Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Lilith9312    16/05/2014    1 recensioni
"Marie lo sapeva, l'aveva sempre saputo. Quel mondo che non le apparteneva l'aveva già inglobata in sè. Ormai non poteva tornare indietro, perchè si sa: quando tutto cambia in fretta, devi stare al passo con te stesso e il tuo destino, o questo ti travolgerà facendoti sprofondare nell'Abisso"
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si raccontavano strane storie su quel posto. Marie era sempre rimasta affascinata quando qualcuno le raccontava di qualche episodio riguardante il Nexus Pub, o di qualcosa successo al suo interno o alla gente che lo frequentava. E poi lei e le sue compagne avevano iniziato ad usarlo come ritrovo serale, dato che era vicino alla casa di tutte, e che non ci impiegavano più di dieci minuti a piedi a raggiungerlo.
Anche quella sera si erano messe d’accordo per trovarsi lì. Marie era arrivata per prima al locale, e come avevano prefissato, avrebbe aspettato le amiche al solito tavolino in fondo nell’angolo.
Non c’era molta gente quella sera, e il pub aveva un atmosfera particolarmente cupa, con quelle luci soffuse alle pareti di pietra e i tavoli in legno di mogano.
“Ma salve Marie! Cosa ti posso portare?” Jona sbucò all’improvviso davanti a Marie, un vassoio in un mano e un canovaccio nell’altra, aveva una camicia a quadri azzurra che sembrava messa apposta per far risaltare il colore dei suoi occhi. Jona lavorava lì da poco più di due mesi, motivo per il quale la ragazza andava spesso in quel locale a trovarlo. I due erano amici ancora prima che Marie andasse a vivere a Foursbury: Avevano fatto la stessa scuola elementare, poi Jona si era trasferito lì, mentre Marie era rimasta nella sua città. Ma avevano iniziato a sentirsi di nuovo quando la ragazza era stata accettata all’Accademia.
“Jona! Che bene che stai oggi!” Marie non stava scherzando, Jona era un ragazzo veramente carino, con quegli occhi azzurri e quei capelli così chiari. Aveva i classici lineamenti da ragazzo attraente. E non aveva la ragazza, cosa di cui Marie si chiedeva spesso il perché.
In realtà Jona aveva dimostrato simpatia per Katy, l’altra sua amica. Katy e Marie si erano conosciute il primo giorno di scuola: entrambe erano spaesate all’interno dell’enorme aula e si erano avvicinate, proprio così, per supporto, per non essere sole in quel mondo nuovo. Ma poi da questo era nata una bellissima amicizia e ormai erano le compagne di idiozie, e rallegravano qualsiasi momento un po’ smorto.
“Hai visto? Solo perché sapevo che saresti passata a trovarmi” Jona aveva un sorriso splendente, non c’era proprio niente da dire. “Stai aspettando le tue amiche?”
“Sì, esatto, ma come al solito io sono la prima. Hai da fare adesso?”
“No, non c’è molta clientela, posso sedermi qui con te!”
“Allora accomodati” Marie fece un enorme sorriso e si sistemò meglio sul divanetto. “Che mi racconti di bello?”
Jona rimase un attimo in silenzio alzando gli occhi in alto con fare pensieroso. “Dunque…beh, a quanto pare il capo mi darà un aumento di stipendio: dice che sono bravo nel mio lavoro.”
“Ma è una cosa stupenda!” lo interruppe Marie allegra. “Se prendi un po’ di soldi in più puoi anche cominciare ad arrangiarti su tante cose, le uscite, comprare quello che vuoi, ti gestisci da solo… insomma, è bellissimo ed è meglio per te!”
“Sì, e posso anche offrirti qualche volta da bere!” scherzò Jona.
Marie rise dando uno schiaffetto leggero al ragazzo “Cosa stai dicendo, sciocco! No, sul serio, sono un sacco felice per te! Spero anche io finita l’Accademia di riuscire a trovare subito qualcosina, così tanto per iniziare…”
“Marie! Scusami! Lo sai che la puntualità non è il mio forte!” Jade entrò nel locale, nominando il nome della ragazza ad alta voce, e facendo voltare le poche persone presenti all’interno ad osservare la scena. “Oh non volevo disturbarvi, sia chiaro!” disse guardando prima l’amica e poi il ragazzo, e spostando lo sguardo prima su uno e poi sull’altro.
“Tranquilla, io devo tornare a lavare le stoviglie adesso, anche se mi tratterrei a parlottare ancora, lo ammetto!” Jona si alzò prendendo il vassoio e il canovaccio di nuovo in mano con un sorriso smagliante, per poi dirigersi verso il bancone.
“Marie, è carino lui!” Jade aveva preso posto accanto a Marie sul divanetto e le si era avvicinata all’orecchio per sussurrarle quelle cose.
“Jade, Jona è solo un amico, non ti preoccupare, dico davvero. E poi chi vuoi che verrebbe dietro a…”
“A una come me, che non vuole nessuno, perché io sono fredda, non so dare affetto, eccetera eccetera…” la interruppe Jade imitandola nella voce e gesticolando qui e lì con le mani “…giusto?”
“Beh, non era quello che volevo dire adesso ma…”
“Eccovi! Subito non vi avevo viste! C’è il paravento davanti…aspetta, da quando c’è un paravento qui?”
Katy era arrivata. Adesso c’erano tutte.
“Ma che ne so…” Marie, dopo aver salutato l’amica appena giunta, si era alzata in piedi ed era andata a spiare oltre il paravento. In effetti, non ci aveva fatto caso prima, ma non si ricordava di aver mai visto un paravento in quel punto. Era nuovo forse? Diresse lo sguardo verso Jona, come per avere una conferma, ma il ragazzo era occupato a servire dei clienti. Dietro di lei Jade e Katy erano già immerse nei loro discorsi e non le badavano più di tanto. Guardò un’altra volta il paravento, e questa volta lo scostò appena. Trattenne il fiato.
C’era un ragazzo seduto a quel tavolino, girato verso di lei, e indossava una felpa che lei aveva già visto, ne era sicura. Aveva le braccia incrociate sul tavolo, e i capelli coprivano buona parte del suo volto. Sembrò che avesse notato Marie, perché alzo il viso indietro, scoprendo gli occhi e il viso. Eh sì, era proprio lo stesso ragazzo dell’ascensore, adesso era del tutto evidente e non ci potevano essere dubbi. E stava guardando Marie.
Marie ritrasse lo sguardo e fece due passi indietro dal paravento.
“Marie, l’abbiamo finita di osservare la gente a…”. “Caso” voleva dire Katy dietro di lei, ma non fece in tempo, perché la sua voce fu coperta dal suono delle sirene dei vigili del fuoco che passavano per strada.
“Dovete uscire immediatamente, l’edificio qui accanto sta andando a fuoco!” Un tale era entrato di corsa, il suo volto sudato nascondeva un espressione di terrore. Aveva abiti da lavoro ed era visivamente in preda al panico. “Forza, uscite, non è sicuro qui” diceva facendo cenni con le mani e girandosi intorno come per farsi ascoltare da tutti.
“Merda!” le due amiche si alzarono di colpo e seguirono il consiglio dell’uomo, e si diressero verso l’uscita. Marie stava facendo lo stesso, quando passò di fianco al tavolo dove era seduto ancora il ragazzo, che, come se non avesse sentito nulla, stava sorseggiando qualcosa che aveva ordinato.
“Dobbiamo uscire!” gli urlò contro Marie. Di risposta il ragazzo la guardò negli occhi: era uno sguardo gelante, di quelli che pietrificano come pochi. Si alzò senza dire nulla, e poi corse verso l’uscita.
Marie rimase immobile un secondo. Poi qualcosa nella sua mente scattò, e lo seguì. Appena fuori dal locale fu subito invasa dal fumo e dal colore arancione delle fiamme. Si guardò attorno, le sue amiche erano appena oltre la siepe e guardavano il vecchio palazzo con espressioni sconvolte. Marie si guardò un attimo in giro prima di individuare il ragazzo, che stava correndo verso l’edificio in balia del fuoco. Che cosa stava facendo? Era pazzo?
Non ci pensò due volte, e lo seguì ancora. Il ragazzo passò sotto un portico, ignorando le transenne, ma nessuno si accorse della sua presenza dato il caos che si era scatenato lì fuori. Marie lo seguì correndo, in silenzio. In che genere di casino si stava andando a cacciare? Eppure la curiosità era tanta…
Arrivò ad una specie di giardino pensile. O almeno era quello che credeva. Era tutto buio, e i dettagli che riusciva a vedere era solo grazie alle fiamme che rischiaravano l’ambiente come fossero vicini ad un falò. In effetti non era così sicuro stare lì, mentre alcune piante intorno stavano già andando a fuoco. Marie sentiva le voci dei vigili del fuoco provenire dall’esterno.
Il ragazzo era lì, al centro di quel posto, a braccia aperte davanti ad un albero più grande di altri che stava bruciando.
Marie gli arrivò vicino, da dietro, voleva trascinarlo via da lì, era pericoloso, ma appena si avvicinò si accorse che c’era qualcosa che non quadrava. In effetti quello non era un albero, e no, non stava bruciando, cioè sì, bruciava, ma non si consumava, era come emettesse lui stesso fuoco.
“Avanti, credi forse di farmi paura?” la voce del ragazzo era ferma, costante. “Credi veramente che mi lascerò intimidire?”
Gli ultimi dubbi rimasti a Marie sul fatto se fosse o meno un albero quella cosa furono spazzati via quando lo vide muoversi e sentì nella sua testa risuonare delle parole, come se fosse lui a dirle.
“Tu no…lei sì.” la voce era cavernosa, grottesca, e suonava minacciosa.
Il ragazzo si voltò appena, giusto per vedere Marie dietro di sé. “Che cazzo ci fai tu qui, vattene, non è posto per te!” i suoi occhi sembravano brillare di arancio.
“Non bastava uno, ben due Cacciatori… buono a sapersi.”
“Cosa?” Il ragazzo fece un espressione sorpresa. Quella cosa strana che bruciava approfittò della sua distrazione per cercare di colpirlo, ma lui se ne accorse in tempo, e la evitò rotolando di fianco e tirandosi subito in piedi. Marie era sconvolta da così tanta agilità.
Il ragazzo prese dalla cintura due oggetti che si aprirono a semicerchio, diventando delle armi che Marie non aveva mai visto, ma che sembravano comunque molto pericolose. Ne impugnò una per mano.
“Ora ci divertiamo!” e lo disse con tono beffardo. Poi scattò in avanti, colpendo quelle che sembravano le braccia di quella cosa in fiamme, e facendole cadere per terra. La cosa indietreggiò. Il ragazzo fece una mezza piroetta come per caricare il colpo, per poi scattare velocemente su di essa con il braccio destro conficcando l’arma fino al suo interno, e tranciandola a metà.
“Pa…gherai”. Questa fu l’ultima cosa che sentì Marie prima che quella cosa urlasse di dolore nella sua mente, per poi lasciare il posto al silenzio. No, non c’era silenzio, sentiva le voci dei vigili del fuoco sempre più vicine.
“Andiamo!”. Il ragazzo le era apparso di fianco e la stava strattonando via per il braccio, verso l’uscita.
“Cos…cos’era quello?” Marie non riusciva a trovare le parole.
“Un demone.” disse il ragazzo tranquillamente sorridendo .
Marie cominciava a sentire il passo pesante, il calore in quel posto stava aumentando e la sua testa cominciava a pulsare in modo incredibile.
“Io…”ma non riuscì a completare la frase, perché sentì le sue forze venire meno. E svenne così. In mezzo a quell’inferno, sentì il freddo del ghiaino sulle mani e sul volto, e la vibrazione dei passi degli uomini diventare più forte a mano a mano che si avvicinavano a lei. E delle parole risuonavano nella sua mente.
“Ci incontreremo ancora.”
   
 
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