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Autore: Morgan__    26/05/2014    1 recensioni
Sin da piccola ho vissuto nella consapevolezza che la mia famiglia nascondesse un segreto,un segreto che non poteva essere rivelato a nessuno. Al compiere dei miei sedici anni di vita mi venne rivelato quel segreto.
La mia famiglia custodiva,da secoli ormai,ancor prima che Roma venisse fondata,un potente manufatto che era passato tra le mani dei grandi Imperatori romani,da Gaio Giulio Cesare,non Imperatore di nome ma di fatto,a Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto,primo vero Imperatore di Roma,meglio conosciuto come Augusto,e così via,fino ad arrivare a noi,la loro discendenza.
Ma ormai il manufatto non era più al sicuro,così fui costretta ad andarmene,contro il mio volere,da Roma per portare con me il manufatto.
Però non servì a niente. La mia famiglia venne uccisa lo stesso.
Per mano di Cesare Borgia. E io,io venni imprigionata a Castel Sant'Angelo e per mesi cercarono di farmi parlare.
Ormai avevo perso la fiducia in tutto e in tutti.
Questo prima di incontrare Ezio Auditore e gli Assassini.
Grazie a loro ho ricominciato a credere nel prossimo.
Mi chiamo Giulia Colonna e questa è la mia storia.
[CONCLUSA]
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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25




15 Settembre




Un intenso dolore mi svegliò improvvisamente.
Non appena aprii gli occhi,prendendo coscienza del mio corpo e di tutto ciò che mi circondava,mi resi conto che qualcosa stava accadendo.
Trattenni il respiro quando improvvisamente il dolore che mi aveva ridestata dal dormiveglia in cui ero riuscita a cadere un paio di ore prima si rifece sentire con prepotenza nel basso ventre.
Cielo,se faceva male.
Subito dopo quel pensiero compresi ciò che stava accadendo.
Le contrazioni erano iniziate.
Con la mano destra iniziai a cercare a tentoni mio marito,tutta tesa nell'attesa della prossima contrazione che,sapevo,si sarebbe rifatta viva entro pochi minuti.
Non trovandolo al mio fianco il panico mi assalii.
Lo chiamai a gran voce,sperando di vederlo comparire da un momento all'altro.
Oddio,pensai. L'ultima cosa che volevo,in quel momento,era ritrovarmi completamente sola.
Ad un'altra fitta intensa di dolore,venuta improvvisamente,non riuscii a trattenere un imprecazione,mentre mi portavo entrambe le mani sul ventre.
Urlai di nuovo,questa volta a squarciagola.
Non mi interessava di svegliare l'intero dannato Covo. Non me ne sarei stata zitta fino a quando non avessi avuto sotto il miei occhi la figura di mio marito.
Nel giro di pochi secondi la porta della camera si spalancò e,tutto trafelato,fece la sua comparsa Ezio,seguito da un Leonardo preoccupato.
-Cosa c'è?-mi chiese preoccupato,prima di portare lo sguardo sulle mie mani che si afferravano alla veste da camera sopra il ventre,-Sono iniziate le contrazioni?-mi chiese quasi in un sussurro,sbiancando leggermente.
-Diamine,sì!-esclamai,sotto il dolore di un altro spasmo.
Lo vidi impallidire ancor di più e restare fermo con una statua sulla sua posizione.
Avrei voluto gridargli di non starmi lì a fissare con quello sguardo perso nel nulla e di fare qualcosa,ma i dolori si erano fatti talmente intensi che non riuscivo più a ragionare in modo da pronunciare frasi di senso compiuto.
-Vai a cercare Anna,-disse all'improvviso Leonardo,prendendo il controllo della situazione-l'aiuto io,tanto che aspettiamo. Fammi portare dell'acqua calda e dei teli.-
Mio marito,in cinque secondi,sparì dalla porta della camera,alla ricerca di Anna e di tutto ciò che Leonardo gli aveva chiesto.
Non appena rimanemmo soli Leonardo mi si avvicino e mi posò una mano sul ventre:-Ogni quanto le hai?-
-Non lo so...ogni dieci minuti,più o meno.-sussurrai,iniziando a sentire il sudore scendermi dalla fronte e lungo la schiena.
Avevo il fiatone,nell'attesa di un'altra contrazione.
-Fai profondi respiri.-mormorò,accarezzandomi il capo.
Pochi minuti dopo nella camera entrarono Anna ed Ezio,quest'ultimo con una bacinella d'acqua e su entrambe le braccia teli di varie grandezze,tutti di un bianco candido.
Al pensiero che presto si sarebbero macchiati di sangue mi venne la nausea.
-Ogni quanto?-chiese subito,Anna,appena entrata.
Ripetei la risposta che avevo dato a Leonardo.
Spostai tutta la mia attenzione sul viso di mio marito,mentre sentivo Anna prendere posizione tra le mie gambe per vedere come stava procedendo la situazione. La sentivo confabulare con Leonardo,ma parlavano troppo piano per capire quello che si stavano dicendo.
-Leonardo?-sentii pronunciare da mio marito,mentre mi afferrava la mano e si sedeva al mio fianco circondandomi le spalle con il braccio libero,-Vai a prendere la Corona e la Sindone,per favore.-disse,una volta ricevuta la sua attenzione.
-Subito.-mormorò,prima di uscire dalla stanza.
-Stai andando bene,figliola. I tempi si sono accorciati?-mi chiese Anna,preparando l'occorrente a portata di mano.
-Non ancora.-mormorai,stringendo la mano di Ezio.
-Allora ci vorranno più o meno cinque ore,come per Claudia.-
-Claudia! Dobbiamo chiamarla,le avevo promesso che ci sarebbe stata. Ha ritardato la sua partenza per Firenze apposta per il parto-mormorai tra un respiro profondo e l'altro.
-E' già stata avvertita,non ti preoccupare.-mi rassicurò Ezio.
-Oddio!-esclamai,all'ennesima contrazione,-sono più forti,ora.-sussurrai senza fiato.
-Bene,devono essere più forti,mano a mano che si avvicina il parto. Più forti e più ravvicinate,quindi porta pazienza,tesoro.-mi spiegò Anna,accarezzandomi il capo.
-Non so se ce la faccio.-
-Ce la farai,-mi rassicurò Ezio,-ce la faremo.-
Un'ora e mezza dopo le contrazioni si erano fatte più stabili,più forti e più vicine le une alle altre,come Anna mi aveva promesso. Mio marito si era tolto il sopra dell'abito,rimanendo in camicia e pantaloni,io avevo iniziato a non sopportare più la camicia da notte,visto che mi si era attaccata come una seconda pelle,così come i capelli,e Anna aveva continuato imperterrita a dare ordini a destra e a manca. Leonardo era tornato con la Corona,che però non era ancora comparsa alla mia vista,per fortuna,e Claudia e Diego avevano fatto il loro ingresso circa mezz'ora prima dicendomi che Maria stava pregando per la buona riuscita del parto e per la salute mia e di mio figlio. Avrebbe voluto venire anche lei,ma la malattia,che dopo la nascita di Soledad si era aggravata,le impediva di lasciare il suo letto.
Essere circondata da così tante persone che amavo e che mi amavano mi sollevava e mi terrorizzava allo stesso tempo.
E se fossi morta durante il parto? E se ci fossero state delle complicazioni?
No,meglio non pensarci. Soprattutto non in quel momento.
Dovevo rimanere lucida e pronta ad ogni evenienza.
Non vedevo l'ora di sentire da Anna l'ordine di spingere,almeno tutto quel dolore si sarebbe intensificato per un massimo di un'ora,ma poi sarei stata libera di riposare e riprendermi.
Non volevo pensare al dopo. Fortunatamente un'altra contrazione venne in mio aiuto.
Non so quanto tempo trascorse,ormai non ragionavo più in secondi,minuti od ore,il mio tempo era scandito dalle contrazioni che sempre più si avvicinavano tra loro e si facevano più dolorose.
Improvvisamente mi sentii chiedere quanto mancava ancora,e la risposta di Anna mi fece chiudere lo stomaco dalla disperazione.
Due ore.
Ancora due ore di quella tortura.
Iniziai a piangere dalla disperazione. Ero talmente concentrata sul dolore che nemmeno mi accorsi di aver iniziato a piangere fino a quando Ezio non mi disse di tranquillizzarmi e di smettere e che lui era con me,che non mi avrebbe lasciata sola.
Lo baciai per poi mormorargli:-Ti odio in questo momento,sappilo.-
-Ti amo anche io,tesoro.-rispose con un sorriso.
-Questo non cambia il fatto che in questo preciso momento vorrei che tu provassi almeno metà del dolore che sto patendo,e ti giuro che è tanto. Ma perché voi uomini dovete essere così fortunati,dannazione!-esclamai,infine.
-Noi uomini patiamo in altri modi,non ti preoccupare.-
-Ah si? Illuminami,allora,per favore.-
-Sì,così alla prima occasione vorrai provare se quel che ho detto è vero.-
-Ovvio.-
-No,grazie.-
Emisi un suono ben poco femminile,tanto da far scoppiare in una risata Claudia e Diego,per poi concentrarmi di nuovo su quello che stava avvenendo nel mio corpo.
Sentivo il bambino agitarsi lievemente,come se mi stesse avvertendo che ormai mancava poco. Anna mi aveva spiegato più o meno quello che sarebbe accaduto a me ed al bambino durante il parto.
-La Corona?-chiesi poco dopo,tanto per concentrarmi su qualcos'altro.
-E nella Sala Comune,appena inizierà il parto la porteremo qui.-spiegò Ezio,accarezzandomi i capelli umidi di sudore.
Non dovevo avere un bell'aspetto in quel momento.
-La Sindone?-chiesi,subito dopo.
-E' qui.-
-Datemela.-
Subito senti nella mano sinistra un pezzo di stoffa.
Sollevai la mano,per vedere la Sindone.
Tra le pieghe intravidi il volto dell'uomo che da tutti era considerato essere quello di Gesù Cristo e,per la prima volta dopo anni,elevai un preghiera a Dio e a tutti i santi del Paradiso.
Vi prego,salvate mio figlio.
Saggiai meglio la consistenza della stoffa,rendendomi conto che era morbida al tatto,anche se dava una sensazione di secchezza alla vista.
Passai il pollice sulle strisce lasciate dal sangue rappreso da centinaia di anni.
Chiusi gli occhi,più tranquilla.
Ad un'altra contrazione li riaprii.
-Se mi succedesse qualcosa,-iniziai a mormorare non appena la contrazione smise di darmi il tormento,-se dovesse succedermi qualcosa,-ripetei,-non pensare a me,ma fai in modo di salvare nostro figlio,Ezio.-dissi,volgendomi verso di lui,-A qualunque costo. Capito?-
-Andrà tutto bene.-
-Non è detto. Promettimelo.-replicai.
Al suo silenzio dissi:-Se non me lo prometti entro i prossimi cinque secondi,giuro che non te lo perdonerò mai. Anche in caso di morte. Mio figlio è più importante di me.-
-Voi siete importanti in egual misura per me. Prometto che farò di tutto per salvare entrambi,nel caso accadesse qualcosa.-
Sapevo di non potergli strappare una promessa diversa,quindi dissi semplicemente:-Bene.-
Subito dopo ritornai a chiudere gli occhi e a fare profondi respiri.
Ancora poco,mi dissi,ancora poco e potrò finalmente abbracciare mio figlio.
-Soledad sta bene?-chiesi poco dopo.
Ero pronta a parlare anche del tempo,a quel punto,pur di stemperare la tensione che mi attanagliava.
-Certo. La balia se ne sta prendendo cura.-mi rassicurò Claudia,tenendomi la mano libera.-Stai andando bene,cara.-mi incoraggiò.
-Oh,si! Benissimo.-sussurrai con vena ironica.
Quel giorno stavo scoprendo la mia nuova soglia del dolore. E non mi stavo comportando esattamente con calma e sangue freddo.
Per poco non mi mettevo a urlare ad ogni maledetta contrazione.
Spostai lo sguardo su Diego:-Non stai per svenire,vero?-gli chiesi con un sorriso tirato,notando il suo pallore.
-Non sono sicuro di poter rivivere l'esperienza a così poca distanza dalla precedente.-mormorò lui.
-Se vuoi,puoi uscire. Nessuno ti costringe a rimanere. Lo so che sei mio amico,-trattenni il fiato appena il dolore mi pervase le membra,-ma non devi rimanere qui,anche se ti avevo chiesto di assistermi in questo momento delicato,tempo fa. E,comunque,se dobbiamo guardare alla buona condotta,nemmeno Ezio dovrebbe essere qui.-
-Tesoro,la buona condotta,come l'hai chiamata tu,è l'ultima dei miei pensieri. Vaneggi se pensi che ti lasci in un momento del genere.-commentò Ezio.
-Bé,tralasciando la buona condotta,penso che aspetterò fuori. Non sono così forte da riviverla praticamente due volte di seguito. La prima mi ha data abbastanza esperienza per i prossimi dieci anni.-replicò Diego,prima di alzarsi dal suo giaciglio.
Mi posò un bacio sulla fronte:-Quando sarà il momento giusto,tornerò.-
Posò un bacio sul capo di Claudia,fece un cenno in direzione di Ezio e di sua madre e poi uscì per aspettare sicuramente dietro la porta insieme a Leonardo. Leonardo. Essendo uno studioso capivo perfettamente il suo interesse nell'atto di far nascere una nuova vita-avevo visto anche alcuni suoi disegni di studio dell'anatomia di una donna incinta-,ma capiva perfettamente che quello non era il momento di farsi immergere nella meravigliosa incognita quale è la vita,quindi si era fatto discretamente da parte.
Avrei voluto che ci fosse anche lui,era diventato un mio caro amico,ma meno gente c'era attorno a me,avevo scoperto qualche ora prima,meglio era.
C'erano minor possibilità che mi saltassero i nervi ogni cinque secondi,e lui,da quel genio che è,l'aveva capito in fretta.
-So che smani per uscire.-dissi,dopo poco.
-In un'altra occasione? Certo. Diego ha ragione. L'esperienza dell'altra volta vale per dieci anni.-mormorò Ezio.
-C'è di peggio.-sentenziò Claudia,con una scrollata di spalle.
-Oh si. Voi non avete assistito ai parti gemellari.-commentò Anna,prima di posarmi una mano sul ventre.
-Come siamo messi?-chiesi,sperando che mi dicesse che ormai mancava poco.
-Stai iniziando a dilatarti. Manca poco.-
-Dio ti ringrazio.-risposi,lasciando andare il capo sul cuscino.



Un'ora dopo arrivò il fatidico ordine.
-Bene,cara. Le acque si sono rotte,quindi è arrivato il momento,quando te lo dico inizia a spingere con tutte le tue forze.-
Mi sistemai meglio sopra la montagnola di cuscini alle mie spalle,attendendo la parola di Anna.
Ezio mi strinse la mano destra e con la sinistra continuò ad accarezzarmi i capelli con gentilezza. Il suo tocco aiutò a tranquillizzarmi.
Claudia era accanto ad Anna,e la stavo aiutando a prepararsi per far nascere il bambino.
Tempo pochi secondi,un'ultima controllata alla dilatazione,e quella parola fu musica per le mie orecchie:-Spingi.-
E allora lo feci. Con tutte le mie forze.
Chiudendo gli occhi iniziai a spingere.
Sentii i muscoli delle gambe contrarsi e le dita dei piedi arcuarsi sotto lo sforzo della spinta.
Urlai,quando le prime fitte di dolore lancinante mi trapassarono.
Quelle erano molto più forti rispetto a quelle che scandivano le contrazioni.
-Fermati un attimo,fai un bel respiro,e poi riprendi a spingere.-mi guidò Anna.
I minuti trascorsero,tra una spinta e l'altra,sotto le parole di mio marito,di Claudia e di Anna.
Spinta. Respiro. Spinta. Respiro.
Se prima il tempo lo scandivo al ritmo delle contrazioni,ora era quello schema che mi dava la sensazione del suo trascorrere.
Passò circa mezz'ora,penso,prima di sentire l'esclamazione di Anna che annunciava di intravedere finalmente la testa.
-Claudia,-disse improvvisamente mio marito ottenendo l'attenzione della sorella,-sai cosa fare.-
Con un cenno del capo Claudia si avviò alla porta e l'aprì leggermente.
Parlò a bassa voce con Diego o Leonardo,non so bene chi,ma sapevo perfettamente cosa stava accadendo.
Stavano per portare la Corona nella stanza.
Non volendo pensarci mi riconcentrai sulla voce di Anna,che continuava a dirmi di spingere.
Misi tutta me stessa in quell'atto,non pensando assolutamente a quello che accadeva attorno a me.
Stavo spingendo per l'ennesima volta,quando avvertii distintamente la presenza di Ares.
Ora era nella stanza,e non serviva che vedessi la Corona per saperlo.
Il mio corpo era stato attraversato da un brivido freddo,e la sensazione di inquietudine aveva fatto la sua comparsa. Solo che stavolta l'ansia per il parto e tutto il resto mi aumentava quell'inquietudine di almeno il triplo del solito.
Non lo volevo lì,così vicino a me e a mio figlio,ma non potevo fare altrimenti.
La promessa non me lo permetteva.
Avrei voluto gridare di portarlo il più lontano possibile da noi,lo avrei voluto tanto,ma con decisione mi imposi di non pensare ad Ares ed ai suoi propositi.
Continuai a spingere,grata che la voce del dio della guerra non si fosse fatta ancora sentire.
Non sapevo più in quanti fossero nella stanza,in quel momento,e non me ne importava assolutamente.
-Avanti,cara,continua a spingere. Ce l'hai quasi fatta!-esclamò Anna,e io mi concentrai sulla sua figura e sui tocchi gentili di Ezio.
Spinsi una,due,tre volte e finalmente sentii di avercela fatta.
Mio figlio era nato.
Mi appoggiai del tutto contro i cuscini,ridendo felice.
Ce l'avevo fatta. Ce l'avevo fatta.
Sentii Ezio mormorarmi che ero stata bravissima e che era fiero di me,le sue labbra posarsi sulla mia fronte. Chiusi gli occhi con un sospiro,per poi riaprirli quando sentii il primo vagito di mio figlio.
Era in vita,ed era sano.
Mortale.
Ed eccolo. Ares.
È giunto il momento di mantenere fede alla tua parola. Portami tuo figlio.
Non vedevo la Corona,ma la voce di Ares risuonava potente nella stanza.
E a quelle parole,sprofondai nell'angoscia.
Ciò che più avevo temuto,stava per accadere.
Portai l'attenzione su mio figlio,che ancora,tra le braccia di Anna,continuava a piangere sotto i tocchi gentili di lei,per vedere se tutto andava bene.
I capelli castano scuro,come quelli di Ezio,gli scoprivano leggermente il capo.
Gli occhi chiusi,le manine strette i due piccoli pugni,la pelle tutta arrossata.
Quello era mio figlio.
Mio figlio.
Mio.
Spostai di scatto lo sguardo su Leonardo,che era comparso nuovamente alla mia vista.
Tra le sue mani la Corona.
E allora sentii qualcosa crescermi nel petto.
Qualcosa stava accadendo. Lo sentivo.
Piano piano,mi resi conto che stavo perdendo il controllo sul mio corpo,la mia mente relegata in un angolo per far posto a qualcos'altro
La paura mi attanagliò,ma un qualcosa di caldo ed amorevole si riversò su di me,tranquillizzandomi all'istante.
-Ares.-
Mi sentii pronunciare. Ma quella non era la mia voce. O meglio,non del tutto.
Quella era la voce di...Venere?
Afrodite?
Dal suo tono anche Ares pareva confuso.
-Sì.-
Le mie labbra si muovevano,ma non ero io a farlo. I miei occhi osservavano,ma non ero io a muoverli.
E,all'improvviso,capii. Venere era dentro di me. E in quel momento aveva il controllo sul mio corpo,ma stranamente non ne avevo paura. Stranamente ero assolutamente tranquilla.
Non sei morta.
-A quanto puoi vedere no. Sono debole,ancor più di trenta anni or sono,ma non a tal punto da permetterti di perpetuare il tuo piano. Ti avevo detto che non te lo avrei permesso,e così sarà.-
Allora ciò che mi hai detto non era vero. So che l'umana ha visto nei miei ricordi,e a quanto pare ha visto il ricordo che non avrei voluto,visto che quella che loro chiamano Sindone è presente nella stanza,ma allora perché mi hai fatto credere che eri totalmente morta. Mai ho sentito la tua presenza. Mi hai dato l'illusione di avere la via libera! Tu avevi detto che l'unico modo era la morte del neonato,ma io sapevo perfettamente che l'umana non l'avrebbe permesso. L'amore di una madre è forte. E senza nessuno che mi ostacolasse sarei potuto rinascere a nuova vita!
-Il mio potere è debole per farsi sentire,ne devo prendere atto,e ciò mi ha aiutata a non far rivelare la mia presenza. E in più mi serviva che tu mi credessi morta,così come la discendente che in questi anni mi ha ospitata. Grazie al mio dono ha visto momenti importanti,per far in modo che tu,nel caso avessi voluto frugarle nella mente,avessi la certezza della mia dipartita totale. Ecco perché alla sua nascita dissi che dopo il mio aiuto sarei completamente scomparsa. Tu,la mia discendenza,chiunque,doveva pensare che sarei morta da lì a pochi minuti. Volevo che tu fossi sicuro di essere al sicuro,così non avresti escogitato altri modi di operare. E ora è troppo tardi per farlo.-
Anche se tu avessi il potere per fermarmi,e non ce l'hai visto la tua debolezza,come pensi di riuscirci? Afrodite,col potere che hai ora puoi a malapena parlare.
-Ti sbagli. Sono debole,è vero,ma in questi anni di silenzio e sonno semi mortale,ho dato fondo a tutto il potere che mi è rimasto per un unico ed ultimo atto. E lo libererò solo in quel momento,se tu mi costringerai a farlo.-
Di cosa stai parlando?
-Tu impossessati di quel bambino,Ares,e io farò altrettanto distruggendo le nostre tre esistenze in un solo secondo. La mia,la tua,e quella del bambino.-
Non puoi. Non puoi!
-Oh,si che posso,invece.-

Sorrisi trionfante.
Anche se non fosse questo bambino,mi prenderò il prossimo che nascerà loro.
-Minacce a vuoto.-
Non provare a farmi arrabbiare,Afrodite,o giuro...
-Tu non potrai rinascere in nessun nostro discendete,perché appena proverai nuovamente a farlo io farò in modo che tu abbia le mani legate.-
Ah,si? E come?
-Artemide mi deve un favore.-
Non chiamare in causa mia sorella,lei non c'entra niente in questa storia.
-Troppo tardi,mio caro. L'ho chiamata in causa secoli or sono. Quando iniziai a comprendere che tu stavi aspettando il momento adatto per ritornare in vita. Io e tua sorella abbiamo avuto un fugace incontro. Tu puoi vedere il sesso del nascituro quando ormai la vita si sta creando,ma tua sorella,essendo anche la dea del parto,può stabile il sesso del nascituro e lei,gentilmente,mi ha concesso questo dono per i miei discendenti di sangue,quindi,se tu non annullerai immediatamente il patto fatto con l'umana,io farò in modo che tutti i prossimi discendenti siano femmine. A te la scelta.-
Non puoi avermi fatto questo!

Sentii nuovamente le labbra stendersi in un sorriso,ma stavolta fu uno di quei sorrisi crudeli:-Mi dispiace,amore,l'ho già fatto.-
Maledizione!
-Tornatene al sicuro nella Corona,Ares. Non puoi più fare nulla.-

Sentii la sua voce emettere una risata roca e divertita. Ma sono certa che in quel momento provasse tutto,ma non certo divertimento per come erano andate le cose.
Ebbene,alla fine hai mantenuto la parola,Afrodite. Io non tornerò alla vita,come tu mi avevi promesso. Ti sei mossa bene,da ottima stratega. Quella glaciale di mia sorella,Minerva,sarebbe fiera di te. Ma farò in modo di farti ripagare il debito che hai nei miei confronti,perché questa non me la dimentico.
Detto ciò,sparì.
All'improvviso la sua presenza non la sentii più,semplicemente se ne andò.
Era davvero finita? Non ci sarebbe stato più alcun scambio?
E Diego,mi chiesi,è ancora vivo?
-Non preoccuparti,mia discendente,il tuo amico è ancora in vita.-
Sentii il capo voltarsi e i miei occhi entrarono in contatto con quelli di Ezio.
-Vostro figlio è salvo. Ares non vi darà più alcun problema.-disse Venere,rivolta verso mio marito,-Così come io. Non appena abbandonerò questo corpo lascerò solo un frammento di me,in modo da stabilire il sesso del nascituro in caso Ares tentasse nuovamente di muoversi. Non sarò più una presenza latente. E i doni che ho concesso alla mia discendente spariranno completamente,insieme alla mia coscienza. Noi non ci rivedremo più,ma sappiate che veglierò sempre su di voi,anche dopo la mia morte. Addio,figlia mia,ed anche a te,Ezio Auditore da Firenze.-
E con queste parole,la presenza che mi aveva reclusa in un anfratto della mia mente,sparì,dandomi nuovamente il controllo sul mio corpo e sui miei pensieri.
E la prima cosa che sentii appena ripresa coscienza,fu una moltitudine di pensieri altrui che,dopo un breve momento,sparirono completamente.
E subito dopo,nel silenzio assordante della stanza,ritornai a sentire le urla di mio figlio che,nel giro di pochi secondi,mi ritrovai tra le braccia.
-Io...-iniziai,confusa.
Non sapevo bene cosa dire.
Sapevo solo che era incredibile.
Guardai il visino di mio figlio che continuava ad emettere urla di vita dalla sua piccola bocca spalancata.
Mi apprestai a calmarlo,dandogli ciò che cercava,e non appena si appropriò del mio seno,mi voltai verso Ezio.
Tentai di intrufolarmi nella sua mente,ma non ci riuscii.
Allora tentai con Claudia,Anna,Leonardo e Diego,ma ciò che recepivo era il nulla assoluto.
Non riuscivo più a leggere nella mente altrui.
Provai a rivivere qualche ricordo,ma il risultato fu lo stesso.
I miei poteri,che io per tanto tempo avevo chiamato le mie maledizioni,erano spariti completamente.
-Non sento nulla.-dissi,allora,-Il completo silenzio.-
Sentii mio marito stringermi a se e lo vidi posare con delicatezza la mano sul capo di nostro figlio.
-E' finita.-pronunciò,poco dopo.
Riportai lo sguardo su nostro figlio e in un sussurro dissi:-Non è finita. Questo è solo l'inizio.-
Nostro figlio aprì gli occhi su di noi e ci osservò.
Sospirai nel vedere i suoi occhi.
Viola.
Guardai mio marito e con un sorriso rassegnato commentai:-Bé,la normalità non fa parte di questa famiglia.-
-Quando mai lo è stata?-chiese Ezio in un sorriso.
-Come lo chiamiamo?-chiesi,riportando gli occhi sul nostro bambino.
-Non vuoi deciderlo tu?-mi chiese sospettoso.
Avevamo litigato spesso e volentieri per il nome,in quei mesi.
-Non ti preoccupare,io lo sceglierò la prossima volta.-
-Come mai?-mi chiese curioso.
-Perché sarà femmina.-
-E come lo sai?-
-Venere me ne ha fatto un cenno,prima di lasciarci.-risposi con un sorriso.
-Bé...se è così allora. Pensavo a Marcello.-
-E sia...-concordai,riportando tutta la mia attenzione sulla nostra creatura,-Benvenuto alla vita Marcello Auditore.-dissi,accarezzandogli una guancia.
Finalmente era finita e,circondata dalle persone che più amavo al mondo,potei addormentarmi serenamente,con in braccio mio figlio ed accanto l'uomo della mia vita.




Angolo Autrice
Siamo alla fine. Ancora un capitolo,l'epilogo,e questo viaggio sarà concluso.
L'epilogo è già steso,quindi passeranno un paio di giorni prima di pubblicarlo.
I ringraziamenti li farò al prossimo capitolo,ma già qui voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto,commentato,preferito,ricordato o seguito questa storia: GRAZIE.
Non so bene che dire...al momento sono un po' triste per la conclusione di questa storia :'(
Spero comunque che il capitolo sia stato di vostro gradimento e che la Soluzione finale vi sia piaciuta. Ve l'aspettavate? Venere ha fatto il suo ritorno in scena al momento giusto ;)
Per la scelta del nome del bambino,per quanto Marcello proprio non mi piaccia alla fine ho deciso di rimanere fedele al videogioco u.u
Per ora è tutto,spero di sentirvi :)
Alla prossima,con l'ultimissimo capitolo!
Un bacio,
vostra Morgan.

  
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