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Autore: Liberty89    11/05/2014    1 recensioni
Eppure, gli parve di vedere qualcos’altro in quel profondo nero: due occhi ambrati che per un istante mutarono in verde acquamarina. Fu un momento così effimero che gli parve d’averlo sognato, però fu sufficiente.
-…Riku?-

Fic alternativa a "Last wish". Una sorta di tributo/seguito alla fic di Lizzie Sora "Il tuo cuore puro".
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Riku, Sora, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Titolo: Little Moment
Autore: Liberty89
Genere: Generale, Hurt/Comfort
Rating: Verde
Personaggi: Sora, Riku, Un po' tutti
Avvertimenti: One-shot
Note dell'autore: Salve a tutti~ Lo so che ho altre mille cose da finire, ma, ehi, questa fic era lì che mi guardava da... due anni... visto che è la versione alternativa di un'altra. Ebbene sì, questa fic è la versione alternativa di "Last wish", che è a sua volta un seguito/tributo della fic di Lizzie Sora "Il tuo cuore puro". Bene, detto questo, buona lettura!

Ps: dedico la fic alla mia carissima gemellina <3

Disclaimer: i personaggi e l’ambientazione presenti in questa fic non mi appartengono. La fic non è stata scritta a scopo di lucro.


Little moment

-Sora!- urlò il cavaliere, mentre si guardava attorno nella speranza di scorgere l’amico. -Sora, rispondi!-
Insieme a lui, il mago di corte, il Re riapparso all’improvviso e tutti i loro amici che vivevano lì alla Fortezza Oscura si erano mobilitati quando, dopo tre lunghe ore, il custode del keyblade non aveva ancora fatto ritorno. Avevano chiesto a ogni singolo abitante, ma solo dopo molte risposte negative ottennero una parvenza di indicazione, così si erano diretti all’Abisso Oscuro e da qualche minuto stavano chiamando il compagno a gran voce.
L’ansia e la paura si muovevano tra le pareti rocciose dell’Abisso, riempiendone ogni anfratto con la loro presenza sudicia e invadente e diffondendosi a macchia d’olio da un cuore all’altro degli astanti, gettandoli rapidamente in subbuglio.
-Dove accidenti si sarà cacciato?!- sbraitò il papero, battendo un piede a terra, nervoso e preoccupato. -Sora!-
-Forse l’ho trovato.- sentenziò grave Topolino, attirando l’attenzione di tutti.
Il Re si trovava sul bordo del baratro che si affacciava sull’antica e abbandonata fortezza, ora in via di smantellamento, e la stava fissando con i suoi profondi occhi neri, come se volesse oltrepassarne le mura con il solo ausilio dello sguardo.
-Vedo la sua luce, ma è talmente debole che sto facendo fatica a capire dove si trovi esattamente.- spiegò, senza perdere la concentrazione.
-È all’interno del castello?- indagò Leon, con la mente al lavoro per pensare alla strada più veloce per raggiungere il più vicino punto d’accesso.
-No, è fuori! Ora lo vedo!- esclamò il keyblader. -E’ vicino alla vecchia entrata!-
-Cosa stiamo aspettando allora? Andiamo!- intervenne il mago. -Leon qual è la strada?-
-La più veloce sarebbe quella di buttarci di sotto e attraversare l’Abisso… Altrimenti bisognerebbe fare tutto il giro, ma Sora…- rispose il castano, interrompendosi all’istante per sgranare gli occhi dalla sorpresa.
-Che ti prende?- domandò Paperino.
-Dietro di te.-
Tutti si voltarono e videro un passaggio oscuro, viscido e ondeggiante, come quelli che usavano i loro nemici per spostarsi. Si misero in guardia, ma nessuno si presentò a loro e il varco rimase aperto, in paziente attesa che qualcuno lo oltrepassasse.
-Facciamo presto!- si riprese Topolino, prima di scattare e gettarsi nel buio di quel corridoio, di cui non conoscevano la destinazione, imitato poco dopo dai compagni.
Quando uscirono dal varco si ritrovarono nella zona rocciosa che conduceva alle vecchie prigioni, ma non fu il luogo a stupirli, bensì la figura accovacciata al fianco del corpo immobile e pallido del custode scomparso, che a sua volta li impressionò e fece temere il peggio a tutti loro.
Il ragazzo giaceva sulla fredda roccia, immerso in una larga pozza di sangue scuro e circondato da diverse bottigliette vuote, da cui gocciolava del liquido verde. Indosso aveva solamente i brandelli dei suoi abiti e la sua pelle, innaturalmente e terribilmente bianca rispetto al solito colorito bronzeo, era percorsa da rivoli scarlatti, provenienti da una ferita sulla spalla e da diversi tagli presenti sul petto. Questo si alzava e si abbassava con una lentezza esasperante, nonostante le insistenti cure dell’uomo misterioso.
-Sora… Sora, ti prego, svegliati…- mormorava continuamente la persona avvolta dal soprabito nero, trattenendo il respiro per un istante.
Per un momento, piccolo e unico, le palpebre dell’altro si erano schiuse, mostrandogli due spicchi di cielo azzurro, per poi abbassarsi nuovamente con crudeltà.
-Non puoi mollare adesso… Merda!- sputò poi, gettando via con rabbia l’ennesima boccetta esaurita.
-Che diavolo aspettate?!- ruggì, voltandosi verso i nuovi arrivati. -Serve una magia di cura!-
Come destatosi da un tremendo incubo, il mago di corte si riscosse e corse accanto all’uomo incappucciato, celando la visuale ai compagni. Sgranò gli occhi, inorridito, quando osservò più da vicino le membra dell’amico. Solo in quel momento, infatti, si accorse della profonda ferita che gli squarciava il fianco. Rapido sollevò lo scettro e una potente aura verde abbracciò l’eroe dei mondi, lasciando sbocciare un candido giglio sul suo capo.
Dopo molti minuti e molti incantesimi, le lesioni più gravi smisero di buttare sangue e si richiusero in misura sufficiente, anche se non del tutto. Quando il papero calò il braccio e, stanco, si accasciò accanto al ragazzo, il Re si fece avanti con passi incerti, timoroso di trovare qualcosa che non voleva accettare, ma si ricredette e sorrise nel vedere il viso di Sora disteso, anche se ancora molto pallido, e nel sentire il suo respiro regolare e forte, non più debole e affaticato come s’era mostrato al loro arrivo.
-Grazie Paperino.- mormorò, posando una mano sulla spalla dell’amico di una vita, che rispose con un cenno del capo, troppo provato per usare la voce. -Grazie anche a te.- aggiunse poi, rivolto allo sconosciuto.
-Dovere.- replicò lui con tono neutro, senza distogliere la propria attenzione dal custode del keyblade.
Infine, si voltò e s’incamminò in silenzio verso una direzione a caso e aprì un varco oscuro, facendosi avvolgere dalle sue buie spire, che si chiusero senza lasciare traccia.
Guardando il punto in cui l’uomo era svanito, Topolino ampliò il proprio sorriso. -Grazie Riku.- pensò. -Ci prenderemo cura di lui, non temere.-
-Maestà, chi era quella persona?- domandò Leon, avvicinandosi.
-Non era nostro nemico.- rispose solamente. -Dimenticatevi di lui e non fatene parola con nessuno, nemmeno con Sora.- spiegò con voce severa. -Ora dobbiamo portarlo in un posto sicuro dove finiremo di curarlo. Muoviamoci forza!-

.:[-------]:.

Fu una voce insistente a destarlo dal limbo in cui era caduto, insieme a uno strano rumore, come di un vetro che batteva contro qualcosa. Lo stava chiamando con una tale ostinazione che non poteva essere ignorata troppo a lungo. Quella voce non gli ricordava nulla, ma il tono… quello sì. Quello non gli era nuovo, chi poteva essere?
Incuriosito, sforzò le proprie palpebre e le schiuse, per poi sbatterle lentamente per schiarire la vista offuscata, che non gli permetteva di distinguere nulla se non ombre indefinite. Quando infine riuscì a scorgere i confini di ciò che aveva di fronte -era troppo, troppo stanco per guardarsi intorno- vide una figura scura, dal volto chiuso nel buio di un cappuccio altrettanto nero, che sembrava capace di inghiottire qualsiasi cosa. Eppure, gli parve di vedere qualcos’altro in quel profondo nero: due occhi ambrati che per un istante mutarono in verde acquamarina. Fu un momento così effimero che gli parve d’averlo sognato, però fu sufficiente.
-…Riku?-
Fu più che sufficiente a fargli percepire l’occultata presenza dell’amico. Sora, quindi, ricadde nell’incoscienza con il cuore lieto e i pensieri leggeri come una nuvola candida in un cielo sereno. Il suo amico più caro stava bene e non gli serviva sapere altro.
  
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