma, per quanto facesse il gradasso, un pochino intimorito doveva esserlo.
«A scuola, io sono l'unica campionessa di Bevilobevilo, imbattuta da tre anni a questa parte» gli buttò addosso Maryon. «Sai cosa vuol dire?» E, prima di aspettare una qualsiasi risposta, continuò: «Bicchiere grosso della mensa. Succo di zucca da tracannare in un solo colpo. E si va avanti così, finché uno dei due partecipanti non sputa, si strangola oppure si piscia addosso.»
Christopher storse il naso, forse per il disgusto.
Maryon si chinò verso di lui, finché i loro nasi quasi non si sfiorarono. «L'ultima volta, io e Daniel siamo andati avanti fino all'ottavo bicchiere, quando lui è caduto ai miei piedi sputando succo di zucca.»
«L'ho trovato!» L'esclamazione di Colin interruppe la tacita guerra di sguardi tra i due ragazzini.
«Ssssh» intervenne la bibliotecaria, lanciando un'occhiataccia nella loro direzione.
«Ops...» Colin si strinse nelle spalle. «Ho trovato l'indizio» ripeté agli altri due, questa volta sottovoce.
Maryon si risedette in silenzio. Non era finita lì con Christopher, comunque.
Christopher si fece passare il foglio da Colin: questa volta l’indizio non era stato scritto da nessun membro della DDD ma da qualcuno che aveva una calligrafia piccola e ordinata, quasi come quella di un adulto:

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«La DDD si è fatta aiutare!» borbottò Colin, stupefatto.
«Ve l'avevo detto che non li avevano creati loro gli indizi.» Christopher pensò bene di rinfacciare il fatto che aveva avuto ragione. «Innocenza? Ma che razza di nome è?» commentò Maryon con acidità.
«È senza dubbio uno pseudonimo» rispose Christopher, senza rendersi conto che i due ragazzini non avevano la più pallida idea di cosa significasse la parola “pseudonimo”. «E temo anche di sapere chi vi si nasconda dietro. Spero solo di sbagliarmi.»
«Non me ne frega niente di chi sia» replicò Maryon. «Tu sai risolvere l'indizio?»
Christopher lesse velocemente il problema allegato: quanto vale il raggio della traiettoria circolare di un elettrone che entra perpendicolarmente in un campo magnetico F = 10−5 D alla velocità L = 280000 is?
«Dammi un paio di minuti.»
Maryon prese a fissare l'orologio appeso alla parete, con la speranza di cogliere l'altro in fallo, ma dopo meno di due minuti, Christopher le mise sotto il naso un foglio con una serie di lettere e numeri:

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«E questa sarebbe la soluzione?» si intromise Colin. «È più complicata del problema!»
«È giusta.» Christopher lo sfidò a dire il contrario.
«Mi fido» rispose Colin, con un'alzata di spalle. «Ma non mi dice proprio un tubo.»
Christopher prese a fissare il foglio con uno sguardo accigliato.
Maryon prese a fissare lui con lo stesso sguardo accigliato.
Colin si infilò in bocca una gomma e prese a masticare.
«Forse ci sono» sussurrò d'un tratto Christopher. «Guardate le lettere: formano delle parole.» Cominciò a buttar giù parole a caso usando le lettere della soluzione, finché non fu soddisfatto di qualcosa che aveva scritto. «Guardate qui: è un indirizzo.» Con la punta della penna indicò i segni sul foglio e lesse: «F-i-n-g-l-a-s R-o-a-d.»
«Finglas Road» ripeté Maryon, meditabonda. Poi le tornò alla memoria cosa c'era a quell'indirizzo. «O mio Dio! Il cimitero di Glasnevin!»






Eccoci al capitolo dedicato alla risoluzione di tutti gli indizi!
Abbiate pietà di me... lo so che gli indovinelli lasciano un po' a desiderare. Sono una frana nel crearli! Volevo solo che fossero di tipi un po' diversi, non semplicemente la filastrocca da risolvere. Per chiunque fosse a conoscenza di un po' di fisica... be', mi perdoni! L'ultimo indizio NON è scientificamente provabile! Se non sapete un accidente di fisica come me, potete far finta che sia vero, se invece siete un minimo ferrati nella materia... non tiratemi i pomodori e fate finta anche voi che sia vero! XD
Nel prossimo e ultimo capitolo, scoprirete chi si cela dietro lo pseudonimo di Innocenza e se è vero che Dorian assomiglia a Simon di Settimo Cielo... ahaha! No, scherzo, quello non lo scoprirete! Però Dorian me lo sono sempre immaginato così, con caschetto biondo anni '90! Anche perché, forse dalla storia non traspare, ma la vicenda è ambientata nel 2000. =)
Alla prossima,
Beatrix B.
N.B. la storia ha partecipato al Circoli e Salotti contest. Nel prossimo capitolo darò qualche informazione sul contest; nel frattempo, ringrazio la giudice per avermi dato l'occasione di rimettere mano a questa vecchia storia.

   
 
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