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Autore: ThreeRavensBlondie    09/05/2014    4 recensioni
SPOILER ALLEGIANT.
Ho letteralmente amato la saga di Divergent, sebbene il finale mi abbia fatto esplodere di lacrime per giorni. Quando ho letto il bellissimo ma struggente epilogo sulla zip-line, me lo sono immaginato tramutato in scena cinematografica così, anche se è ancora più triste dell'originale.
TOBIAS POV. Buona lettura!
Genere: Azione, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Four/Quattro (Tobias), Tris
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo due anni e mezzo, il momento era arrivato.
L’ultimo saluto. L’ultima volta che l’avrei vista. Gli ultimi istanti che avrei potuto passare accanto a lei.
Era giunto il giorno in cui avremmo sparso le sue ceneri.  Sarebbero scivolate fuori dall’urna come la sua mano scivolò via dalla mia, l’ultima volta che la vidi in vita, così piena di energia, forza, amore.
Tris. La mia Tris.
Mentre l’Hancock si avvicinava al mio campo visivo, mi ritrovai a ripensare a tutto quello che era accaduto, a tutti gli avvertimenti dati e le richieste di mettersi al sicuro che le avevo fatto.
Ma lei, da Intrepida e Abnegante fino al midollo, aveva preferito compiere l’atto di estremo coraggio e altruismo del sacrificio per suo fratello Caleb, un fratello che nonostante tutto l’aveva tradita. Ma lei era fatta così. Testarda e determinata quando si trattava della famiglia.
E’ proprio per questo che l’amavo. Ed è proprio per questo che la amo.
Purtroppo, spesso ho avuto la brutta abitudine di sottovalutarla: ho sempre pensato che sarei stato un esempio per lei, un modello da imitare. Invece è tutto l’esatto contrario. I numeri esistenti nell’universo non sono abbastanza per indicare tutto ciò che io ho imparato da lei.
Se è vero che il tempo cura le ferite non lo so. Una cosa di cui sono certo, però, è che la mia ferita deve essere bella grossa, una di quelle che impiega anni ed anni per guarire.
Un suo ricordo mi punge come uno spillo. Uno spillo diretto nel mio cuore vulnerabile.
Ma io so che non sono completamente solo. Gli amici, sebbene all’inizio non ci credessi più di tanto, aiutano molto più di quanto qualcuno possa pensare. Christina, Zeke, Cara e gli altri, ogni giorno aggiungono dei ricordi di lei alla mia raccolta. Quando andavo a scuola ricordo che il professore di fisica disse che più piccola è la superficie di qualcosa, più grande è la pressione che esercita. Tutti questi ricordi, rappresentano tanti spilli messi assieme, la cui superficie, ingrandendosi, non punge più.
Ma neanche questo toglie il dolore. Sarò masochista, ma da un lato ne sono felice, perché se soffro significa che lei è esistita veramente, che ha fatto parte della mia vita, di ogni mio singolo giorno, e che nessuno si è potuto mettere tra me e lei, tanto meno due dannati proiettili.
 
Quando Cara preme il numero 99 dell’ascensore, stringo ancora più forte l’urna argentata contro il mio petto. Ricordo sospirando la notte in cui superò con me la paura dell’intimità.  La notte più bella della mia vita.
E ancora una volta, mi rendo conto di quanto fosse coraggiosa. Devo esserlo anche io, soprattutto adesso che vedo l’ascensore aprirsi su una distesa infinita ed altissima di palazzi e strade.
Le ultime luci del giorno bagnano il mio viso facendomi socchiudere gli occhi, e mi metto una mano poggiata di scorcio sulla fronte per farmi ombra e vedere meglio. Vedo il muretto e le imbracature della zip-line.
Non oso guardare giù e mi tengo avvinghiato alle ceneri, come se lei potesse ancora infondermi un po’ del suo interminabile coraggio.
Lascio che Christina, Matthew e Cara vadano per primi. Continuo ad allontanare il momento in cui toccherà a me, ma quando noto che siamo rimasti soltanto io e Zeke, mi rendo conto che dovevo darmi una mossa.
Non credo di potercela fare” dico.
“Certo che puoi”mi incita Zeke, convinto “Sei Quattro, la leggenda degli Intrepidi! Puoi affrontare qualunque cosa.”
Compio la follia di sbirciare di sotto di me, stritolando l’urna per paura che cada, e vedo che è come guardare la Terra dalla Luna. Non è il massimo per chi è terrorizzato dalle altezze.
“Ehi, non è per te, ricordi? E’ per lei. Volevi fare qualcosa che le piaceva, qualcosa che l’avrebbe resa orgogliosa di te. Giusto?”
Giusto, Zeke. In un lampo, ricordo la notte in cui si arrampicò con me sulla ruota panoramica, o quando nelle simulazioni mi stette affianco. Lei c’era. Lei c’era sempre.
Come si metteva lei?” chiesi, e con quella domanda, sentii pizzicarmi gli occhi di lacrime. Le ricacciai indietro.
“Con la faccia avanti”dice lui.
“D’accordo.” Gli passai l’urna con estrema cautela “Mettimi questa dietro, okay? E aprila.”
Così fece.
Sapevo che sarebbe stata questione di secondi prima di cominciare a scivolare giù.
Forza. Sii coraggioso, Tobias.
L’imbragatura parte verso il basso, sfrecciando, aumentando velocità ed accelerazione in maniera allucinante. Ed io urlo, a squarciagola. Non ricordo di aver mai urlato così tanto in vita mia. Tranne quel giorno, all’obitorio, anche se era interiore e nessuno a parte me poteva sentirlo.
Ora, ne sono sicuro, mi staranno sentendo a centinaia di migliaia di chilometri di distanza da qui. Mi giro indietro e vedo la cenere grigiastra che comincia a spargersi come la coda di una cometa. Se ne sta andando via, per sempre.
Mi volto davanti e un palazzo si avvicina pericolosamente al mio fianco mentre scivolo a tutta velocità. E’ tutto troppo spaventoso, troppo.  Non ce la faccio più a guardare, e chiudo gli occhi, mettendoci anche le mani per coprirli.
Sarei rimasto così fino alla fine della zip-line, se una mano non avesse preso la mia destra che avevo davanti agli occhi e mi avesse disteso il braccio, facendo poi la stessa cosa con la sinistra, come se stessi volando.
Mi volto e la vedo. Tris.
E’ qui. Distesa sulla mia schiena. Ed è nella mia stessa posizione, tenendomi le mani. Mi sorride da sopra la mia spalla, ed è bellissima.
Voliamo come due uccelli, incredibilmente simili ai tre che aveva nel suo tatuaggio, e che ha anche adesso.
La sento qui, e stavolta non fermo le lacrime.
Riesco a guardare sotto di me, perché so che sono con lei, che c’è lei che mi protegge.
E quando vedo la rete formata dalle braccia dei miei amici che si avvicina, per la prima volta desidero rimanere sospeso nel mio ultimo volo con lei, fregandomene totalmente delle altezze.


Ci fermiamo.
“Buttati!” Esclamano i miei amici, ridendo. E io mi rendo conto che Tris è ancora accanto a me, ma loro non la vedono.
“Grazie” le dico, mettendo in quell’unica parola, tutto ciò che avrei voluto dirle, ma che non ho avuto tempo di fare.
Lei mi sorride radiosa con gli occhi luminosi.
Faccio per prendere l’urna adesso vuota e la lancio verso i miei amici. Quando mi giro, Tris è sparita. Ma io so che adesso è nell’aria, nel cielo ombroso della sera, nella terra, nel mare, nel mio cuore.
Lei c’è. Lei c’è sempre stata. Lei ci sarà per sempre.
  
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