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Autore: Rota    04/06/2014    1 recensioni
Imayoshi appoggia tutto nel mezzo metro piano che fa da ingresso alla sua casa, curvando la schiena in avanti in un movimento accentuato di stanchezza e spossatezza. La sua espressione quasi si scioglie, un sospiro vicino all'affranto lascia la sua bocca e si sgretola nell'aria arida del primo Giugno.
Non fa neanche in tempo a dichiarare il suo arrivo che vede comparire dalla cucina il coinquilino armato di coltello insanguinato.
E un grembiule rosa allacciato alla vita.
-Ohi, Imayoshi!

[Imayoshi Shoichi x Kasamatsu Yukio leggero leggero leggero]
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shoichi Imayoshi, Yukio Kasamatsu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ingannevole è il cuore (più di ogni altra cosa)'
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*Autore: margherota
*Titolo: Birthday
*Fandom: Kuroko no Basket
*Personaggi: Imayoshi Shoichi, Kasamatsu Yukio
*Generi: Slice of life, Commedia
*Avvertimenti: What if...?, One shot, (tracce molto sparute di) Shonen ai
*Rating: Giallo
*Note: Dedicata a Kalahari, il cui compleanno prendo come scusa per scrivere questa sciochezzuola. Era anche il compleanno di Imayoshi, come da titolo, indi è una doppia occasione.
*EVERYBODYHAPPY
Cose inutili a parte, spero sia per voi una buona lettura (L)

 






 

 

 

La porta dell'appartamento si apre con un ben sonoro “click”.
Poche dita stringono e girano la chiave sottile, calda per un contatto prolungato con la pelle bollente del finire della giornata; quelle dell'altra mano, tutt'e cinque, sono intente non solo a stringere un sacchetto ricolmo di libri nuovissimi appena comprati per nuovi corsi e un appena iniziato anno accademico, ma anche a sorreggere quel mezzo sacchetto della spesa riempito per sfizio di caramelle e dolciumi e altre schifezze: la gola e un kombini aperto, la vista stanca e priva delle solite difese sono state scuse più che giustificabili per quei pochi yen spesi in zucchero raffinato e coloranti vari.
Imayoshi appoggia tutto nel mezzo metro piano che fa da ingresso alla sua casa, curvando la schiena in avanti in un movimento accentuato di stanchezza e spossatezza. La sua espressione quasi si scioglie, un sospiro vicino all'affranto lascia la sua bocca e si sgretola nell'aria arida del primo Giugno.
Non fa neanche in tempo a dichiarare il suo arrivo che vede comparire dalla cucina il coinquilino armato di coltello insanguinato.
E un grembiule rosa allacciato alla vita.
-Ohi, Imayoshi!
Kasamatsu viene avanti di qualche passo, illuminato dalla luce del tramonto che entra dall'anta aperta dell'ingresso, in un inquietante e terribile bagliore arancione che percorre tutta la sua figura.
Shoichi rimane immobile per qualche istante e non sente neanche la borsa dell'università scivolargli lungo il braccio fino a lasciare il suo polso. Yukio lo guarda con un cipiglio più che serio, quasi stia per esplicare somme verità su qualche particolare argomento.
Magari su come uccidere una persona nel giorno del suo compleanno.
Shoichi affronta il proprio avversario con quella poca e stanca dignità che gli rimane in corpo, abbandonando ogni residuo peso contro il pavimento – e forse è perché la sua vista gli gioca brutti scherzi, ma è abbastanza sicuro di aver appena visto una macchia rossa, su quell'affare di dubbio gusto che Yukio sta indossando.
Sangue, probabilmente. Shoichi ricorda in maniera vaga che Kasamatsu è iscritto alla facoltà di lettere. Non ha ancora imparato i nuovi orari delle sue lezioni, e questo lo ha portato in evidente svantaggio.
Ingoia quella poca saliva che ha in bocca.
-Sì, Kasamatsu-kun?
Yukio fa una smorfia, anche se decide di non commentare l'evidente tono dimesso del coinquilino. Nella sua fretta, la definisce solo eccessiva stanchezza, oppure una delle tante stramberie dell'altro che si è rivelata tutta all'improvviso.
Sventola il coltello in aria, facendo brillare la punta ben sottile ai raggi del sole.
-Sai per caso quanto impiega il pesce a cuocere in forno? Penso di averlo lasciato troppo.
Shoichi ripete piano, perché non crede di aver capito bene.
-Pesce.
A questo punto Kasamatsu lo insulta – gli rivolge contro la punta del coltello, probabilmente in una mossa del tutto naturale e spontanea, ma gli fa il favore di non fare alcun ulteriore passo verso di lui.
-Sì, pesce Imayoshi. Pesce. C'è qualcosa di strano?
Torna il senso di stanchezza addosso, e questo permette a Imayoshi di capire che ogni sentore di pericolo è passato. Non pensa neanche a recuperare libri e cartella da terra, ma si curva appena verso il pavimento per raccogliere il sacchetto dei dolcetti e per portarselo in braccio, così da avviarsi verso la cucina oltre la persona di Yukio.
-Perché ti sei messo a cucinare pesce?
Una volta superato il coinquilino e affacciatosi sulla stanza, può vedere la tavola già apparecchiata con tanto di zuppiera per l'insalata e del pane fresco a cassetta.
Sullo sfondo, lavello e mobili in uno stato fin troppo chiaro di superficie da lavoro.
Sogghigna, in maniera abbastanza palese, lasciando il proprio sacchetto su una delle sedie attorno al tavolo.
-E perché c'è il lavandino pieno di interiora di pesce?
Si rivolge a Yukio e lo vede stringersi tra le proprie spalle, prima che gli passi vicino e vada verso il lavello a raccogliere quello che ha sparso in giro. Shoichi nota in quel momento che ha le mani sporche, lucide di qualcosa che non vuole esattamente definire.
E puzza incredibilmente tanto di pesce.
-Sei arrivato prima del previsto. Il giovedì hai lezione fino a tardi, non ti aspettavo entro la mezz'ora.
Rimane colpito dal fatto che l'altro abbia già memorizzato tutto il suo orario, anticipandolo sull'organizzazione di cene condivise e altri pasti di ugual natura. Non che se ne sorprenda più di tanto, ma il fatto che lo abbia fatto senza malizia sottolinea la normalità della cosa.
E la sua eccezionalità, di conseguenza.
Non ha molta voglia di spiegargli che l'assistente di zoologia quel giorno aveva un convegno dall'altra parte del Giappone e che quindi ha passato tutto il pomeriggio con i compagni di università.
-Hai pulito tu questo pesce?
-Ho fatto quello che ho potuto. Non abbiamo coltelli che tagliano, in casa.
Yukio sventola ancora, sotto il suo naso, il coltello, e Shoichi è costretto ad arretrare con il busto perché degli schizzi di sangue non gli vadano addosso. L'altro precisa, subito dopo.
-L'ho seghettato.
Gli rivolge un sorriso tranquillo, arretrando ancora e lasciandolo libero di finire di pulire.
-Immagino lo sforzo.
Kasamatsu impiega poco a dargli un nuovo ordine, giusto il tempo di voltargli le spalle e raccattare tutto l'intestino della triglia che ha aperto e sventrato. Un suono molto brutto simile a uno “swosh” accompagna la caduta di quella matassa bianca nel tritarifiuti.
-Puoi sederti? Dall'odore, dovrebbe essere pronto.
La cena viene servita dopo pochi minuti, e qualcosa di altrettanto informe e bianco viene servito nel piatto di Shoichi.
In compenso, ha un profumo davvero ottimo.
Imayoshi alza il viso: Yukio ha uno sguardo fin troppo attento al mutare della sua espressione, e non si è ancora tolto il grembiule di dosso. Gli fa tenerezza, come solo a un coinquilino abituato a essere squadrato dal suo sguardo glaciale potrebbe fare.
Però rimane perplesso.
-Ricordami tutto questo per cosa è.
-Compi vent'anni oggi, giusto?
Ancora perplesso – e da bravo coinquilino Kasamatsu lo capisce.
-E so che ti piace il pesce.
-Mi piace l'anguilla.
Per questo riceve un colpo sulla spalla, prima che Yukio finalmente si decida a prendere posto a tavola.
Sono abituati alle espressioni d'affetto l'uno dell'altro, quindi non hanno bisogno di molte altre parole per chiarire il proprio reciproco punto di vista.
-La prossima volta ti farò l'anguilla. Con sopra una candelina. Così sarà più chiaro.
Ma Yukio non prende le bacchette tra le dita finché Shoichi, preso il primo boccone, non ha assaggiato ciò che gli ha cucinato e si decide a preferire verbo.
Almeno è vivo, e questo è rassicurante.
E abbastanza in forze da dire scemenze.
-Non è che per caso hai intenzione di cucinare tutte le sere? Non sarebbe male come idea...
-Scordatelo, Imayoshi. Non sono il tuo maggiordomo.
-Avevo pensato a una moglie, in realtà.
Gli arriva un calcio sotto il tavolo, che quasi lo fa piegare in avanti dal dolore.
Shoichi mangia in silenzio, dopo di questo, sorridendo di tanto in tanto quando incontra per sbagli lo sguardo di lui.
Se gli dicesse che, in effetti, è uno tra i compleanni migliori che ha festeggiato negli ultimi dieci anni, sarebbe una dichiarazione eccessiva, fuori luogo e dalle troppe trame sottintese – allora si limita a godersi la cosa, come la faccia sempre meno infastidita del coinquilino e la compagnia della sua sola presenza.

   
 
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