Lei lo conosceva da sempre. Lui le era sempre rimasto vicino sin da quando si erano incontrati, sin da quando i suoi dolci occhioni da bimba lo avevano guardato come un essere umano e non come un mostro, nel modo in cui invece erano soliti fare tutti gli altri.
Lui non l’avrebbe mai lasciata andare, le sarebbe sempre stato accanto, l’avrebbe protetta e sostenuta perché lei era tutto per lui.
Quando ancora non si conoscevano il suo unico scopo era combattere per vincere. Era qualcosa che faceva per divertirsi, per mettere alla prova la sua forza e la sua resistenza, un gioco malato contro la morte che lo divertiva tanto; ma dopo averla avuta con se le sue battaglie erano per lei. Per assicurarsi che fosse forte abbastanza da proteggerla per sempre da qualsiasi pericolo o da qualsiasi cosa che la potesse ferire, in modo da difendere la sua purezza.

Yachiru era pura, nonostante gli orrori intorno a lei e le continue guerre nel seireitei il suo sguardo rimaneva innocente e pieno di gioia per le piccole cose come le caramelle. Lei amava le caramelle. Gli venne in mente un ricordo di ormai molto tempo prima: era una bella serata, di quelle che puoi gustare dopo una giornata particolarmente pesante, aveva da poco finito il suo solito giro di controllo e stava ritornando alla sua divisione quando si era accorto con un misto di panico e sorpresa che la sua tenente non era più aggrappata alla sua spalla – posto d’onore che spettava solo ed unicamente a lei-. Si era subito messo a cercarla sperando che non si fosse cacciata in uno dei suoi soliti pasticci. Alla fine l’aveva trovata seduta sopra un tetto a guardare il tramonto mentre mangiava delle piccole caramelline di tutti i colori con in volto la più bella espressione di gioia che avesse mai visto.
Ora mentre la guardava dormire capiva quanta strada avessero fatto insieme, quanto si conoscessero fin nel profondo, quanto le doveva per aver dato un senso a tutto e non averlo fatto diventare davvero quel mostro che, nel profondo, lui stesso temeva.

In quel mentre Yachiru si girò nel sonno. Sì accoccolò contro il suo fianco mormorando: “Ken-chaaan”
Stava sognando di lui: “Eccomi” rispose.
Sarebbe sempre stato al suo fianco.
Solo per lei.