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Autore: Mala Mela    02/08/2008    11 recensioni
[SasuSaku, accenni NaruSaku]
“Io non mento mai” ribatté Sakura con veemenza, punta sul vivo.
In condizioni normali non si sarebbe mai azzardata ad utilizzare un tono simile nel rivolgersi alla sua maestra, uno dei tre Sannin leggendari nonché Hokage, ma la stanchezza e lo stress accumulati durante le numerose ore di lavoro l’avevano ormai logorata.
Era nervosa e spossata, riconobbe Tsunade, era ovvio che avesse reagito in tal modo a quell’insinuazione.
“Non esiste un solo tipo di bugia, Sakura. Si mente in modi differenti e per motivi differenti”.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Tsunade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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O m i s s i o n s

 

 

O m i s s i o n s

 

…Di falsità e di silenzi

 

 

 

 

 

 

 

Sakura raggiunse rapidamente l’ufficio dell’Hokage, bussò due volte e si fermò in attesa. Aveva il viso arrossato per l’affanno e la soffocante calura estiva, l’abito che indossava fin da quella mattina era leggermente stropicciato e da quello che molte ore prima era un ordinato chignon ora sfuggivano talmente tante ciocche di capelli da non poterlo più definire tale. Tutto ciò, unito all’espressione esausta e seria che l’accompagnava da giorni, contribuiva a farla sembrare ben più anziana dei suoi vent’anni.

“Avanti”.

Una voce al di là della porta la esortò ad entrare. Abbassò lentamente la maniglia e mosse qualche passo oltre la soglia, tenendo lo sguardo rivolto verso il pavimento. Tsunade, Godaime Hokage e sua maestra, sedeva dietro l’ampia scrivania -ricoperta come al solito di documenti e semplici scartoffie- e la osservava, scrutandola al di sopra della pagina del giornale.

“Mi ha fatta chiamare, Tsunade Hime?” chiese Sakura, alzando gli occhi fino ad incontrare quelli nocciola della donna.

“Si. Siediti, ho bisogno di parlarti” rispose questa indicandole una delle due sedie libere di fronte a sé. Sakura rimase immobile.

“Pensavo avessimo già discusso abbastanza riguardo a Sasuke”.

“Non è di lui che ti voglio parlare. Non voglio discutere con te, non pretendo che tu mi risponda” Tsunade fece una breve pausa per posare il giornale, poi tornò a guardare l’allieva. “Voglio soltanto che tu sappia una cosa”.

Sakura abbassò le palpebre per un istante e, dopo qualche secondo di indecisione, si sedette compostamente di fronte a Tsunade, pronta ad ascoltare ciò che la donna aveva da dirle.

“Penso che tu debba prenderti un periodo di risposo, Sakura. Non te lo dico in qualità di Hokage, ma in qualità di maestra, affinché tu capisca quando sono preoccupata per te. Negli ultimi tempi sei sempre più schiva e silenziosa, perfino quel tonto di Naruto se n’è accorto, per non parlare degli orari che fai in ospedale. Ti prego, prenditi una pausa… e pensa” gli occhi di Tsunade erano fermi e rassicuranti, nonostante questo la ragazza non riuscì a resistere all’impulso di distogliere lo sguardo. Non era la prima volta che sentiva parole simili pronunciate dalla calma voce della Godaime, ma le facevano sempre lo stesso effetto.

Sakura ascoltami, io ti conosco” riprese Tsunade portandosi entrambe le mani in grembo “so per certo che non puoi continuare a vivere nella menzogna”.

“Io non mento mai” ribatté Sakura con veemenza, punta sul vivo. In condizioni normali non si sarebbe mai azzardata ad utilizzare un tono simile nel rivolgersi alla sua maestra, uno dei tre Sannin leggendari nonché Hokage, ma la stanchezza e lo stress accumulati durante le numerose ore di lavoro l’avevano ormai logorata. Era nervosa e spossata, riconobbe Tsunade, era ovvio che avesse reagito in tal modo a quell’insinuazione.

“Non esiste un solo tipo di bugia, Sakura. Si mente in modi differenti e per motivi differenti” riprese l’Hokage con tono pacato ma disilluso, spostando lo sguardo verso una finestra. “Ci sono le bugie penose, quelle che diciamo per far sentir meglio gli altri”

 


Sakura e Ino camminano per Konoha, il sole è già tramontato e il profumo d’estate invade ogni via.

La strada è rischiarata dalle insegne luminose dei locali e di alcuni negozi ancora aperti,  e dalla bianca luce di alcuni lampioni attorniati da falene. È una serata splendida, ideale per dimenticare ogni cosa e godersi il fresco alito di vento che si insinua nelle stradine. È un momento quasi perfetto.

Sakura, va tutto bene?” chiede Ino, notando lo sguardo malinconico dell’amica.

Sakura abbozza un sorriso strano, quasi forzato.

È contenta che Ino le abbia chiesto di uscire, solo loro due, come una volta. Non vuole rovinare quel momento quasi perfetto.

“No, stai tranquilla Ino, va tutto bene” risponde, sebbene con poca convinzione.

“Ne sei certa? Sai, ti vedo un po’ strana… vuoi sederti un attimo? Oppure preferisci tornare a casa? Magari ti preparo una tazza ti tè e-“.

“Sto bene, non preoccuparti”.

Sakura sorride di nuovo.

Camminano in silenzio per una manciata di minuti, fingendo disperatamente di essere altro dove, in un altro quando.

Improvvisamente la bionda si accorge di una lacrima silenziosa che scende lungo la guancia di Sakura.

“Stai… stai piangendo?” le chiede, trattenendo il respiro.

“No, mi è andato qualcosa nell’occhio, tranquilla”.

Ancora quel sorriso forzato.

“Non è per colpa di…”.

Un nome rimane sospeso nell’aria.

 

“No. Sasuke è acqua passata”.

 

Bugia penosa.

 

 

Sakura distese le mani sulle ginocchia e si fissò le dita. La pelle era leggermente screpolata, più rovinata verso le unghie. Le guardò e le studiò, infine, incapace di ribattere alle parole della maestra, optò per il silenzio.

“Poi ci sono le razionalizzazioni” riprese Tsunade “le razionalizzazioni sono le bugie più egoistiche, sono quelle dette per far sentire meglio noi stessi”.

 

 

Sono appena tornati da una missione devastante, fisicamente e psicologicamente.

Evento assolutamente normale, trattandosi di due tra i migliori shinobi del villaggio della foglia.

Entrambi giacciono esausti sul materasso da due soldi che riesce perfino a risultare comodo dopo le notti passate sul freddo terreno.

Sakura fissa le ciocche bionde di Naruto, la sua espressione rilassata e i buffi segni simili a baffi che ha sulle guance… e sente uno strano peso all’altezza dello stomaco.

Gli occhi le si chiudono da soli, ma non riesce a dormire: più passa il tempo, più il peso diventa insopportabile.

Si gira e rigira più volte tra le lenzuola -arancio- ma senza trovare riposo.

Infine decide di alzarsi e dirigersi verso la cucina. Le piante accanto alla credenza stanno appassendo, ma non se ne cura.

Si dirige verso il lavello e prende un bicchier d’acqua.

Probabilmente -anzi, di certo- il suo organismo non ha retto l’indigesto ramen che Naruto l’ha quasi costretta a mangiare per cena. Ovviamente non era obbligata a farlo, ma questa è una questione del tutto irrilevante.

Beve avidamente il contenuto del bicchiere, come se non vedesse acqua da giorni, per poi versarsene un altro, e un altro.

No, quel peso non accenna a sparire. Che si tratti di senso di colpa?

Impossibile.

Sakura siede al tavolo, prendendo la testa tra le mani.

Perché sta facendo tutto quello?

Non sa rispondersi.

Improvvisamente non capisce perché ha accettato di trasferirsi da Naruto, non sa cosa sta facendo. Non sa nulla.

Rimane in quella posizione per un tempo indefinito, per poi alzarsi e tornare a letto.

Si corica sul fianco e prima di chiudere gli occhi mormora qualcosa.

 

“…Io amo Naruto”.

 

Razionalizzazione.

 

Sakura cercò di incamerare aria, si fece coraggio e si alzò.

“Credo… credo proprio di non potermi trattenere più a lungo” disse, in un disperato tentativo di fuga “Arrivederci Tsunade Hime”.

Col passo spedito che l’aveva condotta dall’Hokage, Sakura si accinse a lasciare lo studio. Si trovava lì solo da pochi minuti, ma le sembrava di essere rimasta intrappolata in quella stanza per ore. Fece per aprire la porta, quando la voce di Tsunade la fermò.

“Non vuoi sapere l’ultimo tipo?”.

Sakura tacque, ferma nel volgere le spalle alla donna, la mano destra che stringeva convulsamente la maniglia.

“Dica pure” disse dopo aver ripreso fiato.

“…Omissioni”.

 

 

Sakura lo pensa, ma non riesce a dirlo.

Certe volte il silenzio e la negazione ci appaiono come le armi migliori, ma in realtà ci corrodono.

Sakura lo pensa, ma non vuole ammetterlo.

 

  Sasuke le manca.

 

Omissione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dunque, per la prima volta in vita mia cercherò di scrivere un commento serio, anche se la gente non lo legge. Ho giusto due o tre cose da dire -forse più due che tre- però sarò breve:

1-      La distinzione tra i tre tipi di bugia non è mia, ma è una perla del nostro amato et adorato Dr House. La citazione è tratta dall’episodio 4x10 “La bugia è una cosa meravigliosa”, in cui House parlando con la figlia di una paziente dice: “Bugie pietose, sono le bugie che diciamo per far star meglio le altre persone. Razionalizzazioni? Sono le bugie che ci diciamo per sentirci meglio. Omissioni…”. Io ho preso questo spezzone di discorso e l’ho inserito nella storia, ovviamente sviluppando l’argomento in modo differente.

2-      Ero indecisa sulla coppia da utilizzare in questa FF… Ho perfino pensato alla RoyEd (ovviamente trattando l’argomento in modo diverso). Ma alla fine, seguendo il consiglio di Hipatya, ho scelto per la SasuSaku.

   2,5-  Silvia, dannazione, esci dalla mia testa!

 

Va bene, ho finito <3

 

 

Enjoy SasuSaku!

 

 

 

Mala Mela

   
 
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