Attenzione:
raramente metto le note a inizio pagina, ma qui sono necessarie! Questa storia nasce come breve spin off, nonché tributo, a un progetto più ampio, questa meravigliosa long-fic.
Vi consiglio caldamente la lettura anche di quella storia, non solo perché fa da ambientazione al qui presente monologo d'Itachi, ma anche perché vi posso assicurare che è una fic molto ben scritta e profonda. E se vi piace il personaggio di Itachi, vi consiglio anche di spulciarvi la pagina dell'autrice ;)
Detto questo, buona lettura!

I see the world on fire

Ad Itachi gli occhi bruciano ancora.

Non si direbbe, dalla velocità con cui le sue iridi rosse corrono dietro ogni minimo movimento del campo di battaglia, seguendo ogni battito di ciglia, osservando al rallentatore ogni respiro, misurando con metri di sangue il numero di arti umani flessi nello spasmo della lotta. Vede ogni dettaglio, Itachi, meglio di quanto non vorrebbe. Vede rosso prima che il sangue venga sputato sul terreno da labbra boccheggianti, private delle loro ultime parole. E il suo corpo si muove d'istinto, sottraendogli, in nome degli anni d'addestramento, il battito di ciglia, il ripensamento che vive nel fondo di quelle iridi ormai inesorabilmente rosse.

Ed è con una naturalezza folle, innaturale, che le sue gambe si flettono, abbassandolo d'una spanna, non appena il sottile giudizio di uno shuriken vola quieto sopra la sua testa, insoddisfatto.

Sono diventato anch'io un'arma, pensa, e i suoi occhi bruciano.

Shisui aveva accolto la notizia con un lungo silenzio, quando qualche sera prima i loro sguardi s'erano incrociati, attraverso il caotico infuriare della battaglia, rosso nel rosso. Aveva sorriso mesto, con l'amarezza di chi conosce bene quell'abisso e ne ha sperimentato ogni ombra, chiamandola per nome.

E' normale, pareva dire lo sguardo di Shisui, che non sorrideva più. E' normale che gli occhi brucino, all'inizio.

Ma non avevano più smesso. E Itachi, in cuor suo, sapeva perché. Anche Shisui lo sapeva, ed era per quello che aveva taciuto. Era per quello che aveva lasciato che la risposta la leggesse nei suoi occhi, in quegli occhi rossi, maledetti come i suoi.

E' un bene che Sasuke non veda tutto questo, pensa Itachi, per darsi forza. E' per quello che continua a sopportare il bruciore. E' un bene che i suoi occhi rimangano all'oscuro, pensa, mentre i suoi, di occhi, rifiutano di tingersi ancora di quella girandola buia.

E la luna campeggia bianca sopra un cielo rosso, nuvole nere come il suo animo riflesse negli occhi dell'ennesimo ninja, mentre attiva Tsukuyomi. Lo shinobi si accascia su quel terreno troppo lordo di sangue perché Itachi possa fingere mentalmente che stia dormendo. E' un bene che Sasuke non veda, pensa ancora, mentre il suo sguardo abbraccia i centinaia di corpi stesi scompostamente tra polvere e fango, resti carbonizzati, sudore, sangue e rimpianti.

E gli occhi di Itachi bruciano ancora, perché tutto ciò che il suo risvegliato mangekyo riesce a vedere è solo guerra.