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Autore: Ser Balzo    09/06/2014    18 recensioni
In una notte buia e tempestosa, un autore frustrato ha una pessima idea…
Una storia folle, presuntuosa e (si spera) divertente, scritta a quattro mani dal sottoscritto e dal suo irritante e insubordinato personaggio.
CIAO STELLINE XD QUESTA E LA PRIMA FF K SCRIVO QUINDI NN VACCOLLATE SE SCRIVO MALE :) SONO PRESENTI SCENE PERVY E ROBA FORTE, QUINDI SE AVETE IL PANCINO DELIKATO NON ROMPETE E NON LEGGETE
…ma che sei matta? Non puoi aggredire i potenziali lettori in questo modo! E da quando ci sono "scene pervy e roba forte"?
ODDIO NON TI ACCOLLARE ANKE QUI POI TI SPIEGO OK???
Eh sì, poi mi spieghi. Bella idea ho avuto, proprio una bella idea...
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tredici

Che non a caso è il numero dei Dottori
(tipo giuro non l’ho fatto apposta ma c’azzecca troppo con quello che succede)
Dove Louis capisce che la fede non è solo questione di preti
e che la fine non è altro che un nuovo inizio

 

 

«Maledizione, Louis! Ho dimenticato in classe gli appunti di Inglese.»

«Tranquillo, Harry, ti aspetto qui.»

«No tu vai Louis, o ti faccio fare tardi. Tienimi un posto a Storia!»

«Certo. A dopo!»

Louis osservò il suo amico sparire dietro l’angolo, con la cartella che sobbalzava sulla sua schiena e le scarpe da ginnastica che strusciavano sul pavimento lucido. 

Ah, Harry. Sei il solito distratto.

Fischiettando un motivetto allegro, si mise le mani in tasca e riprese a camminare. Quell’oggi non erano previste interrogazioni, quindi la lezione si profilava tranquilla e senza intoppi.

Il corridoio antistante all’aula di Storia era stranamente silenzioso. Di solito il baccano degli studenti che attendevano la professoressa Henstrigde era udibile fino dall’aula di Musica. 

Louis smise di fischiare. C’era qualcosa che non quadrava. Percorse gli ultimi metri con preoccupazione sempre crescente.

Aprì la porta dell’aula.

Nessuno.

La stanza era completamente vuota. Corrugando le sopracciglia, Louis prese il telefono e andò sul gruppo di classe di Facebook, alla ricerca di un post che attestasse l’assenza di lezione quel giorno.

Niente.

«Ma che cavolo...?» mormorò, decisamente sorpreso. Forse si trattava di qualche stupido scherzo ai suoi danni, o magari un’epidemia di influenza aveva falcidiato l’intera classe.

Decidendo di stare a quello strano gioco a cui il destino aveva deciso di sottoporlo, Louis si diresse al suo solito banco e ci lasciò cadere sopra la borsa. Stava per prendere un quaderno da mettere sul banco accanto per tenere il posto a Harry quando le sue orecchie colsero un rumore inconsueto. Era appena percettibile, e sembrava provenire dalla cattedra.

A passi lenti e ponderati, Louis si avvicinò alla cattedra. Il rumore aumentò leggermente. Era come se un gruppo di minuscole voci bianche avesse intonato un minuscolo la, mentre un altro minuscolo essere passava intorno a loro una minuscola aspirapolvere: un suono decisamente strano.

Terribilmente incuriosito, Louis scostò la sedia della professoressa. Il rumore era proprio sotto la scrivania.

Imprecando silenziosamente per i pantaloni nuovi che raccattavano polvere sul pavimento, Louis si mise carponi e diede un’occhiata.

E quello che vide era semplicemente impossibile.

Si alzò di scatto, sbattendo contro lo spigolo legnoso della scrivania. Imprecando e massaggiandosi la testa ferita, si chiese se gli occhi non avessero deciso di tirargli un brutto scherzo.

Ma il rumore, impercettibile e testardo, era ancora lì.

Louis prese un bel respiro, contò fino a tre e si calò di nuovo sotto la scrivania.

Non si era ingannato. Era ancora lì. Roteava pigro sul suo asse, simile ad una galassia in miniatura, proiettando un bagliore opaco sulle pareti lignee della scrivania.

Senza avere la minima idea di quello che stava facendo, Louis tese la mano verso lo strano oggetto. Il rumore sembrò aumentare. Quando le sue dita furono abbastanza vicine, un sordo pizzicorio pervase i suoi polpastrelli, mentre i peli del braccio si rizzavano elettrizzati.

Louis strizzò le palpebre, contò di nuovo fino a tre e poi immerse la mano nella galassia in miniatura.

Nulla.

Vagamente deluso, Louis ritrasse la mano e la immerse di nuovo nello strano oggetto. Le sue dita la attraversavano come niente fosse. Era come toccare un fascio di luce: innocuo e assolutamente noioso.

Uffa.

Louis stava per rimettersi in piedi, quando uno strano pensiero si accese improvvisamente nella sua mente.

Mettici la testa.

Non sarebbe successo nulla, ma valeva la pena tentare: tanto i pantaloni nuovi li aveva ormai sporcati.

Prese inconsciamente un respiro profondo, come se si accingesse ad una lunga immersione, chiuse gli occhi e immerse la testa nella mini galassia.

Un breve pizzicorio alla nuca, poi di nuovo nulla.

Beh, che ti aspettavi?

Ormai totalmente rassegnato, Louis aprì gli occhi.

Fuoco, sangue, morte.

Louis si lasciò sfuggire uno strillo femmineo.

La sua testa non era più nell’aula di Storia.

Stava assistendo alla fine del mondo.

 

Quando la mano era sparita dietro la piccola galassia, non era nascosta dal velo di luce dell’oggetto rotante: era andata da un’altra parte. Era una specie di portale, o almeno così credeva Louis. Un portale piuttosto stretto, visto che aveva faticato parecchio per entrarci con tutto il corpo. Sapeva che avrebbe dovuto chiamare qualcuno, almeno Harry, ma la curiosità era troppa. Avrebbe fatto solo un piccolo giro, poi sarebbe tornato indietro.

Queste erano le sue intenzioni. Poi però la piccola galassia era sparita con un’impercettibile pop, e Louis si era ritrovato da solo in quello strano mondo.

Riconosceva i palazzi, le strade e i negozi. Era la sua città, ne era sicuro; ma tutto il resto era completamente diverso.

La città era in rovina. Ovunque i palazzi sventrati testimoniavano la presenza di una guerra terribile e prolungata, avvenuta tra fazioni ignote.

Louis non capiva. Che cosa era successo alla città? Dov’erano tutti quanti?

Una scritta tracciata con una bomboletta attrasse la sua attenzione.

BIEBER KAPUTT!

Bieber? Justin Bieber? Cosa c’entrava la popstar canadese con tutto questo?

Probabilmente si tratta di un omonimo.

Continuò a camminare, cercando di trovare indizi tra le vetrine sfondate e i cumuli di macerie, ma la città in rovina sembrava offrire solo desolazione e calcinacci.

Poi svoltò l’angolo, e si trovò di fronte alla gigantesca risposta a tutte le sue domande.

Un gigantesco cartellone pubblicitario troneggiava sui resti fumanti di un condominio. Su di esso, con una mano poggiata sull’elsa ingioiellata di una spada e l’altra protesa in avanti, Justin Bieber lo fissava con il mento sollevato e l’aria tronfia e strafottente.

BELIEBE, recitava la scritta a caratteri cubitali del cartellone.

Louis ricambiò lo sguardo della popstar vagamente disgustato, e riprese la sua esplorazione. Trovò altri cartelli, sempre con Justin Bieber in alta uniforme, ma con scritte diverse: “NEVER SAY NEVER: ARRUOLATI NELLE LEGIONI DELL’APOCALISSE”, “EIN VOLK, EIN REICH, EIN BIEBER”, “DIMOSTRA LA TUA FEDELTÀ: PORTA GLI IPOD SOSPETTI ALL’UFFICIO DI IGIENE ACUSTICA PIÙ VICINO” e molte altre. La popstar era ora pensosa ora amichevole, mentre abbracciava bambini o schiacciava il nemico sotto i suoi stivali.

Louis era incredulo. Non era possibile. Come poteva un ragazzino nato da Youtube diventare un folle dittatore?

Prima che la sua mente potesse concepire una qualche risposta, un foglio sporco venne sospinto nella sua direzione da un colpo di vento. Louis raccolse il rettangolo di carta spiegazzata: era la prima pagina di un giornale.

 

 

    MY WORLD 3.0

Dal 2014, l’unico quotidiano di vera informazione

 

La vigilia di una nuova era

Le nazioni corrotte e decadenti minacciano una guerra nucleare. 

L’Indiscusso: “Haterz gonna hate, non mi fate paura”

 

                                 

Gli studiosi dichiarano: 
il ciuffo ingellato aumenta 
le possibilità di avere figli sani  
(Thomas Twerk, pagina 11)        

 

Domani grande festa per l'anniversario
del Bieber-Reich: Baby trasmessa
a reti unificate per tutta la giornata
(Martha Thomas Jones, pagina 22)
 

                                                                                                                           

                                                                                                  

 

Louis era al colmo dello stupore: la sua mente si rifiutava di ammetterlo, ma le prove erano schiaccianti.

Justin Bieber aveva conquistato l’Inghilterra.

Un rombo sordo e continuo attirò la sua attenzione. Alzò lo sguardo, e il giornale gli cadde dalle mani.

Una serie di scie solcavano il cielo rosso, disegnando una fumosa parabola nell’aria sporca. Louis non ci mise molto a capire che cosa fossero. Quando una di loro toccò la linea dell’orizzonte, un bagliore terrificante rischiò di accecarlo. 

Gli occhi di Louis rimasero inutilizzabili per quasi un minuto. Quando li riaprì, un gigantesco e inconfondibile fungo atomico si librava maestoso e terribile al di sopra delle macerie.

È la fine del mondo. 

Altre scie comparvero nel cielo: le nazioni libere utilizzavano l’ultima, disperata risorsa a loro disposizione per sconfiggere l’impero demoniaco di Justin Bieber.

Louis si guardò intorno, terrorizzato: non sarebbe passato molto tempo prima che un’esplosione nucleare disintegrasse ogni cellula del suo corpo, lasciando la sua ombra distorta su un muro di mattoni scalcinati.

Si fiondò nel negozio alla sua destra. Percorse l’interno vuoto e disastrato, ansimando furiosamente.

Che cosa faccio?

Non ne aveva la minima idea. Si mise le mani nei capelli, al colmo della frustrazione.

Poi lo udì.

Il minuscolo coro e la minuscola aspirapolvere.

Si gettò disperato verso la direzione da cui proveniva il suono. Sotto due scaffali crollati, qualcosa brillava debolmente.

Louis si lanciò in avanti, sbattendo violentemente il petto sul pavimento. Mentre il suo corpo scivolava sulle mattonelle scheggiate, chiuse gli occhi e pregò.

Poi un missile atterrò esattamente sul tetto del negozio, cancellando la città dalla faccia della Terra.

 



Con uno sbuffo, l’Autore allontanò lo sguardo dallo schermo del computer. Si tolse gli occhiali e si stropicciò, gli occhi, maledicendo le sue velleità da scribacchiatore perdigiorno.

«Mannaggiammè, è già l'una. C'ho pure lezione alle nove, porca di quella...»

«Ehm, salve.»

L’Autore lanciò uno strillo acuto e saltò all’indietro, ribaltando la sedia sulla quale era seduto e cadendo malamente per terra.

«Ma che cazzo...?»

«Io... chiedo scusa, non volevo spaventare.»

Massaggiandosi la nuca, l’Autore si alzò in piedi. Non credeva ai suoi occhi.

Qualcuno era appena uscito dal suo armadio. Così, dal nulla, senza un rumore o qualsivoglia suono. Era un ragazzo, un po’ più giovane di lui. Aveva la faccia sporca e i vestiti consumati, ma l’aspetto e il vestiario erano decisamente gradevoli. Un pischello sano, insomma.

«Che cos’è, uno scherzo?» balbettò l’Autore, pallido come un lenzuolo. «Sono quei cazzoni dei miei amici, vero? Dillo, che tanto s’è capito. Porca puttana, mortacci loro, ‘ntevvero Iddio’ li gonfio, porca di quella...»

«Mi dispiace» lo interruppe il ragazzo «non so chi siano. Tu sei l’Autore, vero?»

«Io sono... cosa?»

«L’Autore. Così almeno ti firmi alla fine di ogni capitolo.»

«Alla fine di ogni capitolo de che?»

«Di Tutti Pazzi Di Giosefin (Che Però Ora Si Chiama Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So)

L’Autore aprì la bocca, ma non uscì un suono. Rimase qualche istante completamente immobile, gli occhi sgranati puntati sul suo ospite inconsueto.

«Oh mio Dio. Oh mio Dio» disse alla fine, senza staccare lo sguardo dal ragazzo. «Io... ma che... non è possibile... tu sei...» Schioccò le dita, mentre gli occhi si riducevano a due fessure. «Sei... quello lì, insomma...»

«Louis» rispose il ragazzo, con voce monocorde. «Sei il mio Autore, e non mi riconosci neanche?»

«Oh, andiamo» fece l’Autore, improvvisamente sulla difensiva «non è colpa mia se non sei proprio riconoscibile

Louis intrecciò le braccia sul petto. «Riconoscibile?»

«Sì, dai... Niall è biondo, Harry c’ha i ricci, Zayn è Pakistano... a te e Liam ve confondo sempre.»

«Ma se non potremmo essere più diversi! E poi credevo che in quanto Autore ti fossi documentato su di noi, prima di cominciare a scrivere questa storia...»

«Beh, certo...»

«Hai ascoltato le nostre canzoni? Fatto un giro sul nostro sito? Guardato i nostri concerti su Youtube?»

«Io, beh... ovvio, che domande... magari non proprio esattamente questo, però... ehm...»

«Ah, ho capito. Avrai letto la nostra biografia.»

L’Autore rimase in silenzio, fissandosi le dita dei piedi con grande attenzione.

«No?»

«Ho guardato un po’ di pagine sulle fyccine e ho imparato What Makes You Beatiful a forza di sentirla in giro.»

Louis lo guardò come se attendesse il continuo di quella frase. Vedendo che l’Autore rimaneva zitto e che aveva assunto una lieve sfumatura color peperone, alzò gli occhi al cielo. «Andiamo bene. Non stento a credere che Justin Bieber ha fatto finire il mondo.»

L’Autore lo guardò incuriosito. «Ha fatto cosa?»

Louis alzò un sopracciglio. «Ma come, non lo sai?»

«Beh, no.»

«Ma non è la tua storia?»

«Beh, sì.»

«E non sai come va a finire?»

«Beh, no.»

Louis sbuffò sconfortato.Rimise la sedia in piedi e ci si abbandonò sopra.

«Justin Bieber ha conquistato il mondo. L’ho visto. Io... ho trovato una cosa, nell’aula di storia. Sembrava una sorta di galassia in miniatura...»

Gli occhi dell’Autore si spalancarono dalla sorpresa. «Non ci credo! Vuoi dire che hai visto un buco nero minimassicio?»

«Un che?»

«Un buco nero minimassiccio. Sono anni che ne teorizzo l’esistenza!» Piuttosto esaltato e completamente dimentico di aver causato un Olocausto nucleare, l’Autore prese un foglio e ci disegnò sopra una orrida copia di una galassia a spirale. «I buchi neri minimassicci si trovano negli angoli asciutti e dimenticati. Compaiono e scompaiono a piacimento, e esercitano sugli oggetti circostanti un leggero ma subdolo campo gravitazionale. Sono loro i responsabili della sparizione dei calzini e di tutte le altre cose che le case sembrano inghiottire da sole.»

«Sì beh, fantastico, ma non vedo come...»

«A quanto pare, i buchi neri minimassicci possono fungere da portali spazio-temporali. Sono come dei TARDIS in miniatura.»

«Dei che?»

«Oh, andiamo, sei inglese e non hai visto Dottor Who?»

«Non vedo che cosa c’entri la mia nazionalità con il fatto che...»

«Vabbè, pazienza» disse l’Autore, sventolando una mano. «Poi ti passo le nuove stagioni così ti fai una cultura...»

«Come ti pare» rispose Louis rapidamente «Ma abbiamo un’altro problema, qui.»

«E quale?»

«La fine del mondo, ad esempio» disse Louis, sarcastico.

«Ah già è vero.» L’Autore si passò le dita sulla peluria facciale vergognosamente rada. «Dunque, mi hai detto... Justin Bieber ha conquistato il mondo?»

«Non tutto. Solo l’Inghilterra, a quanto ho visto. Ma le altre nazioni hanno deciso di usare le armi nucleari contro di lui, e probabilmente lui avrà fatto lo stesso.»

«Non ho dubbi, visto che è un demone...»

«Lui è cosa?»

«Un demone» ripeté l’Autore, l’innocenza fatta ventenne.

«Tu hai scatenato un demone in una fanfiction?»

«Non è colpa mia, lei mi ha provocato.»

«Lei chi? Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So?»

«Eh.»

«Ma tu sei l’Autore! Potevi cancellarla con la forza del pensiero!»

«Stacci assieme per undici capitoli e poi ne riparliamo.»

«Ok, va bene, lasciamo perdere. Torniamo alle cose importanti: c’é un demone nella mia storia e ha distrutto il mondo.»

«Così pare.»

«Dobbiamo fermarlo.»

«Nah.»

Louis rimase un attimo in silenzio, completamente spiazzato dalle parole dell’Autore. «Aspetta un attimo. A te non importa... anzi, tu vuoi che finisca così.»

L’Autore alzò le spalle. «Beh, non era il finale che avevo programmato, però ha il suo perché.»

Louis agì con la rapidità del pensiero. Afferrò l’Autore per la maglietta sudaticcia e lo inchiodò al muro. «Non me ne frega niente di cosa abbia il suo perché o no, non lascerò morire... i miei amici.»

L’Autore lo guardò visibilmente spaventato. «Ehi, ehi, tranquillo, scusa, stavo scherzando, ti pare...»

Con un ringhio sordo, Louis lasciò andare l’Autore. «Ottimo. Adesso aggiusta la storia, e cancella Justin Bieber.»

L’autore riprese a fissarsi le dita dei piedi. «Io... temo che non sia possibile... ma» aggiunse rapidamente, vedendo che Louis si avvicinava di nuovo minaccioso «possiamo comunque andare avanti, e modificare quello che non è ancora successo.»

«Temo di non capire» disse Louis, gli occhi ridotti a due fessure «tu sei l’Autore. Tu puoi tutto.»

«Ah, magari fosse così, mio caro» rispose l’Autore, mentre riapriva il programma di scrittura. «Gli Autori sono potenti, ma hanno comunque un essere superiore a cui devono sottomettersi.»

«E sarebbe?»

«La somma e imperscrutabile divinità del Pathos» rispose l’Autore, accompagnando l’ultima parola agitando le dita davanti a se'.

«E che cosa vorrebbe, questo Pathos?»

«Egli ha dato regole precise, che non possono essere infrante. Una volta che la storia è partita, non può essere fermata. Una volta che una persona è morta, non può essere riportata in vita... a meno che... sì!» esclamò l’Autore, mentre scorreva le pagine della sua fanfiction.

«Dunque?» disse Louis, ansioso.

«Dunque, questo è quello che volevo scrivere nel prossimo capitolo.» l’Autore scarabocchiò delle figure stilizzate sul foglio, accompagnandole con lunghe frecce storte. «Justin Bieber ha paura di voi. Sa che siete gli unici che possono fermarlo. Per questo, ha attirato con l’inganno Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So e l’ha resa sua sposa, perché è l’unica che può rendervi schiavi. Con Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So dalla sua parte, niente e nessuno può fermarlo.» Con tratto incerto, tracciò un cerchio approssimativo intorno alle figure. «L’Evento chiave è qui: Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So raduna tutta la scuola nell’aula magna, e vi rende suoi schiavi. Da quel momento in poi, Justin Bieber è il padrone del mondo. Ma se noi cambiamo questo evento e togliamo la Chiave di Volta, tutto il resto crollerà come un castello di carte.»

Louis annuì. «E come cambiamo questo evento?»

L’Autore fissò il foglio, sovrappensiero. «Potremmo... potremmo dare un’arma ad Harry.»

«Si potrebbe fare. E come?»

«Non ne ho idea. In questo momento è a lezione, non gli ho fatto portare nulla con se’.»

«Posso andare io a portargliela.»

«Tu? E come?»

Louis gettò una rapida occhiata all’armadio aperto. «Non ne sono sicuro, ma credo che i buchi neri mi portino dove credono che io debba andare. Se desidero di andare da Harry ed è la cosa più giusta, probabilmente mi porteranno lì.»

Un sorriso affiorò sul volto dell’Autore. «Sì, potrebbe funzionare. Ma c’è un altro problema.»

«Quale?»

«Non possiamo turbare troppo l’equilibrio della storia. Non possiamo dare ad Harry una bacchetta magica o un’altra arma troppo potente. La storia potrebbe reagire male.»

«...reagire male? Che vuol dire?»

«Meglio che tu non lo sappia.»

Louis deglutì. «Va bene. Allora, che cosa gli diamo?»

«Non lo so. Dev’essere qualcosa di piccolo, di insospettabile... qualcosa tipo... questo!»

Louis osservò l’oggetto che l’Autore aveva preso, raccogliendolo dalla scrivania. «Quello?»

«Questo.»

«Ma è una moneta.»

«Sbagliato, Louis. Questa è la moneta. Saranno i venti centesimi più fighi che la storia abbia mai visto.»

«Se lo dici tu...» Louis prese in mano i venti centesimi. «Con questo, il potere di Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So verrà annullato?»

«Non ti prometto niente, ma farò quello che posso.»

«Bene.» Stringendo in mano la moneta, Louis si avviò verso l’armadio.

«...Louis?»

Il ragazzo si girò. L’Autore lo fissava con uno sguardo indecifrabile.

«Sì?»

L’Autore inspirò rumorosamente, poi un sorriso storto affiorò sul suo volto. «Buona fortuna.»

«Ce la faremo» disse Louis, sicuro di se’. Poi si infilò nell’armadio e sparì dentro il buco nero.

Nella stanza dell’autore cadde il silenzio. Trascorse qualche minuto, poi una voce senza corpo risuonò nella stanza.

Perchè non gliel’hai detto?

«Io... non ce l’ho fatta.»

Avresti dovuto. È inutile dargli false speranze. Ciò che è scritto non può essere cambiato.

L’Autore non rispose. Si sedette al computer e cominciò a battere sulla tastiera.

«Dimentichi una cosa, amico mio.» 

E sarebbe?

«Non siamo in una storia seria. Siamo in una fanfiction. E nelle fanfiction, tutto è possibile.»

 

L’altro lato del buco nero era buio e stretto. Louis inciampò in qualcosa e fece cadere qualcos’altro. Tastando tutto intorno a se’, riconobbe la maniglia di una porta. La spinse, e finalmente riprese a vedere.

Accompagnato da un paio di manici di scopa e un secchio delle pulizie, Louis uscì dallo sgabuzzino nel quale il portale lo aveva spedito. Riconobbe subito il corridoio illuminato dalle luci al neon.

Ebbe appena il tempo di richiudere la porta, che una fiumana di studenti girò l’angolo, pungolata da una squadra di perfidi soldati vestiti di nero.

«Ehi tu!» gridò un soldato. «Unisciti agli altri, e non fare storie!»

Obbedendo prontamente, Louis si immerse nella calca di studenti preoccupati. Senza farsi notare, rallentò progressivamente l’andatura, lasciando scorrere la folla ai suoi lati, fino a quando non scorse una massa di ricci scuri alla sua sinistra.

«Ehi, Harry» bisbigliò.

Il volto di Harry si illuminò di gioia. Louis sentì il suo cuore fare una strana capriola. «Louis! Ma dov’eri finito?»

Louis stava per lanciarsi in un racconto dettagliato delle sue avventure, quando improvvisamente un silenzio assordante esplose nel corridoio e la faccia di Harry si bloccò, impietrita in quell’espressione di gioia e sollievo così intensa che Louis faceva quasi fatica a guardarla.

Salve, Louis Tomlinson.

Louis si guardò intorno. Gli studenti erano immobili, così come i soldati. Erano come se qualcuno avesse premuto il pulsante pausa sul telecomando.

«Chi... chi parla?» chiese Louis, scrutando la marea di espressioni cristallizzate.

Ti ho osservato, Louis Tomlinson. So cosa hai in mente. Cosa si agita nel tuo cuore. E mi interesserebbe incontrarti.

«Incontrare me? Perché?»

Non tutti i personaggi escono dalle proprie storie e aggrediscono i propri Autori. Sei un’anomalia, Louis Tomlinson. E le anomalie sono sempre estremamente... interessanti.

«Che cosa vuoi da me?»

Lo vedrai. Ora ascoltami bene: una volta ripartita la storia, dirai ad Harry che non c’è tempo di parlare, gli darai la moneta e riattraverserai il portale nello sgabuzzino. Tutto chiaro?

«Io... credo di sì.»

Bene. Allora a presto, Louis Tomlinson.

Con un rumoraccio simile a quello di un vinile fatto girare al doppio dei consueti trentatrè giri, il tempo riprese a scorrere normalmente. Louis guardò le iridi smeraldine di Harry cercando di scolpirsele a fuoco nella memoria.

«Ora non c’è tempo.» Le parole erano pesanti come macigni. Estrasse la moneta da venti centesimi, incredibilmente fredda al tatto. «Prendi questo, ti sarà utile contro Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So.»

Harry osservò la moneta con malcelato scetticismo. «E a cosa diavolo dovrebbe servirmi questa? Non è neanche una sterlina!»

«Tu tienila.» Louis fece una smorfia di dolore, come se fosse stato colpito da una fitta lancinante. «Ora devo andare, Harry, ma ci rivedremo presto.»

Le dita di Harry gli strinsero il braccio. «Aspetta, Louis! Dove stai andando? Che cosa vuoi fare?»

«Ora non c’è tempo» disse Louis, togliendo la mano di Harry dal suo braccio. Per un istante, credette che sarebbe scoppiato a piangere.

Non posso tenerlo all’oscuro di tutto questo. Non posso. 

«Harry, io...»

«Muovetevi, forza! Schnell! Schnell!» urlò un soldato, spingendo avanti un paio di ragazzi titubanti.

È per il suo bene. Vai, adesso, e non ti voltare.

«...devo andare. Addio, Harry.»

«No, Louis! Aspetta!» gridò Harry.

Ma Louis era già sparito.

 

Galleggiava nel vuoto. Tutto intorno a lui, lo spazio cosmico risplendeva della luce tenue di miliardi di stelle. Nonostante tutto, stava bene. Anzi, faceva quasi caldo.

«Dove sono?»

Dovunque, e da nessuna parte.

«Sono stanco di parlare al vuoto. Fatti vedere!»

Non mi vedi? Sono qui davanti.

Louis scrutò lo spazio davanti a se’. Luci, forme e colori incredibili volteggiavano pigramente nell’etere, spinti da una forza inestinguibile ed ineguagliabile. Uno di questi gruppi di polvere luminosa si staccò dal resto dell’orizzonte, e si fece più grande. La sua forma era simile a quella dei portali attraverso cui Louis era passato, ma il colore era di un violaceo traslucido molto simile a quello delle chiazze di benzina sull’asfalto.

«Chi sei tu?»

Chiunque tu vuoi che io sia.

«Questa non è una battuta di O.C.?»

Uh, credo che tu abbia ragione. Peccato, suonava bene.

Le stelle sul corpo dell’essere brillavano a intermittenza quando lui parlava. La sua voce era calda e profonda. Louis si sentì stranamente a suo agio.

«Che cosa vuoi da me?»

Le stelle fremettero. Bella mossa, quella della moneta. In questo momento, Harry Styles ha appena sconfitto Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. Ma non basterà. L’Essere chiamato Justin Bieber li ucciderà tutti. Ucciderà Harry, e il mondo come lo conosciamo si trasformerà in una landa desolata. I cattivi vinceranno, e l’Essere griderà il suo trionfo, triste sovrano su una triste collina.

«Non lo permetterò!» gridò Louis.

Non essere sciocco, Louis Tomlinson. Non puoi fermare l’Essere, è al di sopra delle tue capacità. La storia non può essere cambiata.

«Io l’ho già cambiata. Ho dato ad Harry la moneta.»

Hai semplicemente deviato il corso del fiume. Prima o poi, gli eventi arriveranno al loro giusto compimento.

Louis strinse i denti dalla rabbia. «Allora perché mi hai portato qui? Per sadico divertimento?»

No, Louis Tomlinson. La storia non può essere cambiata: tutto deve finire, e finirà. Ma come si suol dire, quello che conta non è il traguardo, ma come ci arrivi.

«Che intendi dire?»

La fine che l’Essere ha in mente è una fine diabolica. Una non-fine. Gli uomini si autodistruggeranno, e la lunga catena di causa-effetto che governa il mondo verrà spezzata. L’Essere governerà sul nulla per l’eternità. Nulla accadrà, perché non ci sarà nulla che lo farà accadere. Solo un medesimo istante che ripete se’ stesso, ancora e ancora. Solo male può concepire una simile aberrazione. Solo il male può concepire una storia senza fine.

«E quindi cosa dovrei fare, io?»

Fermare l’Essere, che domande.

«Ma come! Hai detto che non ne sono in grado!»

Esatto, tu non ne sei in grado. Ma Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So sì.

Louis rimase in silenzio. Cominciava a capire.

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So ha dentro di se’ un enorme potere, ma non ne é assolutamente conscia. Solo un evento di eccezionale portata può smuovere la coltre di roccia che circonda il suo cuore. Solo allora, la storia potrà avere fine.

«E come faccio? Che cosa posso fare io per creare questo evento?»

Louis Tomlinson, io so perché sei venuto qui. So perché sei riuscito a strapparti fuori dalla tua storia e incontrare il tuo creatore. Sei spinto da una forza talmente potente che tu stesso non riesci a concepire la sua entità. Tu credi, Louis Tomlinson.

«Mi dispiace deluderti, ma è da parecchio che non vado in chiesa.»

Non essere ottuso, Louis Tomlinson. La fede non è limitata alla sola religione. La fede è amore. La fede è tutto. E tu ami qualcuno, non è vero, Louis Tomlinson?

«Io... sì.»

E qual’è il modo più nobile, più virtuoso, più incredibile di esprimere l’amore?

Louis non ne aveva davvero idea. Ma prima che potesse accorgersene, sentì se stesso pronunciare un’unica, singola parola.

«Sacrificio.»

Allora sai già che cosa devi fare, Louis Tomlinson.

«Sì.» Louis fissò l’ammasso di stelle. La mente era sgombra, il cuore leggero. Sapeva cosa doveva fare.

Sapeva qual era il suo destino.

«Io devo morire.»

Esattamente, Louis Tomlinson. Una morte non può essere evitata, ma tu non eri destinato a morire. Prima di oggi, nessun personaggio che era nato per vivere aveva deciso di cambiare il suo destino e marciare dritto in faccia alla Morte. Nessuno si era mai ribellato. Sei un’anomalia, Louis Tomlinson. E le anomalie possono cambiare il corso della storia. 

«Quindi, se io muoio... Harry sarà salvo?»

Vorrei poterti dire di sì, Louis Tomlinson. Francamente, non mi era mai capitato di assistere ad un fenomeno del genere. Non so cosa accadrà. Forse nulla... o forse tutto.

«Non sei molto rassicurante.»

Non ho mai avuto la presunzione di esserlo.

Louis rimase qualche istante in silenzio. Il vuoto cosmico riluceva freddo e distante tutto intorno a lui.

«Bene, mandami indietro.»

Come desideri, Louis Tomlinson. Raggiungerai il corso degli eventi un istante prima che la non-fine dell’Essere abbia inizio.

«Perfetto.»

Falli secchi, Tigre.

«Finiscila con le citazioni inadeguate e mandami a compiere il mio fottuto desti-»

Schwop.

Louis Tomlinson venne risucchiato da un buco nero minimassiccio comparso proprio all’altezza del suo ombelico e scomparve. Nel vuoto cosmico tornò il silenzio.

Il mucchio di stelle ruotò sul suo asse per qualche istante. Poi ridacchiò, e le luci si accesero di nuovo.

Quando fai le cose per bene, nessuno sospetterà che tu abbia fatto realmente qualcosa.

 




«No!111!!!11 Avevi detto ke me li avevi dati, invece so tutti morti!!!! Xkè lai fatto???»

Louis capitombolò fuori dal buco nero, rotolando nella polvere. Si alzò in piedi, in tempo per vedere l’Essere spalancare innaturalmente la bocca piena di denti d’acciaio.

«Pensavi davvero che ti amassi, inutile cretinetta? Io ti ho usata. Ho dovuto sposarti il prima possibile perché non sarei riuscito a sopportarti a lungo. Sei stupida, sciatta e non azzecchi un congiuntivo neanche per sbaglio: davvero pensi che avrei provato un interesse anche minimo per te? L’unica cosa che provo nei tuoi confronti è un penetrante e insopportabile ribrezzo.»

Louis osservò le lacrime rigare il volto di Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. Non ebbe il tempo di riflettere, di pensare, di dire addio a tutto quello che conosceva e amava. Scattò in avanti, sospinto da quell’incredibile forza della quale lui stesso faticava a concepire la vera portata.

«Tu... tu... SEI KATTIVO!!!!!!!»

«Non mi dire. Non l’avrei mai pensato.»

Louis avvertì il corpo di Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So urtare violentemente contro il suo. 

Poi l’Essere premette il grilletto.

Il proiettile attraversò il suo petto quasi senza sforzo. Non sentì dolore, almeno all’inizio. Cadde a terra insieme a Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, le orecchie che fischiavano per lo sparo assordante.

«Aia!»

«Ma che cazzo...?»

Louis provò a sorridere, ma il corpo si rifiutava stranamente di obbedire ai suoi ordini.

Ce l’ho fatta.

Provò a rigirarsi, ma una fitta lancinante al petto lo costrinse a restare fermo. Dalla bocca gli uscì solo un piccolo gemito di dolore. Il suo udito ovattato colse l’eco di uno scalpiccio.

«Louis! Louis!» 

Qualcuno gli sollevò la testa, mentre delle dita calde si univano alle sue, già quasi prive di sensibilità. Anche se la vista era sfocata, Louis riconobbe il volto preoccupato chino su di lui.

«Harry... sono arrivato... giusto in tempo.» 

«Ma perché, Louis, perché!»

«Perché fa tutto... parte... del piano.» Louis vide il volto di Harry contrarsi in preda al dolore, e venne fulminato da una fitta ben diversa da quelle che lo martoriavano all’altezza del petto. «Non temere, Harry, va tutto bene...»

«No, non va bene, Louis, non va bene per niente!» 

«Invece... sì. È giusto... è giusto così. Era l’unico... modo. Una vita... per un’altra vita.»

Harry era completamente sgomento. «Che cosa? Quale vita? Ma che stai dicendo?»

Se avesse potuto, Louis sarebbe scoppiato a ridere nel vedere il suo amico così confuso.

«La tua, Harry. La tua.»

«La mia? Ma non...»

Il mucchio di stelle poteva anche non saperlo, ma lui ne era certo. Lo aveva salvato. Aveva sfidato le regole della storia, e ce l’aveva fatta. Si era ribellato, e aveva vinto.

Sconvolgendo secoli e secoli di letteratura, Louis Tomlinson, personaggio destinato a vivere, si era sacrificato per Harry Styles, personaggio destinato a morire. 

Sentì che ormai era giunta l’ora. Convogliò tutte le sue forze rimaste sulla mano che stringeva quella di Harry. Tutto quello che provava, tutto quello che era e che era stato, tutte le sue gioie, le sue speranze, i suoi trionfi e le sue sconfitte, tutto si accumulò sulle dita ormai pallide, nella remota speranza che riuscisse a trasmetterlo al ragazzo che era lì, con lui, alla fine di tutto.

«Ti prego, Harry... mi racc-comando... sii felice. Io voglio solo... che tu... sia felice. Con me... o sen-za... di... me.»

Poi, improvvisamente, la vide. Luce. Pura, accecante ma al tempo stesso incredibilmente morbida. 

Louis Tomlinson sapeva che stava morendo, ma non ebbe paura.

 

 

Perché, in fondo, la fine non è che un nuovo inizio.






















Cavolo.

Cavolo sì, socia. Guarda dove diavolo è andata a parare questa storia.

E così Louis ti ha appicciato al muro?

Lasciamo perdere, che è meglio.

È stato davvero coraggioso. Mi ha salvato. Ha salvato tutti.

È il nostro fottutissimo eroe.

Sì. Anche se...

Sì?

Mi dispiace.

Lo so. Non ti preoccupare, ora è in un posto migliore.

Va bene.

Allora, che dici, sei pronta per l'ultimo capitolo?

Credo di sì.


Vai così, socia. Al prossimo capitolo, allora!






SPAZIO AUTRICE: Non c'è molto da dire, visto che tutto quello che c'era da mostrare ce l'ha mostrato Louis. Io... spero davvero che sia felice, adesso. In ogni caso, non maltratterò più ne' lui ne' i suoi amici. Diamine, dovevo essere parecchio sbarellata per fare quello che ho fatto: ma immagino che sia un periodo che tutti devono attraversare. In ogni caso, vorrei ringraziare tutti voi che, bene o male, mi... ci avete seguito. Abbiamo fatto un gran bel casino, ma spero che ne sia valsa la pena.
Tante care cose, e al prossimo capitolo. Lì, almeno, non dovremmo fare macello.

SPAZIO AUTORE: Quando ho iniziato questa storia, non avevo la minima idea di dove sarei andato a parare. E direi che si è visto: una robba talmente boh che non so proprio come definirla. Louis viaggia nello spazio e nel tempo, diventa l'Eletto e salva il mondo dalla dannazione. E ha fatto tutto lui, eh, io mi sono limitato ad appoggiarlo. A quanto pare è riuscito a smuovere anche i piani alti: gran diavolo di ragazzo.
Dispiace anche a me che non sia riuscito a trascorrere un po' di tempo con Harry, ma almeno se n'é andato salvando colui che ama. Riposa in pace, Louis Tomlinson. Non ti dimenticheremo mai.
E niente gente, solo un capitolo ci separa dalla fine. Non riesco a crederci, davvero. La prima storia che riuscirò a finire sarà una fanfiction sugli One Direction.
Ditemi voi se non sono un tipo maledettamente figo.
Come ha detto la mia carissima socia, un infinito ringraziamento a tutti voi che avete seguito questa folle sequela di sconvolgenti minchiate. È stata una gran diavolo di giostra, piuttosto anzichenò.
Grazie infinite a tutti, e al prossimo capitolo!



 

 

 

  
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