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Autore: Marge    14/05/2014    4 recensioni
Scritta per il contest "The Throne through space and time", è una Modern!AU che tratta assieme del passato e del presente di Tyrion nei panni di un uomo qualunque. Ispirata ovviamente esclusivamente al telefilm.
NO SPOILER DEI LIBRI NEI COMMENTI, PLEASE!
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaime Lannister, Tyrion Lannister, Tysha
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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NOTA: questa fanfic si ispira al telefilm e NON ai libri. NON ho letto i libri ma vorrei farlo, quindi vi prego di NON SPOILERARE nulla nelle recensioni.

Nel telefilm Tysha non appare mai (viene solo nominata una volta) quindi tutto ciò che la riguarda è frutto della mia immaginazione e non mi importa se è diversa dal libro, appunto perché io, i libri, NON li ho letti.




Le stagioni del mio amore


Tyrion venne mentre stringeva le dita così forte sul culo di lei da essere sicuro di averle lasciato dei segni. Subito dopo caracollò al suo fianco; la donna si rialzò sulle ginocchia e si massaggiò i gomiti. Senza dire una parola prese a vestirsi. Tyrion sbirciò con un occhio per controllare la pelle, ma in un solo momento la tipa era già in shorts di pelle e calze a rete.
“Riportami sulla mia strada” disse chiudendo la lampo di uno stivale.
“Di già?” chiese lui con un sorrisetto. “Pensavo potessimo chiacchierare un po’, prima.”
Lei alzò gli occhi al cielo, poi strinse le labbra: “Ti costerà di più, però, perché mi farai perdere altri clienti.”
“Facciamo un gioco” disse lui. “Proverò a indovinare qualcosa di te, va bene?”
Lei alzò le spalle.
“Scommetto che ti chiami Welmoed.”
“Constance.”
“Bel nome, decisamente meglio. Tua madre ti deve aver amato molto. Come sei finita a fare la puttana?”
Lei fece una smorfia: “Non è un gioco divertente. Riportami sulla strada, su.”
Scese dalla macchina e fece il giro fino ad aprire la portiera dal lato del passeggero. Si accese una sigaretta e piombò nel mutismo.
Tyrion sospirò e cominciò a rivestirsi a sua volta. “Una volta persino le puttane erano più simpatiche” si disse.

Tysha era imbarazzata, questo fu il primo pensiero di Tyrion quando finalmente lui e Jaime riuscirono a cacciare via quei tipi. Si fissava le scarpe – Tyrion ricordava ancora che erano sneakers rosa – e aveva le guance arrossate.
“Non ti tormenteranno ancora” aveva detto Jaime tornando verso di loro; si era passato la mano sullo zigomo, dove uno di quelli l’aveva colpito. Tysha continuava a tenere gli occhi bassi, rossa in volto. “Mi spiace” aveva detto dopo un po’.
“Non è colpa tua” era intervenuto subito Tyrion. Lei aveva alzato le spalle come a insinuare un dubbio. “Forse dovresti accompagnarla di sotto a prendere una bottiglietta d’acqua” aveva proposto Jaime. “Vieni con noi” aveva detto a quel punto Tyrion. Non aveva paura che quelli tornassero, no: ma di certo, se lo avessero fatto, lui non sarebbe riuscito a mandarli via in maniera altrettanto gloriosa. Jaime aveva scosso la testa per togliere le ciocche bionde da davanti gli occhi. “Non posso, ho compito di matematica la prossima ora e devo ripassare qualcosa.” Aveva fatto un sorrisetto, di quelli che di solito facevano squagliare le ragazzine. Tysha era rimasta a occhi bassi. “Andate voi.”
Aveva fatto un ultimo gesto con la mano quando ormai era già alle scale ed era scomparso.
“Dunque…” aveva iniziato Tyrion, intimidito a sua volta. “Acqua?”
Aveva lasciato che lei andasse per prima; non per guardarle il culo, come faceva suo fratello di solito (e passava pure per cavaliere, il laido), ma per evitare di essere osservato.
Mentre scendevano le aveva chiesto come mai si trovasse sul tetto della scuola.
“Cerco di sfuggire a quelli” aveva detto lei. “Credevo fosse una buona idea infilarmi lassù, pensavo non mi avrebbero mai trovato, ma non avevo messo in conto che nessuno avrebbe potuto aiutarmi.”
“È accaduto altre volte!?”
Lei si era fermata, si era voltata e aveva alzato gli occhi per guardarlo – non aveva dovuto sollevarli di molto, in effetti, semplicemente distoglierli dalle proprie scarpe – e aveva risposto: “Ogni tanto. Si divertono a tormentarmi.”
Tyrion aveva sentito la rabbia montargli dentro. “Ti hanno mai fatto del male?”
Tysha si era presa dell’altro tempo per rispondere; era rimasta a fissarlo, passando lo sguardo dalla fronte troppo larga agli occhi storti, dalle braccia tozze alle gambette. Lui si era sentito arrostire in volto, come ogni volta che qualcuno fissava apertamente lo sguardo su di lui – che lo facessero cercando di nascondersi, almeno – ma aveva sostenuto lo sguardo perché si era detto che era giusto, a quel punto, concentrarsi su di lei e il suo problema, non sul proprio.
“Dipende dai punti di vista. Nulla di irreparabile.”
Era arrossita ancora, ma senza abbassare gli occhi; aveva le guance pienotte, un collo largo che avrebbe ceduto di lì a quarant’anni, ma boccoli meravigliosi attorno al viso e labbra carnose. Si lasciava guardare e altrettanto liberamente pretendeva di poterlo osservare. Tyrion aveva giurato allora a se stesso che nessuno le avrebbe mai più fatto alcunché.

Qualche tempo più tardi, quando Tysha gli aveva sussurrato: “Non ho mai fatto l’amore” in un orecchio, Tyrion aveva inteso – voluto intendere – che era vergine tanto quanto lo era lui. Aveva accolto quel dono di lei, del suo corpo pieno e rotondo, ma mai imperfetto quanto il proprio, con la commozione e la santità di un’offerta sacra.
Ricordava ancora ogni momento come un film visto centinaia di volte, come quando da bambini guardavano un cartone animato ogni sera per mesi, fino a sapere a memoria ogni battuta e giocare a chi la diceva giusto un momento prima che venisse pronunciata (e Cersei era ovviamente la migliore, a quel gioco). Tyrion aveva ripassato nella mente quel pomeriggio mille volte, in seguito, per non scordarlo mai: non credeva ne avrebbe vissuti molti altri.
Anche dopo, quando aveva saputo la verità, aveva continuato a rivivere quella scena: a volte con tristezza, cercando gli indizi della falsità nei rossori, nei pudori e nella gioia che avevano animato gli occhi di Tysha. Altre volte invece vi ripensava quasi con gratitudine: quel pomeriggio, che era cominciato con una tema di letteratura inglese ed era invece finito a scambiarsi la pelle sotto le lenzuola, l’aveva reso felice di una felicità pura che non aveva mai provato prima, e che probabilmente non avrebbe più sperimentato.

“Com’è che ti chiami, tu?”
“Sasha.”
“E come sei diventata una puttana?”
La stradina nella quale si erano infilati con la macchina era sterrata e una ruota era finita in una buca; nulla d’irreparabile, ma la vettura era ora leggermente inclinata a sinistra, e questo faceva sì che il corpo della donna si schiacciasse completamente contro il suo, una sensazione che adorava.
“Sono domande da farsi?”
Alzò un sopracciglio, ma sotto sorrideva. Tyrion si sentì autorizzato a continuare.
“Voglio dire, non sei una straniera, quindi probabilmente hai semplicemente avuto un’infanzia difficile. Tua madre era una puttana anche lei? O forse tuo padre ti picchiava e poi vi ha abbandonate?”
“Nulla di tutto ciò.” Si staccò da lui e si buttò contro l’altro sportello, malgrado la forza di gravità contraria. Incrociò le braccia, nascondendo quel meraviglioso seno per cui Tyrion l’aveva scelta e continuava a tornare da lei di tanto in tanto. Lui sospirò.
“D’accordo, scusa. Vorrei solo capire. Eri una che a scuola la dava via facilmente?”
Lei continuò a non rispondere.
Volevo solo capire, si disse ancora lui. Come ci si diventa, puttane? Tysha lo era diventata ora, e forse per questo lui continuava a battere le strade attorno alla capitale, o era semplicemente stata una ragazza facile? Al liceo l’aveva odiata, per quel che aveva fatto, così come aveva odiato suo fratello per aver orchestrato ogni cosa. Se gliel’avessero chiesto non avrebbe avuto alcun dubbio: Tysha si era comportata da mignotta. Sentenza definitiva, senza possibilità d’appello.
“D’accordo” disse conciliante. “Non importa. Vieni qui e fottimi, ti pago per questo.”
L’altra sembrò quasi sollevata di poter finalmente assolvere al suo compito.

Un mese a sedici anni può durare quanto una vita intera; dopo vi era stata solo un’immobilità folle e perpetua, dovuta forse al fatto che aveva girato la boa, che era andato oltre.
Ma oltre non vi era che una sola condizione: quella di un Tyrion disperato e disincantato che aveva deciso di godersi la vita senza più credere a nulla.
“Come ti chiami?”
“Alja.”
“E come sei finita a fare la puttana?”

“Come hai potuto farmi questo?” urlò. Diede un pugno al tavolo facendo rovesciare un bicchiere. L’acqua si allargò sulla tovaglia.
“Senti, credevo fosse una buona idea.” Jaime soppesava le parole. “Non pensavo proprio che ci saresti andato così sotto. Voglio dire, lo sa tutta la scuola che quella la dà in giro…”
Non lo fece finire. Prese il piatto e lo scaraventò a terra; gli spaghetti schizzarono in tutte le direzioni.
“Tyrion, era ora che avessi una donna. E lei era una buona occasione per cominciare, tutto qui.”
Scrollò le spalle. Non aggiunse: per uno come te, uno nella tua condizione, ma Tyrion lo capì.
Non rispose.
Scese dalla sedia con un saltello, aggirò il piatto e andò a chiudersi nella sua stanza. Jaime alzò un sopracciglio e si gettò la solita ciocca dietro l’orecchio, ma quella ricadde subito in avanti.

Tysha aveva cantato una canzone, piano, tra i denti, mentre lui sonnecchiava al suo fianco. Aveva riso tra sé e sé, e continuato a cantare. Tyrion aveva solo finto di dormire; quel motivetto gli era entrato in testa e non ne era più uscito.



***
Riprovo a scrivere qualcosa su questo fandom, anche se è difficile stargli dietro perché ad ogni puntata succede di tutto (e forse dovrei aspettare che finisca, prima di mettermi a immaginare sotto-trame).
Dal momento che Tysha non compare mai nel tf ma viene solo nominata quando Tyrion racconta la sua storia, non abbiamo alcuna indicazione su eventuale carattere né aspetto fisico, per cui è tutto frutto della mia testolina. Per quanto riguarda gli altri personaggi invece ho cercato di essere il più IC possibile, tenendo conto che metà della fanfic si svolge durante l’adolescenza di Tyrion e quindi ho immaginato che fosse un po’ diverso come carattere (nello specifico, che avesse ancora problemi a relazionarsi con il suo essere un nano e se ne vergognasse). Nelle parti ambientate nel presente, con un Tyrion adulto, ho fatto infatti sparire questo aspetto.

Vi prego, come specificato in alto, di non farmi alcuno spoiler dei libri nei commenti, perché vorrei ancora leggerli e non voglio gustarmi il piacere di farlo sapendo cosa accadrà di diverso.
Scritta per il contest “The Throne through space and time” di Valvonauta_.
  
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