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Autore: itsnightingale    12/05/2014    1 recensioni
HAPPY PEZBERRY WEEK.
sette giorni, sette attimi della loro vita, sette momenti di amore e di paura, sette giorni per poter apprezzare ciò che si è creato tra di loro.
#Day 1_ Rewriting a scene.
#Day2_ Reacquainting after years apart
#Day3_ Locked In
#Day4_ Road trip
#Day5_ Teacher/Student
#Day6_ AU
#Day7_ Free Day
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Rachel/Santana
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Venne riscossa dai suoi pensieri quando Santana attraversò il salone a grandi falcate mentre si dirigeva nella loro stanza da letto.
In realtà sapeva di non poterla più definire loro visto il corso degli eventi che avevano preso durante la serata. Serata che doveva essere stupenda visto che dopo tanto erano riusciti a riunirsi tutti i ragazzi che avevano partecipato al glee. Era veramente tanto che non accadeva ma, pensandoci bene, era meglio se non ci fosse stata.
Aveva ancora impressa nella mente l’espressione di Santana quando l’aveva beccata avvinghiata a Quinn. Aveva visto negli occhi della sua ragazza -.. o forse ex..- tutti i timori che aveva avuto durante la settimana trasformarsi in pura e dura realtà.


La latina per tutta la settimana si era mostrata contrariata ad andare a quel ritrovo. Aveva usato scuse del tipo: “Non mi va di vedere quel perticone di Finn”, “Uscire in un luogo pubblico in compagnia di quell’ammasso di grasso nuocerebbe alla mia immagine”, “Ho paura che le labbra di Trouthy Mouth possano essere passate da canotto a yacht” e così via. Ma Rachel aveva capito che il suo timore più grande fosse di far stare Quinn e lei nella stessa stanza. Santana sapeva dei loro trascorsi e credeva che Rachel fosse ancora innamorata della bionda che in passato prima le aveva rapito il cuore e poi spezzato, ma non era così. Anche se baciandola aveva dimostrato l’opposto, aveva dimostrato alla latina di aver ragione.

In realtà quando era arrivata alla festa aveva salutato tutti, compresa Quinn, senza nessun problema. Era felice di aver ritrovato tutti i loro amici e vedere la biondina, anche se di biondo non aveva nulla visto che i suoi capelli erano di nuovo rosa, non le aveva provocato nulla. Nessun fremito. Niente.  L’unica cosa che aveva attirato la sua attenzione era il modo in cui Quinn guardava costantemente Santana con la coda dell’occhio.

Per tutta la serata era andata avanti così. Infatti Rachel aveva cercato di separarsi il meno possibile da Santana ma questo non aveva causato nessun problema alla sua amica, se così poteva definirl.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando Santana era in mezzo alla pista a ballare con tutti quelli del glee e Rachel stava osservando quanto fosse bella la sua ragazza e quanto la amava. Guardava solo lei perché per lei esisteva solo la latina. Tutto questo fino a quando Quinn non era entrata nel campo visivo di Rachel perché aveva preso a ballare vicino a Santana. Quel ballo, da parte della bionda visto che la latina la ignorava completamente, si era trasformato in uno strusciarsi e lì ci aveva visto nero.
Santana si era subito allontanata da Quinn guardandola con disgusto e lì Rachel ne aveva approfittato per chiamare la testa rosa in una stanza.

Quando Quinn la raggiunse aveva disegnato sul volto un piccolo sorriso obliquo che fece rabbrividire la diva. Non perché lo trovava eccitante ma perché le metteva soggezione.

-Cosa succede Rachel?- le disse dopo aver incrociato le braccia sotto al seno.

-E’ quello che dovrei chiedere io a te. Cosa vuoi da Santana?-

La ragazza davanti a lei prese a ridere, una risata veramente tetra. Sarebbe stata ottima per girare un horror.

-Nulla. L’ammiro solo, credo non sia un reato.-

-Non è un reato ma io non voglio che lo fai e non voglio più che fai quella specie di danza, se così possiamo definirla, vicino alla MIA ragazza.- alzò il tono di voce di un ottava quando disse che era sua. Perché era vero, Santana era solo sua e non l’avrebbe divisa con nessuno.
Quinn fece un paio di passi verso di lei senza mai sciogliere le braccia da sotto il seno.

-Ora sarà anche tua ma un tempo, o meglio una notte, è stata mia e credo che se le proponessi un terzo round lei accetterebbe volentieri.- disse la ragazza provocandola. Rachel sapeva che la stava provocando e che probabilmente quello che avrebbe detto da lì a poco sarebbero state delle bugie ma non riuscì dal trattenersi di spalancare la bocca. Questo gesto fece capire a Quinn di dover continuare. –Santana non te ne ha mai parlato? Non ti ha detto che siamo andate a letto insieme dopo il matrimonio di Shuester? Ben due volte?-
Rachel rimase lì impassibile cercando di metabolizzare quell’informazione che aveva appena avuto. Perché Santana non ne aveva mai parlato con lei? E se… e se Santana era così agitata non all’idea che lei, Rachel, rivedesse Quinn ma all’idea di lei, Santana, rivedesse la bionda. Rimase per qualche minuto con gli occhi sgranati mentre quella possibilità prese possesso dei suoi pensieri.

Si accorse che Quinn stava a pochi passi da lei solo quando quest’ultima le scostò una ciocca scura dal viso.

-Stai.. stai ferma..- disse arretrando per poi finire la schiena contro il muro.

Quinn ridacchiò per quella situazione e prontamente le si piazzò di nuovo di fronte a lei, a pochi millimetri del suo viso.
Non ebbe nemmeno il tempo di allontanarla che Quinn bloccò ogni sua protesta, ogni parola che stava per uscire dalle sue labbra baciandola. E lei l’aveva lasciata fare: prima le aveva dato il permesso di accarezzare le sue labbra con le sue e poi le aveva permesso di esplorare la sua bocca con la lingua e in tutto quello Santana era appena entrata e le osservò pietrificata.
Le cadde la bottiglia della birra dalle mani e questi fece staccare Quinn e Rachel.
Ed è lì che Rachel prese a rincorrere Santana fino a casa.


Ed ora era lì, nel bel mezzo del salone mentre sentiva Santana trattenere a stento i singhiozzi. Si stava torturando il labbro pensando a cosa potesse fare o dire, perché lei non lo sapeva non aveva nemmeno capito cosa fosse successo. Sapeva solo di essere ferita e che respingere Quinn sarebbe stata una cattiva idea perché lei.. voleva fargliela pagare a Santana…

Quella autoconfessione la fece spalancare la bocca. Prontamente si portò la mano davanti alla bocca mentre cercava di capire il motivo per il quale aveva avuto un comportamento così infantile. Perché quello era l’unico modo di definire ciò che aveva fatto poco prima.
Ed ora si sentiva come se le mancasse il terreno sotto i piedi come se fosse sospesa in attesa di precipitare da un momento all’altro. Perché sapeva che, una volta che Santana avesse varcato l’uscita della casa, lei sarebbe precipitata.
Perché ormai lei, Rachel Berry, era completamente dipendente da Santana. Era una dipendenza che la consumava, la consumava nel profondo, ma con il passare del tempo era riuscita a gestire tutto, anche quell’amore che la consumava. E lei amava quello che c’era tra loro due. Quel continuo punzecchiarsi alternato da momenti di coccole. Non c’era niente di più bello. Aveva imparato ad amare anche gli sbalzi d’umore della latina. Aveva capito come di mattina fosse inavvicinabile mentre di sera, nel loro letto, si trasformava nell’essere più dolce del pianeta. E lei amava coccolarla ed essere coccolata quando stavano nella loro piccola bolla che li separava e li innalzava dal resto del mondo.

Sentì una porta chiudersi alle spalle e lì temette che Santana fosse uscita senza che lei riuscisse a parlarle.
Si voltò subito e trovò Kurt che la osservava con uno sguardo pieno di rimprovero. In realtà lo sguardo del ragazzo vagava continuamente da lei a Santana come se volesse capire perché non era ancora andata dalla sua ragazza a parlarle e a rassicurarla che amava e voleva solo lei e con Quinn era stato uno stupido errore. Ed era vero, lei non voleva Quinn ma non capiva cosa la tratteneva dal correre dalla latina.

Si voltò completamente verso l’amico e schiuse le labbra per proferire parola anche se ne uscì solo un piccolo sussurro.

-Kurt..-

-Non devi chiedere scusa a me Rachel.- la interruppe lui per poi farle cenno con il capo di raggiungere la sua ragazza.

Lei sospiro e dopo aver preso una grossa e lunga boccata d’aria si strinse nelle spalle e sospirò. Quando si voltò di nuovo verso la sua stanza il suo sguardo si posò nuovamente sul corpo minuto, quasi quanto il suo solo più perfetto e tonico, della sua ragazza che si muoveva freneticamente nella stanza racchettando tutte le sue cose e gettandole con non curanza nella valigia. Probabilmente se la situazione non fosse così delicata sarebbe entrata nella stanza e avrebbe fatto una bella ramanzina alla sua latina dicendole che gettando i panni così nella valigia li maltrattava tutti e che poi non avrebbe potuto indossare nessuno di quei capi. Ma, probabilmente, se l’avesse fatto Santana avrebbe riversato tutta la sua ira su di lei, ira che ora cercava di tenere sotto controllo. Rachel lo vedeva che stava cercando di trattenersi.

Attraversò il grosso salone con un passo lento, molto lento, mentre si trascinava i piedi. Prima il destro poi il sinistro e così via. Faceva parecchio rumore e sapeva che questo, sempre in un’altra situazione, avrebbe fatto scattare Santana perché lei odiava quando lo faceva. Le dava fastidio sentire la suola delle scarpe che si strusciava contro il pavimento. Questo le fece pensare automaticamente al ‘ballo’ che Quinn aveva fatto vicino a Santana e le face montare di nuovo in lei quella strana sensazione, mista a gelosia e odio e gelosia..

Quando entrò nella stanza aveva la mascella serrata ma cercava ugualmente di calmarsi, se lo ripeteva come un mantra. Non voleva attaccarla, era lei quella intorto. Era lei quella che era stata beccata appiccicata alle labbra di Quinn. In realtà era Quinn che era stata appiccicata alle sue labbra, ma restava il fatto che lei non l’aveva respinta.

Notò che Santana l’aveva vista entrare ma non curante continuava a gettare i suoi panni nel trolley.
Rachel avrebbe preferito di gran lunga che la furia di Lima Heights Adjacente si fosse abbattuta di lei. Avrebbe preferito che Santana si fosse sfogata, che l’avesse presa a male parole piuttosto che chiudersi in quel silenzio interrotto dai suoi singhiozzi.

Quando alzò lo sguardo sul viso della ragazza dai capelli corvini notò quando i suoi occhi fossero ancora più scuri, segno che ormai stava piangendo da molto.

Una cosa che l’aveva sempre catturata di Santana erano stati gli occhi. Erano così magnetici che le veniva impossibile distogliere lo sguardo una volta incontrati. Ma ora tutto quello che vedeva erano un paio di occhi fin troppo scuri e fin troppo spenti. Privi di quello strano luccichio che le faceva sentire le farfalle nello stomaco ogni volta che quello sguardo si posava su di lei. Ed era tutta colpa sua. Era colpa sua se Santana stava piangendo.
Dentro di lei stava avvenendo una vera e propria lotta interiore. Non sapeva come comportarsi. Non sapeva se riempirla di domande e chiederle se era vero ciò che le aveva detto Quinn oppure stringerla tra le sue braccia e chiederle scusa.

Quando notò che la valigia era pronta e  che la stava chiudendo si fece forza e aprì la bocca per parlare, doveva pur sempre provare a fare qualcosa.

-San..- disse in un lieve sussurro.

Probabilmente se la ragazza non si trovava così vicino a lei non l’avrebbe sentita.

-Non chiamarmi San.- rispose subito la ragazza dalla carnagione scura, risvegliandola così dai suoi pensieri.

Aveva usato un tono di voce gelido e tagliente e questo le fece montare dentro di nuovo la rabbia. Non sapeva perché le scaturiva questo, probabilmente perché quel tono era molto simile a quello che aveva usato Quinn quando le stava parlando.

Alzò subito lo sguardo verso Santana che la stava fissando a sua volta. Sembrava che stessero facendo un gioco di sguardi, aspettando solo che una delle due lo abbassasse così da permettere al vincitore di attaccare.

Dopo una manciata di quelli che sembravano essere stati minuti Santana sprigionò una piccola risata che era quasi più inquietante, se possibile, di quella che aveva fatto Quinn.
Quei continui paragoni che la sua testa le faceva la rendevano ancora più nervosa e sempre più pronta a scoppiare.

-Sai.. c’è un lato parecchio divertente in tutto questo. Non solo avevo ragione pensando che tu saresti cascata tra le braccia, o meglio labbra, Quinn. Ma in tutto questo non mi hai nemmeno chiesto scusa per quello che hai fatto. Come se tu non avessi fatto realmente nulla. Te ne stai lì, a fissarmi come se.. boh, non lo so nemmeno io. So solo che sei ridicola e sei ipocrita. Perché critichi tanto le persone che tradiscono i propri partner quando tu stessa hai fatto la stessa cosa. E ovviamente, oltre ad essere ridicola e ipocrita continui ad essere quella stupida ragazzina viziata, che non è capace di tener parola ad una promessa perché troppo occupata a far ruotare tutto intorno a sé. Notizia dell’ultima ora, Berry.. –con la lingua calcò il suo cognome- non esisti solo tu.-  disse acida la latina, tutto d’un fiato.

Rachel strinse ancora di più i denti, serrando la mascella mentre stringeva i pugni ai lati del corpo. Odiava quando Santana la chiamava Berry. Lo chiamava per il cognome raramente quando voleva litigare e ovviamente la stava spingendo a farlo anche in quel momento.

-Immagino che te la sei presa tanto perché volevi baciarla tu, giusto?- prese una piccola pausa e quando vide la latina aggrottare la fronte si spinse a continuare. –Oh.. non fare finta di non capire. Immagino che tu volevi il bis, anzi no.. il tris di quello che è successo al matrimonio di Shuester.-

Vide Santana spalancare la bocca giusto un po’ per la sorpresa di sapere che lei sapeva ciò che era successo.
Quello sguardo perso che aveva tramutò subito dopo in uno sguardo molto più strano, carico di rabbia.

- In realtà, nana, da come posso capire eri tu quella che voleva fare ciò che ho fatto io con Quinn al matrimonio. Perché eri TU ad essere attaccata a quelle labbra e probabilmente se fossi arrivata dieci minuti dopo avrei trovato TE nel letto, a rotolarti con Quinn come una pu..- non riuscì a finire la frase perché e parole le morirono in gola quando sentì il rumore di cinque dite schiantarsi contro la propia guancia. Sgranò gli occhi posando poi lo sguardo sulla mano di Rachel bloccata a mezz’aria.

Rachel rimase immobile. L’aveva veramente schiaffeggiata. In un gesto automatico vide Santana portarsi la mano sulla guancia dolorante. Deglutì un paio mentre osservava la latina levarsi i capelli dal viso. Alzò le mani al cielo ed uscì dalla stanza mentre si trascinava il suo trolley.

Fu allora che si riscosse di nuovo dai suoi pensieri ed uscì a passo veloce dalla stanza con aria ancora più colpevole.
Cercò in tutti i modi di non alzare lo sguardo su di Kurt perché non avrebbe sopportato di vedere lo sguardo del ragazzo pieno di disprezzo. Era più che sicura che Kurt avesse visto e udito ciò che aveva appena fatto e non era pronta a sopportare quello sguardo.

Avanzò verso Santana con la bocca leggermente spalancata mentre cercava di raccogliere più aria possibile, stava per avere una vera e propria crisi di panico.

Appena si fermò poso lo sguardo sulla latina. Aveva la loro foto del diploma tra le mani e la osservava piangendo. Sì, stava piangendo.
Infatti lo sguardo di Rachel si posò sulle guance della ragazza che amava che venivano rigate da gocce salate. Aveva veramente voglia di stringerla, molto più di prima, e di implorarle di perdonarla in ginocchio.

Ricordava anche lei il momento in cui si erano fatte quella foto, si erano definite amiche e come tali avevano deciso di farsi la loro prima foto insieme. Poco dopo Rachel avrebbe scoperto che quel sentimento di amicizia e gratitudine si stava trasformando in qualcosa di molto più profondo.

Udì il rumore di un foglio stracciato e come un doccia fredda spalancò gli occhi vedendo Santana tagliare la foto in quattro quadratini.
Guardare quella scena fu come essere pugnala al cuore. Fu come se Santana avesse preso il suo cuore e l’avesse spezzato, immaginò che la ragazza doveva essersi sentita così quando l’aveva vista baciarsi con Quinn.

La vide lanciare i pezzi restanti della foto nel bel mezzo del salone e poi sparì lasciandola sola, con Kurt, in quella casa che ormai sembrava troppo vuota.

Si lasciò cadere per terra, sulle ginocchia, con le lacrime che le rigavano il viso mentre rivedeva, nella sua testa, la sua ex ragazza andare via lasciandola lì sola a cadere.



 
ANGOLO DELL’AUTORE.

AHHHH. HAPPY PEZBERRY WEEK. *.* non potete sapere da quanto tempo aspetto questa settimana. Nonostante non avessi il tempo di scrivere questi brevi racconti a causa dello studio e dei numerosi “work in progress” sul mio computer che aspettano di essere terminati, non potevo non partecipare. *-* le amo troppo, non potevo veramente mancare.
Cosa ne pensate?! *-* a me piace un casino sinceramente, ed è una cosa molto rara.
Beh, non posso fare altro che augurarvi (di nuovo) happy pezberry week e dirvi che il prossimo commento lo troverete al day 7, so.. buona lettura e spero che vi piacciano tutti i capitoletti che ho fatto appositamente per voi. Ora vado a studiare, Schopenhauer mi aspetta. c.c

Stay tuned.
 
 
   
 
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