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Autore: luxuryloser    17/05/2014    2 recensioni
Per il compleanno di Ellis_, il mio primo lavoro in questo fandom. Dopotutto, quando mi ha fatto conoscere i Rogan, mi stava consapevolmente creando una nuova OTP.
A mesi dall'epilogo del primo X-men, Rogue ha ancora tra le mani quella medaglietta. Forse, in un giorno in apparenza non troppo speciale, qualcosa potrebbe cambiare.
"Tornerò a prenderla", ed era sparito senza altre parole. Cosa poteva aspettarsi, che restasse per lei?
Lui era forte, lui era libero.
Lei era veleno.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Logan' Howlett/Wolverine, Marie D'Ancanto/Rogue
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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POISON AND WINE.



"Tornerò a prenderla", ed era sparito senza altre parole. Cosa poteva aspettarsi, che restasse per lei?
Lui era forte, lui era libero.
Lei era veleno.
 
La vita alla scuola le scorreva intorno a mezzo metro di distanza, le lezioni di biologia, chimica, fisica, si susseguivano in una serie di appunti e di schizzi sui margini delle pagine, che troppo spesso rappresentavano tre lunghi graffi o studi di muscoli perfettamente delineati.
Era una ragazza di diciotto anni a cui era precluso il contatto fisico, e lui era attraente in quel modo travolgente, inevitabile: nessuno avrebbe potuto aspettarsi altrimenti.
A volte lo sentiva ancora nella sua testa, ritrovandosi a pensare con il suo tono burbero, a desiderare la solitudine di un lupo (non che per lei la solitudine fosse una cosa rara, ammetteva poi con amarezza).
Era allora che ricordava cos'era. Rogue. Veleno che entrava nella pelle e succhiava via la vita.
Ricordava le braccia di Logan rigide intorno a lei su quell'edificio, mentre lui cessava di respirare, e si sentiva ancor più inavvicinabile, letale. Poi ne ricordava il calore, l'abbandono nell'abbraccio, il senso di protezione, e tutto ricominciava da capo.
Era in quei momenti che stringeva nella mano guantata la medaglietta di Wolverine, e le sfuggiva una lacrima. Stupida ragazzina, si diceva usando lo stesso soprannome che le aveva dato Logan dal primo momento. Stupida ragazzina con una cotta infantile ed irreale.

Aveva imparato a non lasciare mai un centimetro di pelle scoperta. I guanti, le sciarpe, le maglie a maniche lunghe e i pantaloni attillati la fasciavano come una seconda, innocua pelle ogni volta che sapeva che avrebbe rischiato il contatto con altre persone.
Si proteggeva da se stessa proteggendo gli altri dalla sua mutazione, e ricordava come Logan fosse stato l'unico a stringerla oltre il tessuto ruvido della felpa, a sfiorarle la fronte con le labbra su quel maledetto treno, un cappuccio e capelli ancora completamente castani a dividerli inesorabilmente. Lui non l'aveva mai evitata, a differenza di tutti gli altri.    
Solo quando sapeva di essere completamente sola, quando non avrebbe potuto accidentalmente uccidere qualcuno sfiorandolo con un movimento troppo inconsulto, si permetteva di respirare a ritmo regolare, di assorbire tutta la vitamina D che il pallido sole primaverile poteva darle nella radura al centro del bosco che aveva scelto come suo posto, dove ogni volta si liberava di tutti quegli strati, tenendo addosso soltanto un paio di pantaloncini ed un top leggero, chiudendo gli occhi e sentendosi normale, assaporando poche ore di libertà.   

La Statua della Libertà. Di nuovo i ricordi le tornavano in mente, vividi come li aveva vissuti attraverso la coscienza di Logan, e di nuovo lo sentiva nella sua mente.
Le aveva salvato la vita. Più volte. Avrebbe potuto dare la colpa a questo per ciò che provava, ridurlo a semplice gratitudine.
Altrimenti avrebbe potuto ricondurlo alla propria mutazione, conseguenza della parte di lui che aveva nella sua mente. Sarebbe stato un altro bel cataclisma da attribuirle.
Ma non sarebbe stato reale: nient'altro che una maschera, un modo per nascondere a se stessa qualcosa che sarebbe stato troppo complicato ammettere.
"Come se a lui fregasse qualcosa."
Come se una medaglietta lasciata quasi per gioco potesse servire a tenere Wolverine al guinzaglio, tanto più tra le mani di una ragazzina.    
Era troppo giovane, troppo inesperta, con i capelli troppo poco rossi... Semplicemente, non era abbastanza.
E allora con che orgoglio, con che ambizione si chiedeva come sarebbe stato se quei pensieri avessero torturato lui come in quel momento torturavano lei, se quella sua promessa avesse avuto un qualche significato?
Erano passati mesi, e non era tornato a prendere niente.
Se è per questo, nemmeno a riportarle il suo cuore.
"Sei una stupida, Rogue." si disse, e lo pensava, ed era sempre una colpa non essere forte.
"Non so perché, ma credo che tu ti stia sottovalutando, ragazzina."
Non si voltò subito. Anzi, probabilmente rimase immobile, la bocca semiaperta e la mano ferma a mezz'aria ad attorcigliare tra le dita la sua ciocca bianca, per molto più tempo di quanto non fosse da considerare una reazione normale.
Non era possibile. O quantomeno l'aveva immaginato così tante volte che aveva smesso di crederci.           
Tra gli alberi, il volto ombreggiato dal fogliame ma illuminato dal suo consueto mezzo sorriso, con la barba leggermente incolta e i suoi soliti jeans strappati, c'era Logan.
Ne dipinse il ritratto nella sua mente, studiandone ogni dettaglio prima ancora di parlare, affiancandolo all'immagine a cui si era aggrappata per tutto quel tempo. I capelli erano più lunghi, i muscoli se possibile più definiti, e i suoi lineamenti erano
addolciti dall'aria di chi ha trovato quello che stava cercando.
Era felice che avesse riavuto il suo passato. Gli avrebbe chiesto di parlargliene, forse, ma in quel momento voleva soltanto stringerlo.
E non poteva. Veleno.  
 
"Logan!"  
Ma a lui non fregava niente. Non glien'era mai fregato niente, da quando combatteva in quella gabbia, forse da sempre. Wolverine otteneva sempre ciò che desiderava.  
E ciò che desiderava in quel momento era afferrarla per i fianchi e farla volteggiare in aria, senza peso, come se si fossero visti appena il giorno prima, come se non fosse passato quasi un anno. 
Era cambiata lei, era cambiato lui, eppure si incastravano ancora come pezzi di un puzzle, il sottile top bianco l'unico strato a separarli in quel mezzo abbraccio caotico e inatteso che le stava mozzando il fiato.    

"Ti sono mancato?"
Era troppo vicino, talmente vicino che avrebbe potuto contarle le ciglia, sentire il suo respiro. Ma, dopotutto, lui lo sentiva anche a metri di distanza.
Istintivamente, ringraziò che non potesse sentire i suoi pensieri.
"Non molto." mentì, con una risata accennata. Sentì gli addominali contrarsi, allentando la pressione delle mani di Logan, che non lasciavano i suoi fianchi anche ora che era saldamente poggiata a terra. Le stesse mani che l'avevano tirata fuori dalla macchina di Magneto, le stesse che aveva immaginato troppe volte perché fosse ancora giustificabile, le stesse che...
Che avevano preso a farle il solletico, pericolosamente, senza che il
proprietario si curasse minimamente di ciò che sarebbe potuto accadere se avesse inavvertitamente sfiorato la sua pelle per più di qualche secondo.
Rogue rideva, per un momento senza pensieri quanto quel lato di Logan che non conosceva abbastanza, contorcendosi fino a cadere a terra, trascinandolo inspiegabilmente con sé.
 
"Non molto? Mi aspettavo di vederti in lacrime, come minimo." scherzò, a pochi centimetri da lei sull'erba curata, appoggiato scompostamente su un braccio, il viso inclinato a guardarla dall'alto, come sempre.
Faceva improvvisamente caldo, e sarebbe stato facile incolpare il sole ma era quasi sera, quasi ora di rimettere i lunghi guanti e la maschera di contegno che era ormai abituata a portare.
"Forse io mi aspettavo di vederti prima." rispose, e in cuor suo sapeva che non era solo un gioco di parole. E lo sapeva anche lui.
Muovendosi con la cautela che era stata costretta ad acquisire, Rogue si alzò dal prato, spostandosi con un certo imbarazzo i capelli da davanti al viso. 
"Vorrà dire che la prossima volta verrai con me." ribattè, alzandosi a sua volta senza sforzo, avvicinandosi sempre troppo, quasi volesse metterla ad una prova che avrebbe fallito.
Aveva dimenticato, o almeno non ricordava con tale intensità, l'effetto che le faceva stargli così vicino, sentirsi completamente esposta; non aveva mai saputo l'effetto che le avrebbe fatto vederlo sporgersi verso di lei lentamente, lo sguardo incatenato al suo, una mano che aveva ritrovato il suo posto sul suo fianco, la stretta forte che disegnava grinze sulla stoffa leggera.
Era vicino, troppo vicino, e lei stessa poteva sentirlo respirare, studiare ogni millimetro delle fossette fatte apparire dal mezzo sorriso enigmatico che le stava rivolgendo.
Non lo stava facendo davvero, non era possibile che fosse così incosciente da spostare gli occhi lungo il suo volto fino alle labbra, per coprirle una frazione di secondo dopo con le sue.
Ma era di Logan che si trattava. Dell'uomo che era letteralmente volato fuori dal finestrino di un camper per la testardaggine di non allacciare la cintura, che l'aveva seguita su un treno diretto chissà dove, che le aveva salvato la vita a Liberty Island e che ora la stava baciando come se fosse normale, come se non ci fosse di mezzo la sua pelle come veleno, il suo scheletro di adamantio, la loro differenza d'età. La stava baciando come se provasse qualcosa, come se per lui il veleno non alterasse il sapore del vino.
Fu un bacio breve, quasi a fior di labbra, interrotto prima che potesse stabilirsi il legame. Un bacio fatto di parole non dette e che forse non sarebbero state dette mai, di promesse utopiche comunque mantenute, di conferme, di corse contro il tempo e contro paure infondate. Fatto di veleno e di vino.

"Buon compleanno, ragazzina." sorrise, a meno di un centimetro dalle sue labbra.
La cosa divertente era che se n'era anche dimenticata.
  
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