Note dell’autore: Eccovi
il secondo capitolo di questa mia storia.
Dovete perdonare il mio ritardo nell’aggiornare ma sono rimasta senza
internet fino a Pasqua e sono riuscita solo ora a rimettermi sotto a scrivere.
Spero di non aver perso il tocco e che riesca a rimanere nei personaggi
nonostante abbia delle grosse distrazioni, beh aspetto le vostre recensioni.
Beta: Paolettazza
e Feyilin
Capitolo 2
New Identity
Dopo una doccia ed essersi cambiata, Jackie
arrivò in cucina, ancora nervosa per la discussione avuta con Rose. Quando si
era alzata quella mattina e aveva trovato la porta della sua camera aperta, era
stata sollevata. Da quando si erano trovati lì Rose usciva raramente da quella
stanza, giusto per mangiare qualcosa o solo per salutarli, niente di più. La
sua tranquillità, però, era scomparsa nel trovarsi la porta finestra della
cucina aperta e nessuna traccia della figlia. Era corsa a svegliare Pete e
Mickey, troppa spaventata che le fosse successo qualcosa, la paura era stata
più forte della razionalità. E poi lei era spuntata a casa come se niente
fosse, tranquilla e sorpresa di vederseli tutti lì, avrebbe potuto almeno
avvertirla con un foglietto o almeno portarsi il cellulare.
Respirò cercando di calmare i nervi, si mise
ai fornelli per preparare la colazione al resto della famiglia, era quasi ora
di andare a lavoro per Pete e Mickey, mentre lei sarebbe rimasta in
quell'enorme casa con una figlia che preferiva rimanere chiusa in camera da
sola. Doveva trovarsi un qualcosa da fare in quella casa o sarebbe impazzita.
"Jacks lascia stare, non devi farlo
tu" giunse la voce di Pete che entrava nella stanza.
"Voglio farlo Pete" disse senza
smettere di cucinare.
"Può farlo anche Milly, la pago per
questo" continuò l'uomo mentre tentava di sistemarsi la cravatta.
"Ho fatto a meno della domestica per 40
anni, continuerò a farne a meno" rispose lei un po’ infastidita, si fermò
un attimo è sbuffò.
“Sono stata abituata a fare tutte cose da
sola e non sono per niente abituata a starmene ferma” disse voltandosi per
guardare Pete.
“Lo so e lo capisco” disse lui dolcemente.
Jackie sorrise e si avvicinò per sistemargli la cravatta della tonalità azzurra
e bianca.
“Ti sta bene questo colore” disse dolcemente
accarezzandogli la cravatta, ricordando quando regalò al suo Pete una cravatta
dello stesso colore. Naturalmente quella che aveva comprato lei era una qualità
più scadente, la più economica in offerta, gliela aveva regalata per il loro
prima natale da sposati. Si guardarono sorridendosi dolcemente, gli era mancato
tanto il suo sorriso, un sorriso che donava solo a lei o alla piccola Rose.
"Rose?" chiese lui cambiando
discorso e scostandosi un po’ da lei.
"Credo sia ancora in camera"
rispose con calma, aveva bisogno di tempo per abituarsi gli uni agli altri.
Fece tutto con calma, non aveva alcun
programma per il giorno, di solito se ne stava nella sua stanza a rimpiangere
di non essere con il Dottore, ma quel giorno voleva darsi da fare, voleva
iniziare a prendere in mano la sua vita, forse poteva cercarsi un piccolo
lavoro che la tenesse impegnata. I suoi pensieri furono interrotti dal bussare
alla porta, invitò a entrare aspettandosi sua madre, ma si sorprese nel vedere
Mickey.
"Ehi, tutto bene?"chiese il ragazzo
entrando.
"Certo, come sempre" disse mettendo
via alcuni maglioni che si era provata.
"Stamattina sei andata subito via"
disse con tono preoccupato.
"Scusa, ma non sopportavo un'altra
discussione con mia madre" spiegò continuando a riordinare.
"Cosa è successo? Tua madre mi ha fatto
prendere un colpo svegliandomi, ha interrotto anche un bellissimo sogno"
scherzò facendola sorridere un po’.
"Oh, niente di che, sono solo andata a
correre" disse mettendosi seduta sul bordo del letto. Mickey la segui
mettendosi accanto a lei.
"Sei andata a correre, perché?" chiese
sorpreso.
"Non lo so, sentivo di averne bisogno,
in realtà non mi sono accorta di aver iniziato a correre fino a che non sono
uscita da casa" confessò con calma senza guardarlo.
"Allora, come mai non sei al
lavoro?" chiese cambiando discorso.
"Oh giusto dimenticavo, tuo padre
vorrebbe parlarti" disse alzandosi e porgendole una mano.
"Non ho voglia di vederli in questo
momento" sbuffò lei.
"Rose, è una cosa importante" le
disse lui con calma.
La ragazza sbuffò ancora una volta, si alzò
indicando la porta a Mickey che le sorrise e la aprì.
Scese con Mickey, si aspettava una ramanzina
per quello che era successo nella mattinata, ma una volta arrivata, si trovò
sua madre sul divano a leggere qualcosa e Pete in piedi che parlava con un
giovane ragazzo dai capelli castani e gli occhi chiari.
"Bene, siete qui" disse Pete
vedendola entrare e avvicinandosi a lei.
"Ehi amico, è bello rivederti"
disse Mickey colpendo amichevolmente la spalla al ragazzo.
"Ti presento Ianto Jones, il mio braccio
destro al Torchwood" disse Pete indicando il giovane accanto a lui.
"E' un piacere conoscerla miss"
disse con calma e sorridendo.
"Chiamami Rose per favore" rispose
lei mettendosi accanto a sua madre.
"Certo, come vuole”, disse senza
scomporsi tanto.
"Ecco, magari dandomi del tu"
scherzò lei mentre si metteva seduta accanto a sua madre.
"Allora, cosa dovevi dirmi di così
importante?" chiese rivolto verso Pete.
"Bene, allora è passata una settimana da
quando siete qui, con Ianto abbiamo pensato di crearvi una nuova identità"
spiegò l'uomo con calma.
"Nuova identità? Io non voglio perdere
il mio nome" disse di fretta Rose seccata.
"No, tesoro non lo perderai!" la
rassicurò sua madre, Ianto le passò una cartellina di documenti.
"Ti chiamerai sempre Rose Tyler, ma non
sei mia figlia, beh non figlia naturale almeno" spiegò con calma Pete.
"La mia Jackie aveva una sorella con una
figlia, entrambi scomparsi la notte dei Cybermen" continuò la spiegazione.
"Abbiamo pensato che Jackie avrebbe
cresciuto la nipote come sua figlia dopo aver perso la sorella" continuò
Ianto.
Rose diede un occhiata ai documenti che Pete
le aveva passato; c'era tutto, certificato di nascita, il certificato di morte
dei veri genitori, i documenti dell'adozione di Jackie e Pete, i documenti
delle scuole e le pagelle, e poi anche un diploma.
Si soffermò su quel pezzo di carta tenendolo
tra le sue mani, per anni si era pentita di non averlo preso, di non aver
potuto rendere la madre orgogliosa, e ora eccolo lì, un misero foglio di carta
che attestava che lei si era diplomata, peccato che non fosse così.
"Cos'è questo?" chiese senza alzare
lo sguardo.
"Il tuo diploma" spiegò Mickey.
"Io non mi sono mai diplomata"
rispose lei.
"Serviva una qualche qualifica per farti
entrare al Torchwood e questo era un punto di partenza" continuò a
spiegare Pete. Rose lo guardò infastidita. Lei al Torchwood? Dicevano sul
serio?
"Io non voglio lavorare al
Torchwood" disse.
"E' la scelta più logica Rose, sei stata
preparata dal Dottore, nessuno può vantare un addestramento simile" intervenne
Pete, a quello Rose scattò in piedi.
"Non era per niente un
addestramento" disse stringendo i pugni e trattenendo le lacrime, perché
era così difficile anche solo parlare di lui?
"Rose, ascolta, tu sei adatta a fare
questo lavoro, hai più esperienza di metà dei miei colleghi" continuò
Mickey con calma.
"Io non voglio lavorare al Torchwood e
non voglio assolutamente un diploma falso" continuò lei.
"E allora cosa vuoi fare, non puoi
restare in camera nella speranza che lui torni, lo sai che non può farlo"
le ricordò la madre con severità.
"Lo so mamma, non c'è bisogno che me lo
ricordi" le rispose con lo stesso tono.
"Tesoro, so quanto tu stia soffrendo, ma
devi reagire in qualche modo, accettare questo lavoro potrebbe fare la
differenza per te" le disse con più dolcezza Jackie avvicinandosi e
accarezzandole le braccia per confortarla.
"Io non voglio lavorare per loro, lo
capisci?" chiese lei con più calma.
"Prenderò il diploma per conto mio, e
poi lavorerò lontano da loro, cerca di capirlo mamma, io non riesco a …"
cercò di parlare con un groppo in gola, la madre l'abbracciò forte,
accarezzandole la schiena.
"Bene, allora t’iscriveremo nel miglior
corso, potresti prendere anche lezioni in privato e …" cercò di spiegare
Pete ma Rose lo fermò, si sciolse dall'abbraccio di sua madre, scuotendo la
testa.
"No Pete, davvero, anche se lo apprezzo
molto, non voglio essere privilegiata solo perché sono la figlia di Pete Tyler,
voglio essere solo io, Rose Tyler" spiegò con calma.
"Lo capisci, vero?" chiese la
ragazza con calma, Pete annuì, Rose prese il finto diploma e lo gettò nel
camino acceso.
"Bene, sistemerò le ultime cose prima di
questo pomeriggio, ci vediamo alla Vitex"disse Ianto salutando tutti e
distraendo Rose dai suoi pensieri.
"Cosa succede oggi?" chiese la
ragazza prima che il ragazzo potesse uscire.
"Terremo una conferenza stampa, così che
i giornalisti sappiano della vostra identità ed evitino di seguirvi ovunque
andiate" spiegò il ragazzo con gentilezza.
"I giornalisti? Sul serio?" chiese
guardando Pete.
"Mi dispiace Rose, ma dobbiamo, i
giornalisti potrebbero diventare fin troppo pressanti, non avremmo più
pace" spiegò l'uomo preoccupato. Rose fece una smorfia infastidita, l'idea
che la sua vita privata fosse disturbata da altre persone, le faceva rivoltare
lo stomaco.
"Pete è un uomo importante, Rose, devi
abituarti" disse il suo amico Mickey.
"D'accordo, ma non voglio che mi siano
fatte domande o altro, intesi?" disse rivolta verso Ianto, il ragazzo le
sorrise.
"Farò il possibile, a più tardi"
disse per poi uscire.
Rose guardò ancora una volta la cartellina
dei documenti che aveva lasciato sul divanetto accanto a sua madre, vide Pete
sedersi accanto a lei e rassicurarla accarezzandole la mano e sorridendole.
Aveva sognato questo per tutta una vita, ma adesso non le bastava più, adesso
non si sentiva affatto felice.
"Vado a mangiare qualcosa" disse
prendendo i documenti della sua nuova identità e uscì via.
Fine
Capitolo II