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Autore: paperback_writer    06/06/2014    3 recensioni
Perdere due volte una persona cara.
E’ da stupidi.
E’ da incoscienti.
E’ da John Wiston Lennon.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Lennon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Julia

 


Perdere due volte una persona cara.
E’ da stupidi.
E’ da incoscienti.
E’ da John Wiston Lennon.
 
Chi nella propria vita perde una persona due volte?
 
Se la lascia strappar via da mani troppo protettive prima e da un pazzo ubriaco poi?
 
Chi lascia che un vuoto del genere squarci il proprio petto, il proprio animo per quasi 20 anni?
 
E poi, quando finalmente questo viene vuoto stà per essere colmato, forse non definitivamente, forse non per sempre ma comunque arginato, una stupida birra di troppo ne apre uno più grande, più dilaniante, permanente nella sua eternità.
 
Perché veder morire la persona che ami due volte non è una cosa poi cosi comune.
 
Neanche vederla sparire proprio mentre la si stà imparando a conoscere cosi bene lo è.
 
Forse è per questo che proprio non riesco a non pensare, almeno per una volta, almeno per un istante, ad una vita con te accanto.
 
Mentre mi chiami poco prima del mio primo volo in America, per esempio.
Me lo immagino spesso.
 
-John, hai preso la giacca pesante? Lo sai che nella patria di Elvis non puoi aspettarti quel sole accecante che tutti si ostinano a voler raccontare. Sono bianchi come scamorze esattamente come noi inglesi, laggiù. Devono sparare un sacco di balle. Non fidarti troppo.-
-Si mamma, adesso ti devo lasciare o la patria di Elvis la vedrò solo dal televisore.-
-Se lo vedi voglio un autografo, altrimenti te ne canterò cosi tante da farti pentire di non aver accontentato una signora della mia età.-
-E con questo carattere.-
-Cos’hai contro il mio carattere, signorino?-
-Nulla mamma, è perfetto cosi. Adesso devo davvero andare. Salutami le ragazze, cercherò di scrivere a Julia come promesso.-
-Prima di scrivere alle tue sorelle devi scrivere a me. Perché sei il mio sole, ed anche se tramite delle lettere devo sentirti vicino. Intesi? Tesoro, torna presto. Ti amo.-
-Io…ti voglio bene anche io mamma.-
-Stupido timidone, puoi dire “ti amo” alla tua mamma!-
-Io…Beh, comunque preparati per la dedica del re quando torno.-
-Pensa solo a tornare da me il prima possibile. Adesso ti lascio salire, tranquillizza Paul e gli altri che si sentono parlottare fin da qui. E Ringo dovrebbe smetterla di parlare cosi ad alta voce delle sue conquiste, non ci crediamo neanche se le urla! Stai attento, mi raccomando.-
-Riferirò e stai tranquilla, me la sono sempre cavata, sbaglio? Mamma, devo proprio staccare adesso. A presto.-
-A presto, raggio di sole.-
 
Come mi avrebbero preso in giro i ragazzi... Immagino spesso anche la loro reazione.
 
-Cocco di mamma, eri ancora al telefono?-
-Chiudi la bocca, Harrison.-
-Quanto siamo permalosi, già nostalgia di casa?-
-Falla finita, signor “ mia cugina è proprio una gran bellezza”-
-Ma cosa c’entra…era solo per dire qualcosa…non ci proverei mai con mia cugina, lo sai. Anche se per essere carina è proprio carina…-
 
Oppure fantastico spesso su cosa ci saremmo potuti dire prima di un’ esibizione.
 
-Si va via senza salutare, teddy boy?-
-Scusa mamma, ma devo correre alle prove, rischio di fare tardi.-
-Cinque minuti, ancora cinque minuti…-
-Ma torno stasera.-
-Promettilo.-
-Non sono un bambino piccolo, non devo più promettere questo genere di cose.-
-Ma io ho bisogno di sapere che tornerai. Non chiuderò occhio fin quando non sarai qui con me. Voglio vedere se il cocciuto John Wiston Lennon avrà il coraggio di tenere sulla coscienza ore di riposo preziose per una signora perbene.-
-Non te n’è mai fregato niente di queste stronzate, non me la fai anche stavolta.-
-Stronzate saranno queste, ti frego quando voglio. Salutami Mimi quando vai a trovarla e dai un bacio a Paul da parte mia.-
-Io non dò un bacio a Paul da parte di mia madre.-
-E allora dallo da parte tua, adesso va. A stasera, ci conto.-
-Ma volevo farmi un giro al pub, stasera…-
-Rimorchierai ragazze domani. A dopo, tesoro. Ricordati che ti amo, intesi?-
 
-John, sei ubriaco?-
-Non sono fatti tuoi.-
-Ma almeno non stare in mezzo la strada … dai, entra dentro che vediamo di far passare questa sbronza colossale.-
Risata sarcastica.
-Tu…proprio non riesci a fare la madre, vero? Avresti dovuto tirarmi per le orecchie, rimproverarmi per quello che ho fatto, i guai che in cui mi sono cacciato. E tutto quello che riesci a dirmi è "torna dentro?"-
-John… ma io voglio aiutarti, raggio di sole.-
-E smettila di chiamarmi cosi. Se fossi stato davvero il tuo raggio di sole avresti lottato per avermi vicino, non ti saresti rifatta una vita come se non esistessi.-
-Tesoro…io…mi dispiace, io non…non era mia intenzione…-
-Nessuno ti ha costretto a dimenticarmi per 17 anni. Non puoi credere adesso di avere il diritto di ripresentarti e far finta che sia tutto Ok, ficcatelo ben in testa.-
Sguardo per terra e lacrime che, testarde, scivolano silenziose su un viso troppo abituato, ormai, alla loro presenza.
-E smettila di piangere. Sei tu quella che rovina le vite, non io.-
 
E si, ho spesso sognato anche litigi di ogni genere.
 
Ma anche momenti semplici, quelle classiche cose tra madre e figlio che sembrano proprio essere uscite da qualche scadente fanfiction americana.
 
-Bel motivetto.-
-E’ una nuova canzone, ci stò lavorando da un po’. Niente di che.-
-Niente di che? Da quand’è che siamo cosi modesti, John?-
-Vuoi per caso dire che non hai mai notato, fra le tanti doti di tuo figlio, l’ incredibile modestia?-
-No tesoro, per niente. Adesso togli da questo bel faccino quell’espressione da “uomo per bene” e fammi un po’ sentire.-
-Ma la melodia è ancora da perfezionare…e il testo…-
-Parla di qualcuna delle tua avventure notturne, vero?-
-Nah, decisamente fuori strada, signora Stanley.-
-E di cosa parla, allora?-
Silenzio, qualche nota che riecheggia solitaria contro le pareti della stanza.
-Facciamo i misteriosi, eh?-
-Esattamente.-
-E se chiamassi Cynthia e le dicessi di quella volta che hai perso Julian? Pensi che quest’aria misteriosa aiuterebbe a ricordarle come sei sbadato ultimamente con tuo figlio?-
-Sei una sporca ricattatrice.-
-Allora, me lo dici almeno qual è il titolo di questa canzone?-
-Devo proprio?-
-Devi proprio. Avanti, spara.-
-Julia. Il titolo della canzone è Julia.-
 
Perché veder morire la persona che ami due volte non è una cosa poi cosi comune.
 
E’ per questo che, non potendone rievocare di molti, ho pensato di immaginare dei possibili ricordi con te.
Ma sono una magra consolazione.
 
Non so se avresti accettato la storia dei Beatles, la nascita di Julian.
Avresti amato la casa a Kenwood o avresti preferito rimanere a Liverpool con Dykins?
Avresti conservato un album con delle nostre foto?
Mi avresti regalato un orribile maglione e sistemato gli occhiali sul viso prima di uscire di casa?
 
Il tempo passa e tu non ci sei.
 
Quanto tempo dovrò aspettare prima di rivederti ancora?
50, 100, 5 anni?
 
E basterà chiudere serenamente gli occhi o mi avvicinerà a te uno sparo, forse mio, forse di qualcun altro?
 
Per allora non posso far altro che aspettare.
E cosi passeranno gli anni, i mesi, le stagioni.
 
E nel frattempo, tra una fredda folata di vento autunnale ed un albero in fiore
 
 
I sing a song of love for Julia.






 

Note dell'autrice: Salve a tutti. Oggi, con il morale sotto i piedi, mi è sembrato opportuno scrivere una storia del genere. Aperta la schermata del pc non sapevo di cosa avrei scritto, ne su chi. Ma poi ho subito pensato a John, alla sua vita. Mi scuso in anticipo per quello che ne è uscito, siate buoni.

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