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Autore: Kaira    10/05/2014    0 recensioni
Un furto di pezzi pregiati, un nuovo ladro in città, un caso per la White Collar. Una vecchia conoscenza fa ritorno a New York, non è sola e le cose per Neal potrebbero non essere semplici. L’amicizia tra Neal e Peter sopravvivrà alle nuove informazioni?
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neal Caffrey, Nuovo Personaggio, Peter Burke, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il secondo capitolo. Nella mia storia il caso Adler in cui Neal, Alex e Kate si sono conosciuti è avvenuto almeno quattordici anni prima degli avvenimenti raccontati nella fanfiction, non so se corrisponda, perché non mi è molto chiaro lo scorrere del tempo nel telefilm, se non è così consideratela una piccola licenza poetica. Buona lettura.

I personaggi riconoscibili non mi appartengono, sono proprietà di chi ne detiene i diritti; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro


Secondo capitolo. L’incontro
 

La mattina seguente in ufficio Neal faticava a mantenere la concentrazione, Jones stava riassumendo per la squadra i risultati della sua indagine, dei principali sospettati a proposito del furto dai Conard: due erano in prigione, uno era morto e di tre non si sapeva che fine avessero fatto, restavano il Trapezista, un ladro senza nome specializzato in furti spettacolari e Alexandra Hunter.
A sentire il nome di Alex, Neal ebbe un sussulto, fu solo un secondo ma Peter se ne accorse, alzò un sopracciglio, come per invitarlo a parlare. Neal disse la prima cosa che gli venne in mente “Hai fatto qualche ricerca anche su TJ Flinch?”
“Il ladro di gioielli” chiese Jones e alla conferma di Neal aggiunse “é uno dei due in prigione.”
“Ok” disse Neal prendendo qualche appunto sul foglio che aveva davanti a sé. Peter fece finta di niente ed invitò Jones a continuare.
Pochi minuti dopo Peter prese la parola “Allora riassumendo ci rimangono due plausibili sospettati: il Trapezista e la Hunter. Quale dei due ha avuto maggiori probabilità di commettere il furto?” chiese Peter scorrendo con gli occhi le facce dei suoi collaboratori, Neal sembrava tranquillo, il sussulto di poco prima non si era ripetuto. Peter si chiese se poteva averlo immaginato, ma conosceva Neal troppo ben ormai e sapeva che tra lui e la Hunter c’era qualcosa di speciale.
“Il Trapezista adora i colpi negli appartamenti agli ultimi piani” disse Diana “e quello dei Conard è un attico” concluse Jones.
“Però è molto sospetto che la Hunter sia arrivata in città proprio ieri…” aggiunse Diana mordicchiando la punta della penna. Neal rimase impassibile, era troppo abile per farsi cogliere in fallo due volte, finse un’espressione sorpresa e chiese “Alex è a New York?”
“Tu non lo sapevi?” domandò Peter alzando scettico un sopracciglio.
“No” rispose Neal deciso “Se avesse cercato di contattarmi te l’avrei detto.”
“Si come no” sussurro Peter tra sé, iniziando a raccogliere le sue cose dal tavolo dove erano riuniti, poi a voce alta aggiunse “Diana, scopri dove alloggia la Hunter e chi a visto da quando è arrivata. Jones tu occupati del Trapezista, vedi cosa riesci a scoprire.”
“ E io?” chiese Neal alzandosi.
“Tu vieni con me, andiamo dai Conard per un sopralluogo, voglio controllare una cosa” disse Peter prendendo la giacca ed uscendo. Neal lo seguì, mentre Jones e Diana si diressero alle rispettive scrivanie.

 

La giornata era stata strana, Neal era stato strano, per tutto il tempo era sembrato sovrappensiero, distratto. Per Peter era chiaro che Neal si fosse dimostrato reticente a proposito di Alex, sicuramente sapeva più di quello che aveva detto, ma quanto di più. La preoccupazione per un’amica indagata, Peter poteva anche capirla, ma la totale mancanza di entusiasmo dimostrata da Neal davanti alle opere della collezione dei Conard, o peggio, il finto sorriso sfoggiato quando espressamente chiamato in causa, lo impensierivano. Si c’era qualcosa che non andava con Neal e Peter era deciso a scoprire cosa al più presto. Provò a parlarne con Elizabeth, ma le rassicurazioni della moglie non spensero quel senso d’inquietudine che lo infastidiva.

 

Neal sperava di trovare Alex ancora da June, per tutto il giorno non aveva fatto altro che pensare a quello che gli aveva confessato la ragazza. Aveva cercato di prestare attenzione a Peter e al caso, sia per capire come incastrare il Trapezista, sia per non insospettire ulteriormente Peter, ma non c’era riuscito molto bene. Il pensiero tornava sempre li a quella sera a Milano dodici anni prima. La sera in cui in accordo con Alex avevano deciso che non potevano essere genitori, che sarebbero stati inadatti e che dovevano risolvere la cosa in un altro modo. Aveva insistito parecchio per accompagnare Alex all’ospedale, ma lei si era rifiutata, ribadendo che la truffa che avevano architettato era costata loro mesi di preparazione e farla saltare così all’ultimo non aveva senso, Neal doveva restare al suo posto e prepararsi al colpo. Ora capiva perché era stata così categorica nell’anteporre la frode a sé stessa, non ci era andata in ospedale. Avevano portato a termine il furto e si erano separati, per più di un anno non l’aveva rivista e adesso gli era chiaro perché.
Fece i gradini di corsa ed entrò nel suo appartamento. Alex era li, seduta sul divano e non era sola. Una ragazzina magra con lunghi capelli mossi e neri era seduta per terra vicino ad una delle finestre, gli dava la schiena, stava scrivendo o disegnando, in un quaderno che poggiava sulle gambe incrociate. Ariel, la ragazzina doveva essere Ariel, sua figlia, il pensiero colpì Neal dritto allo stomaco; due sentimenti contrastanti s’impossessarono della sua mente, rabbia e felicità; era felice, anzi felicissimo che Alex gli avesse mentito, ma era anche arrabbiato, aveva perso dodici anni ed era un estraneo per quella ragazzina, uno sconosciuto. Un finto colpo di tosse alla sua destra lo distrasse dai suo pensieri, anche la ragazza si girò e per una attimo Neal incrociò dei bellissimi occhi azzurri spalancati, i suoi occhi, Ariel aveva i suoi occhi, il pensiero lo riempì di calore.
Neal si girò verso la fonte del colpo di tosse e si ritrovò davanti un ragazzino seduto al tavolo della cucina, il viso allungato incorniciato da morbidi capelli color cioccolata, anche gli occhi che lo stavano fissando erano scuri, lo scrutavano, indagatori ed incerti. Doveva trattarsi di Nicholas, suo figlio. Neal si sentì stupido, lui che aveva sempre avuto il dono della parola ora non sapeva cosa dire. Ariel nel frattempo si era alzata facendo cadere il quaderno a terra e si era avvicinata. Anche Alex li aveva raggiunti e aveva appoggiato una mano sul braccio di Neal stringendolo come ad incoraggiarlo.
“Ariel, Nicholas, questo è Neal, vostro padre” disse Alex con tono tranquillo.
“Ciao” disse Nicholas fissandolo attraverso il tavolo.
“Ci…ci…ciao” balbettò Neal. Il ragazzino sorrise, lo stesso sorriso che Neal rifilava agli altri quando voleva rabbonirli o ben disporli.
La ragazzina lo fissava, poi successe una cosa che Neal non si sarebbe mai aspettato. Ariel coprì di corsa lo spazio che li separava e lo abbracciò, stringendolo. Dopo un attimo di sorpresa Neal ricambiò l’abbraccio dolcemente, abbassandosi un po’.
“Piacere di conoscerti” disse la ragazzina con la testa affondata nel suo petto. “Il piacere è tutto mio” rispose Neal alla testa di capelli corvini, con il tono più dolce che Alex gli avesse mai sentito usare.

 

Dopo una cena a dir poco surreale, Neal ed Alex avevano lasciato i gemelli addormentati in una delle camere per gli ospiti di June, una camera dalle tinte azzurre e verdi, arredata con molto gusto. Chiudendosi la porta alle spalle Neal aveva dato un’ultima occhiata ai gemelli, dormivano raggomitolati sotto la coperta, sembravano sereni.
Il truffatore salì le scale dietro ad Alex e si sedette accanto alla ragazza quando questa prese posto sul divano.
“Mi sembra che sia andata bene…” iniziò Alex
“Direi di si” concluse Neal.
“Sono fantastici Alex, è incredibile, come hai fatto?” chiese Neal prendendole una mano, Alex sorrise “Risponderò a tutte le tue domande… mi dispiace Neal, non dovevo tenerti fuori e che le nostre vite erano così complicate…”
Alex era ben cosciente delle mani di Neal, che mentre lei rispondeva alle sue domande, lentamente erano passate dal stringere le sue mani ad accarezzarle un braccio, ora la destra stava disegnando piccoli circoli sul suo avambraccio, mentre la sinistra le aveva appena sistemato un ricciolo dietro all’orecchio. Erano così vicini che poteva sentire il respiro leggero di Neal sulla pelle.
Quando rispose “Verde” all’ultima delle domande di Neal “Qual’é il colore preferito di Ariel?” Alex si ritrovò a perdersi in due occhi blu, in cui vedeva curiosità, interesse e desiderio. Neal la stava fissando così intensamente che sembrava volesse leggerle la mente, fu allora che Alex smise di parlare e lo baciò. Neal rispose al bacio, prima dolcemente, poi con sempre più passione. Lei non chiedeva altro, era innamorata di lui da sempre ed aveva avuto il terrore che questa volta Neal non potesse o volesse perdonarla per avergli mentito. Ora accettava più che volentieri il suo peso che la schiacciava con dolcezza sul divano. Una mano di Neal le teneva la nuca, mentre l’altra giocava con la sua maglia. Le lingue si scontravano, assaporandosi di nuovo. Alex sfilò la camicia del truffatore dai pantaloni accarezzandogli la schiena nuda. Neal si alzò porgendo ad Alex una mano, lei la prese e si lasciò sollevare. Neal la fece sedere sul tavolo della cucina, i due si sfilarono a vicenda i vestiti. Con le gambe intrecciate al torso di Neal, Alex si lasciò cadere all’indietro, mentre il ragazzo giocava con i suoi seni. Neal risalì piano baciandole la scapola, la gola, la guancia fino a guardarla negli occhi, ora in entrambi c’era solo desiderio.

  
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