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Autore: OfeliaMontgomery    01/06/2014    1 recensioni
Victor Frankestein riporta in vita sua figlia Caroline, che in precedenza era stata sbranata da dei lupi. Il suo ritorno è un po' disastroso perchè non ricorda nulla della sua vita prima d'allora. Stein - la creatura e suo fratello - non l'aiuta per niente perchè la prende in giro come se l'incidente non fosse mai successo e questa cosa la scombina ancora di più.
Elizabeth - la madre - decide di rimandare a scuola la figlia sperando che la memoria le possa tornare, magari grazie all'aiuto dei suoi amici. Ma entrambi i coniugi Frankenstein non sanno che in quella stessa scuola ci sono il figlio e la figlia del loro più acerrimo nemico: Dracula.
Caroline e Verona - la figlia di Dracula - estaurano subito un bel rapporto. Dopo uno scontro e incronto con Jonathan, la Frankenstein si è infatuata di lui e sembra proprio che lui la ricambi.
Cosa succederà fra le due famiglie? Riusciranno i due ragazzi a tenere nascosta la loro relazione?
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=f3Yq3hpaJIw&feature=youtu.be
Genere: Dark, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forbidden Love.'
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«Porti il nome di mia madre: Caroline Beaufort Frankenstein» disse Victor mentre mischiava delle sostanza pericolose in una provetta, sotto al suo naso.
Caroline era seduta sul tavolo in cui precedentemente era stata sdraiata e dondolava le gambe, ricucite, nell’aria. La ragazza si tocco i capelli e spostandoli tutti d’un lato, girò la testa verso il padre «E’ morta?» chiese con tono piatto.
Non ricordava nulla della vita precedente a quella di ora, non ricordava chi fosse, quanti anni aveva, che cosa faceva nella vita, se studiava oppure lavorava, se aveva amici e un fidanzato. Nulla, non ricordava nulla, il vuote più totale. Era così snervante non ricordarsi nulla e provarci e riprovarci senza riuscire a tirare fuori nemmeno un ricordo.
«Sì; tua madre si ammalò di scarlattina e tua nonna, Caroline, si prese cura di lei ma venne infettata e morì» spiegò Victor con voce malinconica. Ricordare quel brutto giorno lo faceva sempre stare male. Continuò a spiegare alla figlia che pochi giorni dopo la morte della madre, Alphonse Frankenstein - padre di lui - si lasciò morire per il troppo dolore, per la perdita di sua moglie ma anche per la perdita di suo figlio William ucciso dalla creatura creata da lui stesso, dal fratello di Caroline.
«Quindi avevo anche due zii?» chiese Caroline continuando a far dondolare le gambe nell’aria.
«Si, William e Ernest»
«Ernest è ancora vivo oppure è stato ucciso pure lui da mio fratello?» domandò la ragazza facendo un balzo da sopra il tavolo per poi andare a toccare il pavimento con le suole delle sue ballerine. Camminando lentamente, girò per il laboratorio del padre. Al fianco, sulla destra del tavolo da cui era appena scesa c’era un altro tavolo però di legno, dove il padre lavorava in quel momento. Di fronte al tavolo c’era un mobile pieno di strumenti, provette e sostanze chimiche. Sul lato sinistro del tavolo invece c’era il monitoraggio delle tavolo bianco che serviva per controllare quando arrivavano tempeste per riuscire a prendere il lampo e la scossa per riportare in vita le persone. Ed infine dietro alle spalle di Victor c’era il monitoraggio delle pulsazioni per le sue creature. Le scale che portavano al piano superiore erano sul lato del tavolo bianco ed erano fatte di cemento e la ringhiera era di legno.
«E’ morto in un incidente stradale pochi anni fa» rispose Victor, girandosi verso la figlia. Si mise apposto gli occhiali sul naso e guardò attentamente quello che faceva la figlia nel laboratorio. Si guardava in giro come se stesse cercando una via di fuga. «Non puoi uscire da qui, la porta è blindata» disse guardando di sottecchi la figlia.
Caroline sospirò rassegnata andandosi a sedere, di nuovo, sul tavolo bianco «Non è giusto! Io voglio uscire da qui» esclamò la ragazza sventolando nell’aria i lunghi capelli neri.
«Appena avrò finito di fare i miei controlli, potrai uscire» spiegò il padre prendendo un piccolo martello di ferro dal tavolo di legno.
«Cosa vuoi fare? Uccidermi?» chiese spaventata la ragazza, si portò la testa sulle gambe e si raggomitolò sul tavolo bianco.
«No, certo che no, devo solo controllare le tue gambe» rispose Victor sorridendo affettuosamente alla figlia.
Caroline annuì cercando di non sembrare spaventata. Il padre si avvicinò lentamente a lei e tirandole giù una gambe, diede un colpetto con l’arnese sul suo ginocchio che scattò verso l’alto come un fulmine.
«Perfetto, i tuoi riflessi sono giusti» disse contento il padre appoggiando sul tavolo l’arnese e togliendosi gli occhi per pulire una lenta che si era sporcata.
Caroline cercò di sorridere, ma l’unica cosa che fece era una smorfia tra il spaventato e il curioso. «Ora posso andarmene?» chiese con tono piagnucoloso e guardando il padre con sguardo triste.
Victor sospirò, «Va bene, puoi andare, ma tra un’ora devi essere qui che finisco i controlli» disse serio, facendo segno alla figlia di andare pure. Caroline fece un mezzo salto sul posto e poi correndo uscì dalla stanza, lasciando il padre da solo in mezzo ai suoi esperimenti.

 
  
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