Titolo: I can't remember to forget you
Personaggi: Aomine Daiki, Kise Ryota
Pairing: interpretabile come KiseAo, se volete
Genere: introspettivo
Avvisi: NN
Rating: giallo
Note: Aomine è il mio karma, e il karma, quando è scazzato, ti fa scrivere stronzate. Also, quando raggiungi il Nirvana, l'orticaria scompare e dello shipping te ne fotti.
(Ovvero: quando il NOTP che non potevi nemmeno sentire nominare diventa il vicino cortese a cui dai il buongiorno il mattino e alla sera ma che altresì ignori, è veramente una bella, bella sensazione).
Il titolo viene da I can't remember to forget you, by Shakira ft Rihanna
I can’t remember to forget you
Aomine corre, i muscoli tonici delle gambe che si contraggono sotto i pantaloncini e i talloni inguainati nelle scarpe che impattano sonoramente contro il linoleum della palestra. Aomine corre, un fiume in piena che dirompe tra le linee della difesa avversaria, vi si infiltra, le crepa, le spacca, le distrugge, dilaga senza freni roboante di furore e passione.
Aomine è uno spettacolo, una sinfonia di potenza, velocità e talento, una perfetta macchina da guerra che piega senza pietà alcuna i suoi avversari sottomettendoli ai dettami del suo stile di gioco, un mostro meraviglioso e terribile che imperversa tutt’attorno al canestro senza concedere nulla, neppure la grazia di una resa incondizionata.
Aomine è perfetto e Kise si ritrova ad annaspare, lì sugli spalti, il fiato che si incastra nella trachea senza raggiungere mai i polmoni, si incanta a guardare i suoi movimenti e si abbevera delle cadenze del suo corpo nel vano tentativo di imprimerle nella mente, di inciderle nella memoria, di scolpirle terga a terga per impossessarsene e farle sue. Ma più guarda e più si perde, più lo osserva e più ne muore, più lo studia e più affoga, più si costringe a non distogliere la sua attenzione più quel demone oscuro che si agita nella sua anima bramoso di desiderio lo consuma, lo corrode, lo sgretola, ingoia i suoi propositi inficiando anni di sacrificio.
Come ci si salva, da un’idolatria del genere?
Aomine è uno spettacolo, una sinfonia di potenza, velocità e talento, una perfetta macchina da guerra che piega senza pietà alcuna i suoi avversari sottomettendoli ai dettami del suo stile di gioco, un mostro meraviglioso e terribile che imperversa tutt’attorno al canestro senza concedere nulla, neppure la grazia di una resa incondizionata.
Aomine è perfetto e Kise si ritrova ad annaspare, lì sugli spalti, il fiato che si incastra nella trachea senza raggiungere mai i polmoni, si incanta a guardare i suoi movimenti e si abbevera delle cadenze del suo corpo nel vano tentativo di imprimerle nella mente, di inciderle nella memoria, di scolpirle terga a terga per impossessarsene e farle sue. Ma più guarda e più si perde, più lo osserva e più ne muore, più lo studia e più affoga, più si costringe a non distogliere la sua attenzione più quel demone oscuro che si agita nella sua anima bramoso di desiderio lo consuma, lo corrode, lo sgretola, ingoia i suoi propositi inficiando anni di sacrificio.
Come ci si salva, da un’idolatria del genere?