Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Fujikofran    24/05/2014    5 recensioni
Seguito di "Solitudine apparente". Lupin e Jigen, ormai settantenni, ma ancora molto in forma, si ritrovano, dopo molti anni, per caso a Ostia. Anzi, non è stato un caso. Una chiacchierata in un bar farà far loro un bilancio della propria vita, con una decisione che entrambi prenderanno insieme. Brano da ascoltare durante la lettura: "Amigo mio" di Toquinho
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jigen Daisuke, Lupin III
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il tempo passa per tutti'
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Ostia (Comune di Roma)

Si erano ritrovati, dopo tanti anni, ed era successo per caso. Anzi, no, non era stato proprio così, perché uno dei due si era messo sulle tracce dell’altro. Infatti, Lupin III, colui che un tempo era il ladro più famoso del mondo (ma lo era ancora? Era lui il primo, a chiederselo), dopo aver girato il mondo, in seguito alla sua lunga detenzione in carcere e alla successiva ed ennesima evasione, aveva fatto il possibile per ritrovare il suo amico di sempre, colui che lo aveva affiancato nei colpi migliori: Daisuke Jigen. Si erano perciò rincontrati sul lungomare di Ostia, loro, due settantenni che, probabilmente, avevano chiuso con la “carriera” di ladri.

-Ma dai, hai davvero smesso?- domandò Jigen a Lupin, sorseggiando un gin al limone.

-Eh, si, per il momento Arsene Lupin III è solo alla ricerca di un luogo in cui non farsi rompere le scatole- rispose l’altro, mescolando con una cannuccia la menta nel suo mojito.

Si erano seduti presso un chiosco dirimpetto al lungomare, all’altezza dell’inizio di Castel Fusano, e avevano deciso di chiacchierare in totale relax, mentre il sole era prossimo al tramonto.

-Insomma, tu qui…e chi lo avrebbe mai immaginato?- disse Jigen meravigliato, accendendosi una sigaretta. Guardò il suo amico e gli mostrò il suo inconfondibile sorriso accattivante.
Lupin ricambiò il sorriso.

-Piuttosto…tu non sei cambiato per niente, anzi, con l’età sei migliorato: continui a bere e fumare e hai ancora tutti i denti e bianchissimi, per giunta. Sei canuto, ma i capelli li hai e un fisico incredibile. Dimmi in tutta sincerità, hai fatto un patto col diavolo? Al diavolo io credo, sono cattolico e lo sai. Io, come puoi notare, sono ingrassato un po’. Pazienza-

-Ma anche tu ti porti bene gli anni, Arsene. I chiletti li mettiamo tutti, io sono dimagrito solo da poco tempo.  Sì, ho ancora i tutti i capelli e i denti bianchi, però ho delle protesi acustiche nelle orecchie, anche se a prima vista non si notano: purtroppo i troppi spari negli anni mi hanno reso sordo e a un certo punto non sentivo quasi più. Ormai le porto da cinque anni; mi trovo bene, per fortuna-

-Eh eh eh, mi stavo domandando una cosa, ma…lascia stare, non te la chiedo, non vorrei metterti in imbarazzo-

-No, dai, sparala, ‘sta domanda, sono curioso-

-Ok. Visto che si parla di salute: funzioni ancora bene, ehm…da quel punto di vista? Perdonami l’indiscrezione, mon ami, ma un tempo eri quello che, zitto zitto, rimorchiava di più-

-Eh, già, tu invece eri tutto parole e pochi fatti, Goemon attirava ragazzine come orsi con il miele, ma poi andava sempre appresso a quella (avrai capito chi). Comunque, se  vuoi saperlo, mi do ancora da fare, non ho grossi problemi. Funziono bene, sì-

Jigen spense la sigaretta e sorrise al suo amico, a cui chiese di Fujiko, di cui aveva perso le tracce.

-Fujiko…già, la donna per cui avevo perso sonno, fantasia e soprattutto tempo. Per colpa sua non sono riuscito a trovare una compagna con cui dividere la mia vecchiaia. No, non so nulla di lei da tanti anni, ignoro dove sia, non ho mai più avuto sue notizie. L’ho totalmente persa di vista, così come Goemon, che lei amava tanto. Magari sarà con lui. E comunque lei non dispiaceva neanche a te né ti disdegnava-

-Già…Con Goemon io sono in contatto: si è sposato con una di diversi anni più giovane e ha tre figli. E nemmeno lui sa più nulla di Fujiko.  Aspetta, ti mostro una sua foto; è con tutta la famiglia-

Jigen tirò fuori il suo smartphone e fece vedere a Lupin una foto che Goemon gli aveva mandato di recente. Anche lui si manteneva bene ed era ancora molto bello. Anche la moglie era bella, molto raffinata(come lui, del resto), nonché i figli.

-E tu?- domandò Lupin.

-Tu cosa?-

-Sei finito dentro come me o sei stato sempre in giro? –

-Nessuna delle due cose: per un periodo mi ero fermato, anche se ti potrebbe sembrare strano, e proprio qui a Roma, dove, anni fa, vivevo con l’ultima donna importante della mia vita. Sottolineo “importante”, perché non è stata l’ultima. E qui è nata nostra figlia, Laura, che ora è adolescente. Sua madre era italiana e indovina un po’? Una malattia l’ha strappata alla vita e a noi. Le donne che ho amato sono quasi morte tutte, lo sai. Ora Laura vive a New York, con la zia. Anna, la mia compagna, l’avevo conosciuta lì, poi ci eravamo trasferiti a Roma, perché lei era di un paese qui vicino, di cui non ricordo il nome-

-Vi eravate sposati?-

-No. Stavamo insieme e avevamo appena iniziato a convivere, quando un giorno lei mi disse che il miniappartamento dove stavamo non ci sarebbe bastato più. Lì per lì non compresi le sue parole, ma poi mi disse proprio così: “Ehi, scemotto: stai per diventare padre”. Mi crollò il mondo addosso e per un solo motivo: ero felicissimo. Ma il momento più bello, sembra scontato dirlo, è stato quando mi hanno messo in braccio Laura per la prima volta. Ho pensato: “Adesso mi cade a terra e poi cadrò io”, perché mi tremavano le braccia e le gambe. Ero a pezzi per l’emozione-

-E perché lei ora non è con te? Perché vive con sua zia?-

-Perché è meglio per lei…non ha mai amato il mio stile di vita e ha tutti i motivi per essere indignata. Lei non porta il mio cognome (anche perché il mio vero nome non lo uso più da una vita), ma quello di sua madre-

-Mi spiace che voi due non siate in buoni rapporti-

-Non sto dicendo questo, anzi, siamo spesso in contatto. Lei odia il mio stile di vita, non me. Io la amo tantissimo, è l’unica vera cosa che ho e ne sono felicissimo, perché fa una vita regolare, a scuola è bravissima, ha tanti amici e persino un fidanzatino. Non posso voler di meglio, per lei-

Per un attimo regnò il silenzio, poi Lupin buttò giù l’ultimo sorso di mojito e Jigen si accese una sigaretta. Lupin chiese il conto e decise poi di pagarlo lui per intero; Jigen ringraziò. Attraversarono la strada e, silenziosamente, si misero a guardare il tramonto, entrambi con una sigaretta in bocca e le mani in tasca. Il tramonto di Ostia li aveva quasi ipnotizzati. Poi Jigen guardò Lupin, gli sorrise e si mise a masticare un chewing gum. L’altro, invece, gli fece un cenno con la testa.



-Andiamo?-

-Dove?-

-A fare un giro al borghetto dei pescatori, qui vicino. Poi io sono diretto a Napoli…e tu?-

-Io…non lo so…Ma, scusa, non dirmi che mi hai cercato solo per parlare un’oretta-

-No, ma devo andare, anche perché a Napoli mi fermerò poco. Sei un padre di famiglia e non mi va di infilarti nei casini.
D’accordo, sto cercando un luogo per riposarmi e per il momento non faccio il ladro, ma sono sempre Lupin III e non un semplice borseggiatore. La mia vita è sempre a rischio e anche la tua, se mi dovessi seguire come un tempo-

-Io sono qui perché amo questo posto e ho molti ricordi legati a esso, però…non ho una meta, ecco perché vorrei seguirti, come accadeva una volta-

-No, Jigen, tu una meta ce l’hai: chiudi tutti i conti in sospeso con il passato e torna in America da tua figlia; è lei la tua meta. Ti lascio il mio numero di cellulare, così non ci perderemo più di vista-

Il pistolero rimase in silenzio a osservare il suo amico ritrovato e notò che aveva gli occhi lucidi, come se volesse trattenere il pianto.

-Arsene…-

Lupin lo guardò e gli sorrise.

-Che c’è? Allora, facciamo questa passeggiata oppure non ti va? So che al borghetto dei pescatori ci sono anche delle gelaterie buone. Se sono aperte ci prendiamo un gelato, che ne dici?-

-Arsene, tu non stai bene e non posso lasciarti andare così-

-Io sto benissimo…che cosa ti fa pensare il contrario?-

-Tu soffri nel mio stesso modo, siamo legati dallo stesso destino e abbiamo condiviso una buona parte della nostra vita. Ora che siamo anziani tutto il peso del nostro passato ci preme sulle spalle, ci opprime e non ci permette di vivere come uomini comuni-

-Io non voglio una vita comune, Jigen; non l’ho mai voluta-

-Tu non puoi averla, anzi, non possiamo. Vieni con me a New York, almeno non sarai solo. La mia meta vorrei che la condividessi con me-

-Cioè? Mi vorresti presentare la tua figlioletta? Dimmi un po’,  è carina?-

-Oh, questo il Lupin III che voglio vedere, quello maniaco e rompiscatole di sempre. Però sappi che di Laura sono gelosissimo- scherzò Jigen.

I due passeggiarono ancora, poi presero il treno per tornare nel cuore di Roma. E Lupin decise che non avrebbe più fatto il biglietto per un treno, ma per un aereo. Un biglietto di sola andata.
 

 
 
 (c) Fujkofran 2014


https://www.youtube.com/watch?v=1K-xmX9k-9M
   
 
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