Molti eoni fa, il popolo dei grigi viveva prosperamente. Dai recessi
del tempo qualcosa sorse minaccioso. Uno spettro. A causa
sua, la mente di molti sovrani era stata piegata e plagiata, per i suoi
perversi scopi. Creare il suo regno di sangue e terrore in
Alageasia. Il potere dello spettro era molto forte, tuttavia
debole al tempo stesso a causa della natura stessa a cui era legato
alla magia. Instabile.
Ogni minimo alteramento psichico rendeva difficile l’uso
della magia, In particolare la rabbia a cui era spesso
soggetto. L’origine di questo spettro fu un grande
mago, Il suo nome è sconosciuto poiché nemmeno la
sua identità è nota, si sa solo che studiava come
plasmare con la negromanzia l’energia. Il suo aspetto era
scheletrico, malsano di corporatura minuta e di statura ridotta, quasi
come un nano, pallido di carnagione, i capelli corti e radi; bianchi
come quelli di un vecchio. Gli occhi incavati e completamente neri,
l’iride non esisteva tutta la pupilla era di un nero
incredibile. A rendere ancora più mostruosa la sua figura, i
canini sporgevano esageratamente dalla bocca, chiaro monito della
presenza di un demone dentro di lui. La sua apparenza era ingannevole
come il suo animo del resto, parlava con calma ma le sue parole erano
sempre ben bilanciate e sapienti. Tutto ciò contribuiva a
far sottovalutare i suoi poteri.
Oromis si ricompose sulla sedia, si era lasciato profondamente
sconvolgere da ciò che aveva letto. Tramite il suo legame
mentale parlo con Gleader. “Gleader, forse questa
è la volta buona.”
“lo spero proprio questa potrebbe essere arma
migliore” rispose il drago dorato con una vena di apprensione.
L’anziano cavaliere ritornò alla lettura.
Lo spettro passava di corte in corte, ammaliando le menti dei sovrani
come se fossero quelle di fanciulli, ingrandendo il suo esercito. Ma a
sua sfortuna l’inganno di un re fu svelato dalla
semplicità di un bambino.
Un giovane fanciullo oso parlare allo spettro che appariva come un
vecchio e saggio consigliere.
Il fanciullo disse al vecchio “ le tue parole sono di buon
auspicio ma le tue intenzioni? Nel tuo cuore leggo una grande
rabbia.”
Il contegno dello spettro vacillò. La magia che era dentro
di se proruppe e scaglio il ragazzo contro una colonna uccidendolo.
Tutta la corte arretrò orripilata dal vecchio, i guerrieri
si scagliarono contro di esso con belluine grida di guerre, mentre il
re scappava nei suoi alloggi.
Lo spettro con un sadico sorriso disse: “Ethigri
Brisingr” i cortigiani si trasformarono in delle
torce umane,il compiacimento dello spettro era evidente. Ciò
confermava le sue ipotesi. Il re era riuscito però a fuggire
tramite un tunnel segreto. Lo spettro fremette di rabbia quando espanse
la sua mente e se ne accorse. Diede fuoco all’intero
edificio. Usci dal castello mentre esso veniva divorato dalle fiamme.
Si girò a guardare ammaliato le fiamme, come se in esse
trovasse qualche cosa di estremamente utile e interessante. Si
concentro a fondo osservando la cittadella sotto di sé.
Vedeva i cittadini terrorizzati correre sotto di lui, le madri
portavano i propri figli al sicuro, mentre i mariti
impugnavano le armi per andare in soccorso del loro giusto sovrano. Lo
spettro si erse in tutta la sua possenza. Con voce tonante
esclamò: “Ethgrì karys Van ort
Brisingr”.
Senti un fuoco sprigionarsi dentro di se e contemporaneamente le fiamme
alle sue spalle fremere e ridursi a tizzoni ardenti. Eccheggio per la
vallata un ghigno malvagio, denso di odio e di rabbia. Poi lo spettro
con aria trionfante disse “Brisingr!”. Una palla di
fuoco larga una lega esplose sulla città distruggendola
all’istante, nulla resistette alla furia distruttrice dello
spettro, nemmeno gli edifici o i sassi. Tutto si trasformo in polvere
nera. Lo spetto allora trionfante tornò al suo rifugio
pronto a scatenare la guerra.
La pergamena si concludeva con la sconfitta dello spettro e del
piegamento della magia all’antica lingua. Senza
però dare informazioni su come esso avvenne. Ciò
che è certo è che lo spettro fu sconfitto dalle
sue stesse mani durante un suo attacco d’ira.
Oromis era allibito da quanto aveva letto e Glaeder dovette ricevere
tutti i suoi sentimenti poiché proruppe nella sua mente
dicendo “qualcosa non va?Cosa ti provoca questo immenso
turbamento. Neanche la premonizione riguardo alla follia di Galbatorix
ti ha turbato cosi”. Oromis stremato da ciò che
aveva letto dilatò il suo collegamento mentale in modo che
il drago potesse leggere dai suoi ricordi. In tutta risposta il drago
ruggì con tanta veemenza da far tremare le mura della
biblioteca del re . Re Evander Irruppe nella stanza allarmato e chiese
a Oromis il motivo di tale frastuono. Dopo che Oromis ebbe
raccontato ciò che scoprì, il re assunse un aria
assente come per valutare ciò che essa comportasse. Oromis
lo interruppe dai suoi pensieri dicendo:”Devo parlarne con il
consiglio dei cavalieri prima”. Contattò
mentalmente Vrael, chiamandolo con urgenza, “ ci siamo ho
trovato La nostra arma definitiva.”. Vrael allibito da quanto
appreso, rimase molto spaventato. Proibendo a Oromis di
tentare a usare quell’incantesimo. Senza dire nessuna
motivazione. Disse soltanto di presentarsi
l’indomani nella camera del concilio dei cavalieri.
Oromis usci dalla biblioteca reale congedandosi da re Evander, Il sole
era ancora giovane. Si diresse alla sua casa alla rupe di
Tel’nir, Brom e Morzan stavano duellando. Oromis decise di
non atterrare per vedere le loro intenzioni. Brom combatteva sulla
difensiva, roteando la sua spada quasi esclusivamente per deviare e
respingere, Morzan tutto l’opposto, dimenava le braccia come
un forsennato, si agitava, compiva spesso salti per
confondere Brom, Oromis intuì le loro intenzioni. Estese un
filamento di pensiero nella mente di Brom.
“perché non reagisci”- Brom sussulto
alla presenza del maestro. Morzan approfittò della
momentanea breccia nelle difese di Brom per colpire e cosi fu, una
saetta infuocata si andò a posare sulla spalla di Brom.
Morzan rise di gusto nel vedere il suo amico sconfitto.
Brom non rispose subito al maestro ma scocco un occhiataccia a Morzan.
“ho paura di ferire il suo orgoglio se lo sconfiggessi senza
dover impegnarmi, almeno cosi crede di essermi superiore.”
Saphira irruppe nella mente di Brom: “ piccolo mio
è poco saggio ciò che tu dici. Un giorno potresti
aver bisogno di non avere simili buoni propositi,
ricordatelo”
Morzan si rimise in posizione di combattimento. Brom fece altrettanto.
Il ruggito di Glaeder rimbombò per tutta la valle. Brom si
mise a ridere quando vide Morzan barcollare dallo spavento, ma nessuno
dei due commentò. Entrambi chinarono il capo e dissero
“ Salve maestro!”
Oromis ricambio i saluti “Buongiorno anche a voi Brom e
Morzan.”
Aggiunse poi: “oggi ho in mente un addestramento
particolare” sorridendo. Brom curioso chiese “dicci
cosa fare ebrithil”. Chiamate i vostri draghi fateli venire
qui. Non fu necessario chiamarli o almeno non lo fu per Brom che viveva
sempre in stretto contatto con Saphira, stava gia arrivando, mentre
inviò a Brom una immagine mentale che scendeva
dall’albero di Menoa. Il drago di Morzan non fu cosi celere,
era a caccia e aveva reciso ogni collegamento mentale. Gleader ebbe
all’ora l’impressione di capire il motivo del
ritardo, scagliò una sonda mentale contro Morzan. Il giovane
non potette fare nulla quando l’ira del drago si abbatte su
di lui come un maglio. Tuonò cosi nella sua mente:
“Perché ti chiudi al tuo drago, non hai ancora
capito il tuo dono più importante! Sei uno sciocco se pensi
di poter combinare qualcosa cosi! Guarda Brom, vive in perfetta
simbiosi con il suo drago. Perché tu non fai come
lui?” detto questo si ritrasse dalla sua mente. Morzan ancora
fumante di collera non rispose ma scoccò un occhiata
d’odio a Brom, il quale fremette per quello sguardo
domandandosi cosa era successo. Saphira planò accanto a
Glaeder, tributò i dovuti rispetti ai suo maestri e si
accucciò in attesa di Bryn il drago di Morzan.
Arrivò poco dopo, saluto anche e gli i suoi maestri e attese
ordini. Oromis allora disse: “ oggi ci alleneremo tutti nei
duelli aerei. Voi due contro di me.” Brom non
intuì subito i piani del maestro come era ovvio, ma neppure
Morzan. Glaeder spicco subito il volo, seguito da una folgore azzurra
sui cui dorso c’era Brom. Il drago di Morzan era invece
più lento, ma inesorabile. Raggiunta debita quota Brom si
mise sulla difensiva per l’ennesima volta. Morzan
lo raggiunse poco dopo, guardandolo con disprezzo a causa della sua
ritrosia allo scontro aperto. Si scagliò subito contro
Oromis mentre Brom restava a guardare, incerto sulla tattica
da adottare. Non appena Morzan si trovò a venti
passi da Glaeder il drago d’oro erutto un torrente di fuoco.
Morzan fu lento nell’invocare l’incantesimo fu solo
grazie a Brom che si salvò da dolorose ferite. Oromis gli
disse allora di atterrare e di lasciare combattere Brom.
Mentalmente Oromis lo avverti “non risparmiarti
perché io non lo farò”. Il maestro
estrasse Naegling dal foderò dorato, smusso la lama e si
lanciò all’attacco. Brom si consultò
con la sua dragonessa. “ nello scontro diretti siamo troppo
deboli cosa facciamo?”-“Piccolo mio siamo
più agili di quanto loro pensino, aggiungiamolo alla nostra
furbizia e il gioco è fatto.”
Non intuendo il piano della dragonessa, essa gli mandò una
immagine mentale del loro piano, Brom assunse un aria
estasiata. Assunse una posizione di combattimento sbilanciata in
attacco, Oromis lo notò ma non disse nulla,
accelerò solo l’avanzata. Saphira allora
sputo una vampa di fuoco, e Brom biascicò 4 parole
nell’antica lingua. Il fuoco si divise ai lati di
Oromis grazie ai suoi incantesimi difensivi, ciò che stupito
notò poi fu che si era trasformato in nebbia infuocata. Essa
riduceva di gran lunga la visuale del maestro. Saphira ebbe tutto il
tempo di aggirare Gleader. Arrivato alle sue spalle Brom
cercò di colpire più volte il maestro, ma non era
di certo uno sprovveduto, Parò senza sforzo tutti gli
attacchi fulminei che Brom lanciava, senza perdersi d’animo
decise di ricorrere ancora alla magia: “deloi
skolir” -spingi lo scudo. Oromis non si aspettò
una mossa cosi scaltra e lo scudo volò via dal braccio del
maestro. Compiaciuto gli sorrise. “Notevole ma inutile mio
caro allievo”. Infatti il maestro riusciva a parare
l’assalto di Brom che aumentava in furia e
rapidità. Oromis non dava il minimo cenno di stanchezza
mentre Brom era ridotto allo stremo. Saphira cominciò allora
a compiere evoluzioni con la speranza di sorprendere Glaeder.
Giravolte, avvitamenti nulla riuscì a rompere le sue difese.
Gleader allora sfoderò tutta la sua maestria. Fingendo un
attacco con le zanne colpi in piena schiena Brom con la coda il quale
fu quasi tramortito.
Saphira emanava tristezza verso il suo cavaliere domandandosi come
stesse, la risposta arrivo tempestiva,” ammaccato ma
contento”. Planarono al suolo. Oromis si concentrò
a lungo parlando con Gleader della sua decisione. Entrambi giunsero
alla decisione positiva. “Brom-elda, Oggi ti sei dimostrato
saggio e al tempo stesso forte, una miscela che si comanda solo con
l’esperienza.” Brom arrossi alle parole del
maestro. Mentre Saphira emise un mormorio di compiacimento.
“ le stesse parole valgono per te Saphira”- Gleader
manifestando il suo assenso chinò il capo. “oggi
avete superato l’esame finale, siete cavalieri a pieno
diritto, avendo già superato la prova di meditazione alla
conca.”- “congratulazioni Shurtugal.”
Gli occhi di Brom furono riempiti dalle lacrime, ma non di dolore, di
gioia. Tramite il loro legame mentale la dragonessa avverti il fiume di
emozioni, fu talmente forte che anche i maestri dovettero avvertirlo.
Brom ebbe tutta la giornata libera e la passò in volo con la
sua Saphira godendosi un meritato riposo. Morzan invece passo il
pomeriggio a intestardirsi di poter sconfiggere il maestro usando
attacchi diretti e basati esclusivamente sulla forza. Il risultato fu
disastroso. Nessun duello durava più di un minuto. O finiva
carbonizzato dalle turgide vampe di Gleader o affettato da
Neagling,oppure ucciso da un suo stesso incantesimo. Oromis parve
preoccupato dall’atteggiamento del ragazzo. Ma si astenne da
fare domande si limitò a congedarlo con una pila di
pergamene da leggere, quasi tutte di carattere tattico. Cosa di cui
Morzan era sprovvisto.
Oromis usò il resto della giornata per cercare di tradurre
le parole della pergamena riguardo l’incantesimo. Il pensiero
di ciò che faceva lo fece rabbrividire dalla paura. Una
semplice vocale errata e avrebbe decretato la morte di centinaia di
persone. Il suo pensiero vagò distrattamente mentre roteava
fra le dita la piuma d’oca senza giungere a conclusione di
nulla.
Glaeder attirò la sua attenzione. “ Gilderen-elda
sta venendo a farti visita”.
“grazie”. Gilderen era il massimo conoscitore della
lingua dei grigi, la persona che avrebbe fatto al caso suo.
Entrò allora il vecchio elfo nel capanno di Oromis.
“buongiorno caro cavaliere”, “buongiorno
a voi Gilderen, accomodatevi non state in piedi.”
“Oromis per cortesia non darmi del voi”, il vecchio
elfo si sedette e porse una mano verso la pergamena
“posso?”- “certamente”.
L’elfo si immerse nella lettura per diversi minuti, mentre
Oromis rifletteva sulle implicazioni collaterali degli incantesimi,
rabbrividendo ogni volta che intuiva qualcosa.
Gilderen assunse un aria assente, poi all’improvviso disse
con un filo di voce. “Questa faccenda è molto
complicata”. L’incantesimo di cui si parla in
questa pergamena è molto potente, ma questo lo avevi capito
anche tu.”
Oromis annui. Ciò che forse non sai è che bisogna
avere dei requisiti per dominare la potenza di questo
incantesimo, questo è certo ma quali essi siano mi
è ignoto, posso solo supporli.” Oromis annui
nuovamente come se le cose appena apprese già le sapesse.
“la formula che tu hai scritto è giusta”
il cavaliere parve visibilmente sollevato da quella notizia.
“tuttavia”, Gildaren fece una lunga pausa.
“le parole che la traducono sono multivalenti. E questo
è un grande problema.” Oromis allora prese la
parola: ”ciò che mi dici mi risulta nuovo,
tuttavia penso che questa formula sia il massimo che possiamo ottenere
dall’antica lingua. Dipenderà dal mago che
evocherà la magia focalizzare sulla chiave del
termine.” Gilderen assenti lievemente “sei giunto
alla mia stessa conclusione” .
“purtroppo forse c'è un ulteriore
problema.” Oromis allarmato ascoltò il saggio.
“ Se la dualità della parola può essere
guidata, essa è facilmente sviabile dai pensieri raminghi e
determinare il fallimento del controllo
sull’incantesimo.” Oromis allora capi
ciò che sarebbe successo. Il cavaliere senti la mente
sfiorata da un contatto familiare, ci mise alcuni secondi a capire di
chi si trattasse, era Brom. “Ebrithil ti chiedo perdono per
averti disturbato, ma non mi avete detto cosa devo fare
domani.” Oromis raggiante rispose “Brom domani
andrai al cospetto di Vrael per formalizzare la tua posizione, poi
prenderai ordini direttamente da lui.”
“Grazie maestro, per tutto ciò che mi avete
insegnato e per i buoni consigli che mi avete dato. Che la pace sia con
voi e che le stelle vi proteggano” subito dopo si
ritirò dalla mente del maestro. Gilderen arrotolò
la pergamena e mormorò un incantesimo di criptazione e la
pose a Oromis “ciò che qui hai scritto
è molto pericoloso custodiscila dove tu sai”. Il
saggio elfo si congedò ed usci dalla porta diretto ai suoi
alloggi.
Oromis convocò Gleader e gli parlò a lungo dove
si sarebbero diretti e il perché. Il drago dorato allora
rispose “portiamo Brom con noi, questo viaggio potrebbe
saziare molte sue curiosità” disse con un tono
ironico.
Oromis annui, e avverti Brom della sua partenza nel pomeriggio.
Pranzarono entrambi e si salutarono poi andarono a dormire. Caddero nel
loro stato di dormiveglia.