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Autore: cin75    04/05/2014    10 recensioni
Il destino può riportare sorprendentemente alla vita e all'amore. Ma a volte può avere anche voglia di giocare e far soffrire, solo, per il gusto di vedere come va a finire. Surprise!! Surprise!!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il dott. Sheppard uscì dalla stanza di Jared con la stessa espressione con cui vi usciva da tre anni. Consapevole che nulla sarebbe cambiato nella situazione clinica del ragazzo.
Erano tre anni che il giovane professore di Storia e Mitologia era in quel letto di ospedale. In coma a causa di un incidente. E nulla, da quando lo avevano portato lì, era cambiato.
“Ehi!!, che ci fai qui!?”, fece l’infermiere di turno alla reception del reparto.
“Ciao, Jake!” rispose Jensen.
Jensen era un fisiatra specializzato in casi di lunga degenza incosciente. Era diverso il modo di interagire diun corpo vigile da quello di una persona in coma. La tensione dei muscoli, la reazione ai movimenti, la resistenza al movimento stesso. Era tutto ben diverso. E Jensen era bravo nel suo lavoro e quella sua bravura gli aveva garantito un posto al San Gregory’s.
“Non sei di turno, oggi. Come mai sei qui?!” chiese Jake.
“Richard è malato e mi ha chiesto di sostituirlo.” Spiegò mentre prendeva le cartelle di quelli a cui avrebbe dovuto fare fisioterapia. Ma non erano tante. Anzi, ne era solo una.
“Tutto qui?!” meravigliandosene.
“Già. Il tuo unico paziente!!” fece ironicamente soddisfatto.
“Chi è?!” chiese curioso.
“Jared Padalecki. È arrivato da noi circa tre anni fa. In coma.”, precisò.
“Tre anni?!”
“Sì. Ha avuto un incidente o meglio: lo hanno messo sotto. È …era un professore all’università e un giorno, una sua studentessa a cui erano caduti i libri per la strada, stava per essere investita. Lui l’ha spinta via, ma non ha fatto in tempo a spostarsi e il tipo in auto lo ha preso in pieno. Non si è mai risvegliato.” Riassunse con poche parole la vecchia e nuova vita di quello sconosciuto.
“Wow!! Un eroe caduto!” scherzò anche se infondo si sentì profondamente colpito da quella storia. “Parenti, fidanzata, amici a cui fare riferimento?!” si informò.
“No. Nessuno a quanto pare. Genitori morti da più di dieci anni. Amici solo qualche collega e per quanto riguarda i legami sentimentali siamo sul piano Queer and Folk!” alluse strizzandogli l’occhio.
“Davvero?! E dov’è il compagno affranto?!” notando…nessuno!
“Sparito nel nulla circa un mese dopo l’incidente, quando ha capito che le cose non sarebbero cambiate…in meglio!” specificò seccato al solo ricordo.
“Amore vero!!” ironizzò amaramente. “Ok! Mi metto a lavoro.” concluse ed entrò nella stanza di Jared.
Jensen si chiuse la porta alle spalle e osservò il suo paziente addormentato. Era alto, davvero alto. I lineamenti sembravano gentili e ben definiti. I capelli lunghi più del dovuto si appoggiavano sulle spalle, segno che nessuno si era mai preso la briga di farglieli tagliare. E lo stesso poteva dirsi della barba. Dovevano fargliela raramente data la sua lunghezza.  I segni dell’incidente, dopo tre anni, ormai, erano completamente spariti quindi tutto quello che gli impediva di svegliarsi era ancora dentro di lui. Radicato nella sua mente e nel suo corpo.
“Ciao Cassie!” fece all’infermiera che stava sistemando alcune cose nella stanza di Jared.
“Ciao, tesoro! Come mai qui?!”
“Solo un favore ad un amico malato!” spiegò in breve.
“Ok!” annuì semplicemente. “Hai mai lavorato con il nostro Jared?!”
“No. In effetti, no. Non sapevo nemmeno di lui, quindi, vorrei dare un occhiata alle sue condizioni, se non ti dispiace. Giusto per rendermi conto della situazione!”
“Sei tu l’esperto!!” approvò. “Vuoi una mano?!”
“Perché no?!” e mentre stavano per mettersi al lavoro, un infermiera più giovane entrò nella stanza.
“Scusate. Cassie, c’è bisogno di te in intensiva.”
“Ce la fai da solo?”
“Certo, va’ pure. Tanto, almeno per oggi, io e l’amico qui, faremo solo un po’ di conoscenza!!” scherzò.
Jensen si avvicinò al letto e ordinatamente arrotolò il lenzuolo che copriva il corpo di Jared fin sotto i piedi del ragazzo. Gli sfilò delicatamente il pantalone del pigiama e cominciò a tastare i muscoli principali delle gambe. Ne piegò una delicatamente fino a che la gamba non formò un angolo retto più o meno preciso. Lo stesso movimento lo fece fare anche all’altra gamba. Poi passò alle braccia e infine fu la volta del torace. Con le mani tastò i muscoli pettorali, premette su quelli intercostali e fece pressione sugli addominali.
“Per essere uno che è in queste condizioni da tre anni, non sei messo per niente male. Dovevi essere una specie di armadio quando sei arrivato!!” gli disse sorridendo come se Jared potesse sentirlo.
Poi, si spostò alla zona cervicale e la trovò abbastanza fluida ed era un buon segno. La rigidità di solito significava atrofia dei muscoli portanti del tronco e non sarebbe stato davvero una cosa buona da affrontare in un possibile risveglio. Gli fece fare qualche altro movimento con le braccia e poi con le gambe, per finire con un lieve massaggio alle dita dei piedi per stimolare la circolazione sanguigna. Quando ebbe finito, lo rivestì e lo coprì di nuovo con il lenzuolo. Prese la sua cartella clinica e vi segnò l’ora della terapia, le condizioni del paziente, le impressioni del fisiatra e poi firmò.
“Ok! Professore. Per oggi la lezione è finita. Ci vediamo domani” e uscì dalla stanza.
Il giorno dopo, quando tornò a lavoro, un appunto di un medico del reparto, gli richiedeva ancora di prendersi cura del paziente della stanza 04.
“Padalecki?!” chiese all’infermiera mostrando il numero della stanza.
“Mmmh! Sì, è lui.”
“Senti, fammi un favore. Mettilo tra i miei pazienti, così evitiamo ancora messaggi  ed sms!”
“Ok!” acconsentì la ragazza.
 Jensen andò nella stanza di Jared, pronto per la nuova sessione di fisioterapia.
“Ciao, amico. Come andiamo oggi?!” gli chiese come se Jared potesse rispondergli.
“Ok!, vediamo di lavorare un pochino oggi.”, ma mentre lo disse, si fermò un attimo a guardarlo. Studiò il suo viso e i suoi lineamenti e poi fece convinto: “Ma che ne dici se prima ci diamo una rasata e una spuntatina a questi capelli!, andiamo!!, contegno professore. Ora ci facciamo belli per le infermiere. Ti va?!” e uscì un attimo dalla stanza. Poco dopo vi rientrò con tutto il necessario per barba e capelli.
“Ok!, questo non è il mio mestiere ma vedrò di non ridurti come uno dei clienti di Sweeney Todd!!” e iniziò a raderlo con attenzione e poi quando finì con il suo viso, iniziò con i capelli. Ma con quelli ci andò cauto, non voleva davvero fare danni.
Poco dopo, si allontanò  e ammirò quello che aveva fatto.
“Caspita, ragazzo!” esclamò quando vide gli effettivi lineamenti del suo silenzioso paziente. “Di certo avrai avuto una marea di studentesse interessate solo alle tue lezioni!!” ironizzando sull’effettiva ed innegabile bellezza di Jared.
Passarono settimane, mesi e Jensen praticava la terapia a Jared ogni giorno e una mattina, dopo che si era preso una settimana di permesso per un impegno personale, tornò in ospedale e andò a controllare i suoi impegni. Quando si avvicinò al bancone della reception, notò una certa confusione.
“Ehi!, Jake. Che succede?!” fece all’amico infermiere.
“Come? Non lo sai. Non ti hanno avvisato?!” chiese sorpreso.
“Cado dalle nuvole!!”
“E’ Jared. Lui è…” ma non fece in tempo a finire che Jensen era già volato verso la stanza del ragazzo, terrorizzato all’idea del peggio.
 Entrò come un uragano nella camera piena di dottori. “Che succede?”, evitò gli sguardi dei suoi colleghi meravigliati della sua irruenza e cercò direttamente la visuale su Jared e la sua bocca si spalancò quando lo vide.
“Mio Dio!, sei sveglio!!” esclamò e subito dopo si disegnò sul viso un radioso sorriso.
Dieci minuti dopo, Sheppard, il primario, invitò tutti ad uscire dalla camera del paziente per farlo riposare e per decidere la nuova terapia da seguire, compresa quella riabilitativa.
“Se crede, potrei rientrare e farmi un idea delle sue condizioni effettive a livello di reazione muscolare?!” suggerì Jensen e Sheppard fu d’accordo.
Il giovane dottore, lasciò il gruppo di medici e rientrò nella stanza di Jared. “Ehi!!” fu l’amichevole richiamo.
“Salve!!” rispose Jared, confuso dalla confidenza di quel saluto.
“Già!” si rese conto Jensen. “Non credo che tu sappia chi sono!” fece. Jared annuì tra l’imbarazzato e il mortificato. “Mi dispiace!” disse. “Credo.” precisò.
“E’ tutto ok! Io sono Jensen. Sono il fisiatra che si è occupato della tua fisioterapia mentre eri in coma!” spiegò mentre gli si avvicinava.
“Fisioterapia?!”
“Certo. I muscoli dovevano essere comunque allenati anche se tu giocavi a fare Biancaneve!!” e sorrise quando anche Jared sorrise.
“Mi hanno detto che sono stato in coma per tre anni!” disse il giovane alquanto demoralizzato, mentre Jensen aveva cominciato a visitarlo e fargli fare qualche movimento per capire i suoi tempi di reazione.
“Sì, ma ora sei sveglio. Ed è questo l’importante e da quello che vedo, a parte una più che comprensibile atonicità muscolare, le reazioni sono soddisfacenti. Di sicuro ci vorrà un bel po’ di lavoro per rimettere tutto a posto, ma niente di impossibile.” Diagnosticò soddisfatto. “Vedrai, Jared. Tra qualche mese potrai fare concorrenza a Forrest Gump!!” lo rassicurò. E così fu.
********
Nelle successive settimane Jared e Jensen lavorarono molto insieme. Jared si impegnava a fondo per ristabilirsi e Jensen per non fargli pesare la situazione, più che evidente, di dover affrontare tutto da solo, faticava con lui.
L’argomento “ex” non era mai stato affrontato. Per delicatezza da parte del maggiore; per una certa riservatezza, da parte del minore. E poi, Jared nemmeno sapeva se Jensen sapesse delle sue tendenze e ancora non lo conosceva così bene. Se si fosse rivelato, forse la reazione del giovane dottore non sarebbe stata quella che si aspettava. Così lasciò le cose come stavano.
Un giorno mentre si allenavano, entrò in palestra un collega di Jensen.
“Ciao, Jensen. Ti cercavo!”
“Ehi!, Morgan. Come mai da queste parti?!”
“Mi hanno detto che eri qui. Avrei bisogno di un favore!” gli disse prendendolo un po’ in disparte e sorridendo a Jared che ricambiava e si allontanava educatamente per dare loro più privacy.
“Senti, amico. Devo allontanarmi per qualche mese e ho dei pazienti che non posso proprio lasciare. Tu sei il migliore sulla piazza, qui in città. Non è che potresti seguirli fin quando non ritorno?!”
“Morgan, io lo farei, ma come faccio con i miei turni qui?!”
“Di questo non ti devi preoccupare. Ho parlato con il primario, faranno risultare la cosa come un temporaneo trasferimento. Tutto secondo regola.”
“Ma qui, ho i miei di pazienti!” disse indicando al collega, solo con gli occhi, Jared, dietro di loro.
“Lo so, Jay. Ma nella vostra struttura c’è anche Richard. Nella mia clinica ci sono solo io. Sebastian è stato trasferito.” Spiegò per cercare di convincerlo. “Andiamo, Jay!! Dimmi di si. Ti sarò in debito per tutta la vita!!” scherzò supplicandolo.
“Ok!ok!!!” gli assicurò vinto dalle sue suppliche.
“Grazie. Grazie davvero. Vado a sistemare le cose con Sheppard.” E uscì dalla palestra entusiasta di come erano andate le cose.
Quando Jensen si girò verso Jared pronto a ricominciare, vide sul suo volto un espressione delusa o forse quasi seccata. “Ehi!, tutto ok?!”
“Sì!”, rispose il giovane senza troppa convinzione.
“Va’ bene. Allora riprendiamo!” disse anche lui non proprio convinto della risposta di Jared.
“No.”
“Come scusa?!”
“No. Non è tutto ok!” precisò la sua risposta.
“Che cosa c’è, allora?!”
Jared si sentiva in imbarazzo a dire quello che voleva dire e si vedeva che stava cercando le parole adatte per non sembrare uno stupido. Più di quanto già si sentisse.
“Jared, che c’è?!” lo richiamò Jensen.
“Non voglio continuare la terapia con un altro. Vorrei…voglio continuarla con te.” si corresse.
“ Ma ….”
“Senti. Non darmi dello stupido. È solo che mettermi accanto un altro “coach”…” ironizzò, “…per me sarebbe come ricominciare tutto d’accapo. Tu, oramai, sai fin dove posso spingermi. Quando insistere e quando no. Cosa mi serve e in che modo posso raggiungerlo. Un altro …non lo so…” lasciò, poi, cadere sconfitto.
Sì, era davvero stupido quello che stava dicendo. “Lascia perdere. Fa’ finta che io non ti abbia detto niente. Andrà bene lo stesso!!” fece sconsolato.
“Jared, ascolta…”
“No, davvero. Non ti preoccupare, va bene così!!” lo rassicurò Jared, mentre faceva per sistemarsi di nuovo sulla panca.
“Sta’ zitto e ascoltami.” Sembrò quasi rimproverarlo Jensen. “Le cose per te vanno più che bene e credo che tra una settimana circa ti dimetteranno. Ma sicuramente ti diranno che dovrai continuare la fisioterapia e molto probabilmente ti suggeriranno di farla qui in ospedale.”
Jared lo guardava perplesso a causa di tutte quelle informazioni. Sembrava che Jensen stesse mettendo in atto un piano spionistico.
“Tu devi solo dirgli che hai già da chi andare al di fuori di questa struttura. Poi, mi chiami e ci metteremo d’accordo sugli orari.” Concluse soddisfatto di quel suo piano. “Credi davvero che Apollo lasci Rocky prima dell’incontro finale??!”
Dannazione, di nuovo quel suo maledetto vizio!!, ma quella volta non gli importò. Jared era felice di quel loro accordo. Se anche Jensen lo avesse abbandonato, non avrebbe avuto nessun altro. Erano diventati amici e stava davvero bene con lui. Non voleva perderlo. E nemmeno Jensen, battute a parte, se la sentiva di lasciare da solo quel ragazzone. Anche se fisicamente  poteva fare invidia a molti, dentro, era un ragazzo dolcissimo che aveva perso tre anni della sua vita. Che al suo risveglio, convinto di trovarsi accanto la persona che diceva di amarlo, si era, invece ritrovato solo ad affrontare una dura riabilitazione. E, che per la miseria!, stava lavorando come un dannato per rimettersi in sesto e rifarsi una vita. E lui, come amico, voleva essergli vicino.
Così, quando in effetti, circa una settimana dopo, a Jared , fu permesso di lasciare l’ospedale, il giovane contattò Jensen e insieme stabilirono, in base agli orari del maggiore, gli incontri per la terapia. Una mattina, dovevano fare le loro ore nella solita palestra, ma c’era stato un disguido con le prenotazioni e quindi dovettero aspettare un po’ prima di iniziare.
“Che ne dici?, caffettino prima delle grandi manovre?!!” suggerì Jensen con il suo solito sorriso e gli occhi verdi brillanti di….vita.
“Con piacere!” rispose Jared. Entrarono nella caffetteria più vicina, ordinarono il loro caffè  e nell’attesa si sedettero ad un tavolino.
“Cosa ti piace del tuo lavoro, Jensen?!” gli domandò a bruciapelo il giovane. Jensen fu sorpreso di quella domanda. Nessuno glielo aveva mai chiesto o per lo meno nessuno glielo aveva chiesto volendo sapere la vera ragione. Perché era questo che aveva inteso dal modo in cui Jared gli aveva fatto la domanda.
“Vedi, chi è cosciente e affronta la fisioterapia ha la possibilità di dire “basta così!” o “posso spingere ancora!” o se sta male chiedere aiuto.”, iniziò con un tono dolcissimo che a Jared arrivò fino al cuore. “Ma chi è in coma, non ha la possibilità di comunicare o chiedere aiuto. Subisce, nel bene e nel male, in silenzio. Quindi stà a me capire fin dove arrivare o dove fermarmi. Intuendo ciò che il corpo può sopportare. Capendo come si tendono o si rilassano i muscoli su cui faccio pressione!”, spiegò con una più che evidente passione per quel lavoro, usando anche le mani per imitare leggeri movimenti. “Così, posso essere sicuro, che se un giorno, il destino vorrà che la persona di cui mi sono preso cura, si riprenda e stia bene, sarà anche un po’ per merito mio!” fece con infinita semplicità e senza vanagloria.
Jared lo aveva ascoltato, rapito e per qualche secondo rimasero in assoluto silenzio. L’uno e l’altro a cercare qualcosa da dire per spezzare quella strana alchimia che sentivano vibrare tra di loro in quel momento.
Poi, fu il giovane a riprendersi.“Lo hai fatto anche con me!?”
“Cosa?!” fece il dottore.
“Capire come si tendono e si rilassano i muscoli su cui facevi pressione!” scherzò imitando i movimenti fatti in precedenza da Jensen.
“Certo!, come credi che tu possa tenerti in piedi se le mie manine magiche non ti avessero toccato!!” scherzò ormai più rilassato.
“Jensen, i tuoi caffè!” fece la ragazza al bancone e mentre si alzava per andare a prenderli, gli squillò il cellulare.
“Danneel, tesoro. Già in città?!, certo che staremo insieme!!”, fu la risposta agli squilli. Jared non sentì altro, data la confusione e il fatto che Jensen si era allontanato da lui, anche se lo vedeva sorridere decisamente soddisfatto.
Restò seduto al piccolo tavolo del bar in attesa che Jensen tornasse con i due caffè, quando si sentì chiamare. E la voce gli era stranamente familiare. Si girò e si ritrovò davanti due occhi blu sbarrati dalla sorpresa.
“Jared?!” decisamente sorpreso il ragazzo.
“Misha!” fu invece il saluto meno entusiasta.
“Tu stai..tu…eri…non…io pensavo che…”
“Si chiama coma, Misha!” lo aiutò Jared. “E fortunatamente in alcuni casi, come il mio, non è una condanna a morte. A volte è solo una condizione con cui la mente si aggrappa con tutte le sue forze al ricordo di chi crede troverà fuori da quel tunnel!!”
Misha, colse la leggera accusa alla sua “ritirata” e incassò il colpo con una smorfia di dolenza e provò a giustificarsi. “Jared, ascolta. Io sono stato al tuo fianco per…”
“Sì, lo so. Per un lunghissimo mese. Immagino la pena!!” lo consolò ironico. “Io sono stato in coma per tre anni. Immagina tu, come mi sento io!!” fece seccato, alla fine. E mentre i due si scambiavano per lo più scuse e accuse velate, un giovane di bell’aspetto si avvicinò a loro e si abbracciò a Misha.
“Ehi!!, mi hai lasciato tutto solo!” gli disse sorridendo e poi notando Jared, si presentò. “Ciao!, io sono Matt.”
“Jared!” e gli strinse la mano che gli era stata offerta. A quel nome Matt guardò Misha a bocca aperta per la sorpresa.
“Quel Jared?!” domandò a quello che sicuramente era il suo compagno che annuì imbarazzato o mortificato o forse in colpa. “Oh mio Dio!, ma tu dovevi essere….si, insomma…tu…eri….”
“Coma. Si chiama coma!!” aiutò anche lui e poi guardando Misha, quasi sprezzante disse: “Vedo che Dio li fa e poi li accoppia!!”
Misha stava per rispondergli, ma l’arrivo di Jensen non glielo permise.
“Salve!, interrompo qualcosa?!” domandò notando l’aria insofferente di Jared.
“No. Affatto. Solo una vecchia conoscenza!” rispose il giovane e Misha non si lasciò scappare l’occasione di riprenderlo, dopo quelle sue frecciatine.
“Vedo che anche tu sei in compagnia?!” lo provocò, notando il modo in cui Jared guardava Jensen e gli aveva sorriso appena si era avvicinato a loro.
“Certo. Lui è Jensen. Si occupa della mia fisioterapia e fra una decina di minuti abbiamo il nostro appuntamento. La palestra è piena e abbiamo deciso di venire a prenderci un caffè prima. Ti crea qualche problema!?!” concluse ironico.
“Assolutamente! Se va bene a te!!” provocò ancora. Jared ne ebbe abbastanza e si alzò di scatto, stupendo anche Jensen per quella reazione, e si avvicinò a Misha, così da potergli parlare all’orecchio. “E’ impegnato, stronzo. Con una ragazza!” e poi sorridendogli quasi sadicamente concluse quell’ incontro. “Dovresti affinare il tuo radar e aprire di più gli occhi!” finì, facendogli notare che Matt non levava gli occhi di dosso al cameriere del bar.
Jensen non riuscì a trattenere una risata e quando vide apparire sul volto di Misha un sguardo truce, prese Jared per un braccio e lo accompagnò fuori dal bar. “Ok! Andiamo, è ora della ginnastica, campione!!”
Quando entrarono nella stanza degli attrezzi predisposta per la fisioterapia di Jared, Jensen non resistette alla curiosità.
“Senti, non prendermi per ficcanaso, ma proprio non resisto. Chi era quel tipo?!” chiese senza mezzi termini.
“Ti scandalizzerebbe se ti dicessi che era il mio ex?!” rispose in tutta franchezza il giovane, sorprendendosi però, di non notare nello sguardo di Jensen alcun imbarazzo, come invece aveva pensato.
“No. Perché dovrebbe!”
“Davvero?!”
“Sapevo dei tuoi gusti dal primo giorno che , non fraintendermi, ti ho messo le mani addosso!!” disse ridendo e facendo ridere anche Jared.
“E come facevi a saperlo, io non te ne ho mai parlato!?”
“Tu no. Ma un amico in ospedale mi aveva detto di te e del tuo tanto amorevole compagno che è sparito dopo aver capito che cosa, forse, gli aspettava!!”
“Caspita! Alla faccia delle voci di corridoio!”, scherzò.
“E come si chiama questo Romeo?”
“Misha. Si chiama Misha.”
“E tu?, tu come stai?, si, insomma….dopo averlo rivisto, intendo.” Lo sorprese Jensen. Non gli chiese altro di Misha. Solo di lui.
“Non lo so, amico. Onestamente, non lo so. Quando ho avuto l’incidente ero convinto di amarlo e quando mi sono risvegliato, credevo che tutto fosse ancora qui…”, disse indicandosi il petto. Gesto che colpì molto Jensen. “…insomma, non è che il coma abbia spento tutto.”
“Perciò mi stai dicendo che , forse, lo ami ancora?!”, azzardò a chiedergli. Ma Jared, non gli rispose. Forse non voleva, forse non sapeva , forse semplicemente non poteva perché ancora non tutto era chiaro dentro di lui.
Jensen, lo vide leggermente in imbarazzo e troncò tutto. “Ok! Vediamo di darci una mossa, che ne dici, John Smith!?”
Jared gli sorrise, perché capì quello che aveva fatto l’amico e poi ripensò a quel suo strano incitamento. “Guarda che io non leggo nella mente, io insegno storia!!”
“Anche lui e forse anche tu come lui hai la tua Zona Morta!!” scherzò porgendogli la mano come se volesse che l’altro gliela leggesse e in attesa di una sua probabile visione.
“Ma per favore!!” fece sconsolato Jared di quell’assurda mania di Jensen fare riferimento sempre a dei film o a personaggi della tv. Si misero al lavoro e Jensen notò come stava migliorando Jared ed era veramente soddisfatto. Di quel passo avrebbe ripreso completamente il suo tono muscolare.
“Accidenti!”, fece all’improvviso.
“Che c’è?!”, gli chiese Jared.
“Ho un appuntamento tra mezz’ora e se faccio tardi lei mi uccide.”
“Non sia mai che io voglia averti sulla coscienza!”
“Ma non abbiamo finito, quindi mi sa che dovrà aspettare.” Constatò, valutando le priorità del momento.
“Jensen, sarò anche gay, ma so che non si fa mai aspettare una donna. È pericoloso!!”, lo avvisò.
“Jared è più importante che tu..”
“Ascolta. Facciamo un patto. Tu adesso te ne vai e ti vai a fare bello. Domani mattina, prima della nostra terapia faremo anche jogging  e ti giuro che non aprirò bocca e non mi sentirai lamentare, ok!” promise.
“Sul serio?!” fece il maggiore scrutandolo dubbioso.
“Che io possa essere investito da una macchina!” fece mettendosi la mano sul petto a mo’ di giuramento. “Di nuovo!”, precisò convinto.
I due risero, si salutarono e si diedero appuntamento all’indomani. Jared fece un girò per la città e poi, quando sentì una certa stanchezza nelle gambe, si avviò verso casa sua e si sorprese quando vi trovò seduto, sui gradini di ingresso, Misha. Da solo.
“A quanto pare, almeno, il mio indirizzo non lo hai dimenticato?!” lo punzecchiò.
“Ok!, me lo merito!, ma posso avere almeno l’occasione di difendermi, anche se da come mi ha parlato in quel bar, ho capito che hai già emesso la sentenza e deciso la pena!” fece quasi ammiccando.
Jared sentì un tremore alla base dello stomaco. Sensazione che lo confuse. Pensava di aver chiuso con Misha dato come si era comportato e il tempo che c’aveva messo per abbandonarlo in quell’ospedale dopo l’incidente. Ma vederlo lì, che chiedeva solo la possibilità di parlare e spiegarsi, lo agitava più del dovuto.
“Sono stanco. Se vuoi parlare, vieni dentro!” e entrarono tutti e due nell’appartamento di Jared, al primo piano.
Misha entrò in quell’appartamento in cui da più di tre anni non metteva piede. Andò verso il salotto e si sedette sul divano, mentre Jared si andava ad appoggiare alla scrivania poco lontana. Il silenzio era imbarazzante. Misha era imbarazzato e Jared non faceva o diceva niente per migliorare la situazione. Poi.
“Sto’ aspettando!” fece rivolgendosi all’ex che lo guardò incerto di cosa dire.“Che cosa vuoi, Misha?, che cosa vuoi da me?!” lo spronò a continuare.
“La possibilità di spiegare!” fece schietto.
“Spiegare cosa?, che non sei riuscito a resistere più di un mese vicino al mio capezzale?, che l’idea di doverti prenderti cura di me era inaccettabile?”
“Mi avevano detto che difficilmente ti saresti ripreso!” anche se sapeva che era una giustificazione  stupida.
“ “Difficilmente” è diverso da “esserne sicuri”!!” gli fece notare Jared.
“E’ stata una decisione dura!”
“Che naturalmente Matt ti ha aiutato a prendere!!” fece con aria ironicamente comprensiva.
“Matt non è…lui è…”, come spiegare quello che c’era tra loro senza ferirlo?
“E’ o non è?!”
“Lui è una …piacevole distrazione!” convinto di esserci riuscito.
“Magnifico!!, lasciarmi a languire in coma per spassartela con una piacevole distrazione non depone di certo a tuo favore!!” gli fece notare con un sorriso sforzato.
“Jared non è così!” disse alzandosi e andandogli incontro. Si fermò davanti al giovane deciso a spiegarsi.
“Dimmelo tu com’è. Perché io davvero non lo capisco. Io so solo che quando mi sono svegliato tu non c’eri e ho dovuto affrontare tutto da solo!” lo accusò a questo punto, stanco di tutte quelle scuse inutili.
“Mi dispiace!, mi dispiace!” e mentre lo ripeteva annullò lo spazio tra loro e lo baciò all’improvviso e in maniera prepotente e decisa, impedendo a Jared una qualsiasi replica. Il giovane, però, sorprendentemente,  rispose al bacio.
La mattina dopo, Jensen bussò alla porta di Jared, puntuale per fare jogging. Quando il giovane scese e gli aprì, ancora non era pronto.
“Jensen?!” sembrò sorprendersi.
“Niente scuse, Padalecki. Avevamo un patto, perciò porta fuori il tuo culo da questo appartamento o…”, ma non finì perché alle sue spalle vide apparire Misha. Aveva gli stessi abiti di quanto lo aveva visto alla caffetteria ed era troppo presto per una visita di cortesia. Lo sguardo di Jensen si fece accigliato e …deluso.
“Vedo che questa volta ho interrotto qualcosa!” e fece per andarsene. Poi, si rivolse a Jared che lo fissava stranito per quel suo strano tono. “Fa’ con calma. Ci vediamo in palestra fra un ora!”
“No. Jensen, no! Misha sta andando via. Aspettami!”
“Lascia stare!, ci vediamo dopo!” e andò via senza salutare.
“Ma che ….” fece tra se e se , Jared. Perché quella reazione?, infondo aveva detto a Jensen che doveva capire quello che ancora c’era o non c’era tra lui e Misha. E comunque…perché?!
Il moro lo sorpassò  e uscì dall’appartamento. “Ci vediamo!”
“Ok!, fatti sentire.” e si salutarono.
*******
Un ora dopo Jared era in tuta e pronto ad iniziare la sua terapia con Jensen. Lo vide arrivare dal fondo della palestra e lo aspettò al bancone di entrata della grande struttura.
“Stanza 3. Va’ a prepararti. Arrivo tra cinque minuti!” fece freddo e distaccato e gli passò accanto senza degnarlo di uno sguardo. Jared rimase semplicemente senza parole. Che diavolo era successo!! Chi era quel robot che gli aveva appena rivolto la parola?!
“Wow!!” esclamò il palestrato che stava all’accettazione. “Devi averla fatta grossa, Jared!!”
“Cosa?!…io…non ne ho la più pallida idea.”
“Conosco Jensen da anni e l’ultima volta che l’ho visto in quelle condizioni il suo migliore amico gli aveva soffiato l’appuntamento del sabato sera!!” ricordò quasi con timore. Per il giovane, naturalmente.
“Ma …io…” stava per spiegare che tra loro non poteva essere una cosa del genere, quando vide uscire Jensen dalla stanza che gli aveva indicato.
“Jared, muoviti. Non ho tutto il giorno!!” gli urlò da lì.
“Ti conviene sbrigarti!” lo avvisò sorridendo il ragazzo.
Jared obbedì e raggiunse Jensen nella sala attrezzi. Il maggiore nemmeno si voltò a guardarlo quando il giovane entrò e chiuse la porta alle sue spalle.
“Ok! Oggi lavoreremo sulla muscolatura della gambe. Dobbiamo rinforzarle. Ti affatichi ancora facilmente.”, ma non c’era apprensione in quella spiegazione solo…fredda professionalità.
“Che diavolo ti prende!?” sbottò a quel punto Jared non riconoscendo l’amico dottore.
“Scusa?!” fece seccato.
“Sei forse posseduto?!, in una notte sei passato da essere Gandhi a Hitler!, che diavolo hai ?!”
“E tu sei passato da non sapere che cosa provavi per il “devoto” Misha a passarci la notte a farti scopare !!”, si fece sfuggire.
Ma come gli era saltato in mente di dire una cosa del genere. Non ne aveva nessun diritto. Jared era più che libero di fare le sue scelte, che lui le approvasse o meno. E poi era un suo paziente e lui il suo dottore anche se era tutto ufficioso. Ma per la miseria!!, Quell’incidente gli aveva rubato tre anni e lui in una notte voleva perdere tutto quello che si stava faticosamente riguadagnando.
“No, aspetta. Ripeti?!” fece alterato Jared. “Chi diavolo credi di essere, per giudicare?!”
“Io sono….” cercando le parole giuste per giustificare quella sua reazione.
“Chi diavolo credi di essere per dirmi cosa posso o non posso fare, chi devo o non devo rivedere ?!” inveì ancora più ad alta voce.
“Io …” era visibilmente in imbarazzo.
“Tu sei solo il mio terapista.” , puntualizzò il giovane e questo ferì Jensen anche se non lo diede a vedere. “Pensavo fossimo amici, ma vedo che non è così. Fuori da queste sale, tu non mi dici cosa fare!” gli disse sarcastico, anche se quello che stava dicendo, stava ferendo anche lui.  Ma non voleva soccombere a quella presa di posizione di Jensen.
“Resta fuori dalla mia vita, Ackles!” lo avvertì deciso. “Ora vediamo di metterci al lavoro!”, fece mettendo fine a quell’assurda discussione. “Come hai detto tu, non hai tutto il giorno!”
Jensen lo guardò furioso e benché cercava con tutte le sue forze di essere professionale, non ci riuscì e colpì basso.
“Sai!, credo che tu abbia fatto già abbastanza attività fisica.” Alluse apertamente. “Per oggi: lezione finita!!”, gettò per terra la cartella progressi e uscì dalla stanza, lasciando Jared letteralmente a bocca aperta. Il giovane si guardò intorno e scaricò la rabbia che aveva dentro prendendo a calci la cartellina sul pavimento e poi gridò un rabbioso: “Vaffanculo, Jensen!!”
Restò fermo al centro della stanza in attesa che la frustrazione di quella sfuriata scemasse lentamente. Poi, abbattuto, raccolse la felpa e andò via. Quando arrivò a casa sua, si sentiva più stanco di come si sarebbe sentito se avesse fatto ginnastica. Si buttò sul divano e lentamente si appisolò. Lo risvegliò il timido bussare alla sua porta. Guardò l’orologio al suo polso. Segnava le 15.45. Aveva dormito per quasi per quasi sei ore. Dopo la notte passata con Misha e la litigata con Jensen, doveva avere proprio le pile scariche. Si alzò a malincuore dal calore dei cuscini, ma chiunque era alla sua porta non ne voleva sapere di andarsene.
“Chi è?!” chiese solo per evitare di trovarsi di fronte a intraprendenti venditori porta a porta.
“Qualcuno che deve chiedere scusa!” fu la risposta che gli arrivò da fuori.
 Gli bastarono due passi per raggiungere velocemente la porta e aprirla. Jensen, di fronte a lui, se ne stava fermo sull’uscio, con l’aria mortificata e colpevole, aspettando che Jared lo invitasse ad entrare.
“Entra!” gli fece senza superbia.
Il giovane richiuse la porta e raggiungendo l’amico gli indicò il divano.
“Jared…”
“Ascolta..”, lo fermò Jared. “…non mi servono delle scuse. Anche io ho detto delle cose che nemmeno pensavo. Voglio sapere solo che cosa è successo. Non mi interessa niente altro.” disse sinceramente.
Jensen, non sapeva da dove iniziare. Aveva decisamente passato il segno con quello stupido litigio. “Ok!, senti: a dispetto di quello che ci siamo detti stamattina, sei mio amico. Ok?”
“Ok?!” confermò dubbioso il giovane.
“E ci tengo a te!” volle precisare. “Ma vedere Misha…con te…che usciva da casa tua soddisfatto e in pace con se stesso….beh!!, mi ha fatto rabbia.” cercò di spiegargli senza giudicare più di tanto. “Vorrei solo che dopo tutta la fatica che stai facendo per rimetterti in piedi e ricominciare, lui non distruggesse di nuovo tutto!” e il suo tono questa volta era davvero apprensivo come lo era sempre quando parlavano fra loro e di quello che doveva affrontare  Jared.
“Jensen, Misha non….”, quelle parole lo avevano colpito dritto al cuore. Jensen era un ragazzo incredibile ed evidentemente ci teneva davvero tanto a lui. In un modo tale da spingerlo a reagire così.
“Ascolta non ho diritto di sapere cosa è successo o meno tra voi. E di certo non voglio saperlo. Sarebbe come dire a Grissom di guardare dalla parte sbagliata, quando ha già tutte le prove!!”
Jared non ne potè fare a meno. Rise, finalmente sereno e come al solito riprese l’amico per quella sua abitudine.
“Jensen, smettila di nominare sempre film o personaggi, è sfiancante!!”
“Non ci posso fare niente, lo faccio quando sono nervoso!”, provò a giustificarsi ridendo anche lui di quell’innocente vizio.
“Co-cosa?!” fece all’improvviso Jared, incuriosito da quell’affermazione.
“E’ più forte di me. Mi viene spontaneo!” disse l’altro, imbarazzato.
“Un momento ma lo hai sempre fatto…anche…anche quando eri con me….aspetta!!, sei nervoso quando sei con me?!” chiese guardandolo dritto negli occhi verdi.
“No, ma che dici….io non…!” cercando di distogliere lo sguardo dallo sguardo di Jared che invece lo costrinse a guardarlo ancora, fermandolo per un braccio.
“Andiamo!, credevo avessi detto che siamo amici!” gli ricordò rinsaldando la presa al braccio del maggiore. “ Perché sei nervoso quando sei con me!!?”
“Io non sono nervoso con….te!” , mentì. Ma non fu bravo a farlo. Non questa volta.
“Sì. Lo sei. Andiamo!!,perché?!” insistette Jared.
Jensen, ormai aveva le spalle al muro. Questo era il momento. Jared meritava la verità. “A causa di quello che sei. Di come sei!”
Il giovane lasciò di colpo il braccio di Jensen, dopo aver sentito una fitta pungente al centro del petto. “Oh mio Dio!!...credevo che non fosse un problema per te…io pensavo che…”, ma Jensen non lasciò che finisse.
“Ed è a causa di quello che sono io. Di come sono io!!” e con un movimento veloce, gli mise le mani intorno al viso ancora sorpreso e lo baciò. Lo baciò forte, deciso. Se lo strinse vicino, il più vicino possibile e approfondì il contatto tra le loro bocche. E quando si staccò da lui lo fece solo per continuargli a mordere dolcemente le labbra arrossate da quell’assalto imprevisto.
“Jensen…non avevo capito…noi non…” sussurrò spaesato Jared.
“Mi dispiace. Lo so!!Non dovevo…Io non avrei dovuto. Tu sei comunque un mio paziente e io sono il tuo dottore. Non è….etico!” provò a giustificare mentre ancora sentiva l’affanno e l’eccitazione per  quel bacio.
Jared gli prese le mani ancora strette sul suo viso e le allontanò. Lo fissò per un attimo. Strinse le labbra per reprimere la sorpresa.
“Ma…Danneel…lei..”
“Danneel?!, lei è solo mio cugina.” spiegò. “Viene in città ogni tanto e ci piace stare insieme. È quasi una sorella!!”
Jared visibilmente sconcertato, mise insieme tutti i pezzi che gli mancavano per capire i comportamenti di Jensen quando erano insieme. Non era imbarazzo quello che il maggiore gli mostrava, ma incertezza nel…proporsi.
Riconquistò lo spazio che aveva messo tra loro. “Jensen….”, fece all’improvviso serio. “..sei licenziato!” e gli sorrise. Niente più legame medico paziente. Niente più problemi di etica.
“Oh Dio!!, Sì!! Sì!!” esclamò felice Jensen che si avventò di nuovo sulle sue labbra e questa volta sentì che anche Jared si lasciava trasportare da quell’ondata di passione che stava per travolgerli.
Ci misero poco a raggiungere la camera da letto di Jared e ancora meno il letto e sicuramente meno di un secondo a spogliarsi dei pochi indumenti che avevano ancora addosso, mentre gli altri erano sparsi un po’ ovunque tra il soggiorno, il corridoio e la camera. Avvinghiati uno all’altro mentre continuavano a baciarsi e ad assaggiarsi come se ognuno di loro avesse davanti il loro piatto preferito, fu Jared a imporsi in quella sfida così stuzzicante di assaggi. Imprigionò sotto di sé Jensen che non poteva fare a meno di guardarlo con incredibile desiderio. E quegli occhi verdi che lo fissavano colmi di una lussuriosa smania, annientarono ogni suo buon proposito.
“Ti giuro che mi farò perdonare!”, fu lo strano avvertimento che Jensen si sentì sussurrare sulle labbra dal suo compagno. Lo sentì muoversi su di lui e mentre cercava di assecondare i suoi movimenti, una mano di Jared gli afferrò un polso o lo bloccò appena sopra la testa, impedendogli così gran parte dei movimenti che poteva e voleva fare. Mentre l’altra mano del maggiore, Jared la sentiva forte e pressante sulla sua schiena.
“Jared…”
“Ho aspettato tre anni, poi sei arrivato tu e mi stavi….mi stai facendo impazzire. Non voglio più aspettare!” gli sibilò eccitato mentre gli posava un bacio quasi violento sul collo che fece gemere Jensen di sorpresa, piacere e dolore. Un secondo dopo, un movimento deciso delle gambe del giovane costrinse Jensen ad accoglierlo tra le sue e nell’attimo di un pensiero, sentì Jared spingersi dentro di lui.
“Oh Dio!!”, ansimò Jensen sentendo la presenza di Jared dentro di lui, così improvvisa e prepotente.
“Ti voglio, Jensen. Ti desidero troppo, per perdere altro tempo!!”, fu l’infuocata richiesta di scuse  del giovane per quello che aveva fatto così d’istinto e che continuava a spingersi nel corpo del suo amante con passione e irruenza.
“Ti voglio anch’io!” fu l’unica cosa che Jensen poteva e voleva rispondergli mentre cercava in tutti i modi di andare incontro alla passione che Jared gli stava dimostrando con quei movimenti così profondi e che lo stavano letteralmente mandando fuori di testa. Ormai era solo piacere quello che provava e che vedeva sul volto di Jared. Ormai il dolore di quell’unione così intima era completamente sopraffatto dal desiderio di andare avanti e raggiungere la piena soddisfazione del loro piacere. Non ci volle molto. I loro corpi reagirono a quell’atto così passionale quasi in sincrono e quando l’orgasmo li colse, Jensen si aggrappò disperatamente al cuscino che aveva sotto il braccio intrappolato ancora nella presa di Jared. Jared si afferrò al corpo che fremeva sotto di lui, nascondendo il volto nell’incavo del collo di Jensen. Le bocche aperte in cerca di aria, i respiri affannati che inutilmente provavano a calmarsi. Gli occhi stretti e la mente persa nel vuoto, in cerca di una spiegazione a quell’uragano di incredibile piacere che li aveva appena raggiunti, sconfitti e lasciati a “morire” in quel letto.
Lentamente Jared lasciò il corpo di Jensen, ma non si allontanò da lui. Gli rimase quasi addosso, in modo da poter tenere una mano sul petto del ragazzo e poter sentire il suo cuore battere e rallentare pian piano che il respiro si faceva normale.
“Dispiaciuto?!”, fece il giovane, credendo di aver fatto le cose troppo di fretta.
“Affatto. Anzi, mi fa piacere vedere quando la mia terapia abbia fatto effetto. Sei decisamente in forma!!” gli rispose Jensen mentre gli accarezzava il volto sudato e gli lasciava un bacio leggero sulle labbra. Si guardarono per un tempo che sembrò infinito. Si fissavano negli occhi in cerca dei sentimenti che provavano l’uno per l’altro, e ogni volta che quei sentimenti venivano scoperti, un bacio ne diveniva testimone.
“Voglio recuperare, Jensen!”
“Recupereremo, Jared. Ogni giorno perduto. Ogni stupida esitazione o incomprensione. Vedrai che…”, lo rassicurò il maggiore.
“No.”, lo interruppe Jared. “Voglio recuperare adesso. Questo.” Lo corresse Jared, mentre cominciava ad accarezzarlo languidamente su un fianco e mentre lo baciava lentamente sulle labbra aperte per la sorpresa di quel rinnovato desiderio.
“Non pensi che forse potresti….” provò a fermarlo solo per decenza, perché, infondo, non ne aveva nessuna intenzione.
“Il mio terapista ha fatto davvero un ottimo lavoro. Le mie braccia sono forti…”, disse mentre si tirava Jensen più vicino e lo stringeva in un dolcissimo abbraccio. “….le mie gambe sono più resistenti…”, continuò mentre con una gamba legava a sé, una di Jensen, che cominciava a sentirsi, sì, divertito da quelle avance così esplicite, ma anche eccitato dalla situazione che si stava creando di nuovo. “..la mia schiena ormai è decisamente in forma…” lo provocò, ancora, spingendosi contro il suo corpo. Lo baciò e lasciò che le loro lingue potessero giocare come stavano giocando loro. “..e quei muscoli che per molto tempo non sono stati allenati, non chiedono altro che rimettersi in forma!!”, concluse quella sua relazione così… seducente e maliziosa.
“Non sia mai che io non faccia il mio lavoro!” fece provocante, Jensen, che gli chiuse la bocca con l’ennesimo bacio e lasciò che quella sessione di terapia tutta personale riprendesse con tutto l’entusiasmo e la passione di cui erano capaci.
Passarono così la notte, ad amarsi e a stancarsi, fin quando avevano fiato e forza, fin quando la mattina, gli concesse una più che meritata tregua!!
Jensen pareva stesse dormendo, mentre all’improvviso sul suo viso si disegnò un leggero ma dolcissimo sorriso. “Smettila, Jared! Smettila di guardarmi!”
“Non ti sto guardando. Ti sto’…fissando!”
“Il che, è più inquietante!” e dicendo così, si girò verso di lui, infilò una mano sotto il cuscino e vi appoggiò sopra la testa.
“Jensen?”
“Mmmh!”
“Non è successo niente con Misha! Abbiamo passato la notte a parlare e a spiegarci.” disse volendo sciogliere ogni dubbio per la serenità di entrambi.
“Jared non sei tenuto a spiegarmi niente!” lo rassicurò l’altro, sorridendogli.
“No. Ma voglio.” fece sereno. “Lui voleva solo spiegarsi e all’improvviso mi ha baciato e..”
Jensen non disse niente, ma il suo corpo reagì da solo e si irrigidì.
“…e io ho risposto al bacio!” confessò il giovane vedendo la leggera smorfia di disappunto sul volto del compagno. “Dovevo farlo. Dovevo capire che cosa provavo per lui. Se lo amavo ancora oppure no, se…”
“E cosa hai capito ?!” chiese quasi con timore.
“Che è finita. Che il mio tempo con lui è andato, che non c’è più posto per lui insieme a me.” gli confermò sinceramente convinto.
“Ok! Ok!” fece emozionato il maggiore. Jared notò un atteggiamento più rilassato da parte di Jensen e provò a cambiare argomento. “Senti, ma perché non ti sei mai…insomma…fatto avanti con me?!, mi avresti reso decisamente le cose più facili e ..”
“Credimi, c’ho provato qualche volta. Ma capitava sempre qualcosa che me lo impediva. Stavo per dirtelo il giorno che Morgan mi chiese di sostituirlo e poi….avrei voluto farlo la mattina dopo. Ma quando sono venuto a casa tua e ti ho visto con Misha, non ce l’ho fatta e sono andato via.”
“Diciamo che sei fuggito via!” lo punzecchiò Jared.
“Ti giuro che se mia madre non mi avesse educato in questa maniera, vi avrei preso a pugni, tanto mi sentivo furioso!!”, confessò
“Wow!!, ricordami di ringraziarla!”
“Lo farò…ma, aspetta!!?, in che senso “che ti avrei reso le cose più facili” !” chiese e spalancò gli occhi su Jared quando lo vide senza ombra di dubbio, cambiare colore. “Padalecki, stai arrossendo!” lo stuzzicò divertito dalla reazione del compagno. “Questa me la devi proprio spiegare!”
“Oh andiamo Jensen!, sono stato in coma per tre anni e quando mi sveglio scopro che il mio terapista è un tipo che farebbe invidia ad un supereroe.”, cercò di adularlo per evitare di dare altre spiegazioni, ma lo sguardo in cerca di altre spiegazioni di Jensen, non lo graziò. “ Non sono una macchina e il mio corpo aveva delle…urgenze e delle reazioni che non sempre potevo controllare e..” provò a spiegare ormai al limite della vergogna. “…e poi ogni volta, tu, mi tastavi da ogni parte, e mi massaggiavi muscoli che io nemmeno sapevo di avere e così…insomma… ad un certo punto ero costretto ad allontanarmi per…” sperando di essere alla fine di quel calvario.
“Oh Dio!!, ti eccitavi!!” esclamò ridendo di cuore per quella rivelazione. “Jared!, ti eccitavi mentre facevano terapia??!!” chiese anche se non si aspettava che il giovane gli rispondesse e poi la sua espressione multicolore era già una risposta sufficiente. “Ed io che credevo che ti allontanassi da me, perché ti dava fastidio che ti toccassi!”, fece mentre si avvicinava a lui e gli stampava un bacio sulle labbra sottili ma decisamente invitanti. “Cavolo! Abbiamo fatto davvero alla Harry, ti presento Sally!, quanto tempo sprecato!!” spostandosi solo un po’ da lui per poter ritornare a guardare quei suoi splendidi occhi chiari.
“E’ colpa tua!!”
“No!!” quasi gridò il maggiore.
“Sì. Lo è!”
“Assolutamente no!!”
“Invece sì!” cerco di giustificarsi Jared. “Perché non mi hai detto di te, di quello che sentivi. Sei stato così dannatamente bravo a nascondere tutto, che non ho mai sospettato che tu fossi…”, poi per un attimo si fermò come se un’altra idea avesse preso il sopravvento su quello che doveva dire. “…a meno che tu ancora non ti sia….dichiarato??!!” fece quasi sorpreso o impaurito o…Ma Jensen lo rassicurò.
“No. Tranquillo. Dean Winchester ha iniziato a cacciare tanti anni fa!!” fece orgoglioso come al solito, nel suo solito modo.
Jared rise di cuore a quell’ennesima citazione televisiva e poi avvicinandosi ancora di più a quell’uomo straordinariamente stupendo che gli stava così straordinariamente vicino tanto da sentire il suo calore senza che si toccassero, lo provocò. “Sei ancora nervoso?!”
“No.” Rispose con un tono talmente basso da essere incredibilmente provocante. “Adesso sono eccitato!” e si avventò letteralmente su di lui, per una sessione mattutina di fisioterapia che Jared, gradì, decisamente, tanto!!
********
Non avendo più “regole etiche” da dover seguire, Jensen e Jared cominciarono a frequentarsi apertamente. E andava alla grande. Anzi, andava magnificamente. Tra di loro. Con i loro amici. Sul lavoro. Una sera, avevano organizzato un’ uscita a quattro con Danneel e il suo ragazzo. Jensen aveva telefonato a Jared che avrebbe anticipato, per un aperitivo solo tra loro due, e il giovane ne capì il senso, entusiasta. Ma mentre stava finendo di prepararsi sentì bussare alla porta.
“Dannazione! Ackles, devi imparare ad essere meno…” scherzò mentre andava ad aprire la porta convinto di trovarci il solito magnifico sorriso di Jensen ad aspettarlo. “..puntuale. Misha ?!” fece sorpreso.
“Ti disturbò?!” biascicò.
“Sei ubriaco, Misha ?!”
“No, che dici!!”
“Certo!!” lo assecondò scherzando. “Hai solo svuotato il tuo mobile bar!!”
“E anche due o tre birre del bar qui sotto!” lo informò l’ex evidentemente sbronzo.
“Facciamo anche quattro!” notando che Misha a malapena si teneva in piedi. “Che succede?, che ci fai qui?!” prendendolo per un braccio e facendolo sedere sul divano. Nel tragitto Misha stava quasi per cadere e Jared fu costretto a lasciare la porta aperta e corrergli dietro per evitare che crollasse sul pavimento.
“Matt…” piagnucolò come un capriccio.
“Oh! La piacevole distrazione!!”, gli sfuggì istintivamente e ricevendo in cambio uno sguardo offeso da parte di Misha.  
“Che ha fatto?!” gli chiese il giovane, assumendo, suo malgrado, un aria comprensiva.
“Il figlio di puttana si stava scopando il dannato cameriere di quella fottutissima caffetteria nel nostro stramaledetto letto!” finì per sbraitare. “Nel mio stramaledetto letto!” precisò ferito.
“Sei stato abbastanza chiaro!”
“Il bastardo non ha avuto nemmeno la decenza si fermarsi, quando si è accorto che li avevo scoperti, tanto era….preso!!” ironizzò.
“Oh Dio!, questa me la potevi risparmiare!” esclamò Jared dipingendosi sul viso un espressione nauseata.
“… “Dammi un minuto”…mi ha detto… “Dammi un minuto”…mentre si facev…!” continuò invece il bruno quando appena in tempo venne interrotto da Jared che proprio non voleva sentire in che cosa era impegnato il provetto “pornista”!!
“E decisamente puoi risparmiarmi anche questa!”
Si avvicinò all’ex compagno e gli sistemò un cuscino sotto la testa. “Ok!, ascolta. Io ho un impegno molto importante. Non posso rinunciare. Tu resta qui quanto vuoi. Quando torno, magari, ne parliamo, ok?!...e cerca di non vomitarmi in soggiorno!!” e fece per scendere. Non voleva che Jensen lo vedesse. O per lo meno voleva avvisarlo della situazione. Stava per uscire quando Misha lo fermò.
“Tu eri diverso!” gli confessò improvvisamente lucido.
“Si, Misha lo ero e…lo sono!”
“Tu, non mi avresti mai fatto una cosa del genere!” e le sue non erano domande ma constatazioni di fatto.
“No. Non te l’avrei mai fatta. Nessuno merita una cosa del genere. Nemmeno tu!” ed era sincero a dispetto di come erano andate le cose tra loro.
“Tu mi amavi Jared?!” questo invece lo chiese.
“Si, Misha. C’è stato un periodo in cui ti amavo.”
“Jared, se cambiassi?, se diventassi migliore?, se facessi di tutto per essere quello che tu desideri che io sia…forse potresti amarmi, di nuovo!” sembrava più che se ne volesse rendere conto lui stesso, piuttosto che chiederlo a Jared che comunque gli rispose.
“Potrei amarti, Misha m…”, ma non fece in tempo a spiegare il suo “ma”, che il bruno gli volò letteralmente addosso, lo bloccò con le mani afferrandogli con forza le braccia e gli stampò un bacio sulle labbra. Jared, furioso e incredulo di quel gesto, spinse via Misha che comunque restò con le sue mani sulle braccia del giovane che sentì una voce alla sue spalle. E quella voce gli gelò il sangue.
“Dannazione!” fu l’esclamazione dolorosa che Jensen, riuscì solo a sibilare tra i denti.
Jared si voltò verso quella voce e l’espressione di dolore e delusione e rabbia che vide sul volto di Jensen lo terrorizzò. “Jensen, aspetta, non è…”
“Credo davvero di aver interrotto qualcosa questa volta!!” e andò via senza dire altro.
Jared con uno scatto rabbioso si liberò dalla presa di Misha. “Ma che diavolo!! Che ti è saltato in mente…”, sbraitò preso dal panico per quello che era successo. “Cazzo!!!, Misha…ma non cresci mai!!”, gli inveì contro mentre recuperava le chiavi di casa e il telefonino. “Ti giuro…” lo minacciò furente “..ti giuro che se per questa stronzata mi hai portato via la cosa più bella della mia vita…beh!...ti consiglio di non farti trovare qui, quando torno!!” e uscì dal suo appartamento alla ricerca disperata di Jensen.
Quando uscì dal portone non lo vide e non vide nemmeno la sua macchina. Prese il cellulare e provò a chiamarlo. Niente. Si avviò per la strada, sperando di vederlo, ma niente ancora. Prese un taxi al volo e andò a casa sua. La situazione non cambiò.
“Dove diavolo sei, Jensen!”, imprecò quando non lo trovò nemmeno alla caffetteria dove di solito andavano insieme. Poi, fu come colto da un illuminazione.
“Danneel!..certo….Danneel!!...che stupido!!” e andò direttamente a casa della ragazza. Bussò alla sua porta con l’urgenza di chi ha un bisogno disperato che gli venga aperto.
La ragazza infatti gli apre e lo fulmina solo con lo sguardo.
“E’ qui. Dimmi che è qui e che non ti ha solo chiamato!” sperando in un minimo di compassione.
“Cosa vuoi Jared?!, non è il momento. Non vuole vederti!” e poi lanciando uno sguardo furtivo all’interno dell’appartamento concluse “…o solo sentirti nominare!”  
All’anima della compassione!!!
“Allora è qui!! Ti prego, fammi entrare!” supplicò e tentando di oltrepassarla.
“No!”  fece lei bloccandogli il passaggio. “Non ti azzardare!”
“Ti prego!” supplicò ancora più esasperato e notando un certo cedimento da parte di Danneel. “Ti prego!”
“Ok!, resta qui.” E mentre si allontanò da lui, Jared fece un ulteriore tentativo per entrare. “Jared!!, ti ho detto aspetta qui. Non costringermi a chiuderti la porta in faccia, perché se lo faccio, col cavolo che la riapro!” fu la chiara minaccia a cui Jared non potè che obbedire.
Poco dopo la ragazza palesemente seccata, tornò dal giovane e gli disse di entrare. Quando Jared, entrò nell’appartamento, la prima cosa che vide fu Jensen, seduto su una poltrona in un angolo del soggiorno. Gli occhi arrossati e lo sguardo furioso. Non era un accoppiata rassicurante, ma se non altro lo aveva trovato e avrebbe avuto la possibilità di chiarirsi. Almeno così, sperava.
“Credo che voi due abbiate parecchie cose da dirvi. Io esco, resto da un amica stanotte!” fece mentre prendeva le sue cose e la borsa. “Tesoro, chiama se hai bisogno!” disse a Jensen. Poi con uno sguardo spietato si rivolse anche a Jared. “Ricordi Lorena Bobbit?!”, fu la domanda retorica. “Le ho detto io cosa fare!!” lo minacciò puntandogli il dito affusolato giusto in mezzo al petto. “Occhio a ciò che fai e dici!” e uscì di casa, lasciando i due ragazzi da soli.
Jared ingoiò la furia di Danneel e si avvicinò titubante al compagno o almeno a quello che sperava fosse ancora il suo compagno.
“Jensen, lascia che ti..”
“Come hai potuto, Jared?!” e Jared non potè non sentire il dolore e, sì, anche una rabbia furiosa, nel tono con cui Jensen si era rivolto a lui.
“Lo so che è banale da dire. Ma non è come credi.”
“No. E com’ è, Jared?!” gli chiese fulminandolo con il verde brillante di ira dei suoi occhi. “Questa volta ti ho visto e ho visto lui. Dio!!, mancava solo che ti infilasse le mani nei pantaloni e la scena era completa!!”
“Ti prego. Fammi spiegare. Ti prego!!”
“…” Jensen non disse altro. Si limitò solo a guardare con occhi freddi come il ghiaccio il ragazzo che aveva di fronte e che era così maledettamente attraente anche adesso che sembrava disperato. Anche adesso che lui doveva odiarlo con tutte le sue forze.
“Misha era…è ubriaco. Ed è decisamente ancora sotto un treno per tutto quello che ha mandato giù!” cominciò a spiegare dopo aver preso fiato. “Ha trovato Matt con un altro nel loro letto e ha dato di matto. Ma il fatto è che lo ha fatto con me…il matto!”
“E questa dovrebbe essere una spiegazione!??”
“Sì. Perché è quello che è successo!”quasi urlò esasperato da quella mancanza di fiducia. “Dannazione, Jensen!! Io amo te.” Disse senza pensarci ancora. “Io. Amo. Te.” Pronunciò ancora più convinto e qualcosa, forse, dentro Jensen cominciò a vacillare.
Jared percepì il rumore causato da quella piccola crepa e continuò per cercare di abbattere completamente il muro. “Io amo solo te e quando ti ho visto a casa mia e ho capito che avevi visto me e Misha, mi è crollato il mondo addosso e ho pensato di aver perso tutto. Di averti perso, per sempre!”
“Beh!, hai pensato bene!!”, fece il maggiore, alzandosi di scatto dalla poltrona su cui era seduto e passandogli oltre.
“No. No. Ti prego non dire così. Cerca di capire.” fece Jared andandogli dietro.
“Lui ti ha baciato e sembra che questo gli riesca molto bene.”
“Questa volta è differente.”
“Davvero?!” ironizzò Jensen.
“ Questa volta non ho risposto al bacio.” e per Jared questa era l’unica giustificazione plausibile.
Jensen per un attimo sembrò tranquillizzarsi, ma un secondo dopo l’aria sofferente ritornò sul suo volto.
“Sai!, la cosa paradossale di questa storia è che ti capisco. Ora, so come ti sei sentito quando ti sei risvegliato dal coma. Ferito e deluso profondamente dalla persona che credevi di amare. Hai tagliato fuori la persona che ti ha fatto sentire così. Perché io dovrei comportarmi in maniera diversa?!”, domandò con tono crudele. “I mesi che abbiamo passato insieme sono stati il mio coma, ma stasera mi sono svegliato e ho visto chi davvero avevo al mio fianco. Perciò ti ripeto: perché io dovrei comportarmi in maniera diversa??!”
“E’ questo che vuoi, Jensen?...vuoi…vuoi tagliarmi fuori dalla tua vita?, vuoi mandare a puttane quello che c’è tra noi per qualcosa che non ho fatto e di cui non ho colpa!!?” gli ringhiò dolorosamente contro, con la voce rotta dall’emozione e dal pianto nervoso per non essere riuscito a spiegarsi, mentre gli si faceva vicino per costringere Jensen a guardarlo negli occhi, quando invece, l’altro gli voltava di nuovo le spalle, ignorandolo.
Poi, ad un tratto, come se quello che doveva fare gli si fosse inspiegabilmente rivelato davanti agli occhi, afferrò Jensen per un braccio e l’obbligo a voltarsi. “No. Non lo permetterò. Non perderò tutto di nuovo. Non questa volta. Non voglio perderti, Jensen. Ti amo troppo!” e senza aspettare che Jensen potesse in qualche modo rispondergli, lo baciò quasi con disperazione e mise in quel bacio tutto l’amore che poteva dimostrargli e mise nell’abbracciò con cui lo teneva stretto a sé, tutta la passione di cui era capace. Si cibò delle labbra di Jensen per un tempo infinito e piacevolmente, dopo un po’, notò che anche Jensen, faceva lo stesso con le sue. Quando si staccò da lui, vide negli occhi del maggiore uno sguardo di piacevole sorpresa.
“Che c’è?!” azzardò a chiedere.
“Misha era ubriaco?!”
“Come una spugna!”, si ritrovò a rispondere senza capire effettivamente il perché.
“Sai di caffè!” constatò perplesso Jensen.
“Cosa?!” adesso si era completamente perso.
“Le tue labbra.. non sanno di lui. Sanno di caffè!”
Solo allora, Jared capì quello che aveva provato  e capito Jensen. Il bacio di Misha era stato secco, asciutto anche se irruente. Non spiegò altro ma confermò al compagno che teneva ancora stretto tra le sue braccia la sua verità. L’unica verità.
“Non l’ho baciato, Jensen. Non l’ho baciato!”
Jensen abbatté da solo quel muro. Aveva la prova della sincerità di Jared e il suo cuore ricominciò a battere serenamente. “Allora bacia me!!” fu l’invito che porse al giovane che entusiasta e felice, riprese da dove avevano appena lasciato e si spinsero decisamente oltre.
La mattina dopo, circa verso le dieci, Danneel ritornò a casa sua convinta di trovare ancora i due ragazzi. Entrò, ma non vide nessuno. Chiamò prima Jensen e poi Jared,ma nessuno dei due rispose. Andò verso la camera da letto e con sua sorpresa trovò il suo letto senza lenzuola. Ai bordi del letto c’erano due lenzuola nuove di negozio. Erano di un bellissimo color azzurro cielo, non sgargiante. Anzi, la sua tonalità era molto delicata. Le adorava. Su di loro un biglietto. Si avvicinò, prese il biglietto e lo lesse.
“Scusa, cuginetta!!, non potevamo lasciarti la camera sottosopra e le lenzuola in lavatrice.
Così, ho portato tutto via e te ne ho comprato un paio nuove.

P.S. : le ha scelte Jared!!
P.P.S: grazie di tutto. Ci sentiamo presto! Ti voglio bene!”
   
 
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