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Autore: Ayedail    31/07/2008    1 recensioni
Questa storia è ambiantata quando ancora nessuno di noi era nato. Molti anni fa prima della caduta dei cavalieri.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Molti eoni fa, il popolo dei grigi viveva prosperamente. Dai recessi del tempo qualcosa sorse minaccioso. Uno spettro.  A causa sua, la mente di molti sovrani era stata piegata e plagiata, per i suoi perversi scopi. Creare il suo regno di sangue e terrore in Alageasia.  Il potere dello spettro era molto forte, tuttavia debole al tempo stesso a causa della natura stessa a cui era legato alla magia. Instabile.  
Ogni minimo alteramento psichico rendeva difficile l’uso della magia, In particolare la rabbia a cui era spesso soggetto.  L’origine di questo spettro fu un grande mago, Il suo nome è sconosciuto poiché nemmeno la sua identità è nota, si sa solo che studiava come plasmare con la negromanzia l’energia. Il suo aspetto era scheletrico, malsano di corporatura minuta e di statura ridotta, quasi come un nano, pallido di carnagione, i capelli corti e radi; bianchi come quelli di un vecchio. Gli occhi incavati e completamente neri, l’iride non esisteva tutta la pupilla era di un nero incredibile. A rendere ancora più mostruosa la sua figura, i canini sporgevano esageratamente dalla bocca, chiaro monito della presenza di un demone dentro di lui. La sua apparenza era ingannevole come il suo animo del resto, parlava con calma ma le sue parole erano sempre ben bilanciate e sapienti. Tutto ciò contribuiva a far sottovalutare i suoi poteri.
Oromis si ricompose sulla sedia, si era lasciato profondamente sconvolgere da ciò che aveva letto. Tramite il suo legame mentale parlo con Gleader. “Gleader, forse questa è la volta buona.”
“lo spero proprio questa potrebbe essere arma migliore” rispose il drago dorato con una vena di apprensione.
L’anziano cavaliere ritornò alla lettura.
Lo spettro passava di corte in corte, ammaliando le menti dei sovrani come se fossero quelle di fanciulli, ingrandendo il suo esercito. Ma a sua sfortuna l’inganno di un re fu svelato dalla semplicità di un bambino.
Un giovane fanciullo oso parlare allo spettro che appariva come un vecchio e saggio consigliere.
Il fanciullo disse al vecchio “ le tue parole sono di buon auspicio ma le tue intenzioni? Nel tuo cuore leggo una grande rabbia.”
Il contegno dello spettro vacillò. La magia che era dentro di se proruppe e scaglio il ragazzo contro una colonna uccidendolo. Tutta la corte arretrò orripilata dal vecchio, i guerrieri si scagliarono contro di esso con belluine grida di guerre, mentre il re scappava nei suoi alloggi.
Lo spettro con un sadico sorriso disse: “Ethigri Brisingr”  i cortigiani si trasformarono in delle torce umane,il compiacimento dello spettro era evidente. Ciò confermava le sue ipotesi. Il re era riuscito però a fuggire tramite un tunnel segreto. Lo spettro fremette di rabbia quando espanse la sua mente e se ne accorse. Diede fuoco all’intero edificio. Usci dal castello mentre esso veniva divorato dalle fiamme. Si girò a guardare ammaliato le fiamme, come se in esse trovasse qualche cosa di estremamente utile e interessante. Si concentro a fondo osservando la cittadella sotto di sé.
Vedeva i cittadini terrorizzati correre sotto di lui, le madri portavano i propri figli  al sicuro, mentre i mariti impugnavano le armi per andare in soccorso del loro giusto sovrano. Lo spettro si erse in tutta la sua possenza. Con voce tonante esclamò: “Ethgrì karys Van ort Brisingr”.
Senti un fuoco sprigionarsi dentro di se e contemporaneamente le fiamme alle sue spalle fremere e ridursi a tizzoni ardenti. Eccheggio per la vallata un ghigno malvagio, denso di odio e di rabbia. Poi lo spettro con aria trionfante disse “Brisingr!”. Una palla di fuoco larga una lega esplose sulla città distruggendola all’istante, nulla resistette alla furia distruttrice dello spettro, nemmeno gli edifici o i sassi. Tutto si trasformo in polvere nera. Lo spetto allora trionfante tornò al suo rifugio pronto a scatenare la guerra.
La pergamena si concludeva con la sconfitta dello spettro e del piegamento della magia all’antica lingua. Senza però dare informazioni su come esso avvenne. Ciò che è certo è che lo spettro fu sconfitto dalle sue stesse mani durante un suo attacco d’ira.
Oromis era allibito da quanto aveva letto e Glaeder dovette ricevere tutti i suoi sentimenti poiché proruppe nella sua mente dicendo “qualcosa non va?Cosa ti provoca questo immenso turbamento. Neanche la premonizione riguardo alla follia di Galbatorix ti ha turbato cosi”. Oromis stremato da ciò che aveva letto dilatò il suo collegamento mentale in modo che il drago potesse leggere dai suoi ricordi. In tutta risposta il drago ruggì con tanta veemenza da far tremare le mura della biblioteca del re . Re Evander Irruppe nella stanza allarmato e chiese a Oromis il motivo di tale frastuono. Dopo che Oromis  ebbe raccontato ciò che scoprì, il re assunse un aria assente come per valutare ciò che essa comportasse. Oromis lo interruppe dai suoi pensieri dicendo:”Devo parlarne con il consiglio dei cavalieri prima”. Contattò mentalmente Vrael, chiamandolo con urgenza, “ ci siamo ho trovato La nostra arma definitiva.”. Vrael allibito da quanto appreso, rimase molto spaventato. Proibendo a  Oromis di tentare a usare quell’incantesimo. Senza dire nessuna motivazione. Disse soltanto di presentarsi l’indomani  nella camera del concilio dei cavalieri.
Oromis usci dalla biblioteca reale congedandosi da re Evander, Il sole era ancora giovane. Si diresse alla sua casa alla rupe di Tel’nir, Brom e Morzan stavano duellando. Oromis decise di non atterrare per vedere le loro intenzioni. Brom combatteva sulla difensiva, roteando la sua spada quasi esclusivamente per deviare e respingere, Morzan tutto l’opposto, dimenava le braccia come un forsennato, si agitava, compiva spesso salti  per confondere Brom, Oromis intuì le loro intenzioni. Estese un filamento di pensiero nella mente di Brom.
“perché non reagisci”- Brom sussulto alla presenza del maestro. Morzan approfittò della momentanea breccia nelle difese di Brom per colpire e cosi fu, una saetta infuocata si andò a posare sulla spalla di Brom. Morzan rise di gusto nel vedere il suo amico sconfitto.
Brom non rispose subito al maestro ma scocco un occhiataccia a Morzan.
“ho paura di ferire il suo orgoglio se lo sconfiggessi senza dover impegnarmi, almeno cosi crede di essermi superiore.”
Saphira irruppe nella mente di Brom: “ piccolo mio è poco saggio ciò che tu dici. Un giorno potresti aver bisogno di  non avere simili buoni propositi, ricordatelo”
Morzan si rimise in posizione di combattimento. Brom fece altrettanto. Il ruggito di Glaeder rimbombò per tutta la valle. Brom si mise a ridere quando vide Morzan barcollare dallo spavento, ma nessuno dei due commentò. Entrambi chinarono il capo e dissero “ Salve maestro!”
Oromis ricambio i saluti “Buongiorno anche a voi Brom e Morzan.”
Aggiunse poi: “oggi ho in mente un addestramento particolare” sorridendo. Brom curioso chiese “dicci cosa fare ebrithil”. Chiamate i vostri draghi fateli venire qui. Non fu necessario chiamarli o almeno non lo fu per Brom che viveva sempre in stretto contatto con Saphira, stava gia arrivando, mentre inviò a Brom una immagine mentale che scendeva dall’albero di Menoa. Il drago di Morzan non fu cosi celere, era a caccia e aveva reciso ogni collegamento mentale. Gleader ebbe all’ora l’impressione di capire il motivo del ritardo, scagliò una sonda mentale contro Morzan. Il giovane non potette fare nulla quando l’ira del drago si abbatte su di lui come un maglio. Tuonò cosi nella sua mente: “Perché ti chiudi al tuo drago, non hai ancora capito il tuo dono più importante! Sei uno sciocco se pensi di poter combinare qualcosa cosi! Guarda Brom, vive in perfetta simbiosi con il suo drago. Perché tu non fai come lui?” detto questo si ritrasse dalla sua mente. Morzan ancora fumante di collera non rispose ma scoccò un occhiata d’odio a Brom, il quale fremette per quello sguardo domandandosi cosa era successo. Saphira planò accanto a Glaeder, tributò i dovuti rispetti ai suo maestri e si accucciò in attesa di Bryn il drago di Morzan. Arrivò poco dopo, saluto anche e gli i suoi maestri e attese ordini. Oromis allora disse: “ oggi ci alleneremo tutti nei duelli aerei. Voi due contro di me.” Brom non intuì subito i piani del maestro come era ovvio, ma neppure Morzan. Glaeder spicco subito il volo, seguito da una folgore azzurra sui cui dorso c’era Brom. Il drago di Morzan era invece più lento, ma inesorabile. Raggiunta debita quota Brom si mise sulla difensiva per l’ennesima volta.  Morzan lo raggiunse poco dopo, guardandolo con disprezzo a causa della sua ritrosia allo scontro aperto. Si scagliò subito contro Oromis mentre Brom restava a guardare, incerto sulla tattica  da adottare.  Non appena Morzan si trovò a venti passi da Glaeder il drago d’oro erutto un torrente di fuoco. Morzan fu lento nell’invocare l’incantesimo fu solo grazie a Brom che si salvò da dolorose ferite. Oromis gli disse allora di atterrare e di lasciare combattere Brom.
Mentalmente Oromis lo avverti “non risparmiarti perché io non lo farò”. Il maestro estrasse Naegling dal foderò dorato, smusso la lama e si lanciò all’attacco. Brom si consultò con la sua dragonessa. “ nello scontro diretti siamo troppo deboli cosa facciamo?”-“Piccolo mio siamo più agili di quanto loro pensino, aggiungiamolo alla nostra furbizia e il gioco è fatto.”
Non intuendo il piano della dragonessa, essa gli mandò una immagine mentale del loro piano, Brom  assunse un aria estasiata. Assunse una posizione di combattimento sbilanciata in attacco, Oromis lo notò ma non disse nulla, accelerò solo  l’avanzata. Saphira allora sputo una vampa di fuoco,  e Brom biascicò 4 parole nell’antica lingua.  Il fuoco si divise ai lati di Oromis grazie ai suoi incantesimi difensivi, ciò che stupito notò poi fu che si era trasformato in nebbia infuocata. Essa riduceva di gran lunga la visuale del maestro. Saphira ebbe tutto il tempo di aggirare Gleader. Arrivato alle sue spalle Brom cercò di colpire più volte il maestro, ma non era di certo uno sprovveduto, Parò senza sforzo tutti gli attacchi fulminei che Brom lanciava, senza perdersi d’animo decise di ricorrere ancora alla magia: “deloi skolir” -spingi lo scudo. Oromis non si aspettò una mossa cosi scaltra e lo scudo volò via dal braccio del maestro. Compiaciuto gli sorrise. “Notevole ma inutile mio caro allievo”. Infatti il maestro riusciva a parare l’assalto di Brom che aumentava in furia e rapidità. Oromis non dava il minimo cenno di stanchezza mentre Brom era ridotto allo stremo. Saphira cominciò allora a compiere evoluzioni con la speranza di sorprendere Glaeder. Giravolte, avvitamenti nulla riuscì a rompere le sue difese. Gleader allora sfoderò tutta la sua maestria. Fingendo un attacco con le zanne colpi in piena schiena Brom con la coda il quale fu quasi tramortito.
Saphira emanava tristezza verso il suo cavaliere domandandosi come stesse, la risposta arrivo tempestiva,” ammaccato ma contento”. Planarono al suolo. Oromis si concentrò a lungo parlando con Gleader della sua decisione. Entrambi giunsero alla decisione positiva. “Brom-elda, Oggi ti sei dimostrato saggio e al tempo stesso forte, una miscela che si comanda solo con l’esperienza.” Brom arrossi alle parole del maestro. Mentre Saphira emise un mormorio di compiacimento.
“ le stesse parole valgono per te Saphira”- Gleader manifestando il suo assenso chinò il capo. “oggi avete superato l’esame finale, siete cavalieri a pieno diritto, avendo già superato la prova di meditazione alla conca.”- “congratulazioni Shurtugal.”
Gli occhi di Brom furono riempiti dalle lacrime, ma non di dolore, di gioia. Tramite il loro legame mentale la dragonessa avverti il fiume di emozioni, fu talmente forte che anche i maestri dovettero avvertirlo.
Brom ebbe tutta la giornata libera e la passò in volo con la sua Saphira godendosi un meritato riposo. Morzan invece passo il pomeriggio a intestardirsi di poter sconfiggere il maestro usando attacchi diretti e basati esclusivamente sulla forza. Il risultato fu disastroso. Nessun duello durava più di un minuto. O finiva carbonizzato dalle turgide vampe di Gleader o affettato da Neagling,oppure ucciso da un suo stesso incantesimo. Oromis parve preoccupato dall’atteggiamento del ragazzo. Ma si astenne da fare domande si limitò a congedarlo con una pila di pergamene da leggere, quasi tutte di carattere tattico. Cosa di cui Morzan era sprovvisto.

Oromis usò il resto della giornata per cercare di tradurre le parole della pergamena riguardo l’incantesimo. Il pensiero di ciò che faceva lo fece rabbrividire dalla paura. Una semplice vocale errata e avrebbe decretato la morte di centinaia di persone. Il suo pensiero vagò distrattamente mentre roteava fra le dita la piuma d’oca senza giungere a conclusione di nulla.
Glaeder attirò la sua attenzione. “ Gilderen-elda sta venendo a farti visita”.
“grazie”. Gilderen era il massimo conoscitore della lingua dei grigi, la persona che avrebbe fatto al caso suo. Entrò allora il vecchio elfo nel capanno di Oromis. “buongiorno caro cavaliere”, “buongiorno a voi Gilderen, accomodatevi non state in piedi.”
“Oromis per cortesia non darmi del voi”, il vecchio elfo si sedette e porse una mano verso la pergamena “posso?”- “certamente”. L’elfo si immerse nella lettura per diversi minuti, mentre Oromis rifletteva sulle implicazioni collaterali degli incantesimi, rabbrividendo ogni volta che intuiva qualcosa.
Gilderen assunse un aria assente, poi all’improvviso disse con un filo di voce. “Questa faccenda è molto complicata”. L’incantesimo di cui si parla in questa pergamena è molto potente, ma questo lo avevi capito anche tu.”
Oromis annui. Ciò che forse non sai è che bisogna avere dei requisiti per dominare la potenza di questo incantesimo,  questo è certo ma quali essi siano mi è ignoto, posso solo supporli.” Oromis annui nuovamente come se le cose appena apprese già le sapesse. “la formula che tu hai scritto è giusta” il cavaliere parve visibilmente sollevato da quella notizia. “tuttavia”, Gildaren fece una lunga pausa.
“le parole che la traducono sono multivalenti. E questo è un grande problema.” Oromis allora prese la parola: ”ciò che mi dici mi risulta nuovo, tuttavia penso che questa formula sia il massimo che possiamo ottenere dall’antica lingua. Dipenderà dal mago che evocherà la magia focalizzare sulla chiave del termine.” Gilderen assenti lievemente “sei giunto alla mia stessa conclusione” .
“purtroppo forse c'è un ulteriore problema.” Oromis allarmato ascoltò il saggio. “ Se la dualità della parola può essere guidata, essa è facilmente sviabile dai pensieri raminghi e determinare il fallimento del controllo sull’incantesimo.” Oromis allora capi ciò che sarebbe successo. Il cavaliere senti la mente sfiorata da un contatto familiare, ci mise alcuni secondi a capire di chi si trattasse, era Brom. “Ebrithil ti chiedo perdono per averti disturbato, ma non mi avete detto cosa devo fare domani.” Oromis raggiante rispose “Brom domani andrai al cospetto di Vrael per formalizzare la tua posizione, poi prenderai ordini direttamente da lui.”
“Grazie maestro, per tutto ciò che mi avete insegnato e per i buoni consigli che mi avete dato. Che la pace sia con voi e che le stelle vi proteggano” subito dopo si ritirò dalla mente del maestro. Gilderen arrotolò la pergamena e mormorò un incantesimo di criptazione e la pose a Oromis “ciò che qui hai scritto è molto pericoloso custodiscila dove tu sai”. Il saggio elfo si congedò ed usci dalla porta diretto ai suoi alloggi.
Oromis convocò Gleader e gli parlò a lungo dove si sarebbero diretti e il perché. Il drago dorato allora rispose “portiamo Brom con noi, questo viaggio potrebbe saziare molte sue curiosità” disse con un tono ironico.
Oromis annui, e avverti Brom della sua partenza nel pomeriggio. Pranzarono entrambi e si salutarono poi andarono a dormire. Caddero nel loro stato di dormiveglia.
  
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