CAPITOLO 1.
L’INVITO
INASPETTATO
Era un giovedì come tanti,
solo che non mi aspettavo quello
che sarebbe successo. Come tutti i giorni, mia mamma mi
svegliò, e di mala
voglia mi svegliai stropicciandomi gli occhi e guardando il soffitto
per
rendermi conto che un'altra giornata di merda stava per cominciare; mi
alzai e
andai in bagno, dovetti aspettare mia sorella che uscisse e quindi
rimasi fuori
dalla porta; in quel momento mi appoggiai allo stipite del bagno
guardando un
punto non preciso e immaginai come fosse stata la mia vista se oggi non
ero
io... Mi immaginavo in una sala registrazione con tanti cantanti famosi
che mi
facevano i complimenti per le mie prestazioni canore, con una famiglia
felice e
tanti amici sinceri... ma quel sogno fu interrotto dalla voce, anzi
dalle urla
di mia madre: "Che fai li? Sbrigati altrimenti facciamo tardi!" Io
sobbalzai e senza dire niente entrai in bagno già libero da
un pó. Mi lavai la
faccia con acqua fredda per svegliare il viso assonnato, mi misi un
velo di
trucco e poi uscii da quel bagno in cui c'erano immensità di
ricordi che in
quell'istante non volli ricordare. Tornai in camera per vestirmi. Mi
tolsi il
pigiama profumatissimo di felce azzurra mischiata al borotalco e lo
lanciai
contro il letto per poi aprire l'armadio e scegliere dei vestiti...
dopo una
mezz'oretta fui pronta e cosi m l’ultima ad uscire di casa
chiusi la porta di
casa dirigendomi verso la macchina. Appena entrai in auto tirai fuori
le cuffie
il mio cellulare e cominciai ad ascoltare la musica che mi andava...
non avevo
un genere preciso preferito, ascoltavo qualsiasi cosa, ma quella
mattina mi
capitò u a canzone di Demi Lovato. Non avevo mai ascoltato
le sue canzoni, e
così ne misi una a caso.. uscì "Don't forget",
"non
dimenticare"; già
solo queste due
parole mi facevano pensare al mio ex ragazzo; si.. a non dimenticarlo..
perchè
per me è stato molto importante e con lui riuscivo a
confidarmi davvero.. senza
aver paura dei giudizi.. ma poi tutto questo è finito... ero
immersa nei miei
pensieri quando.. " Bechy? Dai scendi siamo arrivati!" Mi disse,
" ah si certo mamma.. va bene, allora ciao.." gli risposi un
pò
scocciata.. " Buona scuola, ci vediamo dopo a casa" mi disse prima di
andare via e io pensai: " si certo.. come se potesse essere un giorno
migliore degli altri..." mi avviai verso il portone della scuola ed
entrai
in classe; visto che mancavano ancora 20 minuti al . suono della
campanella
incrociai le braccia sopra il banco e appoggiai la testa sopra di esse
per poi
addormentarmi. Non passò molto tempo che mi sentii
picchiettare una spalla.
Sapevo chi era e così non mi gira nemmeno.
"Che vuoi? Non vedi che sto
dormendo?" Dissi
scocciata;
" Dai pigrona! Guarda cosa ho qua!"
Mi disse tutta
elettrizzata... sembrava che non stesse più nella pelle.
Alzai lo sguardo con
gli occhi socchiusi per la troppa luce:
“Che
cosa sono?”
chiesi confusa
“inviti alla festa
di compleanno di Jenny!” Il suo tono di voce era calmo fino
ad aumentare sempre
più elettrizzata.
Sgranai gli occhi scioccata,
incredula di quello che avevo
appena sentito. Gli strappai gli inviti di mano e lessi attentamente:
“ Sei invitato alla mia
festa di compleanno di sabato. Ti
aspetto!” Ero
a dir poco scioccata.
Quella iena di Jenny aveva invitato me e Ricky alla sua festa dei 18
anni!
“Ricky.. conoscendola,
sicuramente è una trappola per farmi
fare brutta figura..” alzai lo sguardo verso di lei e vidi il
suo viso
rattristarsi. Suonò la campanella e senza farsi finire la
frase Ricky disse:
“Vabbè dai.. se non vuoi andare non ci andiamo..
ci divertiamo in altro modo”
facendomi l’occhiolino
si mise a sedere
nel banco dietro a me riprendendosi gli inviti. Gli alunni entrarono in
classe
come si entra nei bus la mattina per andare a scuola, tutti ammassati,
dandosi
spintoni per accaparrarsi i posti migliori dell’aula.
Iniziò la lezione.
Non riuscivo a stare attenta alle
parole del prof il che era
molto strano visto che ro una delle ragazze che non si distraeva mai..
“Questo argomento
sarà sulla verifica della prossima
settimana!”
A queste parole il mio cuore
mancò di un battito. Sgranando
gli occhi sul foglio sotto il mio
viso spaventato, mi girai verso Ricky lentamente e senza dire niente,
come sa
fare solo una vera amica, mi capì al volo e mi
sussurrò: “Tranquilla! Poi lo
ripassiamo insieme.” Con
quel sorriso
così bello mi tranquillizzai e tirando un sospiro di
sollievo mi girai verso il
mio foglio ormai senza più nemmeno uno spazietto dove fare
uno scarabocchio…
Passarono tre ore
dall’inizio delle elezioni e finalmente
suonò la ricreazione, tutti uscirono ma io rimasi in classe,
non avevo voglia
di alzarmi,anche perche lo facevo ogni ora per cambiare
aula… Non appena
uscirono tutti mi accasciai sul banco con le braccia conserte facendo
riposare
la mente che fino a quel momento aveva pensato a una soluzione per
evitare al
festa. Fu tutto
inutile.
Quello stesso dito che quella stessa
mattina mi aveva
chiamato per avvertirmi della festa, picchiettò nuovamente
la mia spalla, alzai
lo sguardo e vidi Ricky che mi stava guardando.
“Allora sabato andiamo al
cinema?” mi chiese
“NO!” risposi
decisa “ andremo alla festa. So che per te è
importante e quindi ci andremo e ci divertiremo da matte!”
finii la frase con
un sorrisetto e Ricky vedendomi si sorprese e rise insieme a me dicendo: “Con
molto piacere capo!”
In realtà non mi andava
prorpio di andarci,
ma per lei questo ed altro.
“che fai? Non vieni fuori a
sgranchirti le gambe?” la
ragazza si era già avviata verso la porta fermandosi
sull’uscio di essa..
“Ti ringrazio, ma
preferisco riposarmi un po’ prima che
ricomincino le lezioni” dissi riappoggiando la testa fra le
mie braccia.
“Va bene.. allora buon
riposo” si vedeva che era dispiaciuta
anche se non lo dava a vedere. Se ne andò confondendosi tra
la gente..
Ricky aveva ragione, mi si erano
addormentate le gambe,
dovevo sgranchirle e così decisi di alzarmi e andare in
bagno..
Il corridoio era il caos. Troppa gente per i miei gusti..
io sono un
tipo solitario o di poca ma buona compagnia..
passai davanti molte classi, ma quella che preferivo di
più era quella
di musica; non mi ero mai fermata a sentire quello che suonavano
così decisi di
farlo e rallentai il passo. La melodia era chiara! “here
comes the sun” era la
canzone che stavano provando. Amavo quel gruppo, equivalevano al gruppo
“Glee”
che da poco aveva debuttato in TV. Superai la classe con mala voglia..
ed
entrai in bagno.. Non si poteva descrivere quello che c’era
lì dentro: due
ragazze erano in un angolino appartate che si stavno divertendo a modo
loro,
chi entrava e chi usciva, Jenny e le sue “amiche”
occupavano perennemente gli
specchi per aggiustarsi il trucco, io mi chiedo, ma come faceva tutto
quel trucco
a rimanere su quella faccia da schiaffi tutto quel tempo? Mah.. Mi
guardai un
secondo in giro e vidi l’unico bagno libero e mi avviai per
entrare.
Mancavano pochi minuti alla fine
della ricreazione quando
sentii un leggero tintinnio di chiavi che chiudevano una porta, ma non
ci diedi
molto peso..
Mi sistemai per bene, afferrai la
maniglia della porta per
uscire ma era chiusa a chiave, cercai di fare forza ma non si apriva..
Quel
rumore di chiavi, ecco cosa era stato! Mi sedetti sulla tazza del
gabinetto aspettando
che qualche buona anima mi aprisse la porta.. Guardai lentamente le
quattro
pareti che mi circondavano, erano piene di scritte, numeri di telefono, parolacce,
bestemmie.. quando il
mio sguardo raggiunse la base della porta e notai che c’era
uno spazio di circa
30 centimetri o più, da lì mi venne un idea.
Presi vari pezzi i carta eigenica
disponendoli come fosse un letto, per terra, mi sdraiai sopra di essa e
scivolai con agilità sotto la fessura. Un piccolo problema sorse quasi alla fine
della missione. Le
tette. Erano troppo grandi per passare; ma
dovevo uscire, così le ‘ammaccai’ con le
mani e finalmente riuscii ad uscire da
lì. Mi alzai velocemente assicurandomi che nessuno avesse
visto la mia azione,
mi lavai le mani ed uscii i corsa per entrare in tempo in classe. Era
appena
suonata la campanella quindi affrettai il passo.
“Signorina Becky! Come mai
così tardi?” mi chiese il prof appena entrai in
classe
“Scusi prof! Non avevo
sentito la campanella” dissi non
guardando minimamente la sua espressione perché ero
concentrata su una persona.
Ricky. Era seduta al suo posto, con le braccia conserte che mi guardava
con gli
occhi tristi. Stavo per sedermi quando senti una carezza sul fianco;
era lei,
voleva dirmi qualcosa, ma io ero troppo arrabbiata per darle ascolto.
Tutti
sapevano che ero rimasta rinchiusa e nessuno era venuto a
“salvarmi” nemmeno la
mia migliore amica; le risatine di sottofondo dei miei compagni davano
fastidio, ma comunque non gli davo molto peso, ci ero abituata.
“Scusa se non sono venuta a
liberarti,ero sull’uscio della
porta per andare da te e mi hanno bloccata spingendomi addosso alla
sedia
facendomi sedere e dicendo che se ti liberavo ti avrebbero fatto di
peggio e io
non volevo. Scusami, davvero. Ti voglio bene”.
Queste erano state le parole che
avevo sentito bisbigliare
da Richy. Stava parlando con me. Io mi girai di scatto e dissi:
“Come faccio io a sapere
che mi stavi venendo a liberare?
Chi mi dice che ti hanno bloccata? Chi mi assicura che tu non stia
facendo il
doppio gioco?”. I miei occhi erano rossi dalla rabbia. Mi
girai verso la
lavagna e non gli rivolsi più parola fino alla fine ella
scuola.