I l C i r c o D e i F o l l i
- Di chi è la colpa?!
-
Un urlo roco riecheggia nei corridoi,
rimbomba in ogni antro e striscia fin sotto le porte chiuse, senza che nulla
possa fermare la sua avanzata. In risposta, il
silenzio.
- Di chi è la colpa…? -
Questa volta ci mette
meno decisione, meno rabbia. L’iniziale nota di risentimento è sparita, per
lasciare il posto alla rassegnazione, alla consapevolezza. Se
di consapevolezza si può parlare, nel suo
caso.
Nel cielo è visibile solo un sottile spicchio
di luna, oscurato in parte da nubi bluastre, che di lì a qualche ora lascerà il
posto al sole, all’alba, ad un nuovo giorno. Ma per
ora la notte sembra rischiarata dalla flebile luce di una finestra, quella
lassù, all’ultimo piano. La terza a partire da
sinistra.
Oltre la finestra, un intero mondo.
Immagini, volti, memorie. Lucidità, colori, follia.
Circo,
spettacolo di dolori e sofferenze, così come di gioia e spensieratezza.
- Io… Non ti sopporto più -
Continua la stessa voce di prima,
insolitamente pacata. Scandisce le parole con calma,
misurando tono ed espressione. Gli occhi azzurri, limpidi e un po’ lucidi , rimangono socchiusi per dare enfasi alla frase, le
sopracciglia sono distese, libere dal corrucciamento
iniziale.
Scomposti ciuffi di capelli biondi gli
ricadono sul viso, ma lui non se ne cura. È in piedi, al centro della stanza, e
ha lo sguardo di chi ha capito tutto.
- Sasuke -
Un nome, una
persona, il suo interlocutore, il suo migliore amico e molto, molto altro. Naruto lo vede,
è lì, davanti a lui. Sasuke siede sull’unica
sedia della stanza, elegantemente, senza scomporsi. È come tutte le -altre- volte che se
lo è immaginato: freddo e impassibile.
Loro due si guardano, si scrutano ben oltre ciò che l’occhio umano vedrebbe. Si osservano e
ricordano.
Se lo facciano
entrambi, Naruto non ne è certo. È certo
però di vederlo, è certo di ricordare. È sicuro di ciò che vede attorno
a sé, delle ombre e dei volti, reali come i funamboli che camminano sopra la
sua testa, e i pagliacci, e i leoni e gli elefanti.
- …Noi siamo come loro, vero? Dopotutto
ci assomigliano - dice Naruto, fissando il soffitto
vuoto - Siamo ninja così come siamo equilibristi: la
nostra fune è la vita. Un passo falso o un filo di vento e siamo fottuti -
Sasuke tace. Sasuke tace ma lui non ne è sorpreso: non era mai stato un tipo loquace, non aveva
mai parlato molto. Anche prima di quello.
Lo sguardo gelido, fisso,
imperscrutabile…fa parte della sua eredità genetica, dopotutto. Occhi neri, occhi rossi, occhi imprevedibili ma che prevedono tutto
-o quasi-. Occhi pericolosi. Naruto è contento
che siano persi nel vuoto, senza un obbiettivo non feriscono; non lo feriscono.
- N-non è
c-come credi t-tu - balbetta improvvisamente, in direzione dello sguardo che non-lo-vede - di chi è la c-colpa?
-
Un singhiozzo e ancora un quesito. E ancora il silenzio come sua unica risposta.
- Non sono stato io -
E ancora un repentino cambio d’umore. Risoluto e fiero,
coraggioso. Una convinzione: essere nel giusto.
Naruto fa un passo indietro, con una mano cerca -invano-
di domare l’acconciatura. Respira e guarda. Incamera aria e fissa. Intorno a
lui una cornice di acrobati saltimbanchi festeggia,
gioisce e danza lungo le pareti e si spegne con il tremolare intermittente
della lampada appoggiata sul comodino.
- Solo un errore di calcolo - ammette Naruto.
Sasuke siede di fronte a lui, la serietà e la riservatezza fatte
persone. Sasuke che si contiene, Sasuke
che si regola, Sasuke completamente incapace di
mostrare ciò che ha dentro.
- Cazzo, ascoltami!
- grida - Guardami!
-
Nuovamente urla.
Sulle pareti, il frammento di un film.
Shinobi che corrono, inseguono il nemico; silenziosi e concentrati,
inseguono un obbiettivo. La vittoria.
Ninja in combattimento, ninjutsu, taijutsu, sigilli. Sangue e lividi.
Tecniche proibite. E poi, l’unica cosa che quegli
occhi azzurri e limpidi vedono e rivedono da mesi, forse anni.
Tigre, drago, cavallo, serpente, lepre, tigre,
pecora, cinghiale, drago.
Occhi neri, rossi, imprevedibili e
pericolosi si spengono. Un corpo cade a terra, senza battiti, senza vita.
Naruto vede, e soffre, e capisce. Capisce che Sasuke
-interlocutore, persona, amico e molto, molto altro- non sarà
più nella sua vita. Sa che non avrà più modo di confessare, di ammettere tutto.
Non potrà più incrociare quegli occhi e sentirsi inerme. Non potrà più sentirlo
al suo fianco e sentirsi imbattibile. Non potrà più
sentirlo e sentirsi completo.
Semplicemente, Naruto
non potrà. Il tempo è scaduto.
Ma oltre il limite, lui lo vede, seduto al centro della
stanza. Non parla, non lo guarda, ma la sua semplice presenza lo compensa.
Ha sempre agognato quello sguardo
-seppur indifferente-, ha sempre voluto quelle mani
-seppur gelide-. Ora ha tutto, tutto per sé.
Sulle pareti, il
frammento di un film, e sulla porta della stanza, una donna.
Lunghi capelli chiari incorniciano il
viso, solcato da profonde rughe nonostante la giovane età. A venticinque anni Sakura piange, ogni giorno.
Ogni giorno muore, mentre il ricordo di
Sasuke muore. Ogni giorno la
porta alla pazzia, mentre Naruto impazzisce inveendo
contro quella sedia vuota.
E mentre Sakura piange, il circo dei
folli perpetua i suoi atti.
* * *
Ed ecco la mia
seconda NaruSasu ufficiale ^^
Con questa storia
mi sono classificata terza ex-aequo al SasuNaru Themed Contest e mi ha fatto
piacere ^^ Per questo mi complimento con tutte le altre partecipanti.
Inoltre ringrazio
con tutto il cuore Silvia,
orgogliosamente usuratonkachi, che mi ha aiutata nella scelta del tema -Circus-
e incoraggiata nella stesura di questa One-Shot.
Ti voglio bene anche se sei una Pink Panter Mosca Bianca!
[Non disprezzo le
recensioni ^__-]
Mela