Rumpelstiltskin
sbatté con violenza la porta dei sotterranei dietro di sé
e salì le scale che portavano alla sala dell'arcolaio, l'unico
luogo dove, forse, avrebbe potuto ritrovare un po' di calma.
Sentiva la collera montare dentro sé e impadronirsi del suo
corpo ad ogni passo, come un fuoco che divampava e gli mordeva la
carne. La Bestia premeva per uscire allo scoperto e dare sfogo ai suoi
istinti distruttivi.
Ma era davvero solo la collera?
Il folletto avrebbe voluto poter rispondere affermativamente a quella
domanda, ma non poteva ignorare un altro sentimento che gli torceva
dolorosamente il cuore, come a volerlo stritolare fino a renderlo
nient'altro che una manciata di polvere, allo stesso modo in cui egli
aveva posto fine a tante vite.
Si trattava di un sentimento di gran lunga più forte dell'ira e molto più dolente.
Il Signore Oscuro era pronto ad affrontare chiunque avesse violato il
nascondiglio del pugnale, ma quando si era ritrovato davanti proprio la
sua domestica aveva sentito il terreno franare sotto i suoi piedi e
ogni flebile certezza costruita in quegli ultimi mesi era venuta meno.
Lei l'aveva tradito! Aveva tradito la sua fiducia e aveva disubbidito ai suoi ordini avventurandosi nella proibita ala ovest.
Eppure, una parte di lui si rifiutava categoricamente di credere che
Belle avesse sempre e solo mirato a trovare l'arma dell'Oscuro, che
rappresentava sì la fonte del suo potere, ma anche il suo unico
punto debole.
Si accorse solo in quel momento di averlo ancora stretto in una mano,
da quando l'aveva strappato con violenza dalle dita candide della
giovane.
Lo accarezzò con lo sguardo, soffermandosi su ogni singola
lettera del suo nome impresso sulla fredda lama come una condanna, un
monito; un ricordo indelebile e permanente del prezzo che il suo enorme
potere esigeva e di ciò che aveva perso.
Rumpelstiltskin amava e, allo stesso tempo, odiava quell'oggetto: esso
gli aveva donato la magia, lo aveva reso l'essere più potente di
ogni reame e, soprattutto, era stato la salvezza del suo Bae dalla
Guerra degli Orchi; ma aveva inoltre rappresentato la causa della loro
separazione, ed ora si era frapposto anche tra lui e Belle.
Ma era un'assurdità pensare che la ragazza potesse essere a
conoscenza dei poteri oscuri di quel coltello, a meno che,
naturalmente, qualcuno non l'avesse informata. Qualcuno che avesse
avuto un qualche interesse nel sottrargli quell'arma magica.
Un solo nome balenò immediatamente tra i pensieri del folletto: Regina.
Che fosse stata lei a persuadere la sua giovane domestica a rubare il pugnale?
La mente di Rumpelstiltskin corse rapidamente a qualche settimana
prima, quando la donna si era presentata al Castello Oscuro. Ricordava
perfettamente il modo in cui i suoi occhi scuri continuavano a
squadrare Belle con malcelato interesse, animati da una luce perfida e
infida.
Il Signore Oscuro sapeva che ciò che stava per fare era una mossa molto azzardata, ma doveva sapere la verità. Il dubbio era logorante. Doveva
sapere se Regina si era davvero servita della ragazza e se lui non era
stato in grado di proteggerla, come aveva promesso a se stesso quella
sera.
Mosse qualche passo deciso in direzione di un'alta sagoma rettangolare,
nascosta da un pesante drappo di tessuto, poi ne afferrò un
lembo e strattonò con forza.
Il tendaggio cadde a terra con un fruscio, rivelando un antico specchio dalla cornice d'argento.
L'Oscuro osservò per un attimo la propria immagine riflessa, che
gli restituiva lo sguardo: stentò a riconoscere se stesso quando
incrociò la propria espressione, che sembrava più folle e
allucinata che mai.
- Regina! Mostrati a me! - Ordinò, cercando di arrestare il
tremito della propria voce e di mantenere un tono fermo e autoritario.
Non accadde nulla, allora il folletto si permise un ghigno beffardo e
assunse un tono cantilenante e irriverente. - Oh, andiamo, dearie! Vuoi
farmi credere che all'improvviso hai paura di fare quattro chiacchiere
con un vecchio amico? So che sei lì e non è affatto
carino ignorarmi in questo modo. -
- Tsk, proprio tu vieni a parlarmi di buone maniere! -
Questa volta la superficie dello specchio prese ad incresparsi e il
riflesso di Rumpelstiltskin scomparve, sostituito dalla sinuosa figura
di Regina, avvolta in un sontuoso abito di velluto nero, decorato di
brillanti.
L'espressione seccata del suo bel volto per essere stata convocata come
una qualunque serva, non poteva tuttavia dissimulare la sincera
curiosità per quell'inaspettato comportamento da parte
dell'Oscuro.
Da che ricordava, il folletto era sempre stato molto geloso del suo
castello e dei suoi segreti, tanto che aveva accuratamente coperto ogni
specchio e superficie riflettente che vi si trovassero, per impedire a
lei di spiarlo. Ed ora era proprio lo stesso Rumpelstiltskin che le
permetteva di accedere alla sua dimora attraverso quel magico
strumento. Quale mistero si celava dietro quell'inusuale situazione?
- Allora? Che cosa vuoi, Rumpel? Di cosa vorresti chiacchierare con me? -
- Sei stata tu? -
La donna parve sinceramente sorpresa e incuriosita. - A fare cosa? -
- Oh, sono sicuro che lo sai, dearie. - Il folletto parlava a denti stretti e stringeva i pugni, cercando di domare l'ira.
Regina corrugò la fronte, perplessa. Non capiva proprio dove il suo interlocutore volesse andare a parare.
- Ti sei servita di Belle per cercare di indebolirmi! Non negarlo! Solo
tu potevi architettare un piano così subdolo! Be', mi dispiace
per te, ma anche stavolta hai fallito miseramente! - Sbottò lui,
mandando al diavolo ogni proposito di mantenere la calma.
Stavolta la donna scoppiò a ridere. - Belle? Quella
scioccherella della tua domestica?! Mi dispiace, caro, ma io non ho
fatto nulla. Qualunque cosa sia accaduta tra te e la tua servetta, io
non c'entro affatto. Ma dimmi un po', cos'è successo? Deve aver
di sicuro combinato un gran bel guaio perché mi sembri alquanto
sconvolto, caro. -
Rumpelstiltskin si avvicinò allo specchio fino a portare il
proprio volto deformato dalla rabbia ad un soffio da quello calmo,
rilassato e perfino divertito di Regina.
- Non mentire a me. - Sibilò.
L'altra sfoderò un sorrisetto perfido e malizioso. - Forse dovresti scegliere meglio le tue sgualdrine. -
Il Signore Oscuro fissò intensamente la donna, come a volerne carpire i segreti più profondi.
La conosceva bene ormai, così come conosceva altrettanto bene il
peso delle menzogne. Per lui era un gioco da ragazzi capire quando
qualcuno mentiva, tuttavia, almeno in quella circostanza, non
riuscì a scorgere la minima traccia di falsità in quelle
iridi gelide. Possibile che stesse davvero dicendo la verità?
Se fosse stato più lucido e meno provato da quanto era successo,
il folletto si sarebbe sicuramente accorto del profondo interesse con
cui la donna dall'altra parte dello specchio lo stava scrutando e del
diabolico bagliore di trionfo che animava suoi occhi bruni, tanto belli
quanto duri e crudeli.
- Ora, se vuoi scusarmi, Rumpel, devo proprio andare. Non ho tempo di occuparmi dei tuoi problemi con la servitù. -
L'immagine prese a tremolare, per poi scomparire del tutto nel giro di pochi secondi.
Rumpelstiltskin restò immobile davanti allo specchio ancora per
qualche minuto, a fissare il proprio riflesso, senza in realtà
vederlo, dopodiché si lasciò cadere stancamente sulla
poltrona davanti al camino, massaggiandosi le tempie e cercando di
ragionare a mente lucida: da quando era diventato l'Oscuro gli riusciva
molto difficile controllare la propria furia e riacquistare quel piglio
freddo e calcolatore che lo contraddistingueva la maggior parte del
tempo.
Per quanto Regina fosse furba e spietata e desiderasse da sempre
diventare più potente di lui, almeno in quell'occasione gli era
sembrata sincera. Non c'entrava davvero nulla con quanto era accaduto
quella sera, ma non avrebbe saputo dire se ciò lo confortasse o
meno.
Nel frattempo, in un altro reame, a molte miglia dal Castello Oscuro,
la Regina Cattiva misurava a grandi passi la sua lussuosa camera da
letto, riflettendo rapidamente.
Quella breve conversazione con l'Oscuro era stata decisamente illuminante.
Non ricordava di averlo mai visto fuori di sé come poco prima;
nei suoi occhi disumani e spiritati aveva riconosciuto un'angoscia e
una disperazione che non gli erano proprie. E tutto quel turbamento era
legato a quella principessina che aveva preso con sé come
sguattera.
Regina si accarezzò il mento, pensierosa, mentre cercava di visualizzare il volto gentile della ragazza.
Quando, poche settimane prima, aveva fatto visita a Rumpelstiltskin non
le era certo sfuggito il modo in cui quei grandi occhioni azzurri
cercavano continuamente quelli del folletto, in una muta richiesta di
protezione e sicurezza. Era una brava osservatrice, lo era sempre stata
e, sebbene il suo cuore inaridito non lo provasse da molto tempo,
sapeva ancora riconoscere l'amore negli sguardi altrui.
Ma non immaginava minimamente che il Signore Oscuro potesse ricambiare
i sentimenti della sua domestica... almeno fino a pochi minuti prima.
Un'idea aveva iniziato a farsi largo nella sua mente da quando aveva
visto Rumpelstiltskin così turbato. Un'idea che, se attuata nel
modo giusto, le avrebbe permesso di privarlo dei suoi poteri proprio
grazie a colei che egli amava. Perché, in fondo, Regina lo
sapeva bene, l'amore è solo una debolezza.
Sarebbero bastate poche parole ben studiate per spingere quell'ingenua
a baciarlo e a trasformarlo in un uomo qualunque, prosciugando anche la
più piccola e miserabile goccia di magia che scorreva nel suo
sangue.
I baci del Vero Amore possono spezzare qualsiasi sortilegio.
Fuori dalle finestre del Castello Oscuro imperversava una formidabile
tempesta, con tuoni e fulmini che pareva volessero far crollare il
cielo sulla terra con i loro assordanti boati.
Rumpelstiltskin rimase per un po' ad ascoltare la voce possente della
natura, che, evidentemente, doveva essere inquieta e scossa quanto il
suo animo in quel momento.
Alla fine sospirò: non riusciva, semplicemente non riusciva a concepire l'idea che Belle volesse fargli del male. Doveva esserci un'altra spiegazione per i fatti accaduti poco prima.
Una nuova saetta squarciò il cupo manto di nubi nere,
illuminando a giorno l'intera stanza, e l'ennesimo rombo grave
riecheggiò per tutto il castello, facendo vibrare pareti e
pavimenti.
Il folletto pensò alla paura che la sua domestica nutriva per i
temporali, e quella sera sembrava davvero che gli dèi avessero
intenzione di scatenare il finimondo.
Si era sempre stupito di come una giovane donna, che si era mostrata
tanto fiera, coraggiosa e impavida nell'accettare l'accordo che
l'avrebbe resa prigioniera di un mostro per tutta la vita in cambio
della salvezza del proprio regno, potesse reagire come una qualunque
bambina spaventata ogni volta che un temporale faceva visita al
Castello Oscuro con il suo carico di folgori e tuoni.
Nella sua mente si formò l'immagine della ragazza rannicchiata
in un angolo della cella, esattamente un piano sotto i suoi stivali,
tremante, spaventata e infreddolita. La morsa che gli attanagliava lo
stomaco e il petto si fece ancora più opprimente.
Era giunto il momento di affrontare la domanda che, fino a quel punto, egli aveva cercato disperatamente di ignorare.
Cosa avrebbe dovuto fare ora?
La risposta gli giunse spontanea e impietosa: c'era un solo,
ineluttabile destino che attendeva chi veniva a conoscenza, seppure
involontariamente, del suo segreto.
Non sarebbe stata la prima volta. Già in passato aveva ucciso a
sangue freddo e senza alcuno scrupolo la giovinetta che lavorava per
lui come domestica e che aveva udito, suo malgrado, uno stralcio di
conversazione riguardante il pugnale.
La fanciulla in questione era muta e, in ogni caso, non ne avrebbe
potuto far parola con nessuno, ma Rumpelstiltskin non poteva lasciarla
in vita; sarebbe stato un rischio troppo grande e così se n'era
sbarazzato il giorno dopo.
Ma la prospettiva di riservare a Belle la stessa sorte lo ripugnava e gli dava il voltastomaco.
Si vide in piedi nella cella, incombere sulla giovane accucciata per
terra e appiattita contro la parete mentre lo supplicava di non farle
del male e di lasciarla spiegare, poi vide se stesso alzare il pugnale
e prepararsi all'affondo... ma, a quel punto, la sua mente non
riuscì più a sostenere quei turpi pensieri.
Trovava assolutamente inconcepibile l'idea di fare del male a Belle. Ma non era, forse, ciò che era appena accaduto?
Abbassò lo sguardo sulle proprie mani, che poco prima si erano
strette forte e rudemente attorno alle esili braccia della giovane,
mentre la trascinava dietro di sé come un corpo inanimato.
Provò un moto di repulsione per quelle mani mostruose che tanto
male avevano seminato negli anni e che, sicuramente, avevano segnato la
pelle delicata e nivea della ragazza.
Mentre la tempesta infuriava e il vento ululava senza sosta,
Rumpelstiltskin sospirò e si abbandonò contro lo
schienale della poltrona.
Oh, Belle. Perché hai dovuto mettermi in questa situazione? Cosa dovrei fare adesso, eh?
Rinchiusa nell'angusta e umida cella di pietra, Belle rabbrividì
quando il fragore di un tuono, ancora più possente di quelli che
l'avevano preceduto, fece tremare le pareti.
Si raggomitolò ancora di più contro il muro e affondò la testa fra le ginocchia.
Quante volte Rumpelstiltskin l'aveva presa in giro per quella sua paura
così irrazionale e infantile! Ma alla fine, nonostante il suo
atteggiamento irrisorio, era sempre la presenza del folletto che la
faceva stare meglio quando imperversavano quei violenti temporali.
Stava con lei, la faceva parlare per distrarla e, a suo modo, le faceva compagnia fino a quando la tempesta non era passata.
Quel Rumpelstiltskin, che Belle aveva imparato a conoscere e
perfino ad apprezzare, era così diverso dal demone che l'aveva
gettata in malo modo nelle segrete solo qualche ora prima.
Abbassò lo sguardo sulle proprie braccia, dove, in netto
contrasto con la sua pelle di porcellana, erano ben visibili i segni e
i graffi che le dita e le unghie del Signore Oscuro avevano lasciato su
di lei.
Non riusciva a togliersi dalla testa quegli occhi stralunati e feroci e
il modo in cui essi sembravano mandare lampi, proprio come il cielo
sopra il castello in quel preciso istante.
I lineamenti deformati dall'ira, i denti aguzzi scoperti in un ringhio,
le pupille ridotte a due fessure lampeggianti lo avevano reso
praticamente irriconoscibile. In quel frangente le era sembrato davvero
la bestia orribile che tutti descrivevano.
In effetti, a tal proposito, un terribile dubbio si era insinuato nella
mente della ragazza: che fosse davvero quella la natura del Signore
Oscuro?
Al contrario di tutti gli altri, la giovane aveva sempre creduto nella
bontà che doveva celarsi nel profondo del suo cuore. Aveva
sempre visto una flebile scintilla di luce oltre quell'oceano di
oscurità; ma poteva anche essersi sbagliata clamorosamente.
Eppure, se Belle possedeva un talento, una sorta di potere magico, un
sesto senso o in qualunque altro modo lo si volesse chiamare, era
proprio la straordinaria capacità di riuscire a leggere l'anima
delle persone, e, nonostante i fatti di poche ore prima, era ancora
convinta che Rumpelstiltskin non fosse l'essere abominevole, abietto e
senza scrupoli di cui aveva tanto sentito parlare.
Ma cosa mai poteva aver fatto scattare in lui un tale e improvviso accesso di furia?
Le tornarono alla mente la sua espressione sconvolta quando l'aveva
sorpresa con quello strano pugnale tra le mani e le accuse insensate e
sconnesse che le aveva riversato addosso subito dopo. Ovviamente il
folletto doveva aver frainteso le sue intenzioni.
Era evidente che, stavolta, l'avesse davvero combinata grossa, ma una
reazione così violenta era spropositata perfino per il Signore
Oscuro e l'aveva turbata non poco.
Se solo egli le avesse dato la possibilità di spiegarsi! Se solo non se ne fosse andato senza voler sentire ragioni!
Restava comunque il fatto che ella aveva disubbidito ai suoi ordini,
oltrepassando i confini entro i quali avrebbe dovuto rimanere.
Belle sospirò: cosa le sarebbe successo ora?
Temeva il momento in cui il folletto si sarebbe presentato nella cella,
sempre che egli non avesse intenzione di lasciarla laggiù per
sempre. Temeva di incrociare di nuovo quello sguardo furibondo e folle
d'ira che l'aveva lasciata ammutolita e paralizzata dal terrore.
L'ennesimo fulmine si abbatté sul castello, seguito da un fragore assordante.
Belle cacciò un urlo e si premette le mani sulle orecchie, come
faceva quando era piccola per non sentire più il rombo grave dei
tuoni.
Dov'era Rumpelstiltskin? Dov'era il folletto che la faceva sempre
sentire al sicuro quando aveva paura, che la faceva ridere quando era
triste, ed era in grado di agitare in lei emozioni che mai, prima di
allora, avrebbe creduto di poter provare?
Da Stria93: Splendori miei! :)
Ecco qui il terzo, nonché penultimo, capitolo di questa mini-long.
Vi avevo promesso che Regina avrebbe fatto di nuovo la sua comparsa,
nonostante la storia sia prevalentemente dedicata ai RumBelle, ed ecco
che ho mantenuto la promessa.
Mi piaceva l'idea di provare ad immaginare cosa avesse fatto nascere
nella Regina Cattiva l'idea di usare Belle contro Rumpel attraverso il
Bacio del Vero Amore e quindi servendosi dei loro sentimenti reciproci.
Nonostante io in primis non sia convinta al 100% di questo capitolo,
spero che, almeno a voi, sia piaciuto o almeno che non l'abbiate
trovato troppo insensato. xD
Per il resto, stavolta mi sono dedicata prevalentemente
all'introspezione di Belle e soprattutto di Rumpel, e ai loro pensieri
in seguito all'accaduto del capitolo precedente, che ha lasciato
entrambi profondamente scossi e turbati.
Come sempre mi auguro davvero di non essere finita OOC, ma il giudizio finale spetta a voi. :)
E a proposito dei vostri giudizi, permettetemi di ringraziare tantissimo claraoswald, dagaz, Euridice100, padme83, PoisonRain, seasonsoflove per aver recensito il secondo capitolo; annachiara27,
Araba Shirel Stark, Beabizz, claraoswald, dagaz, Euridice100, gionem,
kittyonce, La Lady, padme83, PoisonRain, S05lj, seasonsoflove per aver inserito questa storia tra le seguite/preferite/ricordate; e, naturalmente, anche tutti i lettori silenziosi. :)
Vi lascio con una piccola anticipazione che spero possa risultare
rassicurante: nel prossimo capitolo ci sarà il tanto agognato
fluff e tutto si sistemerà... in qualche modo. ;)
Grazie di nuovo a tutti voi, miei cari! <3
Baci!
P.S. Scrivendo questo capitolo mi è venuta un'idea per una nuova
shot che non escludo di pubblicare in un futuro forse neanche troppo
lontano. Non vi anticipo altro per ora. ;)