Christa Lenz, la persona che non esiste.
Non sono reali i suoi modi gentili o la sua bontà d'animo, e falso è il suo sorriso, di cui molti si sono invaghiti.
Solo una caratteristica di questa persona fittizia esiste realmente: il suo amore per gli animali.
Quello non ha mai dovuto fingerlo, nè reprimerlo.
Ed è forse la sola cosa che la ragazza conosce di sè stessa.

Historia Reiss la ragazza negata.
Nessuno conosce la sua vera identità, il suo intimo modo di essere.
E' colei che sempre Christa ha dovuto nascondere, ricacciarne le abitudini, distruggerne la volontà.
Ed affacciandosi di nuovo al mondo, Historia si sente vuota, quasi le manca Christa, la sua maschera.
Come potrà questa sconosciuta affrontare il mondo, se nemmeno conosce sè stessa?             
                                                                                    ***

Le faceva ancora male dove era stata strattonata dal caporale.
Presto quelle chiazze rosse intorno al collo si sarebbero trasformate in lividi.
Ma non era questo che le importava.
Non era il dolore a toglierle il sonno e spaventarla.
'Posso farcela' provò a dire a se stessa.
Non riusciva proprio a immaginarlo.
Lei: Christa Lenz, la persona mai esistita; Historia Reiss, la ragazza negata.
Era davvero la persona più importante dell'umanità?
Cercò di immaginarsi davanti a un vasto pubblico mentre veniva incoronata.
Fitte di disgusto e di orrore le pervasero lo stomaco.
Non era per niente pronta a quell'eventualità.
Ma dopotutto, che altra scelta le rimaneva?
Di certo non l'avrebbero lasciata scappare, Rivaille era stato chiaro.
Come quando aveva dovuto cambiare il suo nome, la sua stessa identità, sentiva l'orribile peso di un destino che non le apparteneva.
La stringeva, trattenendola come una pesante catena.
Rimpianse di non essere morta, di non essere una delle tante vittime dei titani.
Non era giusto.
                                                                                               ***

Seduta sul trono, aspettò di ricevere la sua corona.
Tenne gli occhi chiusi, anche solo le voci del popolo le provocavano fitte allo stomaco.
Sarebbe stato troppo vedere i loro volti squadrarla e cercare di capire se una nullità come lei sarebbe riuscita a governarli.
Non era pronta.
Avrebbe preferito continuare a combattere come qualsiasi altro soldato, piuttosto che essere lì, ma non poteva dirlo.
L'umanità contava su di lei.
Si avvicinò la sua corona, la sua condanna, ciò che l'avrebbe incatenata per sempre.
Contrasse le labbra in una smorfia.
Il volto così pallido da poterlo scambiare con quello di un cadavere.
E mentre la corona le sfiorava il capo, lei alzò lo sguardo e vedendo il suo popolo, sentì il panico avvolgerla.
Non riuscì a trattenersi.
Vomitò davanti a tutti, davanti al suo popolo.
Ed appena prima di ricevere i soccorsi, incrociò lo sguardo dei suoi compagni, e sentì i loro occhi accusarla di essere una debole.
Si scusò mentalmente con tutti.
Si scusò di non riuscire ad accettare il suo destino.
Ma nessuno riuscì a capirlo.