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Autore: peluche    12/05/2014    2 recensioni
Il ghiaccio ha bisogno del fuoco per abbandonare il suo stato di paralisi,
il fuoco ha bisogno dell'acqua per placare le sue fiamme imponenti.
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«Hannah! - disse a un tratto Aria – Quello non è..» prima che potesse finire la frase,un tizio ci passò accanto,scioccato quanto noi.
«Harry Styles ci degna nuovamente della sua presenza,quale onore.» I brividi. Lo fissai nel suo giubbotto di pelle,nei suoi riccioli scomposti e sulla sua moto nera petrolio. Il tizio che qualche minuto prima ci era passato accanto era Zayn Malik. Zayn Malik,il ragazzo più inaffidabile su questo pianeta,dopo Harry Styles,ovviamente.
«Non era finito in riformatorio?» Mi sussurrò Aria.
«Si, - risposi io in una specie di trance – infatti.» Non riuscivo a levargli gli occhi di dosso. Zayn gli si avvcinò e si diedero un affettuoso abbraccio. Il duo-idioti era tornato. Non poteva rimanere lì dov'era? Perchè dopo cinque anni in riformatorio aveva deciso di rimettere piede qui? Perchè era tornato nella sua vecchia scuola?
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ice on fire

capitolo 12

 

 

Continuava a fissare le pareti della mia stanza.
Avevo attaccato quel poster dei Backstreet Boys all'età di dieci anni; una ventina di fotografie riempivano la parete accanto al mio armadio. Foto di quando ero piccola, foto di qualche anno fa. Ricordi vecchi, ricordi nuovi. Sulla scrivania c'era l'album da disegni, la matita e la gomma chiuse nell'astuccio e lasciate sulla mensola accanto. Avevo lasciato la mia camera sempre in quello stato. Non avevo mai cambiato i mobili, il letto, o la televisione. Quella vecchia tv che aveva resistito tutti questi anni. C'era una grande finestra che portava sulla veranda, e dalla mia camera potevo vedere il cielo. Era sera ormai, dicembre era arrivato in punta di piedi, con il suo freddo e con la magia del Natale che a poco a poco si avvicinava. Dovevo concentrarmi su tantissime cose forse, ma l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era il racconto di Harry. Sentivo nella mia testa le urla di Adele, i pugni che per anni Marcus aveva dato al figlio. E la cosa che mi distruggeva di più era non poterlo dire a nessuno. Harry mi aveva fatto promettere di tenere la bocca chiusa. Nessuno poteva sapere di suo padre e che lui era in contatto con l'FBI. E mi sentivo un peso immenso addosso, avrei voluto liberarmene, ma avevo sempre mantenuto le promesse fatte. Non potevamo stare insieme per la mia sicurezza. Come sempre quello che volevo io non contava. Marcus poteva farmi del male, così aveva detto. Ma poteva davvero una persona arrivare a questo per far soffrire il proprio figlio? E poi c'era Liam. Siamo stati così bene in questi mesi e sento davvero qualcosa per lui. Mi sentivo sempre serena al suo fianco.

«Hannah?» Sussultai.
Mi voltai verso la porta e vidi mio padre sbirciare dentro la stanza.
«Ehi.» lo salutai.
Entrò con il suo solito vestito elegante e la sua aria da capo aziendale. Doveva essere tornato dal lavoro.
«Ti vedo un po' silenziosa per ora, - disse – tutto bene?»
«Certo, - mentii – tutto benissimo.»
Ordinai i fogli sparsi sul letto e accesi la lucetta sul comodino.
«E' da un po' che non mi fai vedere qualche nuovo modello..»
Osservò i miei ultimi disegni. Era da un po' che non disegnavo, era vero.
«Si bè, - sorrisi impacciata – diciamo che ho come perso l'ispirazione per ora.»
«Lo sai che ti voglio bene, vero?» mi disse a un tratto.
«Lo so.»
Ed era così. I miei genitori potevano sembrare freddi e sulle loro ma non avevo mai dubitato del loro bene per me e mio fratello. Ho sempre saputo che mio padre ha un sacco di lavorare da sbrigare con l'azienda e tutto il resto, ma nonostante questo non era mai mancato a un compleanno, a un diploma, a una recita scolastica. C'era sempre.
«Bene, - mi scoccò un bacio in fronte – c'è Liam sotto comunque.»
Si alzò dal letto e andò verso la porta.
«Fallo salire pure.» accordai.
Conservai quei vecchi fogli in un cassetto, convinta che ormai l'ispirazione non sarebbe più tornata. Disegnare mi era sempre venuto così naturale, ma per qualche motivo adesso come un blocco. D'altronde, esiste un blocco dello scrittore, perchè non dovrebbe esistere quello per un artista?
«Ehi.» Liam entrò nella stanza.
«Ciao, - si avvicinò e mi mise le braccia attorno ai fianchi – bellissimo e stupendo ragazzo.»
«Come siamo dolci oggi. - io sorrisi e lui si abbassò a baciarmi – Quindi non potrai rinunciare alla mia proposta.»
«Cioè?»
«Devi aiutarmi con l'albero di Natale, ti prego.» mi implorò, facendo la voce da cucciolo.
«Ma ci siamo già stati ieri!» mi lamentai.
«Gli alberi erano tutti rinsecchiti, - ribattè – oggi è il giorno giusto, me lo sento!»
«Mmmm..» farfugliai.
«Perfetto, - mi scoccò un bacio sulle labbra – grazie.»
Risi, divertita del suo entusiasmo.
Liam amava il Natale e non si dava pace finchè non trovava l'albero perfetto. E nonostante tutti i pensieri che occupavano la mia mente, ero felice di aiutarlo.


«Bene, - continuò Aria – capisco perchè dobbiamo tenerlo nascosto a Liam ma non capisco perchè lo stai facendo.»
«Voglio solo che abbia un po' di compagnia.» risposi.

Eravamo in macchina da un po' e la strada era libera davanti a me. Intorno a noi c'era la campagna e potevo sentire l'aria fresca entrare dalla piccola fessura aperta del finestrino.
«Come lo spiegherai ai tuoi?» domandò ancora la mia amica, seduta sul lato del passeggero.
«I soldi sono i miei e a volte ne spendo molti di più.»
Si decise a tacere. Non ribattè di nuovo e rimase in silenzio fin quando posteggiai di fronte una piccola villetta, dove alle spalle si estendeva un immenso giardino delimitato da una staccionata.
«Ti odio.» borbottò ancora Aria.
«Ti regalerò un paio di scarpe una volta a casa, - le misi un braccio intorno alle spalle – d'accordo?»
«Nere, - mi ammonì – e non di pelle.» Risi.
Ci avvicinammo alla porta di ingresso e suonai.
«Salve.» Ad aprirci fu una signora poco più giovane di mia madre.
«Salve, - ricambiai il saluto – sono Hannah Tomlinson e questa è la mia amica Aria, avevo chiamato qualche giorno fa.»
«Ma certo io sono Ester, - sorrise lei – entrate pure.»
La casa era molto accogliente. Il pavimento era tutto in parque e un caminetto in legno riscaldava l'intera stanza.
«I cucciolo sono da questa parte.»
Ci condusse fuori in giardino e vidi sei cuccioli di Labrador che si rincorrevano sul prato.
«Che meraviglia!» esclamai, con gli occhi luccicanti.
«Volevi un maschio giusto? - annuii – Loro sono Drake e Boris e.. - si guardò attorno come a cerca qualcosa - ..e quella peste è Chester.»
Chester se ne stava su un alto muretto, abbaiando a qualcosa di visibile solo ai suoi occhi a quanto pare.
«Se vuoi un cane dolce e tranquillo Drake o Boris sono perfetti, - continuò – se invece vuoi un cane turbolento, pestifero e..» prima che potesse finire la frase, Chester fece cadere una pianta a terra, rompendone il vaso di ceramica.
«Lui, - dissi guardandolo – voglio lui.»
«Seriamente?» chiese Aria, confusa.
«Voglio Chester.» mi girai convinta verso Ester.
«Perfetto, - disse lei – preparo le carte.»
Sparì dentro casa e io mi avvicinai al cucciolo, intento a giocare con la terra del vaso.
«Sei sicura che vuoi questo mostriciattolo?» continuò a chiedermi Aria.
Io mi piegai sulle ginocchia e lo presi tra le braccia. Chester mi leccò il naso e iniziò a mordicchiarmi i capelli.
«Vedrai, - dissi – sarà un cane speciale.»
Mi alzai con il cucciolo in braccio e insieme ad Aria rientrai, avvicinandomi al tavolo dove c'era seduta Ester.
«Questo è il suo pedigree e in questa borsa ci sono croccantini e un paio di cose che potrebbero servirti, - si avvicinò a Chester e gli mise un collarino rosso al collo – adesso è tuo.»
Pagai con la carta, salutai Ester e insieme ad Aria e al nuovo piccolo arrivato, tornammo verso casa. In macchina la mia amica lottò con tutte le sue forza per non farlo lanciare fuori dal finestrino e io mi divertivo a vedere la scena.
«In bocca al lupo con la peste.» mi salutò Aria, quando la lasciai a casa.
«Adesso io e te piccolino andiamo a conoscere il tuo nuovo padrone.»
Chester teneva la lingua a penzoloni e fissava la strada fuori dal finestrino. Iniziò a fare buio e arrivai a casa di Harry quando il sole era completamente scomparso. Misi un fiocco rosso al collo di Chester, lo lasciai davanti alla porta, suonai il campanello e mi nascosi. Harry aprì la porta dopo un paio di minuti e rimase confuso.
«Buon Natale!» urlai.
«Una volta non era il 25 dicembre?» chiese lui.
«Ebbene si, - dissi – ma lui è una piccola peste discriminata da tutti e che ha bisogno di un po' di fiducia.»
Presi Chester in braccio e misi il broncio.
«Chissà perchè mi ricorda qualcuno.. - si avvicinò ad accarezzarlo – e ha un nome questo piccolo teppista?»
«Ti presento Chester, - dissi ridendo – ti terrà compagnia nelle notti insonne e ti mordicchierà la casa da cima a fondo.»
Harry rise e mi fece entrare.
«Sul serio, - disse – perchè?»
«Non voglio che passi tutto il tempo solo.. - risposi – e poi non potevo lasciarlo in quella casa.»
Harry mi sorrise e gli sorrisi anche io.
«Piccolo, - si piegò sulle ginocchia – vieni qua.»
Iniziò ad accarezzarlo e Chester lo leccò in viso e sulla mano. Sembrava amore a prima vista. Mi avvicinai anche io e iniziammo a giocherellare tutte e due con il cucciolo. Ci mordicchiava le dita, scodinzolava e di volta in volta ci leccava il viso. Io e Harry ridevamo insieme, poi a un tratto ci fu un momento in cui le nostre mani si toccarono, alzai lo sguardo e trovai il suo.. dolce e penetrante. Mi vennero quasi i brividi e una voglia matta di baciarlo. E quasi successe. I nostri visi si avvicinarono inaspettatamente ma...
«Hannah..» sussurrò.
«Non possiamo..?»
«No.. non..»
Harry poggiò una mano sulla mia guancia e con il polpastrello mi massaggiò lo zigomo. Avvicinai la fronte alla sua e rimanemmo per alcuni secondi in quel modo, fin quando Chester non ci abbaiò contro e sussultammo. Il momento finì ed Harry tornò in piedi e tornò dal cane. Mi sollevai anche io e pensai che era giusto così. Non potevo fare questo a Liam, non se lo meritava.
«Vuoi restare a cena?» mi chiese Harry, lasciando Chester a mordicchiare la federa del divano.
«No, - feci cenno con la testa – forse è meglio che torni a casa.»
Harry annuii.
Misi il cappotto e feci per tornare alla porta, quando vidi un borsone per terra.
«Vai da qualche parte?» gli domandai.
«Forse ho trovato un piccolo bed and breakfast dove potrei trovare mio padre.»
«E cosa hai intenzione di fare una volta trovato?»
«Non è affar tuo.» rispose scorbutico, dandomi le spalle.
Chester nel frattempo oscillava la testa da me a Harry, quasi come se stesse ascoltando ciò che ci dicevamo.
«L'FBI lo sa? - Harry non rispose – Hai intenzione di fare tutto di nascosto?»
«Ti pregherei di tenere la bocca chiusa.»
«A una condizione, - misi le braccia conserte – io vengo con te.»
«Cosa? - si voltò di scatto – Non voglio averti tra i piedi per un'intera giornata, è pericoloso.»
«Andrà benissimo! - dissi – E se siamo in due faremo prima, quindi a domani, buonanotte.»
«Hannah!»
Chiusi la porta velocemente, senza fargli aggiungere altro. Corsi verso casa e trovai Louis sul divano, intento a guardare una puntata – sicuramente ripetuta – dei Simpson.
«Ehi.» mi salutò.
«Puoi coprirmi per domani?» gli chiesi, sedendomi accanto a lui.
«Eh?»
«Ho una cosa importante da fare, inventati che sono dovuta rimanere a scuola, quello che vuoi.» mi alzai dal divano e raggiunsi le scale.
«Ma dove sei?» mi urlò mio fratello. Non risposi.

Entrai in camera mia e preparai velocemente un borsone.

 

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Spero di non avervi fatto penare tanto:)
Dovete sapere che il capitolo originale era diverso da questo, poi ho avuto come una sorta di illuminazione e l'ho cambiato ahahaha
In ogni caso spero vi piaccia e grazie come sempre per i tanti complimenti che mi fate:)
Qualche giorno fa ho scritto una one shot su 'The Amazing Spider Man' e mi farebbe piacere farvela leggere:) 
Se ne avete voglia basta che clicchiate sul banner qui sotto! A presto :)

 
  
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