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Autore: happley    12/05/2014    2 recensioni
[Avvertenza spoiler per chi non segue il manga!]
Questa fic è ispirata dai capitoli 19/20 del manga, quindi contiene spoiler.
Accenni di Yato/Yukine e (una sorta di) Yato p.o.v.
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Non è la prima volta che ha paura, ma è sicuro di non aver mai provato un terrore così accecante. Non è la prima volta che una battaglia lo sfinisce, ma solo in quell’istante si rende conto di non aver mai provato il vero dolore. (...) Le sue dita si avvinghiano alla maglietta, all’altezza del cuore –le fitta sono così acute e sconvolgenti che quasi gli sembra che gliel’abbiano strappato via.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Pairing: lievi accenni di Yatone.
Avvertenze: Spoiler // Missing Moments 
Prompt: -
n/A: La fic è raccontata dal punto di vista di Yato, quindi è una sorta di Yato p.o.v. Ho ricominciato a leggere il manga e volevo scrivere qualcosa che fosse legato ai capitoli 19 e 20 del manga (la prima parte della fic riprende proprio gli avvenimenti dei due capitoli, mentre la seconda vorrebbe essere un missing moment temporalmente successivo). Yato è sempre pronto a proteggere Yukine e Hiyori, il che di per sé è stupendo, ma la cosa più bella è che gli altri due sono disposti a fare lo stesso per lui; su Yukine e il suo desiderio di proteggere Yato il manga si sofferma molto ed io la trovo una cosa veramente adorabile ;w; E' proprio bello vedere come il loro rapporto sia fiorito nel corso della storia. Spero di riuscire a scrivere di più sulla Yatone anche in futuro.


Ripped
 
Il petto brucia, le braccia non hanno più forza, le gambe si piegano.
E poi, poi il gelo, un freddo glaciale che attanaglia il cuore e lo stomaco e fa venire voglia di vomitare: Yato sente che potrebbe farlo da un momento all’altro, tanto che il suo stomaco e l’esofago e la gola sono annodati, ingarbugliati. Non è la prima volta che ha paura, ma è sicuro di non aver mai provato un terrore così accecante. Non è la prima volta che una battaglia lo sfinisce, ma solo in quell’istante si rende conto di non aver mai provato il vero dolore.
Tossisce, sputa saliva mista a sangue, ne sente il sapore rugginoso e acidulo in bocca. In ginocchio nella polvere, con il respiro mozzato in gola, solleva una mano tremante e le sue dita si avvinghiano alla maglietta, all’altezza del cuore –le fitta sono così acute e sconvolgenti che quasi gli sembra che gliel’abbiano strappato via.
Yukine non c’è più: ha appena perso il proprio ‘unico e solo’.
La stanchezza è pesante e fastidiosa, ma l’adrenalina è tale da non permettergli di lasciarsi andare –i suoi occhi azzurri restano spalancati, increduli, mentre l’immagine del suo shinki distrutto in mille pezzi continua a svolgersi nella sua testa, come una pellicola in perenne replay. Il solo pensiero gli svuota la mente, e quando Bishamon gli parla la sua voce asciutta gli arriva come da lontanissima.
 
“Ora capisci, Yato… l’agonia che si prova quando uno shinki è strappato via da te?”
 
*
 
Nel tardo pomeriggio, la luce penetra appena nella stanza dove Yukine studia, perciò il ragazzo è costretto ad accendere la lampada sul tavolo; talvolta, quando non ha altri pensieri in testa, Yato si sdraia in un angolo della camera e si sofferma a studiare i lineamenti dell’altro, che in qualche modo appaiono più maturi nel chiaroscuro. Yukine ha sempre un’espressione seria e concentrata mentre studia. Quando inizia mordicchiare il tappo della penna, nervoso, confuso, Yato capisce che qualcosa non gli torna; allora lo vede voltare indietro le pagine del libro di testo, cerchiare in matita e segnare con punti interrogativi le parti che non riesce a comprendere, così da non dimenticarsi di chiedere a Hiyori di spiegargliele.
“Yu-ki-ne, hai finito? Ho fame” si lamenta il dio, rotola su un fianco e appoggia il mento sul palmo della mano. “Dai, andiamo a mangiare fuori” propone, con un piccolo sorriso. Il biondo sbuffa.
“No, aspetta” scatta, nervoso, “devo finire questo esercizio…”
“Uff, che noia. Se non lo capisci subito, che bisogno c’è di insisterci?”
Yukine gli scocca un’occhiataccia. “Perché invece di darmi fastidio non vai a farti un bagno? Non ho intenzione di uscire con uno che puzza così tanto” replica, antipatico (non è per niente carino).
“Come osi rivolgerti così al tuo padrone?!” Yato alza la voce, piccato dal tono impertinente dell’altro; senza pensarci due volte gli salta addosso per fargli il solletico a tradimento. Yukine non ha il tempo di prevenire l’attacco e sobbalza, inizia a divincolarsi e dimenarsi come una biscia tra le sue braccia, invano, e gli grida di smetterla, ma più tenta di trattenere le risa più Yato si sente invogliato a continuare. Il suo sorrisetto divertito e vendicativo si attenua un po’ quando, sollevato un lembo della maglia per farsi spazio, il suo sguardo cade sulla pelle bianca e liscia di Yukine: sul suo torace e il suo petto perfettamente intatti.
L’attacco di Bishamon davvero non ha lasciato tracce fisiche, dopotutto, e Yato si sente inondare dal sollievo: se avesse lasciato una cicatrice, non sarebbero più stati solo il senso di colpa e i sogni in cui rivive continuamente quella scena a perseguitarlo. Non sarebbe mai più riuscito a guardare Yukine senza ricordare la propria debolezza. L’incapacità di proteggerlo.
“Yato?” Non è sicuro di quale espressione stia facendo, ma non deve essere bella da vedere, perché la voce di Yukine quando lo chiama è insicura e preoccupata e colma di ansia. Solo adesso il dio si accorge che le proprie mani si sono bloccate, eppure lo shinki non ha fatto nulla per sgusciare fuori dalla sua presa.
Yato fa risalire le dita lungo il suo petto e sfiora l’ideogramma rosso marchiato sulla sua clavicola.  
“Yukine…” Ogni volta che lo dice ad alta voce -che gli da’ un nome, ancora e ancora- quello che era stato strappato si ricuce e il freddo della paura viene sostituito dal tepore delle guance arrossate dell’altro.
Yato si sporge e gli lascia un bacio sulla fronte, pensando che di sicuro in nessun altro luogo e in un nessun altro tempo avrebbe potuto trovare un ‘unico e solo’ come Yukine –qualcuno disposto a dare la vita per proteggerlo, e poi a rinascere per lui.  
“Yukine, grazie.”




 
  
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