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Autore: dalialio    10/06/2014    4 recensioni
"L'unica cosa che lo confortava era sentire per un'ultima volta le dita di Sam premere la pelle sotto i suoi polmoni.
'Sei sempre stato la mia casa, Sammy'."
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Più stagioni
- Questa storia fa parte della serie 'Brothers'
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Welcome home


Titolo: Welcome home
Personaggi: Dean, Sam
Genere: Sentimentale
Rating: Verde
Contesto: Generale/vago
Canzone: Welcome Home, Radical Face
Note: Ci siamo: il momento che aspettavo da tanto. Lo dicevo io, che alla fine ci sarei riuscita, ma chi lo sapeva che scrivere una song-fic fosse così facile? (con la giusta ispirazione, s'intende)
Ebbene sì. Mi ero ripromessa di scrivere una song-fic e ora ce l'ho fatta. Non so nemmeno se inserire questa storia nella mia serie Carry on my wayward 'song', perché questa è proprio una song-fic, non si ispira solo ad una canzone...
Ma sto divagando! Vi lascio leggere e recensire se recensite pizza gratis!








Welcome home





Sleep don't visit, so I choke on sun
And the days blur into one
And the backs of my eyes hum with things I've never done



I ricordi che Dean aveva della propria infanzia si sfocavano tutti in un sonnolento pomeriggio passato nel giardino della sua vecchia casa a Lawrence. Altri ricordi confusi impegnavano la sua mente, ma non era mai certo che ciò che rimembrava fosse davvero accaduto. Era una sensazione che faceva bisbigliare il retro dei suoi occhi, così lui li chiudeva e non ci pensava più.
In quel ricordo aveva quattro anni e sua madre come sempre aveva tentato di fargli fare il sonnellino, ma senza successo. Gli aveva allora permesso di stendersi sulla piccola amaca appesa ai due alberi del giardino e di dondolarsi su e giù. Il sonno non arrivava, così Dean fissava il cielo, apriva la bocca e cercava di mangiare il sole.
Sam si mise a piangere, prima con brevi singhiozzi, poi con un grido forte e straziante. Mary lo cullava, dandogli piccoli buffetti sulla schiena per tranquillizzarlo. Dean scese dall'amaca e corse sotto il portico. Sam era piccolo e rosa e i suoi occhi erano chiusi in due fessure, forzati dal pianto.
"Sammy," mormorò Dean, posando una manina sulla sua testina liscia. Sam continuava a piangere.
"Ehi, Sam." La sua voce era soffice. Si mise a cantare Hey Jude come faceva Mary con lui per farlo addormentare.
Sam smise di piangere, gorgogliando. La sua bocca si chiuse e i suoi occhi si aprirono. Erano di un colore indefinito, tra il marrone e l'azzurro, e fissavano quel bambino biondo che gli toccava la testa. Si conoscevano solo da poche settimane, ma i due fratelli avevano già creato un legame.
Mary sorrideva, baciando la fronte di entrambi.
Dean finì di cantare e sorrise. "Benvenuto a casa, Sammy."




Sheets are swaying from an old clothesline
Like a row of captured ghosts over old dead grass
Was never much but we made the most
Welcome home



Una volta Sam e Dean erano tornati a Lawrence. Erano capitati nelle vicinanze per una delle loro spedizioni di caccia, e Dean non era riuscito a trattenersi dal puntare il muso dell'Impala verso la città dov'erano nati e guidare per altre decine di chilometri, fingendo che il cuore non gli battesse a mille all'idea di tornare a vedere la sua vecchia casa.
Seduto sul cofano dell'auto, non riusciva a credere quanto quella casa fosse cambiata, ma allo stesso tempo fosse rimasta uguale. Una nuova famiglia ci abitava, ma il filo della biancheria steso fuori somigliava a quello che appendeva Mary, tanto che per un momento Dean si dimenticò che la madre è morta, il padre era scomparso e che Sam aveva lasciato Stanford per dare la caccia ai mostri insieme a lui.
Ma i panni stesi non erano intrisi di felicità come quelli tra cui Dean si nascondeva da bambino, mentre la madre lo rincorreva tra le risate; l'erba non era verde e soffice come quella che i suoi piedini calpestavano. Ora i panni somigliavano a dei fantasmi e l'erba sembrava secca. Morta.
"Tu eri troppo piccolo per ricordare," disse a Sam, affondando le mani nei jeans come se sperasse di trovare le parole giuste sul fondo delle tasche, "ma quelli erano bei giorni. Non avevamo molto, ma ce la passavamo bene."
Rimase a fissare la casa con sguardo cupo, guardando il passato che entrambi avevano avuto e che non sarebbe mai tornato. Un'altra famiglia abitava in quella casa. Altre vite stavano appendendo ricordi a quelle mura.
"Bentornato a casa, Sammy," mormorò Dean. Il suo tono ironico risuonò di tristezza, rimanendo sospeso in aria prima di librarsi verso la casa. Poi Dean si voltò verso l'auto, dando le spalle al proprio passato.





Ships are launching from my chest
Some have names but most do not
If you find one, please let me know what piece I've lost



Dean aveva perso parecchi pezzi di sé mentre passava anni e anni all'Inferno e, dal momento in cui era uscito strisciando fuori dalla propria tomba, aveva cercato di rimetterli insieme. Si erano separati da lui come delle navicelle spaziali che partono dalla nave madre per andare in missione e - proprio come le navicelle spaziali delle serie televisive avevano un nome - lo avevano anche i pezzi della sua anima.
I primi pezzetti, i più piccoli, li aveva raccolti camminando lungo la strada di terra battuta che l'avevano condotto in una stazione di servizio abbandonata. Erano lì, sul ciglio della strada, a fissarlo mentre la realtà gli faceva gonfiare i polmoni, e a poco a poco si era reso conto di essere vivo e che il suo corpo era intatto. Respirava, il suo cuore pompava, le sue gambe si muovevano. Mentre mangiava e beveva nel negozio abbandonato altri pezzi si unirono ai primi: la fame e la sete gli erano state sconosciute nei quarant'anni precedenti e ora gli si erano attaccate come calamite.
Il primo grande pezzo Dean lo aveva raccolto sulla soglia della porta di quella che aveva considerato la sua casa più di ogni altro luogo al mondo. Bobby lo aveva fissato atterrito, credendo di vivere un'illusione. Dean aveva visto quel pezzo di sé quasi disintegrarsi quando Bobby aveva tirato fuori il coltello, ma si era ricomposto quando lo aveva riconosciuto e si era incastrato nella sua anima come il pezzo di un puzzle.
Il pezzo più importante di tutti lo trovò in una camera di motel con un cuore disegnato sulla porta. Era lì, nelle mani del fratello, e Dean lo vedeva fremere per tornare al suo posto nella sua anima.
"Ehi, Sammy," disse, ma quello che pensava era diverso. In quel momento, fissando il viso del fratello dopo quarant'anni passati nella tortura, l'unica cosa che pensava era di essere tornato finalmente intero.
Sono tornato a casa, Sammy.





Heal the scars from off my back
I don't need them anymore
You can throw them out or keep them in your mason jars
I've come home



Da quando si era presentato alla porta di Lisa dopo aver perso il fratello, a Dean sembrava che, ogni giorno che passava, sulla sua schiena comparissero delle ferite. I nuovi tagli si aggiungevano a quelli che aveva accumulato nel tempo, tanto che, dopo un anno da quando il fratello era morto, la sua pelle era completamente coperta di piaghe. Cercava con tutte le forze di lavare via il proprio sangue dalla spina dorsale, ma più pensava a Sam, più il suo cuore pompava e più sangue usciva dalle ferite. Gli sembrava che le mani esperte di Lisa riuscissero a medicare quei tagli, ma Dean sapeva che il sollievo era solo temporaneo.
Poi Sam riapparve. Era vivo, e lo era sempre stato. Dean aveva passato un anno a crederlo morto e ad avere incubi, ed era stato tutto inutile. Il sangue iniziò a sgorgare più copiosamente di prima, mentre il cuore di Dean pompava spinto dal tradimento. Ma poi il sollievo di vedere Sam fece rallentare il suo cuore e il sangue finalmente smise di uscire.
Sam, guarisci le mie ferite, voleva dirgli Dean. I suoi occhi dolevano di lacrime.
Ti prego, guariscile. Ormai non mi servono più, mormoravano i suoi pensieri, mentre abbracciava il fratello che aveva ritrovato.
Puoi farci quello che vuoi. Puoi buttarle o metterle dentro un vasetto e conservarle. Sentiva le mani di Sam sulla sua schiena. Sentiva che quelle mani avrebbero potuto strappargli il dolore dalle scapole una volta per tutte.
Mi hai fatto tornare a casa, Sammy.





All my nightmares escaped my head
Bar the door, please don't let them in
You were never supposed to leave
Now my head's splitting at the seams
And I don't know if I can



Un giorno Dean si rese conto che i suoi incubi peggiori, quelli che per anni l'avevano tormentato, erano fuggiti dalla sua testa e si erano alla fine avverati. Negli ultimi anni aveva visto gli avvenimenti accadere gradualmente e non si era reso conto della loro gravità, finché un giorno si svegliò e vide il mondo con occhi nuovi.
Il Croatoan imperversava nelle strade e Dean non riusciva nemmeno a ricordare come l'epidemia fosse iniziata.
Cas era umano e Dean non rammentava quando la sua grazia avesse iniziato a sfumare per poi un giorno scomparire del tutto.
Ma l'avvenimento che, guardandolo con occhi nuovi, più gli toglieva il respiro era il non essere stato in grado di capire il momento in cui Sam - suo fratello - aveva iniziato a dubitare di se stesso e delle sue capacità. Il momento in cui la tenue idea di dire "sì" a Lucifero si era fatta largo nella sua mente, fino a raggiungere dimensioni tali da non farlo dormire la notte.
Non riusciva a ricordare quando Sam aveva iniziato ad avere davvero bisogno del suo fratellone.
Dean si alzò dal letto e iniziò a respirare freneticamente, mentre il suo cuore batteva a ritmo irregolare. Cas sentì l'ansia entrare e uscire dai polmoni di Dean e si svegliò. Lo trovò seduto sul pavimento con la testa tra le mani.
"Dean!" Si inginocchiò accanto a lui, prendendogli le mani e leggendo l'anima nei suoi muscoli tesi. Gli occhi di Dean erano spalancati dal terrore.
"Dean," ripeté, a voce più bassa. "Va tutto bene."
"Sbarra la porta, Cas. Non lasciare che i miei incubi entrino." La sua voce era distante, il suo sguardo fissava l'infinito.
Castiel non si mosse, continuando a stringergli le mani.
Non te ne saresti dovuto andare, Sam. Castiel prese le sembianze di suo fratello. Le mani di Sam ora erano attorno ai suoi polsi. Saresti dovuto restare. Avrei potuto aiutarti. "La testa mi scoppia," disse a voce alta.
Sam prese la testa di Dean tra le mani, accarezzandogli le guance.
"Non so se riesco a farcela," mormorò. Sam si avvicinò e Dean posò la testa sulla sua spalla, piangendo.
Non mi sento a casa senza di te, Sammy.





Here, beneath my lungs, I feel your thumbs press into my skin again



Solo quando Dean stava per morire capì quanto amava suo fratello, nonostante tutti i litigi e le grida, le lacrime e i lutti. Non si erano parlati per cinque anni, ed era quasi ironico il modo in cui la morte li riuniva ancora una volta.
"Dean." La voce di Sam sembrava provenire da lontano, come se le lacrime che scendevano sulle sue guance formassero un muro tra lui e suo fratello.
"Resta con me," continuava, sperando che le sue parole riuscissero a tenere Dean in vita.
Dean non riusciva a parlare, lo squarcio nel petto gli aveva tolto le parole di bocca. Sam gli toccava le guance, cercando di tenergli su la testa, e il torace, per tamponargli la ferita. Ma nei propri pensieri Dean aveva già accettato la morte.
L'unica cosa che lo confortava era sentire per un'ultima volta le dita di Sam premere la sua pelle sotto i suoi polmoni.
Sei sempre stato la mia casa, Sammy.



   
 
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