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Autore: _Marlee_    22/05/2014    1 recensioni
Prima amicizia poi amore, un passaggio difficile, perche lasci la certezza di una migliore amica per l'incertezza di qualcosa che non sai definire.
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Il mio cerca persone cominciò a suonare. 911 al pronto soccorso “Amore, sarò qui tra poco” baciai Arizona e corsi giu in pronto soccorso. Bene, frattura scomposta del braccio “Cosa abbiamo?” chiesi alla Wilson che era di guardia “Stephanie Aster. Femmina 36 anni. Frattura scomposta del braccio in seguito ad una caduta accidentale dalla scala di casa” io guardai la frattura, ma non mi fermai solo a quella, notai dei lividi sul collo e sulla spalla, che non erano comparsi di certo dopo una caduta cosi recente. Scale? Non credo. “Anamnesi familiare e tac” Jo mi guardò stranita, si allontanò un po “Non sono ferite da caduta, voglio sapere se è vittima di violenza domestica” spiegai io, lei annuì e fece tutto cio che le avevo detto. La portai dritta in sala operatoria. Fui costretta a smettere per un attimo la procedura a causa di una forte fitta alla gamba sinistra “Non cominciare ora” quando cambiava la stagione la mia gamba mi ricordava che quando avevo 6 anni l'ho rotta, non ci feci caso, ma fui interrotta da un fortissimo rumore “Come ti permetti di fare irruzione cosi nella mia sala operatoria” dissi a Karev che con il fiatone era entrato nella mia sala operatoria in modo tutt'altro che silenzioso “Si tratta della Robbins, ero sceso per salutarla e non voleva mangiare, era pallida e poco prima che uscissi è andata in fibrillazione” io iniziai a respirare affannosamente, la mascherina mi dava fastidio, perche faceva entrare ancora meno aria del normale, avevo il cervello che non sapeva cosa fare. L'attacco al cuore è chiaramente dovuto all'infezione “E' la gamba?” chiesi io sapendo gia la risposta “Si, è la gamba”. In quell'istante si proiettò nella mia mente il suo sguardo mentre mi chiedeva di non tagliarle la gamba, quegli occhi blu pieni di lacrime che mi supplicavano di non farlo “Tagliala” lui corse via appena gli dissi cosa fare, era chiaro che non ci fosse tempo da perdere. Sapevo che quando sarei tornata da lei non solo non mi avrebbe mai perdonato ma non avrebbe neanche voluto vedermi. Ho rotto una promessa, non l'avevo mai fatto. Ho rotto una promessa per salvarle la vita. Non importa, avrei dovuto non prometterle niente. Lei si fidava di me. Callie adesso occupati di questa ragazza. Poi pensi alla tua vita sentimentale. Due ore dopo il mio intervento era finito. Concluso alla grande, senza intoppi. Corsi a vedere in quale sala operatoria fosse la mia ragazza. Appena entrai Karev posò il bisturi. Aveva gia finito. E solo in quell'istante mi resi conto di quanto stupida fosse stata la mia mossa. Sono stata una stupida, avrei potuto far terminare a lui la semplice procedura di Stephanie e io avrei potuto concludere diversamente con la gamba di Arizona “E' stabile, la porto in terapia intensiva, fatti trovare appena apre gli occhi, lei ti vorrebbe li” disse Alex mentre spingeva il letto. Certo. Non vorrebbe trovarmi li appena apre gli occhi. Non vorrà piu vedermi in vita sua. Ho permesso che Alex le tagliasse una gamba. Lui che non è mai brillato per la sua cura delle suture. Andai nella stanza di Arizona. Esaminai la sutura. Rimasi sbalordita, una sutura cosi perfetta non si vede neanche al quinto anno “Karev, chi ti ha insegnato a suturare cosi?” chiesi io “Oh, è stata lei”. In quel momento mi venne in mente la mia sutura sulla spalla, non si nota neanche la cicatrice. Lei è perfetta in tutto quello che fa. In tutto cio che è. Lei è perfetta con due o anche con una gamba sola. Pochi minuti dopo aprì gli occhi, appena mi vide sorrise, poi si guardò attorno e rivide la terapia intensiva “C..Cosa ci faccio ancora qui?” chiese lei balbettando un po, io le diedi un po d'acqua, lei la rifiutò, fissò il suo sguardo sul mio e poi capì. Tolse la coperta dal suo corpo “Me l'avevi promesso, mi avevi promesso che non l'avresti fatto” mi urlò lei “Arizona lasciami spiegare” dissi io sedendomi accanto a lei “Non c'è niente da spiegare, mi hai tagliato la gamba” continuò lei alzando sempre di piu la voce “Per salvarti la vita” continuai io piangendo “Fuori da questa stanza, vai via” io la guardai pregandola di cambiare idea, ma quegli occhi che io non avevo mai visto mi fecero capire che era meglio accettare le conseguenze delle mie azioni “Ti amo” dissi io prima di uscire. Lei chiaramente non rispose. Appena chiusi la porta la vidi piangere attraverso il vetro. “Hai fatto la cosa giusta, lo capirà” mi voltai, era Alex che parlava “Ha ragione, avrei potuto fare delle ricerche, c'erano tante altre strade prima di questa” dissi io continuando a piangere “Non è vero, l'infezione era veloce e velocemente è arrivata al cuore, l'avresti lasciata morire” disse lui posandomi una mano sulla spalla “Glie l'avevo promesso” dissi io continuando a osservarla mentre piangeva da sola “Lo so, ma è un medico anche lei e capirà”. Tornai a casa, il mio turno era finito. Prima passai da Joe. Avevo bisogno di qualcosa di forte “Fammi una doppia tequila” ordinai io, poco dopo si sedette vicino a me Owen “Ho saputo di Arizona, mi dispiace” disse lui avvicinandosi con il suo bicchiere di Cognac “Si dispiace anche a me. La colpa è anche tua, se solo mi avessi fatto operare Arizona quel giorno, tutto questo non sarebbe successo” dissi io alzando leggermente la voce “Lo so Callie, ho solo voluto seguire il protocollo, forse avrei dovuto analizzare meglio la situazione” disse lui guardando il bicchiere “Se non volevi che fossi io ad operare, avresti potuto almeno selezionare un medico che sapeva cio che faceva, hai assunto un maestro di incompetenza” conclusi io asciugandomi una lacrima “Contatterò i migliori medici per assicurare ad Arizona una protesi perfetta” continuò lui per cercare di sdebitarsi “Non serve che lo faccia tu, lo farò io. Avrò piu successo. Sono la dottoressa Torres” dissi io per farlo sentire ancora piu colpevole. La mattina dopo non andai a lavoro, non avevo interventi programmati. Se avevano bisogno di me ero reperibile. Verso metà mattina suonarono il campanello, era Mark “Sono viva, non serviva che venissi fino a qui” dissi io andando verso la cucina e facendolo entrare “Si serviva, perche questa volta tu non hai fatto niente. Questa volta non hai sbagliato” rispose lui venendo verso di me “Si che ho sbagliato, lei si fidava di me” continuai io “Si fidava di te e ti ha chiesto una cosa impossibile solo perche sapeva che le avresti dato la risposta che desiderava” disse lui “No, mi ha chiesto di non tagliarle la gamba perche credeva in me e credeva che avrei fatto di tutto prima di questo” risposi io “Non hai sbagliato a far procedere Karev. Sai dove hai sbagliato?” Io lo guardai stranita “Hai sbagliato a dargliela vinta, hai sbagliato ad andartene quando lei te l'ha ordinato, stai sbagliando adesso perche sei qui e non li. Non lotti per lei” finì lui, si aveva ragione. Ma non volevo tornare da lei senza prima aver fatto qualcosa per aiutarla “Lo so, ci sto lavorando” continuai io “E' troppo orgogliosa per chiedere aiuto, ma troppo fragile per farcela da sola” io sorrisi, perche la conoscevo, non le è mai piaciuto chiedere aiuto, ma adesso ne aveva bisogno e io potevo aiutarla. Volevo aiutarla. E l'avrei fatto. Appena Mark andò via chiamai i migliori medici per protesi conosciuti. Appena sapevano di chi si trattava esponevano la loro merce migliore. Ma mi ha colpito particolarmente un medico della California che stava lavorando ad un progetto. E le sue protesi sono le migliori. Lo contattai e mi disse che avrei dovuto raggiungerlo. Sarebbe potuto essere un problema. Ma poi mi venne l'ispirazione. Prenotai una settimana nell'hotel piu lussuoso di LA. Corsi in ospedale la lei. In camera sua non c'era. Il cuore iniziò a battermi molto, troppo velocemente “Alex dov'e Arizona?” chiesi io un po agitata “E' andata alla prima prova della protesi” corsi verso la sala del nostro medico delle protesi. Lei non mi vide. Era dentro da sola. Provava a camminare. Non sorrideva. Era completamente instabile. Entrai, appena chiusi la porta lei perse l'equilibrio, ma non sfiorò neanche il pavimento. Riuscii a prenderla in tempo “E tu cosa vuoi?” disse lei senza guardami e con il tono abbastanza arrogante, ma ormai la conoscevo e si stava difendendo “Non hai ancora capito? Che non ti lascerò andare? Che qualsiasi cosa tu combini e per quanti sforzi tu faccia, ti seguirò e non ti lascerò cadere” lei si voltò, non aveva gli occhi lucidi, non aveva nessun sorriso, solo io potevo capire cio che stava provando. Quelle erano esattamente le parole che voleva sentire, la feci sedere di peso sul lettino. La guardai “Posso dare un'occhiata?” chiesi io “No Callie, no” disse lei abbassando la guardia “Sono un chirurgo ortopedico, vedo monconi tutti i giorni. Il problema non è la protesi, il problema è la gamba” lei non disse niente, potevo procedere “Ehi cosi non la guardi, cosi la togli” continuò lei alzando la voce, le mostrai la mano che avrebbe sfiorato la sua gamba, la gamba era infiammata, e solo con il massaggio adeguato avrebbe sentito sollievo “Sai perche sto facendo questo?” le domandai io “Perche sei un chirurgo ortopedico e vedi monconi ogni giorno?” chiese lei a sua volta “Non faccio questo con tutti i miei pazienti. Ma lo faccio con te. Perche non vuoi farti aiutare?” chiesi io “Perche tu non sei la dottoressa Torres, tu sei la donna che amo e che non dovrebbe vedermi cosi..” disse lei abbassando il viso, io con la mano riportai il suo sguardo sul mio “Cosi come?” chiesi io senza staccare i miei occhi dai suoi “Debole” concluse lei, io rimasi basita. Come puo pensare una cosa del genere? Smisi di massaggiarla e mi alzai per avvicinarmi a lei “Shhh, non devi neanche pensarle queste cose qui, tu non sei debole. Sei la donna bellissima della quale mi sono innamorata pazzamente. Se è questo il tuo problema puoi anche smettere di pensarci. Io non l'ho mai pensato. Non ho mai pensato che tu fossi debole, brutta o che fossi diversa da prima. Ti amavo prima e adesso ti amo ancora di piu. Ma la domanda è: e tu?” chiesi io allontanandomi per vedere meglio la sua espressione “Mi hai salvato la vita, non solo con la gamba, mi hai salvato la vita in tutti i sensi, prima dell'incidente. Quindi si, ti amo. Ma non ti amo per noia, per solitudine o per bisogno di affetto. Ti amo perche il pensiero di stare senza di te mi distrugge” disse lei lasciandosi sfuggire una lacrima, che fermai con un bacio sulla guancia. Pensai di aiutarla ad alzarsi poi perche avrebbe dovuto far fatica per arrivare in camera? La presi in braccio “Callie che fai?” domandò lei “Se stasera vogliamo partire per la California tu non dovresti stancarti molto” risposi io, ma lei non capì “California? Stasera?” continuò lei “Abbiamo il volo alle 22,00.. Quale di queste protesi ti piaceva? A me neanche una, sono anni che rifilo queste ai miei pazienti, ma per te voglio la migliore” dissi io, lei sorrise, iniziò a ridere “Mi porterai in California?” chiese continuando a ridere “Si lo farò” risposi io baciandole la guancia, ma lei si girò e finimmo per incastrare perfettamente le nostre labbra, approfondimmo il bacio, forse il piu bello. Il bacio dopo una litigata è sempre il piu bello. La protesi che scelse era una delle migliori, se non la migliore in assoluto. Appena tornammo in ospedale a Seattle, tutti la guardavano. Quando passava per il corridoio le infermiere si giravano a guardarla. Un po perche l'ultima volta che l'avevano vista stava male. Ma soprattutto perche lei si piaceva, ed era bellissima. Appena passammo davanti a Alex Karev, lui rimase stupito “Chiudi la bocca Karev” dissi io mentre Arizona si fermò per controllare la cartella che aveva in mano lui “Dottoressa Robbins..” cominciò lui, ma fu zittito subito da lei “Zitto Karev, ci vediamo in sala operatoria” io guardai Alex per scusarmi, lo so perche si comportava cosi. Lui l'aveva vista debole e ferita, e lei non avrebbe mai voluto mostrarsi cosi di fronte ad un suo allievo, il migliore. La seguii fino al suo ufficio “Arizona, non dovresti trattarlo cosi, lui è felice per te” dissi io avvicinandomi a lei “Lo so e sono contenta e lusingata per questo, ma devo ripristinare la mia fama di medico pediatrico e l'unico mi allievo non può vedermi come la povera ferita, devo ritornare la Robbins che lui conosceva, non gli farà male un po di strigliate dall'alto” disse lei sorridendo, era incredibilmente bella ma incredibilmente spietata in queste situazioni “Quando fai cosi sei moolto sexy, stasera potrebbe essere la nostra serata” dissi io avvicinandomi di piu a lei “Potrebbe” rispose lei baciandomi con dolcezza le labbra “Buon lavoro” continuai io staccandomi dal bacio, anche se avrei preferito continuare, lei sorrise e io corsi al mio reparto. Non avrei voluto essere Alex Karev. A metà giornata passai per pediatria per vedere come stava. Era nella saletta delle lastre “Stai male?” chiesi io entrando e spaventandola “Oh sei tu, no.. Non sto male, sono solo stanca” rispose lei continuando a studiare quella lastra “Ci risiamo, appena si accenna alla nostra serata tu ti fai venire tutti i dolori piu impensabili” dissi io senza rendermi conto di cosa effettivamente stessi dicendo, lei sgranò gli occhi, e io mi pentii immediatamente di quello che dissi “Non umiliarmi Callie..” rispose lei abbassando lo sguardo “Non era mia intenzione, quelle parole mi sono uscite senza passare per il cervello, non volevo dirle” dissi io avvicinandomi a lei e accarezzandole il viso “Tu vuoi che tutto torni come prima, ma è difficile, so che non mi sopporterai ancora a lungo, ma ti chiedo solo un altro po di tempo” disse lei posando la sua mano sulla mia “Non hai idea di quanto sia stato difficile sostenere tutti gli sguardi di questa mattina, ho bisogno di tempo Callie, ma te lo prometto, te lo giuro, tutto tornerà come prima” disse lei lasciandosi sfuggire una lacrima, io la asciugai con il pollice “Arizona, io sono qui, non vado da nessuna parte ne adesso ne tra uno, due, cinque mesi, rimango qui, con te, per aiutarti, sostenerti e darti tutto cio di cui hai bisogno” risposi io cercando di rimediare alla brutta cosa che avevo detto prima “Non ho bisogno di molto, ma se tu non sei accanto a me io credo che non ce la farei” mi avvicinai a baciarla, lei sorrise “Non ti lascerò mai, se ti vuoi liberare di me sarai costretta ad allontanarmi tu e non ti assicuro che riuscirai nel tuo intento” dissi io dopo quel meraviglioso bacio “Ti amo Callie” rispose lei “Ora io scappo, ho una cena romantica da preparare, ti aspetto a casa, buon lavoro dottoressa Robbins” uscii dalla stanzetta e andai a casa. Quella sera non sarebbe successo niente. L'avrei riempita di baci nel mio letto. L'importante era renderla felice. Un paio di ore dopo, tutto era pronto, la cena a lume di candela nel mio bruttissimo appartamento. Preparai la mia stanza come se fosse una location dei film e corsi a prepararmi. Quando lei arrivò era tutto buio e appena accese la luce nel suo viso si fece spazio un gigantesco sorriso, uno dei piu belli in assoluto “Sorpresa” dissi io uscendo dalla porta della camera da letto, lei si bloccò per un istante “Oh andiamo Callie, io mi vergogno, addosso ho il vestito di ieri” disse lei tenendosi il cappotto “Cos'è? Armani, Gucci o Burberry?” dissi io andando a sbottonargli i bottoni del cappotto, mi fermai ad ammirarla “Sei fantastica, però adesso credo che sia arrivato il momento della nostra cenetta” lei appoggiò il cappotto continuando ad osservarmi, sentivo il suo sguardo su di me “S..Sei davvero m..molto bella Callie” io mi voltai per vedere la sua faccia, era cosi buffa, con le guance rosse. Camminai verso di lei e la baciai, con piu foga del previsto, ma poi tornai nei miei passi e mi staccai “Tu invece sei perfetta, ora basta però con i complimenti e sediamoci, che c'ho messo tutto il pomeriggio a preparare questa cena” adesso lei era piu a suo agio, i complimenti a volte la lusingavano altre la imbarazzavano a tal punto da farla balbettare “Ah, lo sai che la Bailey e Ben si sposano?” le dissi “Si mi è giunta questa notizia, ma non ho fatto a tempo ad andare a farle le mie congratulazioni, ho sentito che lui ha fatto stampare una copia del NY Times con un cruciverba che nascondeva la domanda” rispose lei piena di entusiasmo “Si, è stato davvero molto tenero, di uomini cosi ne esistono troppo pochi” continuai io sorridendo all'idea della Bailey felice “Lei se lo merita, è una brava persona” rispose lei. La cena continuò cosi, tra chiacchiere, coccole e gossip medico. Amavo questa donna. Piu di qualsiasi altra cosa. Ci mettemmo davanti alla tv a guardarci un film molto romantico, lei tra le miei braccia appoggiata sul mio petto “Ricordo quando ti vedevo camminare per i corridoi dell'ospedale e pensavo: Wow, ma guardala! Ti vedevo bellissima, forte e sicura di te, indistruttibile. Ora che invece sono qui e tu sei tra le mie braccia, sei l'essere piu delicato e fragile, e giuro che ti proteggerò.” dissi io baciandole i capelli profumati di lavanda, lei si voltò e i nostri occhi si incastrarono “Callie, per favore, non andare via” disse lei tutto d'un fiato “Cosa?” chiesi io stranita “Tu sei tutto quello che ho, tutto quello che amo di piu. Lo so che in quest'ultimo periodo non l'ho dimostrato come avrei dovuto, ma ti prego non andare via.” continuò lei “Non ho pensato neanche per un istante di andare via. Si è vero. Scappare mi è sempre piaciuto. Ma non questa volta. Dove scappo se il mio cuore è qui?” posai la mia mano sul suo cuore e le sorrisi “Che ne dici di tanti baci e coccole questa notte?” domandò lei sorridendo, annuii la abbracciai di nuovo e la notte la passammo cosi sul divano, dove poco dopo ci addormentammo. Lei miei mani sui suoi fianchi e lei tra le mie braccia.
  
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