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Autore: KillerQueen86    24/05/2014    1 recensioni
Rose è nel mondo di Pete, con sua madre e Mickey, deve decider cosa fare della sua vita adesso, ma non è facile con il pensiero del Dottore sempre nella sua mente.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jackie Tyler, Mikey Smith, Peter Alan Tyler, Rose Tyler
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autore: Eccovi il secondo capitolo di questa mia storia.

Dovete perdonare il mio ritardo nell’aggiornare ma sono rimasta senza internet fino a Pasqua e sono riuscita solo ora a rimettermi sotto a scrivere. Spero di non aver perso il tocco e che riesca a rimanere nei personaggi nonostante abbia delle grosse distrazioni, beh aspetto le vostre recensioni.

 

Beta: Paolettazza e Feyilin

 

Capitolo 2

New Identity

 

Dopo una doccia ed essersi cambiata, Jackie arrivò in cucina, ancora nervosa per la discussione avuta con Rose. Quando si era alzata quella mattina e aveva trovato la porta della sua camera aperta, era stata sollevata. Da quando si erano trovati lì Rose usciva raramente da quella stanza, giusto per mangiare qualcosa o solo per salutarli, niente di più. La sua tranquillità, però, era scomparsa nel trovarsi la porta finestra della cucina aperta e nessuna traccia della figlia. Era corsa a svegliare Pete e Mickey, troppa spaventata che le fosse successo qualcosa, la paura era stata più forte della razionalità. E poi lei era spuntata a casa come se niente fosse, tranquilla e sorpresa di vederseli tutti lì, avrebbe potuto almeno avvertirla con un foglietto o almeno portarsi il cellulare.

Respirò cercando di calmare i nervi, si mise ai fornelli per preparare la colazione al resto della famiglia, era quasi ora di andare a lavoro per Pete e Mickey, mentre lei sarebbe rimasta in quell'enorme casa con una figlia che preferiva rimanere chiusa in camera da sola. Doveva trovarsi un qualcosa da fare in quella casa o sarebbe impazzita.

"Jacks lascia stare, non devi farlo tu" giunse la voce di Pete che entrava nella stanza.

"Voglio farlo Pete" disse senza smettere di cucinare.

"Può farlo anche Milly, la pago per questo" continuò l'uomo mentre tentava di sistemarsi la cravatta.

"Ho fatto a meno della domestica per 40 anni, continuerò a farne a meno" rispose lei un po’ infastidita, si fermò un attimo è sbuffò.

“Sono stata abituata a fare tutte cose da sola e non sono per niente abituata a starmene ferma” disse voltandosi per guardare Pete.

“Lo so e lo capisco” disse lui dolcemente. Jackie sorrise e si avvicinò per sistemargli la cravatta della tonalità azzurra e bianca.

“Ti sta bene questo colore” disse dolcemente accarezzandogli la cravatta, ricordando quando regalò al suo Pete una cravatta dello stesso colore. Naturalmente quella che aveva comprato lei era una qualità più scadente, la più economica in offerta, gliela aveva regalata per il loro prima natale da sposati. Si guardarono sorridendosi dolcemente, gli era mancato tanto il suo sorriso, un sorriso che donava solo a lei o alla piccola Rose.

"Rose?" chiese lui cambiando discorso e scostandosi un po’ da lei.

"Credo sia ancora in camera" rispose con calma, aveva bisogno di tempo per abituarsi gli uni agli altri.

 

Fece tutto con calma, non aveva alcun programma per il giorno, di solito se ne stava nella sua stanza a rimpiangere di non essere con il Dottore, ma quel giorno voleva darsi da fare, voleva iniziare a prendere in mano la sua vita, forse poteva cercarsi un piccolo lavoro che la tenesse impegnata. I suoi pensieri furono interrotti dal bussare alla porta, invitò a entrare aspettandosi sua madre, ma si sorprese nel vedere Mickey.

"Ehi, tutto bene?"chiese il ragazzo entrando.

"Certo, come sempre" disse mettendo via alcuni maglioni che si era provata.

"Stamattina sei andata subito via" disse con tono preoccupato.

"Scusa, ma non sopportavo un'altra discussione con mia madre" spiegò continuando a riordinare.

"Cosa è successo? Tua madre mi ha fatto prendere un colpo svegliandomi, ha interrotto anche un bellissimo sogno" scherzò facendola sorridere un po’.

"Oh, niente di che, sono solo andata a correre" disse mettendosi seduta sul bordo del letto. Mickey la segui mettendosi accanto a lei.

"Sei andata a correre, perché?" chiese sorpreso.

"Non lo so, sentivo di averne bisogno, in realtà non mi sono accorta di aver iniziato a correre fino a che non sono uscita da casa" confessò con calma senza guardarlo.

"Allora, come mai non sei al lavoro?" chiese cambiando discorso.

"Oh giusto dimenticavo, tuo padre vorrebbe parlarti" disse alzandosi e porgendole una mano.

"Non ho voglia di vederli in questo momento" sbuffò lei.

"Rose, è una cosa importante" le disse lui con calma.

La ragazza sbuffò ancora una volta, si alzò indicando la porta a Mickey che le sorrise e la aprì.

Scese con Mickey, si aspettava una ramanzina per quello che era successo nella mattinata, ma una volta arrivata, si trovò sua madre sul divano a leggere qualcosa e Pete in piedi che parlava con un giovane ragazzo dai capelli castani e gli occhi chiari.

"Bene, siete qui" disse Pete vedendola entrare e avvicinandosi a lei.

"Ehi amico, è bello rivederti" disse Mickey colpendo amichevolmente la spalla al ragazzo.

"Ti presento Ianto Jones, il mio braccio destro al Torchwood" disse Pete indicando il giovane accanto a lui.

"E' un piacere conoscerla miss" disse con calma e sorridendo.

"Chiamami Rose per favore" rispose lei mettendosi accanto a sua madre.

"Certo, come vuole”, disse senza scomporsi tanto.

"Ecco, magari dandomi del tu" scherzò lei mentre si metteva seduta accanto a sua madre.

"Allora, cosa dovevi dirmi di così importante?" chiese rivolto verso Pete.

"Bene, allora è passata una settimana da quando siete qui, con Ianto abbiamo pensato di crearvi una nuova identità" spiegò l'uomo con calma.

"Nuova identità? Io non voglio perdere il mio nome" disse di fretta Rose seccata.

"No, tesoro non lo perderai!" la rassicurò sua madre, Ianto le passò una cartellina di documenti.

"Ti chiamerai sempre Rose Tyler, ma non sei mia figlia, beh non figlia naturale almeno" spiegò con calma Pete.

"La mia Jackie aveva una sorella con una figlia, entrambi scomparsi la notte dei Cybermen" continuò la spiegazione.

"Abbiamo pensato che Jackie avrebbe cresciuto la nipote come sua figlia dopo aver perso la sorella" continuò Ianto.

Rose diede un occhiata ai documenti che Pete le aveva passato; c'era tutto, certificato di nascita, il certificato di morte dei veri genitori, i documenti dell'adozione di Jackie e Pete, i documenti delle scuole e le pagelle, e poi anche un diploma.

Si soffermò su quel pezzo di carta tenendolo tra le sue mani, per anni si era pentita di non averlo preso, di non aver potuto rendere la madre orgogliosa, e ora eccolo lì, un misero foglio di carta che attestava che lei si era diplomata, peccato che non fosse così.

"Cos'è questo?" chiese senza alzare lo sguardo.

"Il tuo diploma" spiegò Mickey.

"Io non mi sono mai diplomata" rispose lei.

"Serviva una qualche qualifica per farti entrare al Torchwood e questo era un punto di partenza" continuò a spiegare Pete. Rose lo guardò infastidita. Lei al Torchwood? Dicevano sul serio?

"Io non voglio lavorare al Torchwood" disse.

"E' la scelta più logica Rose, sei stata preparata dal Dottore, nessuno può vantare un addestramento simile" intervenne Pete, a quello Rose scattò in piedi.

"Non era per niente un addestramento" disse stringendo i pugni e trattenendo le lacrime, perché era così difficile anche solo parlare di lui?

"Rose, ascolta, tu sei adatta a fare questo lavoro, hai più esperienza di metà dei miei colleghi" continuò Mickey con calma.

"Io non voglio lavorare al Torchwood e non voglio assolutamente un diploma falso" continuò lei.

"E allora cosa vuoi fare, non puoi restare in camera nella speranza che lui torni, lo sai che non può farlo" le ricordò la madre con severità.

"Lo so mamma, non c'è bisogno che me lo ricordi" le rispose con lo stesso tono.

"Tesoro, so quanto tu stia soffrendo, ma devi reagire in qualche modo, accettare questo lavoro potrebbe fare la differenza per te" le disse con più dolcezza Jackie avvicinandosi e accarezzandole le braccia per confortarla.

"Io non voglio lavorare per loro, lo capisci?" chiese lei con più calma.

"Prenderò il diploma per conto mio, e poi lavorerò lontano da loro, cerca di capirlo mamma, io non riesco a …" cercò di parlare con un groppo in gola, la madre l'abbracciò forte, accarezzandole la schiena.

"Bene, allora t’iscriveremo nel miglior corso, potresti prendere anche lezioni in privato e …" cercò di spiegare Pete ma Rose lo fermò, si sciolse dall'abbraccio di sua madre, scuotendo la testa.

"No Pete, davvero, anche se lo apprezzo molto, non voglio essere privilegiata solo perché sono la figlia di Pete Tyler, voglio essere solo io, Rose Tyler" spiegò con calma.

"Lo capisci, vero?" chiese la ragazza con calma, Pete annuì, Rose prese il finto diploma e lo gettò nel camino acceso.

"Bene, sistemerò le ultime cose prima di questo pomeriggio, ci vediamo alla Vitex"disse Ianto salutando tutti e distraendo Rose dai suoi pensieri.

"Cosa succede oggi?" chiese la ragazza prima che il ragazzo potesse uscire.

"Terremo una conferenza stampa, così che i giornalisti sappiano della vostra identità ed evitino di seguirvi ovunque andiate" spiegò il ragazzo con gentilezza.

"I giornalisti? Sul serio?" chiese guardando Pete.

"Mi dispiace Rose, ma dobbiamo, i giornalisti potrebbero diventare fin troppo pressanti, non avremmo più pace" spiegò l'uomo preoccupato. Rose fece una smorfia infastidita, l'idea che la sua vita privata fosse disturbata da altre persone, le faceva rivoltare lo stomaco.

"Pete è un uomo importante, Rose, devi abituarti" disse il suo amico Mickey.

"D'accordo, ma non voglio che mi siano fatte domande o altro, intesi?" disse rivolta verso Ianto, il ragazzo le sorrise.

"Farò il possibile, a più tardi" disse per poi uscire.

Rose guardò ancora una volta la cartellina dei documenti che aveva lasciato sul divanetto accanto a sua madre, vide Pete sedersi accanto a lei e rassicurarla accarezzandole la mano e sorridendole. Aveva sognato questo per tutta una vita, ma adesso non le bastava più, adesso non si sentiva affatto felice.

"Vado a mangiare qualcosa" disse prendendo i documenti della sua nuova identità e uscì via.

 

Fine

Capitolo II

   
 
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