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Autore: Stria93    28/05/2014    7 recensioni
Un misterioso pugnale nascosto nelle profondità del Castello Oscuro, una ragazza curiosa che ha fame di avventure, una Regina Cattiva che trama nell'ombra e un folletto costantemente in bilico tra luce e oscurità.
Cosa accade quando il più grande segreto del Signore Oscuro viene inconsapevolmente violato dall'ultima persona che egli si sarebbe aspettato?
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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storm

Rumpelstiltskin sbatté con violenza la porta dei sotterranei dietro di sé e salì le scale che portavano alla sala dell'arcolaio, l'unico luogo dove, forse, avrebbe potuto ritrovare un po' di calma.
Sentiva la collera montare dentro sé e impadronirsi del suo corpo ad ogni passo, come un fuoco che divampava e gli mordeva la carne. La Bestia premeva per uscire allo scoperto e dare sfogo ai suoi istinti distruttivi.
Ma era davvero solo la collera?
Il folletto avrebbe voluto poter rispondere affermativamente a quella domanda, ma non poteva ignorare un altro sentimento che gli torceva dolorosamente il cuore, come a volerlo stritolare fino a renderlo nient'altro che una manciata di polvere, allo stesso modo in cui egli aveva posto fine a tante vite.
Si trattava di un sentimento di gran lunga più forte dell'ira e molto più dolente.
Il Signore Oscuro era pronto ad affrontare chiunque avesse violato il nascondiglio del pugnale, ma quando si era ritrovato davanti proprio la sua domestica aveva sentito il terreno franare sotto i suoi piedi e ogni flebile certezza costruita in quegli ultimi mesi era venuta meno.
Lei l'aveva tradito! Aveva tradito la sua fiducia e aveva disubbidito ai suoi ordini avventurandosi nella proibita ala ovest.
Eppure, una parte di lui si rifiutava categoricamente di credere che Belle avesse sempre e solo mirato a trovare l'arma dell'Oscuro, che rappresentava sì la fonte del suo potere, ma anche il suo unico punto debole.
Si accorse solo in quel momento di averlo ancora stretto in una mano, da quando l'aveva strappato con violenza dalle dita candide della giovane.
Lo accarezzò con lo sguardo, soffermandosi su ogni singola lettera del suo nome impresso sulla fredda lama come una condanna, un monito; un ricordo indelebile e permanente del prezzo che il suo enorme potere esigeva e di ciò che aveva perso.
Rumpelstiltskin amava e, allo stesso tempo, odiava quell'oggetto: esso gli aveva donato la magia, lo aveva reso l'essere più potente di ogni reame e, soprattutto, era stato la salvezza del suo Bae dalla Guerra degli Orchi; ma aveva inoltre rappresentato la causa della loro separazione, ed ora si era frapposto anche tra lui e Belle.
Ma era un'assurdità pensare che la ragazza potesse essere a conoscenza dei poteri oscuri di quel coltello, a meno che, naturalmente, qualcuno non l'avesse informata. Qualcuno che avesse avuto un qualche interesse nel sottrargli quell'arma magica.
Un solo nome balenò immediatamente tra i pensieri del folletto: Regina.
Che fosse stata lei a persuadere la sua giovane domestica a rubare il pugnale?
La mente di Rumpelstiltskin corse rapidamente a qualche settimana prima, quando la donna si era presentata al Castello Oscuro. Ricordava perfettamente il modo in cui i suoi occhi scuri continuavano a squadrare Belle con malcelato interesse, animati da una luce perfida e infida.
Il Signore Oscuro sapeva che ciò che stava per fare era una mossa molto azzardata, ma doveva sapere la verità. Il dubbio era logorante. Doveva sapere se Regina si era davvero servita della ragazza e se lui non era stato in grado di proteggerla, come aveva promesso a se stesso quella sera.
Mosse qualche passo deciso in direzione di un'alta sagoma rettangolare, nascosta da un pesante drappo di tessuto, poi ne afferrò un lembo e strattonò con forza.
Il tendaggio cadde a terra con un fruscio, rivelando un antico specchio dalla cornice d'argento.
L'Oscuro osservò per un attimo la propria immagine riflessa, che gli restituiva lo sguardo: stentò a riconoscere se stesso quando incrociò la propria espressione, che sembrava più folle e allucinata che mai.
- Regina! Mostrati a me! - Ordinò, cercando di arrestare il tremito della propria voce e di mantenere un tono fermo e autoritario.
Non accadde nulla, allora il folletto si permise un ghigno beffardo e assunse un tono cantilenante e irriverente. - Oh, andiamo, dearie! Vuoi farmi credere che all'improvviso hai paura di fare quattro chiacchiere con un vecchio amico? So che sei lì e non è affatto carino ignorarmi in questo modo. -
- Tsk, proprio tu vieni a parlarmi di buone maniere! -
Questa volta la superficie dello specchio prese ad incresparsi e il riflesso di Rumpelstiltskin scomparve, sostituito dalla sinuosa figura di Regina, avvolta in un sontuoso abito di velluto nero, decorato di brillanti.
L'espressione seccata del suo bel volto per essere stata convocata come una qualunque serva, non poteva tuttavia dissimulare la sincera curiosità per quell'inaspettato comportamento da parte dell'Oscuro.
Da che ricordava, il folletto era sempre stato molto geloso del suo castello e dei suoi segreti, tanto che aveva accuratamente coperto ogni specchio e superficie riflettente che vi si trovassero, per impedire a lei di spiarlo. Ed ora era proprio lo stesso Rumpelstiltskin che le permetteva di accedere alla sua dimora attraverso quel magico strumento. Quale mistero si celava dietro quell'inusuale situazione?
- Allora? Che cosa vuoi, Rumpel? Di cosa vorresti chiacchierare con me? -
- Sei stata tu? -
La donna parve sinceramente sorpresa e incuriosita. - A fare cosa? -
- Oh, sono sicuro che lo sai, dearie. - Il folletto parlava a denti stretti e stringeva i pugni, cercando di domare l'ira.
Regina corrugò la fronte, perplessa. Non capiva proprio dove il suo interlocutore volesse andare a parare.
- Ti sei servita di Belle per cercare di indebolirmi! Non negarlo! Solo tu potevi architettare un piano così subdolo! Be', mi dispiace per te, ma anche stavolta hai fallito miseramente! - Sbottò lui, mandando al diavolo ogni proposito di mantenere la calma.
Stavolta la donna scoppiò a ridere. - Belle? Quella scioccherella della tua domestica?! Mi dispiace, caro, ma io non ho fatto nulla. Qualunque cosa sia accaduta tra te e la tua servetta, io non c'entro affatto. Ma dimmi un po', cos'è successo? Deve aver di sicuro combinato un gran bel guaio perché mi sembri alquanto sconvolto, caro. -
Rumpelstiltskin si avvicinò allo specchio fino a portare il proprio volto deformato dalla rabbia ad un soffio da quello calmo, rilassato e perfino divertito di Regina.
- Non mentire a me. - Sibilò.
L'altra sfoderò un sorrisetto perfido e malizioso. - Forse dovresti scegliere meglio le tue sgualdrine. -
Il Signore Oscuro fissò intensamente la donna, come a volerne carpire i segreti più profondi. 
La conosceva bene ormai, così come conosceva altrettanto bene il peso delle menzogne. Per lui era un gioco da ragazzi capire quando qualcuno mentiva, tuttavia, almeno in quella circostanza, non riuscì a scorgere la minima traccia di falsità in quelle iridi gelide. Possibile che stesse davvero dicendo la verità?
Se fosse stato più lucido e meno provato da quanto era successo, il folletto si sarebbe sicuramente accorto del profondo interesse con cui la donna dall'altra parte dello specchio lo stava scrutando e del diabolico bagliore di trionfo che animava suoi occhi bruni, tanto belli quanto duri e crudeli.
- Ora, se vuoi scusarmi, Rumpel, devo proprio andare. Non ho tempo di occuparmi dei tuoi problemi con la servitù. -
L'immagine prese a tremolare, per poi scomparire del tutto nel giro di pochi secondi.
Rumpelstiltskin restò immobile davanti allo specchio ancora per qualche minuto, a fissare il proprio riflesso, senza in realtà vederlo, dopodiché si lasciò cadere stancamente sulla poltrona davanti al camino, massaggiandosi le tempie e cercando di ragionare a mente lucida: da quando era diventato l'Oscuro gli riusciva molto difficile controllare la propria furia e riacquistare quel piglio freddo e calcolatore che lo contraddistingueva la maggior parte del tempo.
Per quanto Regina fosse furba e spietata e desiderasse da sempre diventare più potente di lui, almeno in quell'occasione gli era sembrata sincera. Non c'entrava davvero nulla con quanto era accaduto quella sera, ma non avrebbe saputo dire se ciò lo confortasse o meno.


Nel frattempo, in un altro reame, a molte miglia dal Castello Oscuro, la Regina Cattiva misurava a grandi passi la sua lussuosa camera da letto, riflettendo rapidamente.
Quella breve conversazione con l'Oscuro era stata decisamente illuminante.
Non ricordava di averlo mai visto fuori di sé come poco prima; nei suoi occhi disumani e spiritati aveva riconosciuto un'angoscia e una disperazione che non gli erano proprie. E tutto quel turbamento era legato a quella principessina che aveva preso con sé come sguattera.
Regina si accarezzò il mento, pensierosa, mentre cercava di visualizzare il volto gentile della ragazza.
Quando, poche settimane prima, aveva fatto visita a Rumpelstiltskin non le era certo sfuggito il modo in cui quei grandi occhioni azzurri cercavano continuamente quelli del folletto, in una muta richiesta di protezione e sicurezza. Era una brava osservatrice, lo era sempre stata e, sebbene il suo cuore inaridito non lo provasse da molto tempo, sapeva ancora riconoscere l'amore negli sguardi altrui.
Ma non immaginava minimamente che il Signore Oscuro potesse ricambiare i sentimenti della sua domestica... almeno fino a pochi minuti prima.
Un'idea aveva iniziato a farsi largo nella sua mente da quando aveva visto Rumpelstiltskin così turbato. Un'idea che, se attuata nel modo giusto, le avrebbe permesso di privarlo dei suoi poteri proprio grazie a colei che egli amava. Perché, in fondo, Regina lo sapeva bene, l'amore è solo una debolezza.
Sarebbero bastate poche parole ben studiate per spingere quell'ingenua a baciarlo e a trasformarlo in un uomo qualunque, prosciugando anche la più piccola e miserabile goccia di magia che scorreva nel suo sangue.
I baci del Vero Amore possono spezzare qualsiasi sortilegio.


Fuori dalle finestre del Castello Oscuro imperversava una formidabile tempesta, con tuoni e fulmini che pareva volessero far crollare il cielo sulla terra con i loro assordanti boati.
Rumpelstiltskin rimase per un po' ad ascoltare la voce possente della natura, che, evidentemente, doveva essere inquieta e scossa quanto il suo animo in quel momento.
Alla fine sospirò: non riusciva, semplicemente non riusciva a concepire l'idea che Belle volesse fargli del male. Doveva esserci un'altra spiegazione per i fatti accaduti poco prima.
Una nuova saetta squarciò il cupo manto di nubi nere, illuminando a giorno l'intera stanza, e l'ennesimo rombo grave riecheggiò per tutto il castello, facendo vibrare pareti e pavimenti.
Il folletto pensò alla paura che la sua domestica nutriva per i temporali, e quella sera sembrava davvero che gli dèi avessero intenzione di scatenare il finimondo.
Si era sempre stupito di come una giovane donna, che si era mostrata tanto fiera, coraggiosa e impavida nell'accettare l'accordo che l'avrebbe resa prigioniera di un mostro per tutta la vita in cambio della salvezza del proprio regno, potesse reagire come una qualunque bambina spaventata ogni volta che un temporale faceva visita al Castello Oscuro con il suo carico di folgori e tuoni.
Nella sua mente si formò l'immagine della ragazza rannicchiata in un angolo della cella, esattamente un piano sotto i suoi stivali, tremante, spaventata e infreddolita. La morsa che gli attanagliava lo stomaco e il petto si fece ancora più opprimente.
Era giunto il momento di affrontare la domanda che, fino a quel punto, egli aveva cercato disperatamente di ignorare.
Cosa avrebbe dovuto fare ora?
La risposta gli giunse spontanea e impietosa: c'era un solo, ineluttabile destino che attendeva chi veniva a conoscenza, seppure involontariamente, del suo segreto.
Non sarebbe stata la prima volta. Già in passato aveva ucciso a sangue freddo e senza alcuno scrupolo la giovinetta che lavorava per lui come domestica e che aveva udito, suo malgrado, uno stralcio di conversazione riguardante il pugnale.
La fanciulla in questione era muta e, in ogni caso, non ne avrebbe potuto far parola con nessuno, ma Rumpelstiltskin non poteva lasciarla in vita; sarebbe stato un rischio troppo grande e così se n'era sbarazzato il giorno dopo.
Ma la prospettiva di riservare a Belle la stessa sorte lo ripugnava e gli dava il voltastomaco.
Si vide in piedi nella cella, incombere sulla giovane accucciata per terra e appiattita contro la parete mentre lo supplicava di non farle del male e di lasciarla spiegare, poi vide se stesso alzare il pugnale e prepararsi all'affondo... ma, a quel punto, la sua mente non riuscì più a sostenere quei turpi pensieri.
Trovava assolutamente inconcepibile l'idea di fare del male a Belle. Ma non era, forse, ciò che era appena accaduto?
Abbassò lo sguardo sulle proprie mani, che poco prima si erano strette forte e rudemente attorno alle esili braccia della giovane, mentre la trascinava dietro di sé come un corpo inanimato.
Provò un moto di repulsione per quelle mani mostruose che tanto male avevano seminato negli anni e che, sicuramente, avevano segnato la pelle delicata e nivea della ragazza.
Mentre la tempesta infuriava e il vento ululava senza sosta, Rumpelstiltskin sospirò e si abbandonò contro lo schienale della poltrona.
Oh, Belle. Perché hai dovuto mettermi in questa situazione? Cosa dovrei fare adesso, eh?


Rinchiusa nell'angusta e umida cella di pietra, Belle rabbrividì quando il fragore di un tuono, ancora più possente di quelli che l'avevano preceduto, fece tremare le pareti.
Si raggomitolò ancora di più contro il muro e affondò la testa fra le ginocchia.
Quante volte Rumpelstiltskin l'aveva presa in giro per quella sua paura così irrazionale e infantile! Ma alla fine, nonostante il suo atteggiamento irrisorio, era sempre la presenza del folletto che la faceva stare meglio quando imperversavano quei violenti temporali.
Stava con lei, la faceva parlare per distrarla e, a suo modo, le faceva compagnia fino a quando la tempesta non era passata.
Quel Rumpelstiltskin, che Belle aveva imparato a conoscere e perfino ad apprezzare, era così diverso dal demone che l'aveva gettata in malo modo nelle segrete solo qualche ora prima.
Abbassò lo sguardo sulle proprie braccia, dove, in netto contrasto con la sua pelle di porcellana, erano ben visibili i segni e i graffi che le dita e le unghie del Signore Oscuro avevano lasciato su di lei.
Non riusciva a togliersi dalla testa quegli occhi stralunati e feroci e il modo in cui essi sembravano mandare lampi, proprio come il cielo sopra il castello in quel preciso istante.
I lineamenti deformati dall'ira, i denti aguzzi scoperti in un ringhio, le pupille ridotte a due fessure lampeggianti lo avevano reso praticamente irriconoscibile. In quel frangente le era sembrato davvero la bestia orribile che tutti descrivevano.
In effetti, a tal proposito, un terribile dubbio si era insinuato nella mente della ragazza: che fosse davvero quella la natura del Signore Oscuro?
Al contrario di tutti gli altri, la giovane aveva sempre creduto nella bontà che doveva celarsi nel profondo del suo cuore. Aveva sempre visto una flebile scintilla di luce oltre quell'oceano di oscurità; ma poteva anche essersi sbagliata clamorosamente.
Eppure, se Belle possedeva un talento, una sorta di potere magico, un sesto senso o in qualunque altro modo lo si volesse chiamare, era proprio la straordinaria capacità di riuscire a leggere l'anima delle persone, e, nonostante i fatti di poche ore prima, era ancora convinta che Rumpelstiltskin non fosse l'essere abominevole, abietto e senza scrupoli di cui aveva tanto sentito parlare.
Ma cosa mai poteva aver fatto scattare in lui un tale e improvviso accesso di furia?
Le tornarono alla mente la sua espressione sconvolta quando l'aveva sorpresa con quello strano pugnale tra le mani e le accuse insensate e sconnesse che le aveva riversato addosso subito dopo. Ovviamente il folletto doveva aver frainteso le sue intenzioni.
Era evidente che, stavolta, l'avesse davvero combinata grossa, ma una reazione così violenta era spropositata perfino per il Signore Oscuro e l'aveva turbata non poco.
Se solo egli le avesse dato la possibilità di spiegarsi! Se solo non se ne fosse andato senza voler sentire ragioni!
Restava comunque il fatto che ella aveva disubbidito ai suoi ordini, oltrepassando i confini entro i quali avrebbe dovuto rimanere.
Belle sospirò: cosa le sarebbe successo ora?
Temeva il momento in cui il folletto si sarebbe presentato nella cella, sempre che egli non avesse intenzione di lasciarla laggiù per sempre. Temeva di incrociare di nuovo quello sguardo furibondo e folle d'ira che l'aveva lasciata ammutolita e paralizzata dal terrore.
L'ennesimo fulmine si abbatté sul castello, seguito da un fragore assordante.
Belle cacciò un urlo e si premette le mani sulle orecchie, come faceva quando era piccola per non sentire più il rombo grave dei tuoni.
Dov'era Rumpelstiltskin? Dov'era il folletto che la faceva sempre sentire al sicuro quando aveva paura, che la faceva ridere quando era triste, ed era in grado di agitare in lei emozioni che mai, prima di allora, avrebbe creduto di poter provare?



Da Stria93: Splendori miei! :)
Ecco qui il terzo, nonché penultimo, capitolo di questa mini-long.
Vi avevo promesso che Regina avrebbe fatto di nuovo la sua comparsa, nonostante la storia sia prevalentemente dedicata ai RumBelle, ed ecco che ho mantenuto la promessa.
Mi piaceva l'idea di provare ad immaginare cosa avesse fatto nascere nella Regina Cattiva l'idea di usare Belle contro Rumpel attraverso il Bacio del Vero Amore e quindi servendosi dei loro sentimenti reciproci.
Nonostante io in primis non sia convinta al 100% di questo capitolo, spero che, almeno a voi, sia piaciuto o almeno che non l'abbiate trovato troppo insensato. xD
Per il resto, stavolta mi sono dedicata prevalentemente all'introspezione di Belle e soprattutto di Rumpel, e ai loro pensieri in seguito all'accaduto del capitolo precedente, che ha lasciato entrambi profondamente scossi e turbati.
Come sempre mi auguro davvero di non essere finita OOC, ma il giudizio finale spetta a voi. :)
E a proposito dei vostri giudizi, permettetemi di ringraziare tantissimo claraoswald, dagaz, Euridice100, padme83, PoisonRain, seasonsoflove per aver recensito il secondo capitolo; annachiara27, Araba Shirel Stark, Beabizz, claraoswald, dagaz, Euridice100, gionem, kittyonce, La Lady, padme83, PoisonRain, S05lj, seasonsoflove per aver inserito questa storia tra le seguite/preferite/ricordate; e, naturalmente, anche tutti i lettori silenziosi. :)
Vi lascio con una piccola anticipazione che spero possa risultare rassicurante: nel prossimo capitolo ci sarà il tanto agognato fluff e tutto si sistemerà... in qualche modo. ;)
Grazie di nuovo a tutti voi, miei cari! <3
Baci!

P.S. Scrivendo questo capitolo mi è venuta un'idea per una nuova shot che non escludo di pubblicare in un futuro forse neanche troppo lontano. Non vi anticipo altro per ora. ;)

  
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