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Autore: Kuno84    28/07/2008    9 recensioni
"Il povero ragazzo sospirò pesantemente. Le sue umiliazioni avrebbero mai conosciuto fine?" Fanfiction scritta per il "Pannolini Challenge" indetto da Maki-chan.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mousse, Ryoga Hibiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“L’UMILIAZIONE PIU’ GRANDE”


A Ranma ½ Spam-fiction

by Kuno84





GENERE: Comico.
RATING: Verde.
NOTE: Fanfiction scritta per il Pannolini Challenge. Ebbene sì, quest’iniziativa ha contagiato anche me…
DISCLAIMER: Ranma & Co. non appartengono a me ma a… ooh, ma che sto ancora a dirlo?!




“Pensaci tu, Mousse.”
Quante volte aveva udito questa frase?
Non erano mai troppe, se la voce era la sua. Lei avrebbe potuto chiedergli qualunque cosa.
Eppure, meditò il mandarino, stavolta… era stato oltrepassato il limite. Nemmeno Shan-pu poteva farlo cadere tanto in basso.
“Non esiste!” si ribellò all’amata, stringendo i pugni per sottolineare la propria determinazione.
L’amazzone sussultò appena. Non era abituata a tale indisciplina, e a ben pensarci era già un evento il fatto stesso che Mousse avesse replicato ad un suo ordine. Normalmente, ubbidiva senza fiatare.
Shan-pu si ricompose, però, quasi subito, facendo valere la propria fierezza di amazzone cinese e preparandosi alla guerra.
“Invece sì!” scandì. “La signora Chang è una cliente abituale del ristorante, e la bisnonna non vuole perderla per niente al mondo. Così, se ora ci ha chiesto di farle il favore di badare a suo figlio per un paio di ore, noi lo faremo. Noi lo faremo, vuol dire che tu lo farai. Sono già in arretrato con le consegne e non ho tempo per pensare anche a questo.”
“Anch’io ho il mio lavoro da sbrigare,” tentò di ribattere lui. “Inoltre non è un compito da uomo far da… da balia a quel marmocchio.”
“Quante storie!” gridò lei. “Ha solo pochi mesi, che problemi potrà mai crearti?”
L’amazzone non ebbe il tempo di terminare la frase, che dalla stanza attigua uno strillo assordante scoppiò in tutta la sua potenza.
“Ecco, hai visto? Lo hai fatto piangere!” Shan-pu mollò un pugno in testa al suo pretendente.
“M-ma… veramente, sei tu quella che ha alzato la voce.” osservò Mousse, beccandosi immediatamente un secondo pugno per averle osato rispondere un’altra volta.
“Aiya! E’ tardissimo, devo andare!” L’amazzone prese un ombrello, dato che la pioggia batteva scrosciante, e, ancora all’interno del locale, inforcò la bicicletta.
“A-aspetta un momento, Shan-pu!” la supplicò il mandarino, frapponendosi tra lei e la porta. “Dimmi almeno come faccio a farlo smettere!”
“Non lo senti, il… profumo? Devi cambiargli il pannolino! Nell’altra stanza ce n’è una scatola intera.” spiegò la giovane, investendo in pieno Mousse con la bicicletta prima di varcare l’ingresso e uscire in strada. “Zai jian!”
A far riprendere i sensi al disgraziato fu un inconfondibile aroma, che andava facendosi sempre più penetrante. Ciò, sommato al fatto che il lamento non era ancora cessato, gli riportò subito alla mente il proprio compito.
Doveva… cambiare il pannolino ad un mocciosetto?
Aveva svolto le mansioni più ingrate, era stato trattato come uno schiavo, giorno e notte.
Credeva di avere subito ogni sorta di umiliazione possibile, da bisnonna e bisnipote.
Ma ora…
‘Sempre più in basso’, sospirò con aria dimessa, incamminandosi verso la fonte dell’effluvio.
Nell’altra stanza, il bambino piangeva con rabbia, aspettando con impazienza di essere cambiato. Un altro da cui prendere ordini, pensò il mandarino con fastidio.
Si avviò tentoni, trovando al primo tentativo la scatola dei pannolini.
Quindi vide, in un angolo, un frugolo tremante. ‘Oh, eccolo qua!’ Si avvicinò, quasi intenerito.
Ma durò poco. Fu investito in pieno dall’esalazione, e capì che non c’era veramente altro tempo da perdere. Doveva agire, e in fretta. Con aria di disgusto, tolse una specie di involucro insozzato con un solo abile gesto della mano, gettandolo nel cestino. Meno uno. Prese, dunque, delle salviettine che, per fortuna, aveva a portata di mano, e pulì speditamente la zona interessata. A quello, l’esserino si dimenò in ogni modo, lanciando versi acuti e disumani. Tentò di sottrarsi a quell’operazione, ma Mousse lo teneva saldamente tra le sue possenti braccia e non se lo lasciò scappare.
Certo che, per quell’età, il bimbo possedeva una forza spropositata. E non era l’unica stranezza del pargolo. Anzi, il mandarino si ritenne fortunato a non avere indosso gli occhiali (le lenti si erano frantumate quando Shan-pu gli era passata sopra con la bici) perché ciò che vedeva lo inorridiva non poco.
Come… come poteva esistere un piccino tanto brutto? ‘Piccolo e nero’, pensò istintivamente. E poi, come diamine aveva fatto a ricoprirsi di così tanta roba marrone, melmosa e maleodorante?
‘Almeno il peggio è passato!’, considerò, più per farsi coraggio che non credendo veramente a ciò che pensava. Prese un pannolino pulito dal pacco, prese anche un bel respiro ed intraprese la tortuosa fase numero tre. L’avrebbe resa rapida e quasi indolore. Insomma, non doveva essere tanto difficile infilare un pannolino ad un bebé.
Un secondo più tardi, le sue congetture si dissolsero come neve al sole. Il coso riprese a dimenarsi selvaggiamente, riuscendo stavolta anche a graffiare lo sventurato. Le membra sfinite, il viso sanguinante, Mousse ebbe per un momento l’istinto di mollare tutto quanto. Ma poi…
Poi, nella sua mente, si fece strada il volto di Shan-pu che lo incitava a perseverare nella propria missione. Già, si trattava sicuramente di un modo per mettere alla prova la sua pazienza. Lo sguardo del cinesino si accese di una sorta di luce interiore. Trovò la serenità di colui che aveva compreso il senso delle proprie pene e resistette stoicamente alla furia del piccino. ‘Shan-pu, mi dimostrerò degno del tuo amore!’ aveva deciso. Rinsaldò la presa e riuscì infine a completare l’operazione-cambio con successo.
Sorrise soddisfatto. Una nuova consapevolezza andava prendendo forma in lui. Quando Shan-pu fosse tornata, avrebbe visto quanto era bravo a svolgere qualunque mansione, anche la più umile. Avrebbe apprezzato il suo eroismo e, magari, questo sarebbe stato il primo passo verso l’inizio di un nuovo amore. Sì, sarebbe stato sicuramente cos…
“Che stai facendo, stupido Mousse?!” Un calcio ben piazzato lo spedì a terra. L’esserino approfittò di quell’occasione per guizzare via.
“Shan-pu? C-come mai sei già tornata?”
“Avevo dimenticato alcune consegne! Ed è stato un bene!” constatò. “Mi dici che stavi combinando, idiota?!”
“M-ma io…”
“Niente ma. Cosa aspettavi a cambiarlo?... Povero piccolo, è tutto sporco lui,” disse al bambino, mutando tono di colpo. “Ma è colpa mia. Come ho potuto lasciarlo da solo con lo stupido Mousse? Guardalo, si è perfino addormentato. Non è un amore?” Disse tutto d’un fiato, dopodichè lo pulì con cura e prese a cullarlo tra le sue braccia.
“Ma io… lui… quello…” biascicò il cinese, la cui veste bianca si era ormai tutta insozzata.
In quel mentre, Cologne entrò nel locale, calpestando Mousse col suo nodoso bastone.
“Sono tornata! Come va, Shan-pu? Oh, vedo che ti stai esercitando a fare la mamma! Brava, brava! Sono sicurissima che il futuro marito gradirà una consorte come te… Ehi Mousse, ma sei tu? Come puzzi! Vatti subito a fare una doccia!”
Il povero ragazzo sospirò pesantemente. Le sue umiliazioni avrebbero mai conosciuto fine?
Solo molto più tardi, durante una notte insonne, si sarebbe accorto di un particolare non insignificante.
‘Ma… ma da quando… una donna cinese ha un figlio “di colore” come quel bimbo?’


*******

Ryoga fissò amareggiato il cielo trapunto di stelle. Certo che era poca cosa, lui, paragonato a quel cosmo pieno di vita. Forse era per questo motivo che i kami non lo consideravano minimamente. Le sue umiliazioni avrebbero mai conosciuto fine?
Neanche una nube vagava ora per il firmamento, come se la pioggia di quel pomeriggio avesse scaricato sulla terra ogni residuo di impurità. Dannata pioggia! Se non lo avesse colto in fallo, lui si sarebbe risparmiato quel tormento. Non avrebbe dovuto conoscere l’umiliazione più grande.
Quel pomeriggio, aveva aperto prontamente l’ombrello solo per constatare che si era rotto. Si era diretto a perdifiato verso il negozio o locale più vicino, qualunque cosa purché fosse al chiuso, ma ovviamente non aveva fatto in tempo ad evitare la trasformazione. Aveva corso per parecchi minuti, prima di trovare un riparo. Nel frattempo, era caduto in una pozzanghera zeppa di fango maleodorante, ed una busta gli si era impigliata tra le zampe posteriori.
Pensava che questo fosse sufficiente, che il fato avesse punito abbastanza Ryoga Hibiki per quel giorno. Ma si sbagliava di grosso. Carambolato dentro un locale a caso, si era trovato di fronte quell’idiota di una talpa e… No, non poteva ricordare oltre! Troppo umiliante, ciò che era seguito. E nulla al confronto di ciò che doveva ancora avvenire.
Non poteva evitarlo. Insomma, in qualche modo doveva riuscire a togliersi di dosso quella… cosa. Da solo non ci riusciva. Meglio, ci sarebbe riuscito se fosse tornato umano. Ma al momento non gli conveniva.
L’unico tentativo che poteva fare per uscire da quell’imbarazzante situazione era farsi aiutare da qualcuno che, oltre ad essere di buon cuore, fosse anche uno sconosciuto. Sicuramente lei non doveva vederlo. Ad ogni costo. Se avesse saputo, lui non avrebbe più avuto il coraggio di guardarla in faccia.
Si era incamminato apposta lontano da Nerima, per non correre alcun rischio.
Vide un cancello. Pensò che poteva farsi aiutare dai residenti di quella casa.
Grugnì all’ingresso, sperando che qualcuno lo notasse.
Troppo tardi appurò che l’insegna portava scritto ‘Palestra di arti marziali indiscriminate Tendo’.
Il primo ad accorgersi di lui fu Ranma. Il quale cominciò a sghignazzare come un matto, attirando tutti gli altri componenti della famiglia.
Akane arrivò per ultima, dopo che lui aveva tentato vanamente di fuggire, essendo stato trattenuto per la bandana da quel dannato di Saotome.
L’umiliazione più grande.
Anche se lei fu l’unica dei presenti a non ridere.
“P-chan, che ti hanno fatto?!” Akane portò a sé sconvolta un porcellino nero completamente sporco di fango ed involto in un morbido pannolino ricamato.


Fanfiction realizzata in un’oretta scarsa per il "Pannolini Challenge". Spero che diverta voi nel leggerla, quanto ha divertito me nello scriverla. ^_^


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