Questa one shot mi è uscita così, frutto di un'ispirazione che mi frullava per la testa da parecchio tempo. I luoghi e gli avvenimenti sono frutto della mente geniale di j R R Tolkien, mentre i due protagonisti mi appartengono completamente. Il giuramento di cui si parla è il giuramento di Feanor, il quale giurò di uccidere chiunque si fosse impossessato dei Silmarils. Buona lettura e recensite!
RIMANI CON ME
C’è
qualcosa nei tuoi occhi che non riconosco, una freddezza nuova,
estranea e
spaventosa. Sei lì, a pochi passi da me, così
vicina che potrei toccarti se
solo volessi, ma non riesco a muovermi. Immobile, la spada ancora
ancorata alla
cintura, incapace di impugnarla.
Come
siamo arrivati a questo?
La luce
di Laurelin
illuminava il molo e la nave argentea sulla quale stavo, affacciato al
parapetto, per ammirare le acque cristalline nel porto di Alqualonde.
Fu in
quel momento, al mescolarsi delle luci, che la vidi. Si ergevi alta e
fiera, lo
stemma della casa di Feanor rifulgente sul suo petto, i capelli color
dell’ebano
sciolti al vento. Rimasi incantato dalla sua visione, quasi fosse un
dono
benedetto dei Valar presto destinato a svanire, eppure si diresse dalla
mia
parte, il passo fermo e deciso, i vestiti da uomo che la rendevano
ancora più bella
e imponente.
<
Sei tu Aeglos il
cantore? > gridò per farsi udire e io sentii la bocca
farsi asciutta perché la
sua voce mi parve più dolce del canto dei gabbiani e persino
più soave del mormorio
delle onde .
<
Sono Aeglos il
marinaio, mia signora >
Mi
guardò per qualche
secondo, come a voler saggiare le mie intenzioni, fin quasi a
penetrarmi lo
spirito. Il mio intero corpo fremente nell’attesa che
parlasse di nuovo, solo
per poter gioire della sua dolce voce.
<
Il mio signore
chiede se Aeglos il marinaio possa diventare Aeglos il cantore solo per
un
giorno, in occasione della festa per la prima raccolta >
<
Non potrei mai
rifiutare una richiesta così gentile fattami da un
così grande figlio dei
Noldor! > risposi senza distogliere lo sguardo da lei, sentendo
nel cuore
che accettavo più per poterla rivedere che per compiacere
Feanor che si diceva
fosse superbo e arrogante. Si inchinò leggermente,
mantenendo tuttavia gli
occhi alti e fieri, poi si voltò e fece per andarsene. In
quell’istante le
parole mi uscirono di bocca senza che me ne accorgessi:
<
Dimmi il tuo nome,
mia signora! > gridai. Si fermò, stupita,
squadrandomi con gli occhi
indagatori ridotti a fessure, la loro luce splendente che mi investiva
fin sul
ponte della mia bianca nave.
<
Il mio nome è
Alatariel >
Ti
ho amata fin da quel momento, quando portasti via un frammento del mio
spirito
via con te, con il tuo animo indomito e coraggioso, duro e freddo come
ferro
tagliente. Chissà se anche tu mi amasti quel giorno sul
molo, non te l’ho mai
chiesto, ma sono così tanti i tuoi misteri, così
reconditi i recessi della tua
anima che non basterebbe un’intera vita immortale per
esplorarli tutti.
Ho
sempre amato le cose semplici, pure, ma con te è differente,
troppo diverso per
poter essere spiegato, perché con te ogni cosa diventa
nuova, trasparente,
semplice a causa della tua forza.
Persino
i tuoi baci sembrano ardere pieni del fuoco che dimora in te,
nell’esatto
momento in cui le nostre labbra si incontrano e si sfiorano io mi
annullo in
te.
Lei era
lì, ancora sul
molo di pietra, ancora stretta nei suoi abiti maschili che
l’adornavano di una
bellezza superiore a quella delle altre fanciulle. E io non potevo fare
a meno
di ammirarla e di esserne conquistato, perché ogni volta che
in quei tempi bui avevamo
cercato l’uno la compagnia dell’altra, ero stato io
a trarne maggior vantaggio,
e ancora non mi sembrava vero che lei volesse la mia amicizia.
Mi vide
e spalancò gli
occhi scuri, mentre le sue labbra si aprivano in uno dei suoi rari
sorrisi. La
raggiunsi e dovetti trattenermi dal circondarla con le mie braccia.
<
Mio caro Aeglos,
amico mio > disse, la voce intrisa di malinconia < questo
che ti faccio è
un addio >
Se una
tempesta si fosse
abbattuta su di me non ne sarei stato più distrutto.
<
Partirò da Valinor
e andrò nella terra di Mezzo, seguirò Feanor e la mia casata >
Coraggiosa
e audace pur
nella tristezza e nel buio che annebbiava le nostre terre.
<
Come posso
convincerti a restare? > le chiesi implorante, accarezzandole
una guancia
morbida.
<
Non puoi farlo,
Aeglos, ho pronunciato il mio giuramento e andrò fino in
fondo >
Sapevo
che era vero e
che nulla l’avrebbe fermata. La presi tra le braccia e la
baciai.
Vedo
ancora il tuo sguardo deciso che mi diceva addio. Come potevo fermarti
quando
la tua decisione era stata già presa? Forse speravo che il
nostro amore ti
avrebbe fatto desistere, ma in fondo sapevo che non sarebbe bastato,
no,
nemmeno il nostro amore è abbastanza forte per contrastare
la tua natura
selvaggia.
Tu
vai fino in fondo nei tuoi propositi, segui il tuo sangue qualsiasi sia
il
prezzo da pagare, anche se quel prezzo è la tua stessa
felicità…o la mia.
Ma
come puoi chiedermi di capire? Non sono come te, né desidero
esserlo. Forse è
questo il motivo per cui non possiamo essere felici, il motivo che ci
spinge ad
amarci e a odiarci in questo modo distruttivo e sconvolgente.
Ci
ameremmo mai se non fosse così? Io ti amerei mai se fossi
come me, tranquilla e
fresca come il mare in primavera?
Eppure
anche il mare sa essere forte, così forte da spezzare
persino il ferro delle
montagne, talmente pazzo da lasciare la sua gente per unirsi agli
esuli…così
innamorato da affrontare qualsiasi stento per ricongiungersi a te.
Il gelo
era così intenso
che pensai di trovarmi tra le braccia di Morgoth in persona, mentre l
‘Helcaraxe
si stendeva già quasi tutto dietro di noi.
Ma
più del gelo, più del
ghiaccio e della fame, era l’orrore del tradimento subito,
l’idea che lei
avesse preferito la pazzia di Feanor al nostro amore, a rendermi
debole.
Incendiando le navi dei Teleri dopo aver ucciso così la mia
gente aveva calpestato
il mio cuore.
Non ero
riuscito a
trattenere le lacrime vedendo la sua lunga spada affondare nei ventri
dei miei
consanguinei, l’avevo implorata di pentirsi ma il suo sguardo
sprezzante non
aveva avuto compassione delle mie lacrime.
<
Ho fatto una
promessa, Aeglos > mi disse guardandomi negli occhi.
Non
l’avevo più vista,
nulla su di lei se non il fuoco che bruciava le mie amate navi e il mio
cuore.
Eppure
il mio amore per
lei non diminuiva. Piansi per me stesso quando squillarono le trombe e
sorse la
Luna, mentre mettevo piede sulla terra di Mezzo per la prima volta, con
un
popolo che non mi apparteneva, solo per poterla rivedere
Ma
non ti rividi. Gli anni sono stati lunghi e penosi con la tua assenza
pesante
come un macigno sulle mie spalle.
Ti
guardo ora e non ti riconosco, invece vorrei che mi guardassi
sprezzante come
quella volta prima del Ghiaccio, quando mi sgretolasti come una
costruzione di
sabbia. Ma in fondo hai sempre giocato col mio cuore inconsapevolmente,
ti ho
amata lo stesso, perché sapevo di non poter ottenere altro
da te, perché non
volevo cambiarti. Sei rimasta così com’eri, sempre
fedele a te stessa, uno
spirito ardente che non può appartenere a nessuno senza che
sia annientato.
Ma
mi basta questo.
Guardami
e distruggi la mia anima come hai fatto innumerevoli volte,
perché so che
inevitabilmente la ricomporrai, ogni volta che mi baci e mi ami non fai
che
raccogliere i pezzi e incollarli, in attesa di disperderli nuovamente.
Avevo
vagato per la
Terra di mezzo per più di cento anni dal sorgere del nuovo
sole e finalmente si
ergeva di nuovo di fronte a me, con il suo corpo stretto nella tunica e
nei pantaloni, i
capelli sciolti sulle
spalle.
Mi
gettò le braccia al
collo e posò le sue labbra sulle mie. Un bacio di fuoco.
<
Ti ho cercato per
lungo tempo, Aeglos >
Tremai
come ogni volta
che pronunciava il mio nome, un nome comune che nella sua bocca suonava
quasi
sacro. Avevo sognato quel momento, fatto congetture, ma non feci nulla
di ciò
che mi ero prefissato, risposi semplicemente al bacio tenendola stretta
più che
potevo.
<
Ti amo >
sussurrò nel mio orecchio.
Non
disse nulla riguardo
al tradimento e alla promessa, non chiese perdono per ciò
che aveva fatto alla
mia gente e a me. Era il suo modo di essere e io l’amavo per
quello.
Bastava
la sua sola
presenza, così vicina, il contatto con il suo corpo e tutto
era dimenticato, i
pezzi ricomposti.
Perché
sei rimasta? Non trovo una risposta. Sei semplicemente rimasta al mio
fianco
per un’Era intera, nei boschi dell’Ossiriand.
Volevo illudermi che saresti
rimasta per sempre, ogni volta che dicevi di amarmi speravo che sarebbe
bastato,
invece non facevo che mentire a me stesso.
Come
ora.
Estrai
la spada e rimani immobile, gli occhi fissi nei miei. Ancora una volta
spero
che il nostro amore sia abbastanza, ancora una volta mi circondo di un
muro di
illusione.
<
Perché vuoi
continuare a combattere, Alatariel? >
<
Perché ho giurato
>
<
Ma i Noldor sono
perdonati e tornano in Aman, perché non torniamo entrambi
alle nostre terre?
>
Distolse
lo sguardo,
incapace di guardare i miei occhi supplicanti.
<
Quel giuramento non
ti appartiene più > le dissi.
Alzò
il capo e i suoi
occhi arsero più delle fiamme di Angband
<
Mi apparterrà
sempre >
Aprii
gli occhi la
mattina seguente e allungai un braccio per toccarla, ma il giaciglio al
mio
fianco era vuoto.
Non
ti cercai. Continuai la mia vita nella consapevolezza che saresti
tornata da
me, come sempre. Forse ti avrei trovata nell’Eregion tra la
tua stirpe, ma non
volli far nulla. Me ne andai a est, inoltrandomi nella Grande Foresta
Verde
dove gli elfi Silvani vivevano in pace governati dagli Eldar.
Non
mi interessai più a nulla, a Numenor, alla guerra, a
Sauron…cantavo del mio
amore per te.
Ti
amavo più che mai…ma non quanto ti amo ora,
mentre mi scruti con i tuoi occhi
scuri, la spada sguainata, combattuta nella scelta tra te e me.
Potrei
aiutarti a compierla, perché ti amo per ciò che
sei, ma non ci riesco…devi
essere tu a scegliere, lo hai sempre fatto, solo così
rimarrai davvero te
stessa.
Marciavo
al seguito di
Thranduil quando incontrai nuovamente i suoi occhi. Non era cambiata,
nonostante fossero passate due ere del mondo e la terza volgeva al
termine dopo
la vittoria.
Anche
lei si accorse di
me e mi sorrise, sciogliendo il mio cuore come neve al sole.
Era
proprio dove
immaginavo che fosse, con Galadriel nella marcia trionfale, dove
avrebbe
distrutto le fondamenta della fortezza del nemico.
Mi
corse incontro, le
braccia spalancate pronte ad accogliermi, come se non fosse successo
nulla, e
io non glie lo rifiutai, nemmeno quella volta.
Ci
baciammo sotto gli
alberi, incuranti dei potenti che ci circondavano, incuranti dei grandi
avvenimenti che si compivano in quel preciso momento, ognuno completo
nelle
braccia dell’altro, le bocche unite a suggellare
l’unione delle anime, finché
non fummo soli, allora anche i nostri corpi si unirono, riconoscendosi
immediatamente nonostante la lunga lontananza.
Anche
quel giorno
ascoltai la sua voce proclamare il suo amore per me e pregai invano che
durasse
in eterno.
<
Rimani con me >
le dissi < lascia il passato alle spalle >
Mi
strinse maggiormente
a se, ma non rispose.
Forse
dovevo capire dal tuo silenzio che non saresti rimasta mai, che il
nostro amore
era impossibile agli occhi di Iluvatar.
Perché
ha unito i nostri cuori se gli spiriti sono opposti? Forse sarebbe meglio per noi se non ci
amassimo, ma ormai è
troppo tardi.
Tu
mi ucciderai con le tue mani a causa del giuramento, ma io non
potrò fermarti perché
ciò significherebbe compiere ciò che da sempre
rifuggo: cambiarti.
<
Dammelo, Aeglos, ti prego > mi chiedi, le lacrime ti rigano il
volto
alabastrino, ma la mano che mi tendi è priva di tremore.
Forse
dovrei, ma per una volta sono io che devo fare la cosa giusta.
Camminavo
lungo la riva
del grande mare a ovest, non lontano dai porti. L’ultima nave
aveva lasciato la
Terra di Mezzo ma io mi attardavo a partire, il dolore di un distacco
troppo
grande da sopportare.
I miei
occhi furono
attratti da un bagliore incredibile e fui colto dalla sensazione di
essere
tornato indietro nel tempo. Nello stesso modo la consapevolezza del mio
fato mi
assalì.
Mi
chinai e raccolsi il
Silmaril dalla sabbia fine, rigirandolo tra le mani.
Il mare
mi aveva
restituito ciò che si era preso secoli prima,
un’ultima prova da affrontare per
dimostrare il mio amore. Il cuore mi diceva di portarlo a lei, di
offrirglielo
adempiere al suo giuramento. Eppure sentivo che la cosa giusta fosse
un’altra. Dovevo
gettarlo nelle profondità del grande Mare dove era il suo
posto.
La mia
mano tremò appena
mentre mi accingevo a gettare il gioiello. Improvvisamente
la sua voce mi trapassò, un tizzone ardente che mi lacerava
la carne.
<
Consegnami il Silmaril,
Aeglos! >
<
Non posso farlo, Alatariel, perdonami > ti vedo spalancare gli
occhi, le
lacrime ti bagnano maggiormente la pelle.
<
Perché mi punisci? > gridi tra le lacrime < Io
ti amo! >
Ma
non capisci? Non ti sto punendo, sto punendo solo Aeglos, il pazzo che
ti ama
più di quanto ami se stesso. Vorrei dirtelo, ma non riesco
ad aprir bocca.
<
Non devi uccidermi per forza > riesco infine a dire <
possiamo stare
insieme… rimani con me! >
Mi
guardi. Già una volta ti ho rivolto questa preghiera, rimani
con me, abbiamo l’eternità…lascia
il passato alle spalle, amor mio, rimani con me e sii felice!
Non
sai cosa fare, né cosa dire. Vorrei aiutarti, trafiggermi
con la tua spada, ma
non posso, ormai devi essere tu a scegliere, basta fuggire!
<
Io devo… ho giurato… > aumenti la presa
sull’elsa ma non ti muovi, il
coraggio viene meno e la freddezza si inclina… in fondo non
sei mai stata fredda
con me.
<
Quel giuramento è stato infranto molto tempo fa, liberatene!
>
<
Mi apparterrà, mi apparterrà per sempre >
<
Si, ma non sarai più sua schiava! > ti guardo negli
occhi, il mio spirito
frantumato si prepara a vedere anche il corpo distrutto <
uccidimi se vuoi
adempiere a una promessa senza più valore >
Allargo
le braccia verso di te. Tu avanzi e mi punti la spada sul cuore, quel
cuore che
ti è sempre appartenuto. Continuo a sperare che il nostro
amore basti, ma mi
preparo all’ennesima separazione.
Il
rumore metallico della spada che cade mi coglie impreparato. Ti getti
tra le
mie braccia, piangi e mi baci.
Ti
stringo più forte e ti sento vicina come non mai.
<
Rimarrò con te > sussurri e mi circondi il collo.
Lascio
cadere il Silmaril ai miei piedi. Un onda lo porta via; torna al mare
dove è il
suo posto.
Mi
allontano leggermente da te per poterti guardare negli occhi: sono
scuri e
fieri come sempre, ma brillanti come quando ti vidi la prima volta sul
molo di
Alqualonde. Rimarrai con me questa volta, ne sono certo, tu non mi hai
mai
mentito. Mi distruggevi e distruggevi te stessa per la
verità, per il
giuramento che ormai non esiste più. Siamo liberi, diversi e
liberi, uniti
nonostante tutto.
Rimarrai
con me.