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Autore: _only_ hope_    10/06/2014    1 recensioni
Vi ricordate di Lines e Matthews, i due tirocinanti della FanFiction “Bentornato”?
Beh, sono tornati, con tanta voglia di fare guai!
Dove andranno? Ma da Lanie, ovvio!
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Lanie Parish, Nuovo personaggio, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Alla mia sorellina rompiscatole,
che a volte è peggio di Lines e Matthews messi assieme...

 

In due in obitorio

 
A volte ci sono delle giornate calde, troppo calde, in cui non si ha voglia di fare niente, solo distendersi a letto senza nulla addosso e con il ventilatore al massimo davanti alla faccia. Ecco, è questo il più grande desiderio di Castle, in questo momento: se ci fosse anche Kate vicino a lui, poi, sarebbe ancor meglio! Anche se questo è il genere di scenario che più piace ai paparazzi o, meglio, agli agenti della CIA travestiti da paparazzi...
“Guarda che se mi aiuti non muori mica!” le sue assurde fantasticherie vengono prontamente interrotte da Beckett, che lo sta guardando negli occhi con fare scocciato: sta compilando permessi vari per le ricerche sull’identità della vittima ritrovata con un’ascia conficcata nel cervello quella mattina presto a Central Park e una mano sarebbe alquanto gradita.
E invece Castle non lo capisce: sta lì a scrivere appunti per il suo romanzo, come accade sempre quando si tratta di scartoffie e ricerche...
“Sono uno scrittore, non un poliziotto” ribatte lui prontamente.
Kate sbuffa: “Peccato che te lo ricordi solo al momento sbagliato” dice, mentre quella conversazione le dà un leggero senso di dejavu...
In quell’attimo Castle si illumina: “Potremmo andare di là a controllare le telecamere con Ryan e Esposito”
No, non è voglia di lavorare: gli è venuto in mente che in quella stanza funziona l’aria condizionata!
Beckett sospira: non ha capito niente...
“Tu vai: io qui ho del lavoro da fare” ribatte, il tono di voce tra lo scocciato e il deluso.
Castle a quella risposta si alza e si avvia dopo aver fatto un cenno di saluto alla moglie: poi ripensa che forse il tono usato non era molto normale e capisce. Si batte una mano sulla fronte e torna silenziosamente indietro, per poi comparire dietro alla schiena di Beckett e allungare un braccio per prendere alcuni dei fogli. Lei, la poliziotta dai riflessi prontissimi, gli blocca la mano sul tavolo e si volta di scatto: rimane sorpresa quando si trova davanti la faccia del marito:
“Cosa vuoi?”
“Ti do una mano: ho cambiato idea”
“Ho già chiesto ai tirocinanti” ribatte lei con aria di sfida e vede distintamente Castle storcere la bocca: no, quei due idioti non li sopporta ancora, soprattutto Matthews, che ha cominciato ad allungare un po’ troppo le mani, per i suoi gusti... Diavolo, non li ha ‘minacciati’ abbastanza?
“Non dici sul serio, vero?”
“Potrebbe essere...” ribatte lei sorridendo.
“Mi perdoni?” ritenta lui, che ha capito come stanno in realtà le cose, con faccia da cucciolo.
“Forse” dice Kate, ma si allunga a baciarlo. Poi si stacca, riapre gli occhi e vede due ragazzoni dirigersi a passo di marcia verso di lei, uno con pile di rapporti sottobraccio e l’altro con una tazza di caffè in mano. Sta per avvertire Castle, ma vede il suo sguardo assassino: sì, li ha decisamente notati!
“Avete finito?” chiede loro non appena sono a portata d’orecchio.
“Sì, abbiamo finito di scrivere i rapporti sugli ultimi due casi: sono solo da ricontrollare, fai tu o li diamo ai detective Esposito e Ryan?” risponde il biondo Lines.
“Faccio io” ribatte la donna, facendo cenno con la mano destra di passarle i fogli.
Matthews prende in fretta i fascicoli da sotto il braccio del collega e glieli porge, assieme ad una tazza di caffè. Castle sbuffa, Kate lo sente e cerca di camuffare la risata.
“Possiamo fare altro?” chiede invece quasi speranzoso il moro, mentre la donna si volta verso il marito e gli fa segno di abbassarsi alla portata del suo orecchio:
“Ti offendi se gli rifilo un po’ di lavoro?” chiede retorica, aspettandosi una risposta negativa.
“Molto: ti ho promesso che ti avrei aiutata io” la risposta la lascia piacevolmente sorpresa. Sta ancora sorridendo quando Castle si rimette in posizione eretta e annuncia:
“Ma ti vado anche a fare un caffè degno di questo nome, se permetti” la donna ridacchia sotto ai baffi: il suo uomo sa che odia quella bevanda acquosa che Matthews si ostina a portarle definendola caffè, credendo che lei la gradisca.
“Cosa ha che non va quello che le ho portato io, sentiamo!” reagisce prontamente il moro, mentre Rick lo fulmina con lo sguardo per un nanosecondo.
“Il mio è più buono” risponde poi lo scrittore con noncuranza, facendo spallucce.
Matthews alza un sopracciglio: “Fino a prova contraria la macchinetta è la stessa...” osserva.
“Punto a tuo favore, ma io ho l’ingrediente segreto!”
“E quale sarebbe questo ingrediente segreto?!” interviene Lines, improvvisamente interessato.
“Se ho detto segreto ci sarà pure un motivo!” ribatte Castle, dopo aver fatto un respiro profondo, guardando Beckett con faccia rassegnata, come a dirle ‘Questi qua sono idioti’. Matthews nota quello sguardo complice e, invece che corrucciarsi per l’intesa dei due, sbotta:
“Senti, le cose puoi anche dirmele in faccia!”
Castle si volta verso di lui e alza entrambe le sopracciglia: ‘Dici sul serio?!’ chiede silenziosamente: ricorda bene l’ultima volta che gli ha parlato in modo diretto, è stato spedito a casa in malo modo dopo una lavata di capo da parte dei bros.
Sostengono uno lo sguardo dell’altro per dei minuti interminabili, non sentono neppure il telefono di Beckett trillare per l’arrivo di un messaggio da parte di Lanie.
Novità sulla vittima: vieni
La donna sospira, guardando la pila di carte ammassata sul suo tavolo: se ne potrà liberare per un po’, ma al suo ritorno sfortunatamente sarà ancora lì, intoccata. Poi guarda Castle e il tirocinante e pensa che non ha nessuna voglia di vedere scoppiare la terza guerra mondiale nel suo ufficio, e tanto meno che il marito venga mandato via di nuovo.
Ti mando Lines e Matthews: sono oberata di lavoro... non ucciderli, anche se Castle te ne sarebbe per sempre grato.
 
 
Una ventina e migliaia di sbuffi e proteste (placate solo con l'urlo di una Beckett isterica) dopo, Lines sta parcheggiando la macchina della polizia nel cortile davanti al grande edificio dell’obitorio. Appena il veicolo si ferma Matthews si affretta ad aprire la portiera, per poi scendere e inginocchiarsi a baciare il terreno con fare teatrale.
“Non esagerare, ora: tu guidi decisamente peggio!” osserva il collega appena lo vede.
"Beckett guida meglio, caro mio" ribatte il moro e, prima che l'altro possa solo pensare di aprir bocca, continua: "Andiamo, su, che prima cominciamo prima finiamo!" dice, con tono alquanto sconsolato.
“Dici che Perlmutter ci spennerà?” chiede quindi Lines, terrorizzato: se c'è qualcuno che li odia più di Castle quello è il medico legale... Diciamo che la prima volta che si erano recati sulla scena del crimine avevano combinato qualche guaio a causa di una piccola dimenticanza: i guanti! Perlmutter aveva dovuto fare il doppio del lavoro per riuscire a trovare l'impronta digitale del killer sugli abiti della vittima! Da allora Matthews e Lines se possono evitare la scena del crimine sono giusto contenti:, anche perché alcune vittime fanno venir loro gli incubi, decisamente preferiscono le indagini e gli inseguimenti...
Dopo aver camminato a lungo per il grande corridoio affiancato da decine di porte chiuse e dopo essersi scontrati con tre o quattro famigliari delle vittime in lacrime, arrivano davanti al banco informazioni: un infermiere sulla trentina, grande e possente come un armadio, li scruta da dietro il tavolo, mentre si congeda dal suo interlocutore telefonico:
“Desiderate?” chiede, cercando di essere gentile: quei due lo guardano come se si sentissero superiori, non gli piacciono per niente...
“Cercavamo Perlmutter” risponde Lines e a quelle parole l'uomo trattiene a stento una risata.
"Che ha da ridere: Le sembriamo ridicoli?" sbotta Matthews, sporgendosi con le braccia sul tavolo e guardandolo negli occhi. L'altro si alza in piedi e lo fa arretrare con un balzo: sorride soddisfatto, per poi affermare:
“Avete un'informazione sbagliata: Perlmutter è in ferie fino alla settimana prossima"
“Cazzo, Beckett ci ha preso in giro....”sussurra Lines a denti stretti, ma l'infermiere lo sente comunque:
“Si riferisce per caso alla Detective Katherine Beckett?”
Matthews annuisce sconsolato.
“È una persona rispettabilissima, oltre che una detective eccezionale: per questa volta passi, ma se la insultate un'altra volta vi caccio a calci, intesi?”
Non ci pensano, ma si sono inimicati un altro superiore...
“Vi manda per il caso della sconosciuta?” chiede poi, dopo averli visti annuire spaventati.
“Esatto” risponde Lines, sorpreso di aver ritrovato l'uso della parola.
“Allora state cercando la Parish” afferma quindi, sicuro.
“Chi?” chiedono contemporaneamente gli altri due.
“La dottoressa Lanie Parish: davvero non la avete mai incontrata? Lavora quasi sempre lei per il dodicesimo e so che voi siete lì da più di un mese...”
Matthews fa spallucce e lo liquida in fretta: “Non andiamo spesso sulle scene del crimine. Allora, dove possiamo trovarla?”
“Stanza 335, piano interrato, ascensore qui alla mia sinistra” conclude, indicando la direzione con il braccio, per poi vederli allontanarsi senza salutare. Sbuffa: qui ci vuole la rivincita:
“Se volete ho qui un paio di guanti!” esclama quindi divertito: la loro fama li precede. I due sussultano e lo guardano verdi di rabbia, ma le porte dell’ascensore si chiudono davanti a loro senza che uno dei due possa ribattere.
 
 
Nello stesso momento al piano inferiore una donna sta sbraitando contro la sua migliore amica:
“No, fammi ben capire: mi hai mandato i due tirocinanti, gli stessi che tu definisci degli incapaci, a vedere i risultati dell’autopsia?! Ti si è per caso fuso il cervello?!” esclama Lanie scocciata: ha visto solo ora la risposta al suo SMS e non è stata molto felice della decisione presa da Kate senza prima averla consultata: la ha subito chiamata, ma ormai il danno era stato fatto...
“No, mi sono solo resa conto che devono imparare qualcosa anche sulle vittime, non solo sui colpevoli”
“Oh, senti, la saggezza fatta persona!” commenta ironica l’altra: “Raccontamela giusta, va’”
“Volevo evitare che scoppiasse una guerra, ok?” risponde Kate, messa alle strette: “Ma è vera anche l’altra risposta: ammettilo”
“Sì, sì, come vuoi” ribatte Lanie con fare sbrigativo, mentre pensa che avrebbe preferito se le avesse mandato Castle da solo, invece che di due tirocinanti assolutamente incompetenti.
“A proposito, identificata la vittima?” chiede la detective, soprattutto per sviare ulteriori domande e a quelle parole l’anatomopatologa si volta a guardare la povera donna dal viso sfregiato che sta sul tavolo:
“No, le impronte dentali non hanno dato riscontro. Propongo di ricostruire un’immagine parziale del suo volto dai resti e confrontarla con le foto delle persone scomparse”
“E mostrarlo anche ai gestori dei negozi vicino al luogo del ritrovamento.” riflette a voce alta Kate: “Fai l’identikit e mandamelo, così ci lavoriamo” continua poi.
“Sarà la prima cosa che farò dopo la visita dei tuoi tirocinanti”
“Fai prendere appunti a quei due, mi raccomando, che sennò poi non mi riferiscono... E falli ragionare!” dice a quel punto Kate e l’amica in risposta fa un respiro profondo:
“Augu-” comincia, ma si interrompe alla vista di due nuovi arrivati nella stanza: due uomini in giacca e cravatta, uno biondo e l’altro moro, che si stanno dirigendo verso Linette, la ragazza francese molto attraente che aiuta alcuni medici legali a ripulire gli strumenti e la sala dopo un’autopsia.
“Lan, tutto ok?” chiede la detective, preoccupata, ma viene subito zittita dall’interessata, la quale vuole ascoltare la conversazione che sta per avere luogo a pochi metri da lei.
Il moro, quello che si era bloccato appena aveva visto la giovane, è il primo che arriva davanti a lei e che comincia a parlare: “Salve, siamo qui per l’autopsia”
“Lei deve essere la dottoressa Parish, è un piacere conoscerLa”
Lanie non riesce a crederci: ci stanno provando spudoratamente con quella che credono essere un’anatomopatologa, un superiore! Appena conosciuto oltretutto...
“Kate, sono arrivati: ti richiamo” dice alla sua interlocutrice, per poi chiudere la chiamata senza neppure aspettare una risposta, lasciando l’amica alquanto perplessa.
Intanto guarda la povera Linette, che sta provando ad aprir bocca per ribattere che lei non è la dottoressa Parish, ma viene travolta dal fiume in piena delle parole dei due tirocinanti, che si lodano da soli, dicendo di essere le persone più affidabili del mondo. Come se medici legali e detective non si parlassero tra loro!
“Linette, hai finito laggiù?” chiede a quel punto, facendo voltare, assieme all’interessata, anche Lines e Matthews, che prima la guardano a occhi sbarrati e poi girano la testa più volte, prima verso di lei, poi verso l’altra.
“Oh, salve, voi dovete essere i due tirocinanti!” esclama, facendo finta di essersi accorta della loro presenza soltanto in quel momento: “Piacere, sono la dottoressa Parish” continua con un sorriso alquanto tirato, mentre si avvicina e porge loro la mano.
I due, però, stanno fermi immobili: il moro la guarda con faccia delusa, mentre il biondo la fissa, stranamente affascinato dalla sua bellezza.
“Allora, siete venuti per fare le belle statuine o per vedere i risultati dell’autopsia?!” esclama Lanie poco dopo, stufa di avere i loro sguardi addosso e perché sta perdendo un sacco di tempo. Senza aspettare risposta si avvia e i due si scuotono e la seguono, mettendosi di fronte a lei, dall’altro lato del tavolo su cui è stesa la vittima. Appena sono tutti lì la donna rimuove il telo che copriva il corpo e vede distintamente le facce schifate dei due tirocinanti, che si tappano addirittura il naso, non facendo alcuno sforzo per mascherare il loro disgusto.
“E questi vogliono fare i detective...” commenta sarcastica a bassa voce, alzando gli occhi al cielo.
“Allora, cosa doveva dirci?!” chiede invece Matthews, con fare frettoloso e quasi scocciato.
“Se foste Kate vi direi subito quello che ho scoperto, ma devo insegnarvi a fare le domande giuste e darvi anche qualche accenno di medicina legale”
“Ma siamo detectives, non anatomopatologi” osserva Lines.
“Giusto, ma è utile saper fare qualche osservazione, sapete? Ci sono molti incompetenti in giro!” spiega, paziente: “Cominciamo” annuncia poi, ma non ottiene alcuna risposta. Sospira:
“Innanzitutto non siete stati sulla scena del crimine” comincia, ma viene subito interrotta dal biondo, che dà una gomitata al collega e commenta sottovoce: “Erano le due di notte...”
Lanie sospira: pensa forse che lei non lo senta? Eppure sono a neanche due metri di distanza l’uno dall’altra... Vorrebbe fare parecchie osservazioni sull’uscita di Lines, ma decide di lasciarle tutte a Beckett: si sente molto generosa!
“Dicevo... Visto che non eravate sulla scena del crimine sapete poco o niente sulla vittima, quindi è meglio se cominciate tutto come se non sapeste niente” a quelle parole i due annuiscono: capito tutto!
“Allora... Identità della vittima?” comincia Matthews e Lanie alza gli occhi al cielo con le mani nei capelli: Kate, perché mi hai fatto questo?! Mi odi così tanto?!
“Che cosa ho detto di sbagliato, ora?!” sbotta, sentendosi sotto accusa.
“Non è stata identificata, Matt” interviene l’amico.
“Le impronte digitali?!” obietta l’altro.
“Giusta osservazione: cancellate” dice la dottoressa.
“Quindi irrecuperabili... Non c’era anche un’altro modo per capire l’identità?” ipotizza il biondo.
“Sì, le impronte di qualcos’altro, ce l’aveva detto la Carrots, quella che faceva medicina legale...”
 “Se vi riferite alle impronte dentali siete sulla strada giusta, e vi dico che ho provato, ma non ho trovato riscontri con il database”
“Non possiamo neppure fare una foto e mostrarla alle persone che vivono vicino alle scena del delitto, visto che è stata sfregiata con... acido?”
“Sì, Matthews: si tratta di acido cloridrico, uno dei più corrosivi esistenti. E per l’identificazione tenteremo un’indagine alternativa: ricaveremo dai resti del cranio un identikit, poi sarà compito di voi detective trovare eventuali riscontri”
“Interessante” commenta Matthews, per la prima volta davvero interessato a qualcosa che non è un interrogatorio: “Dovremmo chiedere l’ora e la causa del decesso, ora, vero?”
“Esatto. Come misuro l’ora del decesso?” a quella domanda i due la guardano interrogativi, allora continua: “Beh, innanzitutto misuro la temperatura del fegato e valuto il rigor mortis, ma in questo caso i risultati erano alterati a causa dello stato di carbonizzazione del cadavere e ho dovuto fare ulteriori indagini di laboratorio: ho stimato l’ora tra le ventitré  e l’una della notte scorsa. Causa del decesso secondo voi?”
“L’ascia che aveva nel cranio” afferma sicuro Matthews, il quale ricorda l’immagine raccapricciante appesa alla Lavagna del Delitto.
“O la carbonizzazione, se l’ascia è stata infilata dopo”
“Anche io la pensavo così, ma guardate che ho trovato!” esclama Lanie, indicando il collo della vittima.
“Cosa ha?” chiede il biondo e la dottoressa sorride: ok, stanno diventando un po’ più svegli, ma forse sta chiedendo un po’ troppo...
“Vedete, l’osso è leggermente abraso ai lati: segno di strangolamento”
“Wow: è davvero brava” si esalta Lines, ammirato.
“Si chiama solo esperienza!”
“Come fa ad essere sicura che sia stata questa la causa del delitto e non l’ascia o la carbonizzazione?” osserva invece Matthews, con la ritrovata aria da saputello.
È durata troppo poco... pensa la donna rassegnata.
“Mi pare di avere qualche anno in più di te, no?!” commenta, scocciata: anche la sua pazienza ha un limite...
“Prima è stata sfregiata, poi strangolata, poi l’assassino la ha colpita con l’ascia per essere sicuro di averla uccisa e, infine, per coprire le tracce, la ha semi-carbonizzata, lasciando però intatta parte della pelle e gli organi interni, un vantaggio per noi” afferma: “Fine, potete andare, e prendete qualche appunto, che dovete dire tutto a Beckett, a Castle, a Ryan e ad Esposito” conclude, secca: “Arrivederci”
I due tirocinanti guardano stupiti la donna, poi incrociano i rispettivi sguardi facendo spallucce: ‘È strana, la dottoressa Parish, è lunatica’ si dicono. Poi, dopo averla salutata, si avviano.
“Ah, se vuole Le do il mio numero!” dice Lines voltandosi prima di uscire, fermo sulla porta.
“Sparite!!”
 
 
 
Monday, Tuesday, Wednesday I'll make you nervous
Thursday, Friday, Saturday do not disturb us
Sunday rolls around but that's another story
It gets a little boring
 [
Mandy Moore - I Could Break Your Heart Any Day Of The Week]
 
 
 
Angoletto di Hope-barra-Gio:
Su suggerimento di kb47 pubblico un piccolo seguito: spero di non aver deluso le sue aspettative e che sia stato di vostro gradimento!
Anche se sono due odiosi rompiscatole combinaguai, mi sono affezionata a Lines e Matthews... Chissà, magari ritorneranno!
Dubito che esista una “Linette” in realtà, ma serviva per la trama, quindi prendetela per buona...
Un’altra cosetta: non sono un medico legale nè una studentessa in medicina, quindi se ho cannato qualche termine e/o fatto errori di altro genere in questo ambito non esitate a farmelo notare!
Ricordo sempre che una recensione e suggerimenti/critiche fanno sempre piacere :)
Alla prossima: scappo, che sennò la cioccolata che si sta sciogliendo in forno si carbonizza!
  
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