Z-Life

Devo correre, devo correre perché stanno chiudendo le porte.
Devo andare avanti, nonostante mi manchi l’aria ed i polmoni mi stiano scoppiando dallo sforzo.
Devo cercare il punto di raccolta e tentare di salvare la vita che stringo tra le braccia.
 

A volte mi chiedo cosa sia stato a spingere centinaia di persone in questi rifugi.
Se l’ottimismo per un futuro migliore, l’istinto di sopravvivenza
o il desiderio di punire noi generazioni future.

Devo fare di lei una sopravvissuta, non una vittima:
sono una stupida ottimista senza speranze e mi auguro che, quando sarà grande,
potrà uscire da quella fogna nella quale sto disperatamente cercando di farla entrare.

Chi può dire con certezza chi siano i vivi e chi i morti?
Siamo forse noi, costretti come topi in queste sale sotterranee
, o gli zombie in superfice che ogni notte grattano contro le porte rinforzate dei bunker?

Nessuno avrebbe mai potuto prevedere che il Progetto Icaro avrebbe portato a questo,
alla quasi totale estinzione della razza umana.
Devo correre per far sì che lei possa continuare a vivere!

E’ questa la vita?
Rimanere nell’ombra, sperando che le porte non cedano, mentre le radiazioni che si sono propagare per tutta Mosca
filtrano lentamente nel territorio, avvelenandoci fin dentro l’anima?

Un giorno tutto questo finirà, lo sento!
Potrà finalmente posare i suoi bellissimi occhi sul mondo, impegnarsi per ricostruirlo.
Sì, la mia piccola Eva ci riuscirà.

E’ l’ennesimo giorno in questa prigione di cui noi stessi siamo i carcerieri,
è il giorno del mio turno alle porte.
Le apro e accolgo a braccia aperte la fiumana di corpi decomposti che mi sommerge.