Ecco il secondo capitolo. Nella mia storia il caso Adler in cui Neal, Alex e Kate si sono conosciuti è avvenuto almeno quattordici anni prima degli avvenimenti raccontati nella fanfiction, non so se corrisponda, perché non mi è molto chiaro lo scorrere del tempo nel telefilm, se non è così consideratela una piccola licenza poetica. Buona lettura.
I personaggi riconoscibili non mi appartengono, sono proprietà di chi ne detiene i diritti; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro
Secondo
capitolo. L’incontro
La
mattina seguente in ufficio Neal faticava a mantenere la
concentrazione, Jones
stava riassumendo per la squadra i risultati della sua indagine, dei
principali
sospettati a proposito del furto dai Conard: due erano in prigione, uno
era
morto e di tre non si sapeva che fine avessero fatto, restavano il
Trapezista,
un ladro senza nome specializzato in furti spettacolari e Alexandra
Hunter.
A
sentire il nome di Alex, Neal ebbe un sussulto, fu solo un secondo ma
Peter se
ne accorse, alzò un sopracciglio, come per invitarlo a parlare. Neal
disse la
prima cosa che gli venne in mente “Hai fatto qualche ricerca anche su
TJ
Flinch?”
“Il
ladro di gioielli” chiese Jones e alla conferma di Neal aggiunse “é uno
dei due
in prigione.”
“Ok”
disse Neal prendendo qualche appunto sul foglio che aveva davanti a sé.
Peter
fece finta di niente ed invitò Jones a continuare.
Pochi
minuti dopo Peter prese la parola “Allora riassumendo ci rimangono due
plausibili sospettati: il Trapezista e la Hunter. Quale dei due ha
avuto
maggiori probabilità di commettere il furto?” chiese Peter scorrendo
con gli
occhi le facce dei suoi collaboratori, Neal sembrava tranquillo, il
sussulto di
poco prima non si era ripetuto. Peter si chiese se poteva averlo
immaginato, ma
conosceva Neal troppo ben ormai e sapeva che tra lui e la Hunter c’era
qualcosa
di speciale.
“Il
Trapezista adora i colpi negli appartamenti agli ultimi piani” disse
Diana “e
quello dei Conard è un attico” concluse Jones.
“Però
è molto sospetto che la Hunter sia arrivata in città proprio ieri…”
aggiunse
Diana mordicchiando la punta della penna. Neal rimase impassibile, era
troppo
abile per farsi cogliere in fallo due volte, finse un’espressione
sorpresa e
chiese “Alex è a New York?”
“Tu
non lo sapevi?” domandò Peter alzando scettico un sopracciglio.
“No”
rispose Neal deciso “Se avesse cercato di contattarmi te l’avrei detto.”
“Si
come no” sussurro Peter tra sé, iniziando a raccogliere le sue cose dal
tavolo
dove erano riuniti, poi a voce alta aggiunse “Diana, scopri dove
alloggia la
Hunter e chi a visto da quando è arrivata. Jones tu occupati del
Trapezista,
vedi cosa riesci a scoprire.”
“
E io?” chiese Neal alzandosi.
“Tu
vieni con me, andiamo dai Conard per un sopralluogo, voglio controllare
una cosa”
disse Peter prendendo la giacca ed uscendo. Neal lo seguì, mentre Jones
e Diana
si diressero alle rispettive scrivanie.
La
giornata era stata strana, Neal era stato strano, per tutto il tempo
era
sembrato sovrappensiero, distratto. Per Peter era chiaro che Neal si
fosse
dimostrato reticente a proposito di Alex, sicuramente sapeva più di
quello che
aveva detto, ma quanto di più. La preoccupazione per un’amica indagata,
Peter
poteva anche capirla, ma la totale mancanza di entusiasmo dimostrata da
Neal
davanti alle opere della collezione dei Conard, o peggio, il finto
sorriso
sfoggiato quando espressamente chiamato in causa, lo impensierivano. Si
c’era
qualcosa che non andava con Neal e Peter era deciso a scoprire cosa al
più
presto. Provò a parlarne con Elizabeth, ma le rassicurazioni della
moglie non
spensero quel senso d’inquietudine che lo infastidiva.
Neal
sperava di trovare Alex ancora da June, per tutto il giorno non aveva
fatto
altro che pensare a quello che gli aveva confessato la ragazza. Aveva
cercato
di prestare attenzione a Peter e al caso, sia per capire come
incastrare il
Trapezista, sia per non insospettire ulteriormente Peter, ma non c’era
riuscito
molto bene. Il pensiero tornava sempre li a quella sera a Milano dodici
anni
prima. La sera in cui in accordo con Alex avevano deciso che non
potevano
essere genitori, che sarebbero stati inadatti e che dovevano risolvere
la cosa
in un altro modo. Aveva insistito parecchio per accompagnare Alex
all’ospedale,
ma lei si era rifiutata, ribadendo che la truffa che avevano
architettato era
costata loro mesi di preparazione e farla saltare così all’ultimo non
aveva
senso, Neal doveva restare al suo posto e prepararsi al colpo. Ora
capiva
perché era stata così categorica nell’anteporre la frode a sé stessa,
non ci era
andata in ospedale. Avevano portato a termine il furto e si erano
separati, per
più di un anno non l’aveva rivista e adesso gli era chiaro perché.
Fece
i gradini di corsa ed entrò nel suo appartamento. Alex era li, seduta
sul
divano e non era sola. Una ragazzina magra con lunghi capelli mossi e
neri era
seduta per terra vicino ad una delle finestre, gli dava la schiena,
stava
scrivendo o disegnando, in un quaderno che poggiava sulle gambe
incrociate.
Ariel, la ragazzina doveva essere Ariel, sua figlia, il pensiero colpì
Neal
dritto allo stomaco; due sentimenti contrastanti s’impossessarono della
sua
mente, rabbia e felicità; era felice, anzi felicissimo che Alex gli
avesse
mentito, ma era anche arrabbiato, aveva perso dodici anni ed era un
estraneo
per quella ragazzina, uno sconosciuto. Un finto colpo di tosse alla sua
destra
lo distrasse dai suo pensieri, anche la ragazza si girò e per una
attimo Neal
incrociò dei bellissimi occhi azzurri spalancati, i suoi occhi, Ariel
aveva i
suoi occhi, il pensiero lo riempì di calore.
Neal si girò verso la fonte del colpo di tosse e si ritrovò davanti un
ragazzino seduto al tavolo della cucina, il viso allungato incorniciato
da
morbidi capelli color cioccolata, anche gli occhi che lo stavano
fissando erano
scuri, lo scrutavano, indagatori ed incerti. Doveva trattarsi di
Nicholas, suo
figlio. Neal si sentì stupido, lui che aveva sempre avuto il dono della
parola
ora non sapeva cosa dire. Ariel nel frattempo si era alzata facendo
cadere il
quaderno a terra e si era avvicinata. Anche Alex li aveva raggiunti e
aveva
appoggiato una mano sul braccio di Neal stringendolo come ad
incoraggiarlo.
“Ariel,
Nicholas, questo è Neal, vostro padre” disse Alex con tono tranquillo.
“Ciao”
disse Nicholas fissandolo attraverso il tavolo.
“Ci…ci…ciao”
balbettò Neal. Il ragazzino sorrise, lo stesso sorriso che Neal
rifilava agli
altri quando voleva rabbonirli o ben disporli.
La
ragazzina lo fissava, poi successe una cosa che Neal non si sarebbe mai
aspettato. Ariel coprì di corsa lo spazio che li separava e lo
abbracciò,
stringendolo. Dopo un attimo di sorpresa Neal ricambiò l’abbraccio
dolcemente,
abbassandosi un po’.
“Piacere
di conoscerti” disse la ragazzina con la testa affondata nel suo petto.
“Il
piacere è tutto mio” rispose Neal alla testa di capelli corvini, con il
tono
più dolce che Alex gli avesse mai sentito usare.
Dopo
una cena a dir poco surreale, Neal ed Alex avevano lasciato i gemelli
addormentati in una delle camere per gli ospiti di June, una camera
dalle tinte
azzurre e verdi, arredata con molto gusto. Chiudendosi la porta alle
spalle
Neal aveva dato un’ultima occhiata ai gemelli, dormivano raggomitolati
sotto la
coperta, sembravano sereni.
Il
truffatore salì le scale dietro ad Alex e si sedette accanto alla
ragazza
quando questa prese posto sul divano.
“Mi
sembra che sia andata bene…” iniziò Alex
“Direi
di si” concluse Neal.
“Sono
fantastici Alex, è incredibile, come hai fatto?” chiese Neal
prendendole una
mano, Alex sorrise “Risponderò a tutte le tue domande… mi dispiace
Neal, non
dovevo tenerti fuori e che le nostre vite erano così complicate…”
Alex
era ben cosciente delle mani di Neal, che mentre lei rispondeva alle
sue
domande, lentamente erano passate dal stringere le sue mani ad
accarezzarle un
braccio, ora la destra stava disegnando piccoli circoli sul suo
avambraccio,
mentre la sinistra le aveva appena sistemato un ricciolo dietro
all’orecchio.
Erano così vicini che poteva sentire il respiro leggero di Neal sulla
pelle.
Quando
rispose “Verde” all’ultima delle domande di Neal “Qual’é il colore
preferito di
Ariel?” Alex si ritrovò a perdersi in due occhi blu, in cui vedeva
curiosità,
interesse e desiderio. Neal la stava fissando così intensamente che
sembrava
volesse leggerle la mente, fu allora che Alex smise di parlare e lo
baciò. Neal
rispose al bacio, prima dolcemente, poi con sempre più passione. Lei
non
chiedeva altro, era innamorata di lui da sempre ed aveva avuto il
terrore che
questa volta Neal non potesse o volesse perdonarla per avergli mentito.
Ora
accettava più che volentieri il suo peso che la schiacciava con
dolcezza sul
divano. Una mano di Neal le teneva la nuca, mentre l’altra giocava con
la sua
maglia. Le lingue si scontravano, assaporandosi di nuovo. Alex sfilò la
camicia
del truffatore dai pantaloni accarezzandogli la schiena nuda. Neal si
alzò
porgendo ad Alex una mano, lei la prese e si lasciò sollevare. Neal la
fece
sedere sul tavolo della cucina, i due si sfilarono a vicenda i vestiti.
Con le
gambe intrecciate al torso di Neal, Alex si lasciò cadere all’indietro,
mentre
il ragazzo giocava con i suoi seni. Neal risalì piano baciandole la
scapola, la
gola, la guancia fino a guardarla negli occhi, ora in entrambi c’era
solo
desiderio.