NdA: Storia nata veramente per caso. In realtà avevo intenzione di scrivere tutt'altro ma alla fine ecco cosa ne è venuto fuori. Trovo che il personaggio di Tomoyo meriterebbe più attenzione di quanta le ne sia stata data nella storia. Fatemi sapere che ne pensate.
Disclaimer: Naturalmente i personaggi non mi appartengono e non sono usati a scopo di lucro.Song at the End of the Day
“Sakura!”
Si
riparò il viso con le mani cercando di distinguere la figura
esile dell’amica
fra le volute di fumo denso e grigio che si levavano dal luogo
dell’impatto: una
gigantesca voragine si apriva di fronte a loro proprio dove nel
pomeriggio
avevano visto la bella fontana appena costruita al centro della piazza.
Il luogo era
ormai deserto, velocemente ripose la videocamera nella custodia nera di
pelle
che era la sua preferita da tempo e si mise in ascolto cercando di
capire in
che direzione muoversi.
“Qui!”
Rispose una voce familiare. Tremava, al pensiero di riaverla fra le
braccia,
così piccola e fragile, così coraggiosa la sua
Sakura.
Fra gli
strepiti di Kero-chan (Non stava zitto un momento quel piccoletto!) si
avvicinò
di corsa alla macchia rossa che aveva distinto fra le macerie degli
edifici lì
intorno.
Lo scontro
era stato particolarmente arduo: lo dimostravano le numerose
escoriazioni su
braccia e gambe e un taglio abbastanza profondo sulla guancia sinistra,
nel
complesso però se l’era cavata egregiamente. Come
la sua amica avrebbe spiegato
la natura di quelle ferite a suo fratello, be’ è
un’altra storia.
Non le diede
neanche il tempo di parlare che la strinse forte come se non si
capacitasse
ancora che lei fosse viva ma ce l’aveva fatta! Non aveva
ceduto un istante
nella battaglia e l’aveva vista: la fronte bianca corrugata
nello sforzo immane
di catturare l’ennesima carta ribelle per poi essere avvolta
in un abbagliante
fascio di luce.
I suoi
occhi, verdi e limpidi, per un attimo avevano incrociato i suoi e pur
non
potendo parlare aveva sperato con tutta sé stessa che il suo
desiderio, la
preghiera che ripeteva ogni giorno dal più profondo
dell’animo la raggiungesse.
E le era parso che la combattente le avesse risposto con un cenno del
capo,
perché sì aveva capito, e la ringraziava
dell’affetto che le regalava e della fiducia
che aveva sempre riposto in lei.
Avrebbe
voluto dirle di più, ma si limitò in quegli
attimi frenetici ad abbracciarla
ancora ripetendole quanto era stata carina in quel vestito rosso a
balze. In
vista del prossimo scontro gliene avrebbe cucito uno anche
più bello!
Riscaldò
le
mani fredde dell’altra fra le sue, mentre Sakura era intenta
a rendersi
presentabile non aveva smesso un attimo di guardarla. Non era la prima
volta
che lo faceva e anche solo vederla le regalava un grande senso di pace,
aiutarla e darle il suo sostegno, sempre, era tutto ciò che
poteva fare per
lei, accompagnarla nelle sue avventure, come la migliore delle amiche,
questo era
sufficiente a renderla felice, doveva esserlo.
In pochi
mesi tutto il suo mondo era cambiato, s’era capovolto
totalmente, sconvolto
dalla vitalità della sua amica.
Ricordava
con matematica precisione il momento in cui aveva realizzato quanto
fosse
speciale: era stato proprio durante al termine della prima battaglia.
In cuor
suo aveva creduto sempre nella sua forza e al tempo stesso ad ogni
ferita aveva
sentito quasi come un dolore fisico, una tremenda fitta attraversarle
il corpo,
ad ogni colpo subito ne aveva sofferto terribilmente.
E vederla
ancora spaventata da sé stessa e dai poteri che ormai erano
parte di lei l’aveva
spinta a metter da parte le sue
incertezze per aiutarla a superare quelle angosce.
Da allora
erano state veramente inseparabili, anche in quel momento non aveva
permesso
alla paura di farsi strada in lei.
Scosse la
testa, ritornando alla realtà.
Era ormai
tardi.
"Dai, torniamo a
casa". Le disse, tirandosi indietro i lunghi capelli scuri.
Prima di
incamminarsi le aveva scostato una ciocca di capelli
impolverata dal
viso, un po’ tirato per la stanchezza ma
dall’espressione soddisfatta, non le
era mai sembrata tanto bella come allora. Le gote dell’altra
si tinsero di
rosa, s’imbarazzava così facilmente.
Un po’
accaldata per la
corsa aveva accostato
la fronte alla sua sussurrando piano ad occhi chiusi: “Sei
stata eccezionale, ti
voglio bene Sakura, e sarà sempre così”.
Seppe che in
quelle parole vi era più di quanto non trasparisse, ma
andava bene così, la
guardò prima di sciogliere l’intreccio delle loro
mani.
E ingenua, le
sorrise di rimando provocandole ancora una volta una dolce fitta al
cuore.